Intervista a Franco Cangelli di Giosuè Impellizzeri 06/11/2006

Il suo nome porta a pensare immediatamente all’Italia ma, come spesso accade, ci troviamo di fronte ad un dj-producer che di italiano conserva solo le generalità anagrafiche. Franco Cangelli infatti nasce a Gent, in Belgio, da genitori pugliesi emigrati durante gli anni settanta. Il suo stile guarda con particolare attenzione il movimento americano circoscritto intorno a città come Detroit e Chicago, quelle che quasi vent’anni fa hanno gettato le basi per la dance che balliamo oggi. Influenze hip-hop ed electrofunk sposano le misure quaternarie della techno e le svirgolate del Tb tipiche dell’acid nella musica di Cangelli venuta fuori da dischi come "Spectre" (su Toys For Boys), "The Spin Of Thought" (su Sushitech) e "Mondo Guasto" che ha aperto nella migliore delle maniere il catalogo dell’Aesthetik Records fondata assieme a Dj Akî.A colorire ulteriormente il suono dell’italo-belga sono le venature experimental lievitate sull’ascolto attento di labels come Warp, Skam e Rephlex, quelle che in fin dei conti hanno tenuto più in alto il vessillo della sperimentazione slegata da banali vincoli commerciali. Una miscellanea camaleontica di stili confluisce nella musica proposta da Franco Cangelli che abbiamo piacevolmente intervistato su Technodisco.

Benvenuto Franco. Rompiamo il ghiaccio parlando del tuo primo accostamento alla musica elettronica. Quando e grazie a quali artisti sei entrato in contatto col mondo delle sette note ?
"La via musicale è stata determinata durante la mia infanzia. Sono nato nel 1975 e per fortuna ho vissuto quell’interessante periodo di transizione dalla disco alla pop music degli anni ottanta e soprattutto l’emersione dell’electro e della breakdance. Da bambino ascoltavo i primi esperimenti hip-hop ed electro attraverso artisti come Grandmaster Flash, Jonzun Crew, Run DMC ed altri ancora. Gli anni ottanta hanno rappresentato senza dubbio un periodo musicale dove la musica elettronica si è sviluppata e diventata forte come non mai. Basti pensare al movimento chicago house ed acid nato intorno all”87/’88 e poi la techno di Detroit agli inizi degli anni novanta nata come naturale prodotto e derivazione degli ottanta. Gli artisti di quel periodo chi mi hanno impressionato maggiormente sono stati Larry Heard, Juan Atkins, Derrick May, Carl Craig ed Anthony ‘Shake’ Shakir. Poi, intorno alla metà del decennio scorso, ho scoperto i suoni ambient di The Orb e Biosphere e tutta la sperimentazione di Autechre ed Aphex Twin. Più recentamente Daniel Bell, Dan Curtin, Neil Landstrumm, Cristian Vogel, Akufen, Mike Shannon, James Ruskin, Taylor Dupré e Todd Sines ma la lista potrebbe divenire lunghissima. Sono un vero camaleonte musicale come puoi vedere eh eh"

Sei nato a Gent da genitori italiani: ti senti più belga o italiano nel tuo animo musicale ?
"Posso dirti subito che non mi piace affatto la canzone napoletana come del resto Gianni Morandi o Riccardo Cocciante. Al contrario Adriano Celentano è un personaggio che mi piace molto, forse per la sua spiccata ironia :o). Per quanto concerne la disco italiana invece (sulle stile Giorgio Moroder o Casco) l’ho scoperta in seguito grazie all’amico Spacid (il fondatore di Radius Records). Quando ero quattordicenne fu la new-beat ad impressionarmi moltissimo ma quest’avventura, a malincuore, divenne rapidamente un fenomeno commerciale perdendo quasi interamente la sua anima oiginaria. Fortunatamente poi è arrivata la musica di Chicago e Detroit a salvare le nostre povere anime ! Comunque, parlando in generale, musicalmente mi sento più vicino ed attratto dal suono funk ed hip-hop americano, naturalmente rivisto e corretto in chiave sperimentale"

Parlaci dell’attuale scena musicale belga. E’ sempre piena di nuove idee come in passato ?
"Temo che per la prima volta il Belgio stia attraversando una piccola crisi. Come in molti altri Paesi, lo scenario musicale è stato travolto da suoni più commerciali che hanno distrutto la piccola scena electro, techno ed electronica sperimentale. Fortunatamente le grandi feste techno funzionano ancora bene ma al contrario gli eventi più piccoli stanno vivendo un periodo davvero difficile. Comunque ho l’impressione che qualcosa stia iniziando a muoversi. Speriamo bene"

Le ultime mode e ramificazioni hanno portato il 90% della musica prodotta in Europa verso la direzione del minimalismo raccogliendo l’eredità di un genere già in voga dieci anni addietro. Ma che ruolo copre oggi la techno dei grooves ? Sono sempre di più quelli che l’hanno abbandonata per percorrere nuove strade.
"Sarebbe stato più facile rispondere a questa domanda negli anni novanta. Adesso esiste una nuova generazione che sta scoprendo la techno senza però comoscerne la storia, una generazione immersa nella musica elettronica che però non capisce cosa si nasconda dietro. In principio la techno e la house erano dei movimenti futuristici che si sono sviluppati in diverse direzioni e che poi, nell’arco di circa venti anni, hanno fatto nascere tanti altri stili. A mio parere però dietro tutte le denominazioni nate nel corso degli ultimi tempi ci sono soltanto motivazioni commerciali. Il trend minimalistico (detto anche clickin’) in cui artisti come Akufen, Jeff Milligan o Mike Shannon hanno giocato un ruolo importante, ha spinto a rivalutare la techno creando una nuova scuola piena di nuovi suoni e sperimentazioni. Però, come già accaduto in passato, questa nuova scuola sta diventando vittima del proprio successo e così viviamo in un periodo in cui la parola ‘minimal’ viene usata più per motivi commerciali che stilistici. Difficile spiegare il concetto a chi è nato nel 1986 … Comunque non pensate che sono rimasto bloccato nel passato, so che dobbiamo andare avanti e la musica elettronica (in tutte le sue forme) rimane per me la musica del futuro"

In quale stile musicale ritrovi meglio la tua personalità ? Perchè ?
"Come producer mi piacciono molto le atmosfere lievemente melancoliche e scure che riescono ad invadere mente e cuore. Questa particolare emozione la riesco a captare attraverso l’electronica in stile Autechre, Boards Of Canada, Funkarma e tutta la deep detroit techno. Come dj invece prediligo l’energia e l’euforismo della dancefloor: è sempre molto emozionante far esplodere la gente di gioia e vedere le mani in aria"

La tua prima release risale al 2005, "Spectre", su Toys For Boys. Perchè hai aspettato così tanto prima di chiuderti in uno studio di registrazione ?
"Ho iniziato a produrre musica a partire nel 1999 sebbene non abbia mai pubblicato nulla. Ho esplorato diversi stili passando dal drum’n’bass alla deep-house sino all’electronica da ascolto e alla techno da ballare. Certo, ho impiegato un pò di tempo per cercare (e trovare) la mia strada ma credo che gli itinerari pronti non esistano e che quindi sia necessario costruirsi autonomamente il proprio"

Più recente è l’e.p. "Mondo Guasto" che ha inaugurato il catalogo di Aesthetik, la label che quest’anno hai fondato insieme a Dj Akî, già nel team di Toys For Boys. Perchè hai deciso di creare la tua etichetta ? Con quali propositi e fini ?
"Erano già diversi anni che avevo l’idea di creare un’etichetta ma ero indeciso su quale via musicale intraprendere. Akî, che mi ha dato la possibilità di uscire col primo e.p. su Toys For Boys, aveva voglia di dedicarsi ad una netlabel e così, mangiando una pizza, abbiamo discusso sulle possibilità di creare la nostra label. Alla base di tutto c’è la voglia di emergere con un sound ed un’identità personale ed essendo due tipi abbastanza old-school ma molto aperti alla sperimentazione, abbiamo creato Aesthetik in una posizione mediana, come punto di raccordo tra i vecchi suoni detroit e chicago e quelli più nuovi ed avventurosi tipici della produzione attuale"

Da "Mondo Guasto" si evince una chiara vena techno legata alla scuola americana (Detroit, Chicago) poi miscelata a sottili trame sperimentali che riportano al mondo scuro di Aphex Twin ed Autechre. Le prossime releases proseguiranno questo discorso ? Puoi darci qualche anticipazione del tutto esclusiva ?
"Sono perfettamente d’accordo con la tua descrizione. "Mondo Guasto" doveva uscire sulla Sushitech di Yossi (label sulla quale è stato pubblicato "The Spin Of Thought") ma alla fine, visto che avevamo in ballo il progetto Aesthetik, ci sembrava una buona idea quella di lanciare l’etichetta tramite un mio e.p. che guardava il mondo di oggi (un pò guasto). La direzione dell’etichetta rimarrà ancorata ad esperienze detroit ma sempre ravvivate con un pizzico di sperimentazione. La seconda uscita è quella di Ozka, un produttore belga, molto ispirato dalla vecchia scuola. Al momento lavoriamo anche con lo svedese Johan Fotmeijer (che firmerà il #003), l’inglese Texture, il maltese Brian James e molti altri artisti ancora. Anticipo che in un futuro prossimo pubblicheremo una compilation in doppio vinile che rappresenterà in modo perfetto il suono di Aesthetik. Tra i brani racchiusi anche uno di Mark Broom"

Quali sono i dischi che al momento ti hanno incuriosito in modo particolare ?
"Non ricordo mai i titoli esatti ma posso dirti che mi piacciono molto le produzioni di Shed, Todd Bodine, G-Man, Andy Vaz e praticamente tutto del compianto Drexciya"

Conosci qualcosa relativo alla scena elettronica italiana ?
"Qualcosa si come Marco Passarani, Raiders of the Lost ARP, Francisco, Lory D, i gemelli D’Arcangelo, Donato Dozzy, Gaetano Parisio, Marco Carola e … Adriano Celentano :o)"

Fondare oggi una label discografica rappresenta un passo certo all’interno del mondo musicale ? Si parla, da sempre, di crisi del settore e le piccole labels indipendenti sono quelle che ci rimettono la pelle per prime nonostante rappresentino le piattaforme per le produzioni migliori e slegate da vincoli commerciali di puro business.
"Fondare un’etichetta che lavori col vinile di questi tempi è un’operazione molto rischiosa visto che il mercato si è rimpicciolito moltissimo ed è divenuto molto instabile. Ma la passione per la musica a volte (o sempre ?) ti fa perdere la testa e spingere a compiere un passo nel buio pur di veder realizzato qualcosa di bello e creativo. Purtroppo la qualità della musica non è direttamente proporzionale alle vendite"

Sono sempre di più quelli che parlano di una futura (e vicina) morte del vinile. Come la pensi in merito ?
"Penso che il file mp3 rappresenti una minaccia più forte per il cd ma è anche vero che i ragazzini di oggi, vedendo suonare famosissimi dj’s coi files digitali anzichè coi dischi, vengono convinti e invogliati a non prendere nemmeno in considerazione il caro e vecchio vinile. E’ difficile spiegare ad un giovane di oggi che non ha conosciuto il vinile negli anni ottanta l’affetto che è possibile trovare grazie ad un suono unico. Personalmente continuo a credere nel futuro del vinile perche mi piace tanto ma temo che presto possa diventare qualcosa riservato solo ai collezionisti. Nel contempo mi rendo conto dei vantaggi di sistemi come Final Scratch che offrono molte più possibilità per un dj rispetto al suonare coi semplici dischi"

Ritieni che il declino del supporto fisico (vinile, cd, cassetta) sia stato favorito dal diffondersi dei files mp3 ? O forse centrano anche i prezzi troppo alti che la gente evita scaricando gratuitamente musica da internet ?
"Sicuramente l’mp3 ha fatto diminuire le vendite dei cd’s. Poi non bisogna dimenticare che oggigiorno è facilissimo procurarsi della musica tramite internet (pagando e non) e che i prezzi troppo alti dei cd’s abbiano di certo cambiato l’atteggiamento della gente verso un supporto fisico divenuto troppo costoso. Penso che il mercato mp3 però possa far raggiungere la musica elettronica anche da quelli che non comprano il vinile e che magari non possiedono nemmeno un giradischi. I pezzi disponibili solo su vinile raggiungono un pubblico limitato, cosa che invece muta se pensiamo alle potenzialità di un file mp3 che in pochi secondi può raggiungere l’altra parte del mondo. Bisognerebbe incoraggiare la gente a cercare musica con più attenzione ma questo non è affatto facile. Un altro vantaggio del file mp3 è che non sei obbligato a cercare un appartamento piu spazioso per la tua collezione eh eh"

Qual’è il tuo equipment ideale ? Analogico o digitale ? Perchè ?
"Ho avuto la fortuna di lavorare con materiale analogico quando passavo dallo studio di Marcos Salon aka Outlander. Il suono analogico sarà sempre più grasso e corposo ma il digitale è meno costoso e a volte offre piu possibilità di sperimentazione. Io uso un pc ed un Access Virus B dunque niente analogico ma ti confido che mi piacerebbe tanto avere un Sh101. Comunque anche se una traccia è prodotta unicamente con software c’è sempre il modo di riscaldare il suono durante il mastering finale"

Il tempo a nostra disposizione finisce qui: ti lascio lo spazio per i saluti e per un messaggio agli amici italiani.
"Mando tanti saluti alla mia famiglia che vive a Bisceglie e rivolgo un messaggio agli amici italiani: vi prego, esportate le veline in Belgio ! Franco Cangelli"

Technodisco

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