#176 -Una raccolta memorabile per Rexanthony

Non c’è paragone che tenga: Rexanthony è stato, è e rimarrà (sino almeno a quando qualcuno riuscirà a fare quello che ha fatto lui) il vero ed indiscusso prodigio che la scena techno italiana ci ha consegnato. Introdotto alla ‘musica delle macchine’ dai genitori (i musicisti Antonius Rex e Doris Norton) dimostra praticamente subito di nutrire un forte ascendente nei confronti del computer sound (“For Your Marlene”, considerato alla stregua di un classico senza tempo che negli anni ha macinato oltre 100 compilations in tutto il mondo, fu prodotta alla tenera età di 14 anni). Ma è solo il primo tassello di una lunghissima (e mai conclusa) discografia costellata da un numero imbarazzante di successi, alcuni più club-oriented ed altri più commercia(bi)li (come “Capturing Matrix” o “Polaris Dream”) che hanno traghettato il suo nome sulle vette delle classifiche radiofoniche alla metà del decennio scorso. Un’impresa più che ardua quindi quella di scegliere le prove migliori anche perchè nel corso del tempo lo stile di Rexanthony si è andato perfezionando e contaminandosi con altri generi musicali creando inedite commistioni. “Memorabylia” arriva sul mercato proprio col fine di creare una sorta di ‘summa rexanthonyana’ che possa, in un certo senso, fare il punto della situazione dagli inizi della carriera (1992) ad oggi. Nel (curatissimo) package si trova proprio di tutto: dalle citate (ed immancabili) “Capturing Matrix” e “Polaris Dream” all’altrettanto fortunata “Universe Key” (apparsa nel 1996 come Critical Distance e co-prodotta insieme ad Alas e Mentiroso), dalle iper-acide “Infected” e “Technoshock Six” ai prototipi dell’hardcore (“Triturator Triumph”, “Ecstasypills” e “Shock Up”), genere per cui l’autore si è dimostrato vero precursore sino alle epiche “Futureshock” e “Switch On Power” (nel 1995 ‘assemblate’ insieme a Moka Dj), alla selvaggia “Cocoacceleration” (ideata, come leggenda tramanda, con Molella per via telefonica), alle sinfoniche “Digital Bach” e “XElisa” (dimostrazione che anche Johann Sebastian Bach possa essere applicato al settore tec(h)nologico) e a classici come “Pyramid Power” e “The Symbol”. Tra tante luminose (e, a volte, incandescenti) gemme appartenenti al passato Rexanthony infila anche l’inedito “The System” inciso pochi mesi fa. Poi ci sono i videos di “For You Marlene” e “Capturing Matrix”, il poster, una serie di fotografie d’archivio ed una copertina che svela, finalmente, lo sguardo dell’artista, celato per anni da occhiali scuri. Ora Rexanthony guarda direttamente negli occhi di chi lo ascolta, di chi supporta la sua musica, di chi gli dimostra di apprezzare la sua ricerca all’interno della sfera musicale. E Memorabylia non può che confermare gli slogans the sound of the gods, the rhythm of the heroes.

-Agoria “At The Controls” (Resist Music): prosegue senza indugi la sequenza degli “At The Controls” voluta dalla londinese Resist che, dopo James Holden e i M.A.N.D.Y., convoca Agoria. Sebastien Devaud, introdotto nella scena discografica alla fine del decennio scorso attraverso una produzione connessa alla techno, è oggi uno dei migliori rappresentanti della scena elettro-dance made in France. Due (come di consueto) i cd’s che compongono il package: il primo, ‘The Road Machine’, è quello compilato e mixato con l’intento di far ballare (complici i ritmi e i suoni di Ziggy Kinder, Danton Eeprom, Sarah Goldfarb, Mikael Stavöstrand, Efdemin, Jennifer Cardini & Shonky, Swayzak, Anja Schneider, Plaid ed altri) mentre il secondo, ‘The Sixth Finger’ (che tra l’altro offre l’immagine cardine di questo terzo volume di “At The Controls”) è nato per planare con le ali della fantasia su mondi dispersi. A fare da soundtrack le musiche di Bauhaus, Murcof, Fairmont, Roland Appel, Planningtorock, Télépopmusik, Apparat ed altre intagliate entro l’ambient e il noize-pop-experimental.

-Gladio “Hadrian’s Wall E.p.” (Mighty Robot Recordings): dopo il mitico “Slave Of Rome” del 2003 pareva che Danny Wolfers avesse accantonato del tutto il progetto che, prima di altri, reintroduceva il verbo della jackin’ house. A quattro anni di distanza ecco però riapparire il classico suono distorto di Gladio impresso su un vinile colorato che vedrà terminare la sua tiratura dopo la copia numero 525. Un buon motivo quindi per mettersi alla ricerca di un pezzo di plastica che raccoglie “Fighting In The North” (in cui gli accordi ricordano vecchie esperienze legoweltiane), “Gladius Gladius” (ove sincopi seguono una scia tenebrosa ed una luce fioca attorniata da un continuo rimbalzo di suonini da flipper), “Centurion” (sequenzato su tonalità quasi randomizzate -pitch impazzito?-), “Hadrian’s Dance” (che butta lo sguardo sulla musica d’ambiente promossa su Strange Life attraverso un corposo numero di progetti paralleli come Franz Falckenhaus e Klaus Weltman) e “Time Team Track”, esecuzione di un volteggiamento curioso di suoni ancora ammanettati alla jackin’ house e all’enfasi dei filtri scombinati manualmente.

-Alexander Robotnick “A Coffeeshop In Rotterdam” (Endless Flight): estrapolato dal recente “My La(te)st Album” “A Coffeeshop In Rotterdam” si ripresenta come singolo sulla nipponica Endless Flight, terzo ‘braccio’ del gruppo Mule Musiq. Le melodie glaciali e fumose che vengono lanciate nell’Original Mix vengono trite e ritrite in due (Dub e Terrace) inedite versioni ad opera dei tedeschi M.A.N.D.Y. che, con molta probabilità, renderanno fruibile la musica del toscano (icona dello sperimentalismo musicale nei primi anni ottanta) alle platee che oggi amano sudare coi beats di natura house elettronica. La pubblicazione è prevista per il 7 gennaio.

-TJ Kong & Nuno Dos Santos “Merging” (Compost Black Label): si dice che diverrà, quasi sicuramente, il vero anthem house del prossimo inverno. E forse, ascoltandolo nella maniera corretta, la cosa non è poi così impossibile. Ad un anno dalla pubblicazione di “Circus Bells” (cover del classico di Robert Armani) TJ Kong & Nuno Dos Santos ci riprovano, questa volta avvalendosi della storica voce di Robert Owens, figura chiave della primordiale scena house d’oltreoceano. L’Original di “Merging” preleva un pò di detroit-techno, un pò di chicago-house ed un pò di soul miscelando acrobaticamente melanconia ed energia. Chi preferisce le lunghe stesure strumentali invece potrà trovare appagamento nella Wild Glitch Dub, non molto lontana dagli esperimenti definiti ‘ghetto house’. Un disco sul quale, molto probabilmente, si accenderà più di qualche riflettore nelle prossime settimane.

-Lucio & Pep “Abedi Pelé” (Extrasmart Records): periodo di eccezionale prolificità per i fratelli campani che continuano indisturbati a piazzare release sopra release su etichette d’oltralpe. Questa volta tocca a loro tagliare il nastro inaugurale di Extrasmart, la neonata division del gruppo Karate guidato da Oscar. Dedicato al calciatore ghanese più famoso nel mondo, il brano si presenta come una commistione tra tech-house e glitch-techno, stile in cui i due autori si sono progressivamente specializzati nell’ultimo anno di attività. Ritmo saltellante e qualche vocal sospirato completano la stesura dell’Original Mix. Il remix è affidato a Ron Flatter (Playmate Music, 38db Tonsportgruppe, KarateKlub) che a livello stilistico non prende molte distanze dalla prima versione. I disegni ritmici rimangono praticamente invariati e la differenza sostanziale è rappresentata da una scia melodica più incisiva che più di qualcuno lascerebbe confluire nel filone della neo-trance.

-André Walter “First Key” (Stigmata): sarà gennaio del 2008 a riportarci una delle icone migliori della techno prodotta in Germania tra la fine degli anni novanta e i primi del duemila e dalla quale venne fuori il fenomeno dell’hot-schranz. Conclusasi nel 2003 al numero #10 Stigmata (ri)trova piuttosto improvvisamente la voglia di esibirsi attraverso uno dei suoi artefici ossia André ‘Wooden’ Walter (l’altro, come ben saprete, era Chris Liebing). Quattro le tracce, tutte senza titoli come tradizione tramanda, fortemente progettate col gusto per i loops arricchiti da elementi sonori ubicati tra il mistico e il demoniaco. Ormai perse sono le velocità di un tempo (si arrivò a sfiorare i 150 bpm) e la classica distorsione ma l’attitudine per il mondo gotico rimane saldamente ancorata ad un marchio che i techno-freaks torneranno sicuramente con piacere a consumare sotto le puntine dei propri giradischi. Hot!

-Vive La Fête! “Jour De Chance” -remixes- (UWe): il duo belga (formato da Els Pynoo e Danny Mommens) che in passato è stato uno dei simboli più luminosi del fenomeno electroclash torna coi remix di un brano estratto dall’album di un anno fa. Miscela electro-techno-ebm nella versione di David Carretta, ormai mix stilistico più che collaudato per chi segue la musica del francese di origini italiane mentre più sottile ed aromatizzato è quello che i The Micronauts hanno realizzato per “Aventures Fictives” da cui si eleva la tipica struttura electro-techno alla Oxia e Paul Nazca. Qualche parola da spendere anche per il remix di “La Route” prodotto dai rinnovati Black Strobe (pare che Smagghe abbia preso il largo lasciando il progetto nelle mani di Rebotini ora affiancato da David Shaw e Benjamin Beaulieu) che rivitalizzano il tutto attraverso la classica visione di electro-house amalgamata al gusto dark. Utile per i dancefloors un pò afflosciati.

-Rude 66 “The 1000 Year Storm” (Crème Organization): urka che disco. Certo, da uno come Ruud Lekx non ci potevamo certamente aspettare una banalità come quelle che oggi, tanto di frequente, si sentono in giro. Il ritorno sulla label di TLR è siglato da un vinile monofacciata riempito egregiamente con uno dei brani estratti dall’album di prossima pubblicazione “Sadistic Tendencies”. Elementi ricorrenti per per la produzione discografica dell’olandese (creatore, tra le altre cose, di Vynalogica e del CEM Studio) come Tr-808, vocoder-vox, basslines taglienti come affilate lame di rasoio ed una, immancabile, coda di tenebre che ormai da anni accompagna il suo suono e i layouts grafici che lo inquadrano quasi come un ‘eroe nero’. Poi, in realtà, ci accorgiamo che insieme all’amico Alden Tyrell, è solo uno dei dread-man più rappresentativi della scena electro dei Paesi Bassi.

-DMX Krew “SH101 Triggers MS10” (Breakin’ Records): dopo una lunga impasse la Breakin’ pare tornata al regime di un tempo. Col #050 (un traguardo più che importante per una piccola realtà indipendente e soprattutto appartenente al sottobosco della produzione elettronica continentale) segna il ritorno del suo fondatore, Edward Upton, tra i veterani assoluti della scena electro-disco britannica. Dalla title-track si elevano melodie zigzaganti ed acuminate come lunghe lance medievali mosse a ritmo di musica e in “Loch Ness Monster” (ma il ‘segreto’ del falso mostro non era stato svelato?) smuove un break violento, impetuoso ed irradiato da ritmi frenetici e sincopati sovrastati da un alone tetro, quasi quanto la nebbia tipica del paesino che col ‘mostro del lago’ ha trovato la sua fortuna. Il lato b del vinile (supporto rigorosamente supportato dall’artista in questione) invece rilascia sensazioni meno drammatiche: da “Drums & Trumpets”, ispirato da vaghe melodie esotiche a “New Star Broadcasting Station” da cui proviene il classico romanticismo new-wave (peccato che non ci sia una parte vocale) sino a “Molten Analogue” ove l’artista/musicista spruzza un pò di (sana) acid electro.

-Ytre Rymden Dansskola “Kjappfot/Magadrag” (Full Pupp): c’è un altro nome emergente tra le file della Full Pupp di Stevie Kotey. Presto all’attacco con il loro primo album, Ytre Rymden Dansskola (ossia Marius VÃ¥reid e Jarle BrÃ¥then) irrompono nella scena europea con una doppia a-side di chiara e luminosa funk-disco-house. “Kjappfot” (editata da Prins Thomas) è solare, sorridente, con le sue corrispondenze funk, afro e disco (imperanti soprattutto nella parte conclusiva) mentre “Magadrag” appare più accartocciata sulle percussioni e ripiegata su soffici pads e basslines appena accennati. Sono questi gli allievi che vengono fuori dalla scuola di Hans-Peter Lindstrøm & Co. Chissà se un giorno riusciranno a superare i maestri.

-Wollion_Harada “Metropolitan Fulltime” (BluFin): uno dei maggiori vantaggi che può offrire una grande città come Colonia ai suoi abitanti è dare la possibilità di incontrarsi e collaborare. E’ proprio il caso di Wollion (uno dei nomi cresciuti meglio sotto l’egida di BluFin) ed Harada, ben noto per produzioni su Leftroom, Audio Therapy ed Electribe. I due materializzano l’amore comune per il medesimo stile musicale in “Metropolitan Fulltime”, affascinante itinerario di house minimalizzata e spezzettata in tessere dark ed atmosfere da film. A premere maggiormente sui bassi e sulle concatenazioni melodiche è il berlinese Tigerskin che, di tanto in tanto, si abbandona sul memorabile suono del Juno. Flessione deep è invece quella della b-side occupata da “Rushhour” con cui la coppia di Colonia tocca i fili del romanticismo e di una effettistica dalla grande presa sul pubblico.

-Aa.Vv. “Expansion/Contraction” (M_nus): la raccolta in questione sorregge ancora lo stile con cui la label di Richie Hawtin è riuscita ad imporsi in tutto il mondo. ‘Minimale’, seppur termine di cui negli ultimi tempi si è abusato fin troppo (come del resto ‘electro’) è la linea direttiva di 7 tracce racchiuse in un costoso package (con disegni in rilievo) che davvero in pochi, oggi, possono permettersi visti i numeri insignificanti delle vendite della musica. “Expansion/Contraction” pulsa sul suono dei migliori rappresentanti di M_nus: Hearttrob più nebuloso che mai, Dubfire conquistato dal noize, Gaiser avvolto dai glitch, Marc Houle dal flanger, Troy Pierce beato in mille fx, JPLS immerso in una microhouse che ricorda la prima Poker Flat. A ciò s’aggiunge anche un Plastikman che però non mi sembra in forma smagliante (il canadese, in passato, ci ha fatto sentire cose qualitativamente superiori a questa “Risk Assessment”). Ma, come diceva con insistenza qualcuno, comunque vada sarà un successo.

-Kiln “Dusker” (Ghostly International): la Ghostly International, diretta da Sam Valenti IV, conferma ancora la sua non misurabile versatilità. Attraversato in lungo e in largo da nomi più o meno noti (Tadd Mullinix, Dabrye, Charles Manier, Kill Memory Crash, Lusine, Solvent, Cepia, Matthew Dear e molti altri) il catalogo della label del fantasmino è ormai simbolo di ‘piacere musicale a 360 gradi’ che non si pone affatto il fine ultimo di far ballare a tutti i costi. E’ proprio il caso dei Kiln, trio formato da Kevin Hayes, Kirk Marrison e Clark Rehberg III e nato dalle ceneri dei Fibreforms. In 11 tracce risvegliano l’amore per l’electronica di ampio respiro mischiata ora al lounge e alla musica da camera e poi al chillout e al downbeat più elegante. Presenziano anche qualche lieve squarcio di sperimentalismo (“Flycatcher”, “Arq”) e felpati passi abstract (“Rua”, “Sunsethighway” e “Tigertail”). Musica per l’anima più che per il corpo quindi.

Electric greetz

DJ GIO MC-505

Giosuè Impellizzeri

Giornalista musicale, consulente per eventi, reporter per festival internazionali, produttore discografico, A&R e promoter per una label, autore della colonna sonora di un videogame, autore di un libro dedicato alla Dance anni Novanta, selezionatore e redattore di shows radiofonici, Dottore in Beni Culturali: tutto in uno. Giosuè Impellizzeri da un lato, DJ Gio MC-505 dall'altro. Le prime recensioni appaiono su una fanzine, nel 1996. Dopo quattro anni inizia il viaggio che si sviluppa su testate cartacee e sul web (TheDanceWeb, Cubase, Trend Discotec, DiscoiD, Radio Italia Network, TechnoDisco, Jay Culture, Soundz, Disc-Jockey.it, Basebog, La Nuit, Jocks Mag, AmPm Magazine). Ogni anno dà vita ad oltre seicento pubblicazioni, tra articoli, recensioni ed interviste realizzate in ogni angolo del pianeta. Tutto ciò gli vale la nomina, da parte di altri esponenti del settore, di 'techno giornalista', rientrando tra i pionieri italiani del giornalismo musicale sul web. Nel 2002 fa ingresso nel circolo dei DJs che si esibiscono in Orgasmatron, contenitore musicale di Radio Italia Network, proponendo per primo in un network italiano appartenente alla fascia del mainstream un certo tipo di Electro, imparentata con la Disco, il Synth Pop e la Techno. Nel medesimo periodo conduce, per la stessa emittente e in particolare per il programma di Tony H e Lady Helena, la rubrica TGH in veste di inviato speciale alla ricerca di novità musicali provenienti da tutto il mondo. Per quel che concerne la sfera della produzione discografica, dopo le demo tracks realizzate nella seconda metà degli anni Novanta, incide il primo EP tra 2001 e 2002, "Android's Society", che contiene "Commodore Generation", remixata dai finlandesi Ural 13 Diktators, finita nella top-ten dei più suonati sulle passerelle di moda milanesi e supportata da nomi importanti tra cui Tampopo, David Carretta, Vitalic, Capri, DJ Hell e Romina Cohn. La storia continua con altre esperienze, vissute prima tra le mura della H*Plus di Tony H ("Tameshi Wari EP" e "Superstar Heroes EP") e poi tra le fila delle tedesche Vokuhila ("Engel Und Teufel EP", con "El Diablero" remixato dagli Hong Kong Counterfeit e Maxx Klaxon), 38db Tonsportgruppe ("Borneo EP", col remix Electro Disco di Chris Kalera) e della slovena Fargo (col rombante "Technomotor EP"). Dal 2005 al 2008 affianca Francesco Passantino e Francesco Zappalà nella conduzione della Tractorecords e della Laboraudio, digital-label concepita come laboratorio di musica finalizzata alla valorizzazione di artisti appartenenti al sottobosco creativo. Poi collabora col bolognese Wawashi DJ (oggi nel chiacchierato progetto Hard Ton) per "Gary Gay", si lascia remixare dallo svedese Joel 'Jor-El' Alter ("Stroboscopic Life"), partecipa al "The Church Of Pippi Langstrumpf" su Dischi Bellini e viene invitato dall'etichetta berlinese Das Drehmoment a prendere parte al progetto "Rückwärts Im Uhrzeigersinn" insieme ad altri artisti di spessore internazionale tra cui Kalson, Replicant, Makina Girgir, Starcluster e Polygamy Boys. Nel 2010, dopo nuove esperienze discografiche ("Gaucho", su Disco Volante Recordings, coi remix di Gabe Catanzaro, Hard Ton, Valyom & Karada, Midnight Express e Bangkok Impact, e "The World In A Pocket EP", su Prodamkey/Analog Dust, avvalorato dalle versioni di -=UHU=-, Alek Stark, Downrocks, Snuff Crew, Gesloten Cirkel e Metacid), diventa free lance per DJ Mag Italia, versione italiana della celeberrima testata editoriale inglese dedicata alla musica elettronica e alla DJculture. In parallelo fonda, con l'amico Mr. Technium, la Sauroid, etichetta che si propone come punto di raccordo e diffusione di diversi stili tra cui Acid House, Italo Disco, Electro, Nu Rave e Chiptune.

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