La stimata etichetta fondata da Dj Hell festeggia quest’anno il decennale di attività e, quasi per simbiosi, lo fa attraverso il decimo appuntamento con la storica saga della Gigolo Compilation. Oltre duecento releases non sono bastate alla struttura tedesca (un tempo localizzata a Monaco ma da qualche anno spostatasi definitivamente a Berlino) pluri-imitata ma mai eguagliata del tutto soprattutto se si pensa al suo ruolo di innovatrice svolto in passato (c’è chi asserisce, forse non sbagliando più di tanto, che l’electroclash sia nata proprio tra le sue mura). Sebbene le potenzialità di International Deejay Gigolo abbiano raggiunto risultati insperati per un’etichetta indipendente, Hell continua a sostenere il panorama ‘sotterraneo’ della musica cercando di affondare i piedi soprattutto nell’underground. Vero (se in parte o meno) è che comunque il decimo cd della storia della sua label introduce nomi e volti nuovi che vanno così ad infoltire la già immensa scuderia di anno in anno sempre più ambita ed invidiata. Dal belga Arbotique con “Chineater” al berlinese Woody con “August”, dal lituano Evol con “Cars” ai tedeschi Voltique con “Supersmile” passando per Jamie Anderson & Jesse Rose (che con “Jack Your Body” coverizzano la storica hit di Steve ‘Silk’ Hurley) e il giovane Herman Schwartz con “Replicant’s Suffering”, riuscita rivisitazione della colonna sonora di Blade Runner composta da Vangelis. Hell recluta anche il greco Felizol, la tedesca Rebecca Von Kalinowsky, lo svedese Dibaba con una spassosa electro-house e il ritrovato Mount Sims per l’occasione apprezzato in una salsa più dark e gotica (“Nailed To The Wall”). Un ritorno deciso alle sonorità chicago-house è effettuato per mezzo di Paul Chambers e Kikumoto Allstars ai quali si aggiungono il francese Lady B, l’inglese Kevin Gorman (storico producer per New Order, The Fall e Stone Roses) e il neoprogetto Inge Neuss dietro il quale operano, in incognita, i Moonbootica. Per gli insaziabili si registrano anche le importanti presenze di Huntemann, Moonbeam, Sebastien San (unico a presenziare con due tracce), Igors Vorobjovs (che col suo stile ricorda l’olandese Legowelt), The Presets, The Model, The Activator, i redivivi Human Resource ed addirittura Johnny Dangerous nelle vesti di Foremost Poets tornato alla carica con una versione inedita della già nota “Reasons To Be Dismal?”. In questa raccolta mancano nomi di un tempo (David Carretta, Terence Fixmer, Miss Kittin & The Hacker, Savas Pascalidis, Fischerspooner, Zombie Nation, Christopher Just ed altri) rimpiazzati dalle nuove leve tra cui, secondo Hell, si celano i big di domani. E il suo fiuto, il più delle volte, non sbaglia.
-Dave Clarke “Remixes & Rarities (1992-2005)” (Music Man): è il progetto che traccia la cronistoria di uno dei nomi più prestigiosi della techno che l’Europa può sfoggiare con orgoglio. Dai tempi in cui armeggiava con un mixer sgangherato ed una coppia di campionatori Akai sono cambiate tantissime cose ed oggi il dj-producer inglese, che nei primi anni di attività apparve anche sulla label romana ACV in compagnia di Robert Armani e Leo Anibaldi, è sistematicamente considerato un guru della techno e non solo visto che in questa raccolta si assapora tutto il variopinto mondo musicale partendo dei grooves al breakbeat incavato nelle sincopi, dai futuristici chemical-beats al più sobrio downtempo, dalla romantica deep-progressive al feroce punk. Tra le tantissime gemme anche due inediti, “Affirmative Magnolia” col featuring di Jane Murphy e il remix di “Smoke It” dei rockettari Super Furry Animals. Un cofanetto indispensabile atto a ricostruire la carriera di un artista che ha fatto della techno l’arma da scagliare contro le insopportabili banalità prive di stile e soprattutto d’animo.
-Comtron “Follow The Money” (Rush Hour): dopo una manciata di stampe viniliche i Comtron (Bas Bron e Rimer Veeman) incidono un lp che, nonostante il titolo fraintendibile, si distacca sensibilmente da tutto ciò che oggi ascolta la massa rilasciando una prevedibile imprevedibilità . L’electrofunk spassionata e scatenata su vecchi sintetizzatori lignei si sussegue in quasi tutte le tracce del cd, a volte legato alla cultura 80’s, in altre conquistato dall’amore per il mondo di Drexciya. In generale si tratta di un elaborato dalle qualità eccelse come pochi al momento, un disco veramente Electro e lontano anni luce dai numerosi prodotti che si fregiano dello stesso termine pur essendo composti da chi scambia i Kraftwerk con una marca di banali sottilette.
-GBs “Lucky In Vichy” (Gomma): qualche settimana fa arriva un pacchetto da Monaco con le new-releases Gomma. Tra queste rintraccio un pezzo che, almeno per il momento, rimarrà solo ed esclusivamente promo destinato a pochi fortunati eletti. Non ho info a proposito di GBs se non quelle della sua creazione, un mix tra afro, funk, disco e melodie trance. Amalgama perfetto per il mondo Gomma (che con la disco e funk è andata sempre a braccetto), “Lucky In Vichy” gira che è un piacere ed anticipa, grazie alla sua solarità , i suoni più caldi tipici della stagione estiva che, a giudicare dalle miti temperature degli ultimi giorni, non vede l’ora di arrivare.
-Kobol Electronics “Computer Pervaded Society” (MinimalRome): Andrea Merlini: è lui l’artefice di un quadro stilistico palesemente generato dall’amore profondo per la musica dell’indimenticato James Stinson. Il suo non è altro che un prezioso mix tra detroit-techno drexciyana ed european-electro in stile 80’s, una sperimentazione continua di suoni e timbriche che prendono gli inputs necessari da quello scenario definito dalla stampa ‘oceanico e liquido’, uno stato permanente di sintesi analogica suggerito da datati equipments e vecchi linguaggi di programmazione (il cobol). Vicinissimo anche per le grafiche allo storico “Gesamtkunstwerk”, “Computer Pervaded Society” analizza la società post-industriale del nuovo millennio mutata dalla capillare diffusione di internet che ha inesorabilmente alterato i parametri delle comunicazioni interpersonali. Tutto viene tradotto per mezzo di sei tracce fluttuanti su tappeti di suoni scientifici e melodie ancestrali, tratti melodici costantemente tenuti a bada da una scia mistica ed una giocosità evidenziata da bassi cibernetici. Il tutto sotto il controllo dei meccanicismi tipici della scuola anfibia di Stinson e Donald ai quali, prevedibilmente e giustamente, è dedicato il lavoro.
-Frank Hebly “Tuinslangboogie” (Magnetron Music): un musicista completo capace di suonare basso, batteria, tastiere e chitarra: è questo il semisconosciuto Frank Hebly che irrompe nel mercato discografico continentale con una produzione in cui tutto pare settato sul gusto analogico. Per definire “Tuinslangboogie” si potrebbe ricorrere al termine ‘afroacidfunk’ visto che mette in sequenza questi tre stili fusi in modo magistrale. Tastiere giocose da telefilm anni ottanta sono strettamente connesse ad evoluzioni di bassi studiati a tavolino e per nulla lasciati al caso, veri ed indiscussi protagonisti della produzione edita dalla coraggiosa etichetta di Amsterdam che annovera tra le sue file anche il grande Bas Bron.
-Rui Da Silva “Spreading Isolation” (Kismet): dopo essersi dedicato a Sixty Four Rui Da Silva decide di far ‘risorgere’ la mitica Kismet che si risveglia così da un lungo letargo pensato eterno da molti. “Spreading Isolation” però tralascia la vena progressive-tribal che nel 2000 portò il portoghese al successo (“Touch Me” vendette la bellezza di oltre 50.000 copie !) impugnando lo scettro della microtechno, una suggestiva composizione dettata dall’incedere meccanico di loops avvolti in morbidi cuscini pseudo-trance. “The Regressors” invece si confina entro i suoni attuali che portano la glitch-techno (adorata dai tedeschi) entro un barcollante intreccio di suonini rimbalzanti. Più basico e meno studiato rispetto alle vecchie releases, “Spreading Isolation” riporta in carreggiata un nome che in tanti associano alla progressive ma che ora muta pelle e striscia sotto la linearità e i geometrismi di uno stile che meccanizza la più datata house.
-Silicon Soul “Bad Machines” (Soma): pare che sia questo l’ultimo singolo ad essere estratto da “Save Our Souls”, il terzo album (uscito a settembre 2006) del popolare duo formato da Craig Morrison e Graeme Reedie. Scandita da un sample ‘prelevato’ da “Midnight Express” “Bad Machines” gira su un potente basso ed una ritmica la cui compressione riporta dritti agli anni novanta, legame sottolineato anche da intrusioni piano-house scandite da 4/4 quasi eurobeat. Sul lato b l’inedito “Stolen Sunset” dal fascino più trippy distintamente evocato da melodie psichedeliche ed una mistura trance-progressive e “3Am”, ancor più cupa e sognante ubicata tra basslines dark e fisionomie nu-trance, quelle con cui la label scozzese è andata (quasi) sempre d’accordo. Uscirà il 16 aprile.
-Dj Emerson “Max Bass 1” (Micro.Fon): inizialmente devoto al volto della techno più impetuoso e percussivo, Dj Emerson si lascia travolgere dall’ondata di minimalismo che in Germania, da oltre un anno a questa parte, pare aver trovato la terra più fertile. Mettendo insieme un paio di riusciti remix e le tracce più recenti pubblicate solo su vinile, il dj di Berlino realizza il primo volume di “Max Bass”, ambizioso progetto (ispirato dall’e.p. omonimo uscito in dicembre) che mette sotto l’attenzione strutture basiche e rumori gracchianti che spadroneggiano in lungo e in largo. Quasi tutte le tracce sono prodotte insieme a Jochen Gühlke alias J. Breaker (“Cavity”, “Boy Got Bass”, “Big Spliff”, “Firefly”, “Dropshot”, “Ring My Bell” e “Running Down A Dream”) ad eccezione del più pastoso “Rubberband” firmato col talentuoso Dave Shokh.
-The Consumer “Solve The System” (Kondi): terza apparizione su Kondi (dopo “Your Soul For Access” e “Financial Advisory”) per il danese Ruben Andersen alias The Consumer che continua a battere con insistenza la strada dell’electro liquida ispirata dall’amore smisurato per le produzioni di Drexciya e di tutta la famiglia che si è venuta a creare nel corso degli anni (Dopplereffekt, Japanese Telecom, Arpanet etc etc). Sei le tracce emozionali in cui la passione trova accordo nei vecchi strumenti analogici che lasciano vibrare meccanici basslines ed atmosfere tipiche delle science-fictions anni settanta. Tra le più intriganti trovo “Radiology Reference” e “Superior” ove ritraccio similitudini con un vecchio pezzo di Laurent Garnier (“Coloured City”, 1998).
-Cass “You Don’t See” (BluFin): l’inglese Cass Cutbush, spesso in coppia con l’amico Tom Mangan, riappare sulla tedesca BluFin in veste da solista con un progetto a cavallo tra electro ed house. A fare da collante questa volta è una scia pop che rammenta i leggendari Depeche Mode pur non distogliendo l’attenzione dalle strutture tipiche di un brano dance. Il remix di Flinsch’n’Nielson spezzetta i vocals e li conficca in un groove basico e scandito da un basso distorto che lega bene al filone di Tiefschwarz e Black Strobe. Altra versione è quella confezionata da MOGI, ‘mente’ della Wolkenfunken Records e capace di bilanciare con maestria le parti ritmiche house con le spavalderie digitali dell’electronic-style da proporre a platee numerose e chiassose.
-Ron Flatter “She’s Watching Me” (38db Tonsportgruppe): il berlinese, tra le migliori rivelazioni tedesche degli ultimi anni, torna a mostrarsi con un pezzo interamente edificato su loops combinati tra loro secondo la vecchia metodologia di Detroit ma all’insegna di un groove meno evidente che lascia spazio ad una sequenza irrefrenabile di toni alti. Solo alla metà entra un basso sinuoso che riconduce allo stile di Meerestief e Keno. “Side Of Life” deriva dallo stesso impasto sebbene rinforzato da qualche elemento melodico in più. Picchi bleepy e convulsioni pseudo-trance danno colore alla traccia facendola divenire un ottimo jolly da suonare a centro serata. Steso per lungo sulla b side è il remix della title-track firmato dal team svizzero degli Evolent che fa pervenire una versione più insolente e darkeggiante in cui sono gli hihats a predominare su tutto spezzati solo da un disegno di basso alla The Hacker ma qui posizionato in un contesto diverso.
-The Nova Dream Sequence “Dream 3” -the remixes- (Compost): l’alter-ego techno di King Britt torna a colpire con gli estratti dal recente album “Interpretations”. Sembra davvero strano che l’artefice di Sylk 130 sia in grado di concepire un progetto così tanto arrabbiato e selvaggio ma da un artista del suo calibro ci si può aspettare davvero di tutto. “Dream 8” è spassionata deep-techno sorretta da voci da acclamazione in cui s’intravedono le forme degli anni novanta naturalmente studiate e corrette per le platee attuali. “Dream 3” rivive grazie al remix di Auralox che si posa su beats spezzati e coinvolti in un discorso di abstract-chilly mentre Dj Yellow, in oltre nove minuti, ne enfatizza il lato detroit ricostruendo il tutto attraverso l’occhio inquietante di certe cose edite in passato dalla Tresor. Già , qui torna proprio l’appeal dello Stinson (R.I.P.) proiettato maggiormente nelle misure quaternarie.
-Padded Cell “Moon Menace” (DC Recordings): i Padded Cell (Richard ‘Bronx Dogs’ Sen e Neil ‘Dirty Beatniks’ Higgins) si propongono come gli alfieri di un certo conservativismo stilistico nei confronti dello stile 80’s poi condotto per mano in idee dal fascino maggiormente avveniristico. In “Moon Menace” la disco viene assimilata all’electro meno pacchiana e ravvolta in atmosfere cinematiche importate dalle colonne sonore dei films horror. “Faces Of The Forest” tende a smorzare un pò l’alone di suspance sdoganando una vena più acustica che si connette all’indie-rock. Live act o lavoro da studio ? Difficile dirlo viste le improvvisazioni del sax, chitarra e basso che concorrono a costruire un panorama del tutto stupefacente in cui, un orecchio attento, scorgerà anche dei riflessi jazz.
-Aa.Vv. “The Big Freeze” (Platipus): è questo il primo capitolo della nuova mix-serie ideata da Simon Berry alias Art Of Trance, personaggio cardine della scena trance dello scorso decennio nonchè tra i primi a credere nella dream di Robert Miles (la sua Platipus licenzò “Children” parecchi mesi prima dell’exploit mondiale). Con “The Big Freeze” però ci si discosta dalla musica per i clubs trovando locazione sul segmento chilly segnato da presenze orchestrali ed evoluzioni strutturali tipiche delle colonne sonore cinematografiche. Così vengono veicolati nomi come Pass Into Silence, The Orb, Leo Abrahams, Mint Royale, Susumu Yokota, Extrawelt, Biosphere, Nathan Fake, Dousk e Dr. Mottes Euphorhythm, traslazione in chiave ambient per l’indimenticato Dr. Motte, tra i principali fautori della Love Parade. Il progetto appare la via più adatta per lasciarsi in balia di un dolce sogno. Peccato che una volta aperti gli occhi il mondo appaia molto diverso da quello immaginato.
Electric greetz