Intervista ad Apparat di Giosuè Impellizzeri

Se c’è qualcuno che negli ultimi anni è riuscito a coniugare l’elettronica da ballare con le meno impetuose ed impertinenti misure dell’ambient e dell’idm è sicuramente Sascha Ring, meglio noto come Apparat. Musicista poliedrico, il tedesco si trasferisce a Berlino nel 1997: nella metropoli rinata dopo la Caduta del Muro incontra Marco Haas alias T. Raumschmiere con cui, di là a poco, fonderà  la Shitkatapult Records divenuta in breve tempo accreditata piattaforma di uno stile globale e che non si è mai fermata di fronte a generi musicali poco frequentati dalla massa. Nel 2004 Apparat partecipa ad una delle sessions di John Peel (poco prima della sua morte) e parte delle registrazioni finiscono nel “Silizium E.p.”; l’anno successivo incontra Gianna Nannini con la quale stringerà  una serie di collaborazioni nonostante la palese lontananza musicale e geografica. La sua attività da producer, rimasta per anni nell’ombra a causa di uno stile non propriamente dance, ha trovato modo di esplodere soltanto nel 2006 grazie all’album “Orchestra Of Bubbles” prodotto insieme all’amica Ellen Allien (che già qualche anno prima aveva mostrato un debole per la sua musica pubblicando una manciata di e.p. sulla propria BPitch Control). Il successo è mondiale e le tracce di “Orchestra Of Bubbles” arrivano là dove sarebbero dovuti sbarcare anche i precedenti lavori, esaltati dalla critica ma scarsamente considerati dal pubblico. Sull’onda della miscellanea nata dalla vivace intersezione tra elettronica, idm, glitch, techno e qualche accenno di musica classica, arriva il nuovo album, “Walls”, con cui il tedesco s’appresta a girare (e conquistare definitivamente) il mondo.

Ciao Sascha. Come sei arrivato alla musica elettronica ? Hai seguito un itinerario ben preciso ?
“Fu mia sorella a farmi ascoltare i brani dei Cure, band che continuo ad amare ancora oggi. Avevo solo dodici anni e mi reputavo già  un ‘bambino cosmico’ legato al movimento trance di Berlino. Di là a breve mi appassionai alla gabber e all’hard-techno”

Qual’è lo stile nel quale ti identifichi meglio ?
“Ogni giorno esploro nuove soluzioni e per questo motivo è difficile risponderti. A volte le mie creazioni assumono le vesti di canzoni ma preferisco parlare semplicemente di musica”

Nel 2000 hai fondato, assieme a Marco Haas alias T. Raumschmiere, l’ormai nota Shitkatapult. Quali sono stati i motivi che vi hanno persuaso nell’intraprendere tale strada ?
“Il punto di partenza era creare un’etichetta che rispondesse alle esigenze degli amanti della musica in generale e non solo dei dj’s. Ciò è importante poichè slega la struttura da limiti concettuali che spesso rendono sterile l’evoluzione. Abbiamo sempre seguito il nostro gusto personale pubblicando quello che ci piaceva di più senza pensare a come avrebbe potuto reagire il mercato. Non è stato certamente facile visto che il business della musica non guarda esattamente in questa direzione e ciò spiega il perchè molte etichette preferiscano identificarsi in uno stile ben preciso che conseguentemente rende difficile l’esplorazione in altre direzioni. Non abbiamo voluto confonderci con la massa e per far ciò ci siamo sforzati di offrire all’ascoltatore sempre qualcosa di nuovo e diverso rispetto alla release precedente. Al momento non mi occupo più della direzione artistica di Shitkatapult: ho preferito fermarmi circa un anno fa perchè ho capito che il mio posto è lo studio d’incisione”

Infatti oggi vesti i panni di Apparat con più frequenza rispetto al passato.
“Si è vero. Il progetto Apparat è nato nel 2000 ed oggi vive la sua parabola ascendente”

Il 2006 ti ha visto in coppia con Ellen Allien per uno degli album migliori dell’anno, “Orchestra Of Bubbles”. Com’è nata l’idea di questa collaborazione ? Credi che si possa ripetere in futuro ?
“E’ stata quasi una sfida quella che ci ha portato a produrre “Orchestra Of Bubbles”. Per anni ho pensato che non avrei mai potuto collaborare con qualcuno in studio ma grazie ad Ellen mi sono dovuto ricredere. Abbiamo unito le conoscenze musicali, miscelato le passioni per gli stili, interfacciato i backgrounds artistici e il risultato è stato questo album che, a circa un anno dalla pubblicazione, continua a darci soddisfazioni. Ero amico di Ellen da lungo tempo e la nostra collaborazione ha dato molto ad entrambi. Non so se il futuro ci riserverà un’altra occasione del genere, non abbiamo ancora pianificato nulla ma mai dire mai …”

La musica elettronica del nuovo millennio cambia giorno dopo giorno. Hai idea di quali possano essere le nuove direzioni da seguire ?
“Ad essere sincero non sono molto aggiornato sull’attuale scena musicale. Ho perso l’interesse un pò di anni fa quando il sound proposto ha iniziato ad essere privo di novità . Fondalmentalmente alla base di tutto ci sono le combinazioni di stili diversi ma oggi il mercato discografico è invaso da tools per dj, tracce realizzate in breve tempo con l’unico fine di essere usate sulle dancefloors e far muovere le gambe. Non mi ritrovo molto in questa concezione perchè la sento sorpassata ed appartenente ad un altro periodo che ci siamo lasciati alle spalle”

Come vanno le cose in Germania nell’ultimo periodo ?
“Per quanto mi riguarda la sento ancora troppo legata al fenomeno rave. E’ indubbio che molti progetti di successo siano tedeschi ma li conosco a malapena visto che frequento poco la scena nazionale. Su 70 serate annue solo 3 o 4 sono in Germania. Al momento reputo la scena tedesca piuttosto chiusa (sia per mercato discografico che per i clubs) sebbene ci siano, come sempre, delle eccezioni come l’Ãœbel Und Gefährlich ad Amburgo, il Die Registratur a Monaco e il Maria a Berlino”

Conosci qualcuno e qualcosa relativo alla scena italiana ?
“Amo la musica di Giardini Di Mirò, una band fenomenale. Ogni volta che ho suonato in Italia mi sono divertito: reputo il vostro pubblico davvero preparato e più aperto alle novità rispetto a quello berlinese”

Corre voce che qualche anno fa abbia collaborato con Gianna Nannini, una cantante pop molto nota dalle nostre parti. Descrivici questa singolare avventura.
“Ho incontrato Gianna un paio di anni fa ad una sfilata di moda e da quel momento abbiamo iniziato a collaborare su vari progetti. Ho dato il contributo (seppur piccolo) al suo ultimo album, “Grazie”, e su altre cose che saranno pubblicate in un futuro prossimo. La reputo una persona molto preparata e soprattutto ricettiva alle novità , dote che in genere non hanno i cantanti di pop music”

E’ davvero il formato mp3 a rappresentare il futuro del business legato alla musica ?
“Tutti i cambiamenti non sono mai negativi. Certo, nel caso degli mp3 la situazione genera svantaggio alle major ma sicuramente porta benessere alle piccole indipendenti. Oggi la musica compressa in mp3 e distribuita digitalmente rappresenta la vera novità , qualcosa che lascia da parte i ragazzini che scaricando illegalmente dimenticano o fanno finta di non sapere che la musica abbia un valore. Nel mondo ci sono ancora tantissimi amanti della musica che sono disposti a pagare per quello che ascoltano. Per fortuna c’è ancora chi sa che un artista, per sopravvivere e dare continuità alla propria attività , ha bisogno di vendere e non regalare la propria musica”

Sono in molti a parlare della futura morte del vinile.
“Fino a quando ci saranno i vinyl-lovers il caro disco non morirà . La situazione muterà  irrimediabilmente solo quando la plastica circolare non incontrerà  più il favore di nessuno”

Come sono strutturate le tue live-performances ?
“Suono la mia musica anticipando brani che saranno pubblicati nei mesi seguenti. Al momento, ad esempio, porto in scena i pezzi dell’imminente album spesso modificati in alcune parti. Abbiamo organizzato anche un tour nel quale sarà affiancato da una band vera e propria che mi darà  la facoltà  di suonare la mia musica in contesti differenti”

In studio cosa prediligi ?
“Uso sia strumenti analogici che digitali. Mi piace molto lavorare col computer ma molti suoni sono importati direttamente dagli strumenti e poi mixati in via analogica nel banco mixer. Al momento mi sto appassionando alle parti vocali, più di quelle dei sintetizzatori”

Giosuè Impellizzeri

Giornalista musicale, consulente per eventi, reporter per festival internazionali, produttore discografico, A&R e promoter per una label, autore della colonna sonora di un videogame, autore di un libro dedicato alla Dance anni Novanta, selezionatore e redattore di shows radiofonici, Dottore in Beni Culturali: tutto in uno. Giosuè Impellizzeri da un lato, DJ Gio MC-505 dall'altro. Le prime recensioni appaiono su una fanzine, nel 1996. Dopo quattro anni inizia il viaggio che si sviluppa su testate cartacee e sul web (TheDanceWeb, Cubase, Trend Discotec, DiscoiD, Radio Italia Network, TechnoDisco, Jay Culture, Soundz, Disc-Jockey.it, Basebog, La Nuit, Jocks Mag, AmPm Magazine). Ogni anno dà vita ad oltre seicento pubblicazioni, tra articoli, recensioni ed interviste realizzate in ogni angolo del pianeta. Tutto ciò gli vale la nomina, da parte di altri esponenti del settore, di 'techno giornalista', rientrando tra i pionieri italiani del giornalismo musicale sul web. Nel 2002 fa ingresso nel circolo dei DJs che si esibiscono in Orgasmatron, contenitore musicale di Radio Italia Network, proponendo per primo in un network italiano appartenente alla fascia del mainstream un certo tipo di Electro, imparentata con la Disco, il Synth Pop e la Techno. Nel medesimo periodo conduce, per la stessa emittente e in particolare per il programma di Tony H e Lady Helena, la rubrica TGH in veste di inviato speciale alla ricerca di novità musicali provenienti da tutto il mondo. Per quel che concerne la sfera della produzione discografica, dopo le demo tracks realizzate nella seconda metà degli anni Novanta, incide il primo EP tra 2001 e 2002, "Android's Society", che contiene "Commodore Generation", remixata dai finlandesi Ural 13 Diktators, finita nella top-ten dei più suonati sulle passerelle di moda milanesi e supportata da nomi importanti tra cui Tampopo, David Carretta, Vitalic, Capri, DJ Hell e Romina Cohn. La storia continua con altre esperienze, vissute prima tra le mura della H*Plus di Tony H ("Tameshi Wari EP" e "Superstar Heroes EP") e poi tra le fila delle tedesche Vokuhila ("Engel Und Teufel EP", con "El Diablero" remixato dagli Hong Kong Counterfeit e Maxx Klaxon), 38db Tonsportgruppe ("Borneo EP", col remix Electro Disco di Chris Kalera) e della slovena Fargo (col rombante "Technomotor EP"). Dal 2005 al 2008 affianca Francesco Passantino e Francesco Zappalà nella conduzione della Tractorecords e della Laboraudio, digital-label concepita come laboratorio di musica finalizzata alla valorizzazione di artisti appartenenti al sottobosco creativo. Poi collabora col bolognese Wawashi DJ (oggi nel chiacchierato progetto Hard Ton) per "Gary Gay", si lascia remixare dallo svedese Joel 'Jor-El' Alter ("Stroboscopic Life"), partecipa al "The Church Of Pippi Langstrumpf" su Dischi Bellini e viene invitato dall'etichetta berlinese Das Drehmoment a prendere parte al progetto "Rückwärts Im Uhrzeigersinn" insieme ad altri artisti di spessore internazionale tra cui Kalson, Replicant, Makina Girgir, Starcluster e Polygamy Boys. Nel 2010, dopo nuove esperienze discografiche ("Gaucho", su Disco Volante Recordings, coi remix di Gabe Catanzaro, Hard Ton, Valyom & Karada, Midnight Express e Bangkok Impact, e "The World In A Pocket EP", su Prodamkey/Analog Dust, avvalorato dalle versioni di -=UHU=-, Alek Stark, Downrocks, Snuff Crew, Gesloten Cirkel e Metacid), diventa free lance per DJ Mag Italia, versione italiana della celeberrima testata editoriale inglese dedicata alla musica elettronica e alla DJculture. In parallelo fonda, con l'amico Mr. Technium, la Sauroid, etichetta che si propone come punto di raccordo e diffusione di diversi stili tra cui Acid House, Italo Disco, Electro, Nu Rave e Chiptune.

Un commento:

  1. chetelodicoafare

    Grandi!! Apparat é x me sinonimo di buona musica!!

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