Prins Thomas – Prins Thomas II (Full Pupp)

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Come recentemente accaduto a Blackbelt Andersen, peraltro sulla stessa label, anche Prins Thomas sceglie il semplice numero per intitolare il suo secondo album. Di diritto tra i principali istigatori della Nu Disco (i lavori con l’amico e connazionale Hans-Peter Lindstrøm ormai sono considerati alla stregua di pietre miliari), Thomas Moen Hermansen è tra quelli che non hanno bisogno di specificare il genere musicale seguito, anche perché non sarebbe affatto un’impresa semplice definirlo. I negozianti lo infilano sovente nell’ambito Disco, ma ad un ascolto attento definire soltanto Disco il suono di Hermansen potrebbe risultare una grossolana approssimazione. Nella sua musica (e in questo album) c’è molto di più di quello che solitamente viene raccolto sotto la dicitura Nu Disco: Funk, Krautrock, House, Techno, Downtempo. Musica suonata davvero, e non costruita col clic del mouse. La precisazione è doverosa, affinché i contenuti del disco vengano correttamente decriptati, altrimenti il rischio è quello di definire irrispettosamente “inutili” brani come “Bobletekno (Perkmiks)” (evoluzione di un arpeggio graffiato dal distorsore) o “Symfonisk Utvikingshemming”, dove l’orchestralità regna sovrana e limita la presenza della cassa. Chiaro segno che per il norvegese il bum bum (anzi, il “Bom Bom”, titolo seguente) non rappresenti affatto una priorità. Basso rotondo incastrato in un groove più dancereccio è quello di “Tjukkas På Karussel”, dove si richiama a gran voce il Funk/Soul del Paradise Garage (sono certo che Larry Levan, se fosse ancora con noi, lo adorerebbe) mentre “Bobletekno” è una sorta di overture in cui l’autore dà sfoggio della padronanza nell’interagire con gli strumenti. La parte finale, con “Flau Pappadans 1” e “Søt Kløe”, si rivolge più sfacciatamente al mondo dei club, ripescando le strutture della House di Chicago e dell’Acid, ma col bassline un pò strozzato e tenuto a bada. L’ultima è “Sur Svie”, che chiude il cerchio ancora in chiave cosmica, in un autentico trip estatico. Il CD, rispetto al doppio vinile, è mixato e contiene due bonus track.

Giosuè Impellizzeri

Giornalista musicale, consulente per eventi, reporter per festival internazionali, produttore discografico, A&R e promoter per una label, autore della colonna sonora di un videogame, autore di un libro dedicato alla Dance anni Novanta, selezionatore e redattore di shows radiofonici, Dottore in Beni Culturali: tutto in uno. Giosuè Impellizzeri da un lato, DJ Gio MC-505 dall'altro. Le prime recensioni appaiono su una fanzine, nel 1996. Dopo quattro anni inizia il viaggio che si sviluppa su testate cartacee e sul web (TheDanceWeb, Cubase, Trend Discotec, DiscoiD, Radio Italia Network, TechnoDisco, Jay Culture, Soundz, Disc-Jockey.it, Basebog, La Nuit, Jocks Mag, AmPm Magazine). Ogni anno dà vita ad oltre seicento pubblicazioni, tra articoli, recensioni ed interviste realizzate in ogni angolo del pianeta. Tutto ciò gli vale la nomina, da parte di altri esponenti del settore, di 'techno giornalista', rientrando tra i pionieri italiani del giornalismo musicale sul web. Nel 2002 fa ingresso nel circolo dei DJs che si esibiscono in Orgasmatron, contenitore musicale di Radio Italia Network, proponendo per primo in un network italiano appartenente alla fascia del mainstream un certo tipo di Electro, imparentata con la Disco, il Synth Pop e la Techno. Nel medesimo periodo conduce, per la stessa emittente e in particolare per il programma di Tony H e Lady Helena, la rubrica TGH in veste di inviato speciale alla ricerca di novità musicali provenienti da tutto il mondo. Per quel che concerne la sfera della produzione discografica, dopo le demo tracks realizzate nella seconda metà degli anni Novanta, incide il primo EP tra 2001 e 2002, "Android's Society", che contiene "Commodore Generation", remixata dai finlandesi Ural 13 Diktators, finita nella top-ten dei più suonati sulle passerelle di moda milanesi e supportata da nomi importanti tra cui Tampopo, David Carretta, Vitalic, Capri, DJ Hell e Romina Cohn. La storia continua con altre esperienze, vissute prima tra le mura della H*Plus di Tony H ("Tameshi Wari EP" e "Superstar Heroes EP") e poi tra le fila delle tedesche Vokuhila ("Engel Und Teufel EP", con "El Diablero" remixato dagli Hong Kong Counterfeit e Maxx Klaxon), 38db Tonsportgruppe ("Borneo EP", col remix Electro Disco di Chris Kalera) e della slovena Fargo (col rombante "Technomotor EP"). Dal 2005 al 2008 affianca Francesco Passantino e Francesco Zappalà nella conduzione della Tractorecords e della Laboraudio, digital-label concepita come laboratorio di musica finalizzata alla valorizzazione di artisti appartenenti al sottobosco creativo. Poi collabora col bolognese Wawashi DJ (oggi nel chiacchierato progetto Hard Ton) per "Gary Gay", si lascia remixare dallo svedese Joel 'Jor-El' Alter ("Stroboscopic Life"), partecipa al "The Church Of Pippi Langstrumpf" su Dischi Bellini e viene invitato dall'etichetta berlinese Das Drehmoment a prendere parte al progetto "Rückwärts Im Uhrzeigersinn" insieme ad altri artisti di spessore internazionale tra cui Kalson, Replicant, Makina Girgir, Starcluster e Polygamy Boys. Nel 2010, dopo nuove esperienze discografiche ("Gaucho", su Disco Volante Recordings, coi remix di Gabe Catanzaro, Hard Ton, Valyom & Karada, Midnight Express e Bangkok Impact, e "The World In A Pocket EP", su Prodamkey/Analog Dust, avvalorato dalle versioni di -=UHU=-, Alek Stark, Downrocks, Snuff Crew, Gesloten Cirkel e Metacid), diventa free lance per DJ Mag Italia, versione italiana della celeberrima testata editoriale inglese dedicata alla musica elettronica e alla DJculture. In parallelo fonda, con l'amico Mr. Technium, la Sauroid, etichetta che si propone come punto di raccordo e diffusione di diversi stili tra cui Acid House, Italo Disco, Electro, Nu Rave e Chiptune.

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