#240 -L’album pregno di collaborazioni di Steve Bug

Promotore e, per molti, l’indiscusso inventore della corrente microhouse che ha legato, per prima e in tempi non sospetti (intorno alla metà degli anni novanta) house e techno, Steve Bug è alle prese col nuovo album, il quarto in ordine cronologico dopo “Released Tracks”, “The Other Day” e “Sensual”. Ha impiegato ben sette anni il dj-producer di Amburgo per dare un degno continuum al citato “Sensual”, non tradendo le aspettative di chi segue Poker Flat da tempo. “Collaboratory”, così come anticipa il titolo, è un lavoro basato sulle intriganti collaborazioni con altri artisti, più o meno noti, che condividono le stesse scelte stilistiche dell’autore, una sorta di snodo che convoglia in undici brani tutta la voglia che c’è di fare della dance elettronica qualcosa di ricercato ed evoluto. “Collaboratory” è un album dedicato al mondo dei clubs, pieno di cose da ballare come “Trees Can’t Dance”, “Mr. Suitcase” e “You Never…” e di diverse sinergie dal gusto tutto particolare: da quella con Paris The Black Fu (dei Detroit Grand Pubahs) per “Swallowed Too Much Bass” a quella con Cassy (Britton) per “Strong Moment”, acid-house marchiata a fuoco dalla Tb 303, da quella con Clé (Märtini Brös., Artist Unknown) per “Month Of Sip” a quella con Laura Petris-Forsell alias Gigi (Sam & Gigi). Ma “Collaboratory”, ovviamente edito da Poker Flat, non esaurisce facilmente le sue risorse e prosegue il tragitto attraverso ulteriori collaborazioni, come quella con Simon Flower dalla Nuova Zelanda, Donnacha Costello dall’Irlanda e Virginia Nascimento dal Brasile. Tutte mantengono inalterato il classico mood di Bug (all’anagrafe Stefan Brügesch), nato sull’intersecazione tra melodie frantumate, ipnotismo ritmico e gusto per il loop (l’unica voce fuori dal coro, alla fine, risulta essere “Cherry Blossoms”, dalla battuta spezzata). Lo scorso 23 maggio, tra l’altro, è partito anche il Collaboratory Tour, che andrà avanti per tutta l’estate snodandosi tra gigs sparse tra Stati Uniti, Inghilterra, Singapore, Francia, Spagna, Giappone, Portogallo, Argentina, Olanda, Cina ed Italia.

-Various “Strange Tales From The Future Vol. 2″ (Solar One Music): anno 2009: internet è una realtà consolidata in (quasi) tutto il pianeta, si cercano fonti energetiche alternative, il videotelefono è entrato a far parte della routine quotidiana, la musica è diventata, per molti, un corollario di cui si può anche fare a meno ma per altri, ancora, qualcosa di affascinante. Tra ‘questi altri’ Nico Jagiella e Robert Witschakowski, creatori della Solar One Music che, anzichè favorire la proliferazione di musica per la massa, preferisce esplorare le novità stilistiche attraverso artisti ammaliati dagli strumenti di ieri. Ma l’electro di Solar One, seppur composta con macchine reputate vintage, guarda al futuro. Nel secondo atto di “Strange Tales From The Future” vengono coinvolti quattro artisti (Impakt, Lightyear, Galaxian e MANASYt) che nel loro immaginario sonoro si imbarcano su navicelle spaziali alla ricerca di nuovi mondi da colonizzare. Con la musica ovviamente. L’incipit è il suono analogico a cui moltissime labels (soprattutto localizzate nel Nord Europa) sono legatissime. Dodici i brani di glorificatrice electro tinteggiata di scuro, spezzettata dalle sincopi ma sempre compatta nelle modulazioni sintetiche dei bassi. Più irti i grooves di MANASYt, ricchi di cascate e curve strumentali. Una release che va a collocarsi tra le visioni cibernetiche dei Kraftwerk, il mondo cinematico di John Carpenter e il robotismo dei Cybotron. 100 le copie racchiuse in un package in cartoncino rosso. Per pochi eletti.

-Afrobutt “Wunderbutt” (Electric Minds): fondatore prima dei Chicken Lips e poi di Bear Entertainment, che dal 2001 si prefigge lo scopo di vivacizzare la scena della disco-house reinterpretando il sound black (oggi tale corrente è identificata come nu disco), Stevie Kotey ritorna nei panni di Afrobutt. Da “Wunderbutt” si evince immediatamente il perfetto equilibrio tra house, disco, electro, italo, cosmic, funk, calypso ed afro: no, non si tratta di un ‘minestrone’ ma di una succulenta ‘zuppa’ stilistica che farà leccare i baffi gli irriducibili del sound dalle venature retro. Ben tredici le prelibate tracce nate dall’estro che scende copioso da ognuna di essa. “Lucifer Went To Church” e “Cracks All Gone” sono punteggiate da chitarre rock, psichedelia a gogo e batterie non quantizzate, “The Taste (Round & Brown)” è permeata di continui rimandi al sound di stampo moroderiano anni settanta-ottanta (la stesura ricorda le prime Extended Mix), “Gee Keeps On”, “Kali Dreams”, “Morning Bump”, “Disco Mudma” e “Take The Bus” sono ubicate in posizione mediana tra afro e funk-disco (ovvero l’estetica generatrice di tutto il mondo marchiato Bear Entertainment), con lo scambio tra parti suonate dal vivo ed altre mosse meccanicamente. Più adatte ai contesti danzerecci sono infine la brillante “Urgent Workout Required” e “Wunderbutt” che, seppur roteata su un disegno classico di bassline già sfruttato in una miriade di occasioni, è in grado di far muovere a ritmo anche le pietre. Imperdibile per le orecchie desiderose di conoscere in anteprima quel che accadrà alla disco del 3000.

Miss Kittin & The Hacker “Party In My Head” (Nobody’s Bizzness): tra le poche tracce apprezzabili del discutibile “Two”, “Party In My Head” è il terzo ad essere prelevato come singolo. Come già descritto un paio di mesi fa (leggi Electronic Diary #229), il brano richiama palesemente, nella scelta dei suoni, lo stile di Legowelt. E’ ciò a renderlo meno anonimo in mezzo ad altre tracce di cui, personalmente, non sono riuscito a cogliere bene il significato. Il remix dei Thieves Like Us rallenta le pulsazioni ritmiche a favore di percussioni e tanto funk filtrato che fa tanto Daft Punk prima maniera. Ritmo caldo anche nella versione di Kiko, l’unica sfruttabile per chi insegue le tendenze berlinesi, ma la mia preferita rimane quella che giunge dall’Olanda, firmata da Mr. Pauli: electro-disco canonica per gli sfegatati fans del mondo a cavallo tra futurismo e revival d’autore.

-Sally Shapiro “Miracle” (Permanent Vacation): da anni ribattezzata come la ‘principessa della disco innevata’, Sally Shapiro ritorna, sempre al seguito del suo fido producer Johan Agebjörn, con un brano di cosiddetta ‘neo italo disco’. Rifacendosi chiaramente alla dance prodotta in Italia negli anni ottanta, il duo svedese ne ricrea la magia grazie ad una canzone melodica quanto romantica. Bypassando il poco sfruttabile Instrumental Mix, segnalo il remix di un altro nome emergente della scena nordica, Bogdan Irkük, già noto per una serie di apparizioni su Rollerboys. Nella sua versione il ritmo risulta attualizzato, sebbene intersecato comunque ad una vena melodica di indelebile matrice 80s.

-Ueberschalle “Dolore EP” (Roccodisco): secondo episodio per la label, tutta italiana, fondata da Rodion ed Hugo Sanchez. Autore è il tedesco Florian Peter, da Monaco, già noto come Bostro Pesopeo su Permanent Vacation, nelle vesti più elettriche di Ueberschalle. “Ego” mette insieme electro, house e disco digitale, secondo la stessa metodologia che seguiva Bangkok Impact nei primi tempi (2001-2003). Più epica la struttura melodica di “Facharbeit”, scandita da un fraseggio arpeggiato fuso in atmosfere celestiali. Radiosissima anche l’esecuzione di “Dopo Un Giorno”, a metà strada tra musica da ascoltare e da ballare. Tira il sipario “Dolore” dove il romanticismo precedente lascia il giusto spazio ad onde sintetiche di materie più scure e stellari. Musica per purificare corpo e spirito.

-Mirko Loko “Seventynine” (Cadenza): preso da Luciano sotto la sua ala protettrice, Mirko Loko inizia a farsi apprezzare anche come solista, dopo l’avventura nei Lazy Fat People condivisa con Raphaël Ripperton che lo portò su etichette in vista come Border Community, Wagon Repair e Planet E. “Seventynine” è un lavoro di techno compressa nei basici ritmi minimali, ma che di tanto in tanto riesce a sdoganare anche scie melodiche sospese tra trance astrale, l’abstract e il dub alla Warp: è il caso di “Sidonia”, “Astral Vacuum” ed “Altrove”. In quel che rimane “Seventynine” incarna lo stile che oggi trova maggior riscontro nella massa, ossia il ritmo inteso come motivo conduttore, ora derivato dalla vecchia Detroit techno (”Love Harmonic”, “You Know Where”, “Bluebook”), ora manipolato nelle classiche misure berlinesi di suonini metallici pizzicati (”Shadow”, “On Fire”, “Around The Angel”). Tra le più bizzarre segnalo “Le Monologue D’Orfeu”, in lingua portoghese, e “Tahktok”, microtechno scandita da un coro di bambini e da un flauto andino che fa molto il vezzo a “Enfants” del cileno Ricardo Villalobos. Un disco nato tra la Motor City e Berlino insomma, imbambolato tra loops post-millennari e suoni deep.

-Monoder “Hunger Forest” (Pakkas-levyt): l’atmosfera gelida della tundra finlandese è la base del primo album che Jussi-Pekka Parikka firma come Monoder, pseudonimo nato nel 2003 per affrontare discorsi musicali imperniati su tessuti deep-techno. Passando per poche altre sporadiche comparsate, il producer di Tampere mette da parte, quasi del tutto, i concetti legati alla musica da ballo a favore dell’ambient sperimentalista. Quindici le tracce di “Hunger Forest”, di cui solo un paio tangenti la dance (”Rise And Shine”, “Absinth Smile”). Il resto è puro ambient e downtempo glaciale.

Electric greetz

DJ GIO MC-505

Giosuè Impellizzeri

Giornalista musicale, consulente per eventi, reporter per festival internazionali, produttore discografico, A&R e promoter per una label, autore della colonna sonora di un videogame, autore di un libro dedicato alla Dance anni Novanta, selezionatore e redattore di shows radiofonici, Dottore in Beni Culturali: tutto in uno. Giosuè Impellizzeri da un lato, DJ Gio MC-505 dall'altro. Le prime recensioni appaiono su una fanzine, nel 1996. Dopo quattro anni inizia il viaggio che si sviluppa su testate cartacee e sul web (TheDanceWeb, Cubase, Trend Discotec, DiscoiD, Radio Italia Network, TechnoDisco, Jay Culture, Soundz, Disc-Jockey.it, Basebog, La Nuit, Jocks Mag, AmPm Magazine). Ogni anno dà vita ad oltre seicento pubblicazioni, tra articoli, recensioni ed interviste realizzate in ogni angolo del pianeta. Tutto ciò gli vale la nomina, da parte di altri esponenti del settore, di 'techno giornalista', rientrando tra i pionieri italiani del giornalismo musicale sul web. Nel 2002 fa ingresso nel circolo dei DJs che si esibiscono in Orgasmatron, contenitore musicale di Radio Italia Network, proponendo per primo in un network italiano appartenente alla fascia del mainstream un certo tipo di Electro, imparentata con la Disco, il Synth Pop e la Techno. Nel medesimo periodo conduce, per la stessa emittente e in particolare per il programma di Tony H e Lady Helena, la rubrica TGH in veste di inviato speciale alla ricerca di novità musicali provenienti da tutto il mondo. Per quel che concerne la sfera della produzione discografica, dopo le demo tracks realizzate nella seconda metà degli anni Novanta, incide il primo EP tra 2001 e 2002, "Android's Society", che contiene "Commodore Generation", remixata dai finlandesi Ural 13 Diktators, finita nella top-ten dei più suonati sulle passerelle di moda milanesi e supportata da nomi importanti tra cui Tampopo, David Carretta, Vitalic, Capri, DJ Hell e Romina Cohn. La storia continua con altre esperienze, vissute prima tra le mura della H*Plus di Tony H ("Tameshi Wari EP" e "Superstar Heroes EP") e poi tra le fila delle tedesche Vokuhila ("Engel Und Teufel EP", con "El Diablero" remixato dagli Hong Kong Counterfeit e Maxx Klaxon), 38db Tonsportgruppe ("Borneo EP", col remix Electro Disco di Chris Kalera) e della slovena Fargo (col rombante "Technomotor EP"). Dal 2005 al 2008 affianca Francesco Passantino e Francesco Zappalà nella conduzione della Tractorecords e della Laboraudio, digital-label concepita come laboratorio di musica finalizzata alla valorizzazione di artisti appartenenti al sottobosco creativo. Poi collabora col bolognese Wawashi DJ (oggi nel chiacchierato progetto Hard Ton) per "Gary Gay", si lascia remixare dallo svedese Joel 'Jor-El' Alter ("Stroboscopic Life"), partecipa al "The Church Of Pippi Langstrumpf" su Dischi Bellini e viene invitato dall'etichetta berlinese Das Drehmoment a prendere parte al progetto "Rückwärts Im Uhrzeigersinn" insieme ad altri artisti di spessore internazionale tra cui Kalson, Replicant, Makina Girgir, Starcluster e Polygamy Boys. Nel 2010, dopo nuove esperienze discografiche ("Gaucho", su Disco Volante Recordings, coi remix di Gabe Catanzaro, Hard Ton, Valyom & Karada, Midnight Express e Bangkok Impact, e "The World In A Pocket EP", su Prodamkey/Analog Dust, avvalorato dalle versioni di -=UHU=-, Alek Stark, Downrocks, Snuff Crew, Gesloten Cirkel e Metacid), diventa free lance per DJ Mag Italia, versione italiana della celeberrima testata editoriale inglese dedicata alla musica elettronica e alla DJculture. In parallelo fonda, con l'amico Mr. Technium, la Sauroid, etichetta che si propone come punto di raccordo e diffusione di diversi stili tra cui Acid House, Italo Disco, Electro, Nu Rave e Chiptune.

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