#143 -Il ritorno di Gudrun Gut

Mente della Monika Enterprise Records fondata nel 1997 col fine di fornire nuovi inputs all’elettronica contemporanea vissuta in tutta la sua globalità (e ciò accade grazie alle intuizioni di artisti come Cobra Killer, Robert Lippok e Barbara Morgenstern), Gudrun Gut è oggi una delle stelle più brillanti dell’universo musicale europeo. Insieme a Bettina Köster forma il duo Mania D, poi con Beate Bartel e Manon Pepita Duursma si dedica al progetto Matador ma sicuramente quello più di rilievo è Malaria! (in cui figurano anche Christine Hahn e Susanne Kuhnke) che nel 2001 svetta in tutte le charts europee grazie alla hit “Kaltes Klares Wasser” sbarcata nel catalogo Superstar. Ma Gudrun Gut si ricorda anche per aver militato nelle file degli Einstürzende Neubauten, la storica band berlinese guidata da Blixa Bargeld. Facendo riferimento a tutte queste importanti esperienze la produttrice tedesca si ripresenta con l’album “I Put A Record On”, naturalmente pubblicato sulla sua Monika Enterprise, con cui tenta ancora di stravolgere le regole della musica (sebbene di regole non se ne dovrebbe avvertire nemmeno l’ombra essendo un’arte libera, almeno in teoria). Lasciandosi alle spalle l’album “Members Of The Ocean Club” composto col canadese Myra Davies, Gudrun Gut confeziona un elaborato ricco di inventiva ed ingentilito da delicate atmosfere. Le canzoni paiono commosse, idealmente situate tra electronica, pop e leggiadra musica da camera, imbastite su trame minimal-techno e vivacizzate attraverso parti vocali e strampalati samples centrifugati in effettistica dal forte impatto. Nella sua interezza “I Put A Record On” pare più spronato verso la dance rispetto alle classiche releases di Monika Enterprise, forte per undici pezzi in cui si manifestano comunque generi apparentemente discordanti (jazz, tango, country e la techno dei glitches). A tracce come “Move Me” (già conosciuta nel 2005 grazie ad una release in 7″ su Earsugar), “Cry Easy”, “Last Night” e “The Land” (dedicata a Martin L. Gore dei Depeche Mode) si aggiungono preziose collaborazioni con Uta Heller & Matt Elliott per “Rock Buttom Riser” (cover degli Smog) e con la già citata Manon Pepita Duursma per “Pleasuretrain” e “The Wheel”. A presenziare è anche il bonus-video di “Celle” composta con Pipilotti Rist in occasione del Sonarambiente Festival 2006. L’album, raffinato come tutte le releases della sua label, è stato mixato in parte da Thomas Fehlmann (The Orb) ed indica senzazioni moderne che in tanti hanno voluto chiamare ‘modern-pop’, mix raggiante tra i ritmi di Dabrye e le intrusioni più intimiste delle Chicks On Speed.

-Imatran Voima “Welfare State Of Mind” (Mighty Robot Recordings): tra i pochi alfieri della finnish-scene da esportazione, il duo degli Imatran Voima torna col secondo album, follow-up del conturbante “The Church Of Latterday Maggots” edito nel 2004 e dal quale venne fuori la hit “Techno Slut” adorata da Dave Clarke. Lo stile degli schivi ragazzi finlandesi è ancora l’electrobass, miscela tra miami bass ed electro nordica nel quale di frequente viene introdotto anche del puro funk accompagnato da laceranti synths e fluttuanti vocoders. Tra improvvisazioni gracchianti e vortici psicotici s’assiste ad una parata di suoni lisergici ed una spirale di basslines industriali rotti dalle sincopi tipiche del break. Il duo (noto anche come V.U.L.V.A.) non ha paura di coniugare la techno (di altri tempi) all’electro (di altri tempi) sfornando un album che metterà in seria difficoltà coloro che ritengono di dover trovare una nomenclatura a tutto e tutti.

-Dominic Shooter “I Can’t Be” -live version- (Sincrotone): la traccia in questione, #002 della neonata Sincrotone, è una vera e propria jam-session vissuta all’interno della sfera della techno più embrionale idealmente collocata tra lo stile di Plastikman e Sleeparchive. Turbinio di flussi magnetici, respingimenti ritmici, evoluzioni atomiche: queste le fondamentali caratteristiche di “I Can’t Be”, una sorta di sogno-inbubo che, dopo il risveglio, vi farà sentire la stanchezza di una traversata dell’Atlantico a nuoto.

-Marco Bernardi “Berlin Brothels E.p.” (DUB): l’esordio dello scozzese Marco Bernardi sulla DUB di Rotterdam si registra con l’allontanamento dalle misure idrauliche susseguitesi su Frustrated Funk. “Berlin Brothels” infatti mostra una singolare alchimia tra pop ed electronica scavata nel glitchy-style, una sperimentazione in cui campeggiano i ritmi frantumati tipici di Aphex Twin. Il remix di Kettel prende in esame un’onda jazzy ravvivata da beats ingentiliti mentre con “Unsettled Nation” Bernardi torna a plasmare i rumori digitali abbinandoli a sottili e sensuali parti vocali. Blips scoppiettanti e fusioni tonali lasciano spazio al remix firmato come Octogen, convulso vortice tra la leggerezza di pads dolci come zucchero e il grattare della deep-house d’ispirazione 90’s.

-Dj Gio MC-505 “Technomotor E.p.” (Fargo): ho deciso di ‘autorecensirmi’ per segnalare il mio primo progetto ‘only digital’ (ma non è escluso che in futuro possa essere ripubblicato in versione vinilica) in cui ha creduto ciecamente la slovena Fargo, sublabel di Matrix Musik e nota per una serie di uscite firmate da nomi come Alenia, Sequan, Alex Long, Torul, Umek, Ignition Technician, Marko Nastic, Hertz ed altri. “Acid Sex” trae linfa vitale dalla sovrapposizione tra rave-techno ed acid evidenziata soprattutto nel finale quando è il Tb-303 a prendere il sopravvento, “Skeleton Mesa” mostra quel che rimane dell’electro-techno spodestata dal tanto chiacchierato minimal, “Valentino On The Road” è cadenzata su effetti brutali e basslines lampeggianti e “Metroid” lascia riassaporare qualche spunto dell’electro liquida (Drexciya). La techno è morta ? W la techno.

-Headman “On And On” -the remixes- (Relish): estratta dall’album “On” pubblicato su Gomma circa un anno fa, “On And On” riappare su Relish in tre inedite versioni. La Club (frutto di un reprise ad opera dello stesso Robi Insinna) è depurata della parte più pop e si muove su un territorio di matrice electronic-funk-rock tagliato in più punti da acuti e striscianti leads. Il remix di Zombie Nation invece espone sub-bass e groove pungente come una pianta grassa, cavo di traino ad un costrutto che manda fuori dagli altoparlanti meno melodie electro e più concatenazioni ritmiche. A chiudere è la versione dei Riot In Belgium dalla presa rapida grazie ad un groove meno studiato. A sporcare la stesura è il noize abbinato a coloriti avvicendamenti tonali che riportano alle produzioni di artisti come Simian Mobile Disco e Justice.

-Aa.Vv. “Berlin Insane IV” (Pale Music): selezionata dal duo dei The Scandals, la raccolta “Berlin Insane” fa registrare la quarta apparizione attraverso una sovrapposizione di stili che la label anglo-tedesca ha ribattezzato come ‘broken waves, gentle rock e filthy pop’. In due cd’s e ben 38 tracce viene snocciolato il meglio dell’antimodaiolo partendo da un brit-pop rivissuto in chiave sperimentale e terminando ad un rock d’avanguardia. Tra i tantissimi ad essere coinvolti Electronicat, Glamour To Kill, Peaches, Mount Sims, Femme Fatale, The World Domination, Warren Suicide, T. Raumschmiere vs. Motor, Neonman, Planning To Rock, Ascii Disko, Mark Moore & Kinky Roland, Eric D. Clark, Punx Souncheck e molti altri che si rendono protagonisti di un continuo sbilanciamento tra dance e mondo delle chitarre distorte.

-Soultourist “Turn Loose” (Drumpoet Community): è questo il #006 della giovane label di Zurigo specializzata in un suono deep dal fascino particolare che ha subito catalizzato l’attenzione di Âme, Chateau Flight e Dixon. Protagonista è ancora una volta il collettivo dei Soultourist (Foster, Ron Shiller, Thabo e Big Clap), in grado di fondere insieme soul, house e techno ricavandone un vortice caldo ed anche un pò romantico (“Turn Loose”). Lievemente più contemplativo il suono di “Lowfield High” (che a volte ricorda una certa progressive inglese in voga qualche anno fa) mentre “Side Dish”, calata sui 100 bpm, prende posto tra chicago e deep house americana, un mix fluente indicato ai fans di Maurice Fulton. Sarà nei negozi dal prossimo 4 maggio.

-Let’s Go Outside “I’ll Lick Your Spine” (Pnuma): lasciando alle spalle releases di Lee Van Dowski & Quenum, Dan Curtin e Scape One la sublabel di Soma s’immerge totalmente nel dub dei poco conosciuti (almeno qui da noi) Let’s Go Outside. Nativi di Portland (Oregon) e già apparsi sulla sperimentalista Buried In Time, i Let’s Go Outside sono protagonisti di un suono a cavallo tra techno ed idm levigato in più parti dall’ambient e dalla voce sibillina di Christina Broussard. La cadenza lussuriosa dell’Original lascia spazio alle misure più danzereccie del remix di Mark Rutherford e Dave Congreve alias Repeat Repeat che risucchiano tutto in un succulento tracciato minimal-glitch ancor più mentale ed onirico.

-Fujiya & Miyagi “Transparent Things” (Grönland Records): già pubblicato per il mercato inglese dalla Tirk e per quello americano dalla Deaf Dumb, “Transparent Things” riappare sulla label di Herbert Grönemeyer. Ricercatissimo poichè contenitore di tracce pubblicate solo su vinile, il lavoro ricorda lo stile di LCD Soundsystem, Erol Alkan, del mondo DFA e del Tiga meno commerciale, tutto trasferito all’interno dell’elettronica degli anni ottanta e novanta. Il suono di Fujiya & Miyagi combina infatti tasselli della musica del passato in un caleidoscopio unico nel quale l’ascoltatore attento potrà rintracciare senza fatica elementi dell’hip-hop e del funk. Nove le tracce tra cui diversi unreleased di forte impatto come “Sucker Punch” e “Cylinders” che si butta a capofitto nel pop meditativo.

-Infected Mushroom “Vicious Delicious” (YoYo): sesto album di una carriera costellata di successi per gli Infected Mushroom (Erez Aizen ed Amit Duvdevani) che introducono sostanziali novità stilistiche all’interno del loro martellante battito psy-trance. I musicisti di Tel Aviv porgono un pop scandito da casse distorte (“Forgive Me”), il neopop abbellito da influenze medio-orientali (“Heavylight”) e la traduzione in chiave pop del rap (“Artilery”). Da segnalare anche l’incisiva “Becoming Insane” annunciata come hit negli scorsi mesi e potenziata dalle parti vocali di Gil Cerezo ‘prevelato’ dalla band messicana dei Kinky.

Electric greetz

DJ GIO MC-505

Giosuè Impellizzeri

Giornalista musicale, consulente per eventi, reporter per festival internazionali, produttore discografico, A&R e promoter per una label, autore della colonna sonora di un videogame, autore di un libro dedicato alla Dance anni Novanta, selezionatore e redattore di shows radiofonici, Dottore in Beni Culturali: tutto in uno. Giosuè Impellizzeri da un lato, DJ Gio MC-505 dall'altro. Le prime recensioni appaiono su una fanzine, nel 1996. Dopo quattro anni inizia il viaggio che si sviluppa su testate cartacee e sul web (TheDanceWeb, Cubase, Trend Discotec, DiscoiD, Radio Italia Network, TechnoDisco, Jay Culture, Soundz, Disc-Jockey.it, Basebog, La Nuit, Jocks Mag, AmPm Magazine). Ogni anno dà vita ad oltre seicento pubblicazioni, tra articoli, recensioni ed interviste realizzate in ogni angolo del pianeta. Tutto ciò gli vale la nomina, da parte di altri esponenti del settore, di 'techno giornalista', rientrando tra i pionieri italiani del giornalismo musicale sul web. Nel 2002 fa ingresso nel circolo dei DJs che si esibiscono in Orgasmatron, contenitore musicale di Radio Italia Network, proponendo per primo in un network italiano appartenente alla fascia del mainstream un certo tipo di Electro, imparentata con la Disco, il Synth Pop e la Techno. Nel medesimo periodo conduce, per la stessa emittente e in particolare per il programma di Tony H e Lady Helena, la rubrica TGH in veste di inviato speciale alla ricerca di novità musicali provenienti da tutto il mondo. Per quel che concerne la sfera della produzione discografica, dopo le demo tracks realizzate nella seconda metà degli anni Novanta, incide il primo EP tra 2001 e 2002, "Android's Society", che contiene "Commodore Generation", remixata dai finlandesi Ural 13 Diktators, finita nella top-ten dei più suonati sulle passerelle di moda milanesi e supportata da nomi importanti tra cui Tampopo, David Carretta, Vitalic, Capri, DJ Hell e Romina Cohn. La storia continua con altre esperienze, vissute prima tra le mura della H*Plus di Tony H ("Tameshi Wari EP" e "Superstar Heroes EP") e poi tra le fila delle tedesche Vokuhila ("Engel Und Teufel EP", con "El Diablero" remixato dagli Hong Kong Counterfeit e Maxx Klaxon), 38db Tonsportgruppe ("Borneo EP", col remix Electro Disco di Chris Kalera) e della slovena Fargo (col rombante "Technomotor EP"). Dal 2005 al 2008 affianca Francesco Passantino e Francesco Zappalà nella conduzione della Tractorecords e della Laboraudio, digital-label concepita come laboratorio di musica finalizzata alla valorizzazione di artisti appartenenti al sottobosco creativo. Poi collabora col bolognese Wawashi DJ (oggi nel chiacchierato progetto Hard Ton) per "Gary Gay", si lascia remixare dallo svedese Joel 'Jor-El' Alter ("Stroboscopic Life"), partecipa al "The Church Of Pippi Langstrumpf" su Dischi Bellini e viene invitato dall'etichetta berlinese Das Drehmoment a prendere parte al progetto "Rückwärts Im Uhrzeigersinn" insieme ad altri artisti di spessore internazionale tra cui Kalson, Replicant, Makina Girgir, Starcluster e Polygamy Boys. Nel 2010, dopo nuove esperienze discografiche ("Gaucho", su Disco Volante Recordings, coi remix di Gabe Catanzaro, Hard Ton, Valyom & Karada, Midnight Express e Bangkok Impact, e "The World In A Pocket EP", su Prodamkey/Analog Dust, avvalorato dalle versioni di -=UHU=-, Alek Stark, Downrocks, Snuff Crew, Gesloten Cirkel e Metacid), diventa free lance per DJ Mag Italia, versione italiana della celeberrima testata editoriale inglese dedicata alla musica elettronica e alla DJculture. In parallelo fonda, con l'amico Mr. Technium, la Sauroid, etichetta che si propone come punto di raccordo e diffusione di diversi stili tra cui Acid House, Italo Disco, Electro, Nu Rave e Chiptune.

Un commento:

  1. ciao Gio, mi hai preceduto sulla recensione del tuo nuovo Technomotor EP… complimenti ed in bocca al lupo!

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