D’Marc Cantu – Decay (Drone)

D'Marc Cantu - Decay Apprezzato per una corposa serie di uscite su etichette di tutto rispetto come Crème Organization, Nation e M>O>S Recordings, D’Marc Cantu è tra quelli che, a partire dalla seconda metà degli anni Zero, si sono impegnati per dare nuova vita all’estetica Jack, ma non ricorrendo a copie carbone di pezzi epici del passato bensì cercando, a volte con risultati decisamente apprezzabili, di evolvere gli schemi. Per la Drone di Richard Fearless (proprio quello dei Death In Vegas), Cantu si reinventa ancora, soprattutto nella title track. “Decay” è un vero crocevia di influenze e suggestioni sonore, e si muove tra House di altri tempi, con tanto di snare scalcianti, divagazioni Synth Pop, echi Italo e scie melodiche vagamente Trance. A metà stesura si ha persino l’impressione di fronteggiare con qualche vampata di Electro/Disco/House post Electroclash (Robert Calvin, Hong Kong Counterfeit, Bangkok Impact), con le note che si impennano verso l’alto col pitch che pare impazzito. Camaleonticamente cambia tutto nel brano inciso sul lato b, “Rival”, «registrato in presa diretta con un Korg Volca Beats lo stesso giorno in cui lo acquistai», come racconta lo stesso autore. Si tratta quindi di una produzione estemporanea, un brano creato di getto, non ragionato, il cui flusso varia in base alla voglia del “programmatore di beat” di escludere un suono piuttosto che far entrare una nuova percussione, aumentare o diminuire il decay o interagire con altri filtri. Il risultato è un turbinio di ritmo old school, tra riverberi che crescono e distorsioni che aggrediscono. La variazione dello shuffle, infine, testimonia come Cantu non abbia voluto editare nulla, lasciando la traccia così come è stata generata dalla “scatola sonora” della Korg. Una jam session solista, un frammento di un live, chiamatelo come volete ma il risultato non cambia. Una produzione viscerale, prodotta nel nuovo millennio ma col cuore che palpita negli anni Ottanta. [Giosuè Impellizzeri]

Giosuè Impellizzeri

Giornalista musicale, consulente per eventi, reporter per festival internazionali, produttore discografico, A&R e promoter per una label, autore della colonna sonora di un videogame, autore di un libro dedicato alla Dance anni Novanta, selezionatore e redattore di shows radiofonici, Dottore in Beni Culturali: tutto in uno. Giosuè Impellizzeri da un lato, DJ Gio MC-505 dall'altro. Le prime recensioni appaiono su una fanzine, nel 1996. Dopo quattro anni inizia il viaggio che si sviluppa su testate cartacee e sul web (TheDanceWeb, Cubase, Trend Discotec, DiscoiD, Radio Italia Network, TechnoDisco, Jay Culture, Soundz, Disc-Jockey.it, Basebog, La Nuit, Jocks Mag, AmPm Magazine). Ogni anno dà vita ad oltre seicento pubblicazioni, tra articoli, recensioni ed interviste realizzate in ogni angolo del pianeta. Tutto ciò gli vale la nomina, da parte di altri esponenti del settore, di 'techno giornalista', rientrando tra i pionieri italiani del giornalismo musicale sul web. Nel 2002 fa ingresso nel circolo dei DJs che si esibiscono in Orgasmatron, contenitore musicale di Radio Italia Network, proponendo per primo in un network italiano appartenente alla fascia del mainstream un certo tipo di Electro, imparentata con la Disco, il Synth Pop e la Techno. Nel medesimo periodo conduce, per la stessa emittente e in particolare per il programma di Tony H e Lady Helena, la rubrica TGH in veste di inviato speciale alla ricerca di novità musicali provenienti da tutto il mondo. Per quel che concerne la sfera della produzione discografica, dopo le demo tracks realizzate nella seconda metà degli anni Novanta, incide il primo EP tra 2001 e 2002, "Android's Society", che contiene "Commodore Generation", remixata dai finlandesi Ural 13 Diktators, finita nella top-ten dei più suonati sulle passerelle di moda milanesi e supportata da nomi importanti tra cui Tampopo, David Carretta, Vitalic, Capri, DJ Hell e Romina Cohn. La storia continua con altre esperienze, vissute prima tra le mura della H*Plus di Tony H ("Tameshi Wari EP" e "Superstar Heroes EP") e poi tra le fila delle tedesche Vokuhila ("Engel Und Teufel EP", con "El Diablero" remixato dagli Hong Kong Counterfeit e Maxx Klaxon), 38db Tonsportgruppe ("Borneo EP", col remix Electro Disco di Chris Kalera) e della slovena Fargo (col rombante "Technomotor EP"). Dal 2005 al 2008 affianca Francesco Passantino e Francesco Zappalà nella conduzione della Tractorecords e della Laboraudio, digital-label concepita come laboratorio di musica finalizzata alla valorizzazione di artisti appartenenti al sottobosco creativo. Poi collabora col bolognese Wawashi DJ (oggi nel chiacchierato progetto Hard Ton) per "Gary Gay", si lascia remixare dallo svedese Joel 'Jor-El' Alter ("Stroboscopic Life"), partecipa al "The Church Of Pippi Langstrumpf" su Dischi Bellini e viene invitato dall'etichetta berlinese Das Drehmoment a prendere parte al progetto "Rückwärts Im Uhrzeigersinn" insieme ad altri artisti di spessore internazionale tra cui Kalson, Replicant, Makina Girgir, Starcluster e Polygamy Boys. Nel 2010, dopo nuove esperienze discografiche ("Gaucho", su Disco Volante Recordings, coi remix di Gabe Catanzaro, Hard Ton, Valyom & Karada, Midnight Express e Bangkok Impact, e "The World In A Pocket EP", su Prodamkey/Analog Dust, avvalorato dalle versioni di -=UHU=-, Alek Stark, Downrocks, Snuff Crew, Gesloten Cirkel e Metacid), diventa free lance per DJ Mag Italia, versione italiana della celeberrima testata editoriale inglese dedicata alla musica elettronica e alla DJculture. In parallelo fonda, con l'amico Mr. Technium, la Sauroid, etichetta che si propone come punto di raccordo e diffusione di diversi stili tra cui Acid House, Italo Disco, Electro, Nu Rave e Chiptune.

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