#146 -Gemma Contest, festival della musica elettronica italiana

Gemma Contest è un vero e proprio festival dedicato alla musica elettronica italiana ideato da Fabrizio Bandinelli e Fabio Colicchi col preciso e lodevole intento di dar manforte alla scena nostrana accusata, ormai da anni, di essere poco attraente e priva di spunti creativi. Alle spalle la prima edizione alla quale hanno partecipato personaggi cardine come Francisco, Lele Sacchi, Ajello, Scuola Furano, Cristiano Balducci, Max Durante, Feedback & C34, Brando Lupi, 16Bit Suicide e che è stata protagonista di un grande successo al quale, è auspicabile, possa far seguito quello della seconda prevista per i prossimi 4 e 5 maggio. Riconfermata è la location, il Rialto Sant’Ambrogio di Roma, in cui quindici etichette ed oltre trenta artisti daranno vita a showcases su tre palchi distinti. Il giardino esterno della struttura sarà invece trasformato in un vero e proprio bazar della musica grazie all’allestimento dell’Italian Vinyl Market attraverso cui le etichette coinvolte esporranno e metteranno in vendita le proprie releases e merchandising. Appassionati ed esperti ma anche curiosi e neofiti si mischeranno a dj’s, produttori, promoter ed addetti ai lavori dando vita ad un evento unico in Italia nel suo genere. Le novità non mancheranno: quest’anno infatti Gemma Contest s’arricchisce con le finali di Elettrowave Challenge (il concorso che da mesi raccoglie le nuove leve dell’elettronica nostrana) e con la distribuzione di interessanti quanto esaustive descrizioni cartacee della musica e degli artisti coinvolti (da Gaetano Parisio a Renato Figoli, da Andy Vaz a Luca Bacchetti, da Carola Pisaturo a Davide Squillace, da Touane a Claudio Fabrianesi passando per Dj Dandi & Ugo, Pinktronix, Diego Montinaro, Francesco Passantino, Dj Gio MC-505, Francesco Zappalà, Stefano Lotti, Andrea Ferlin e molti altri) contribuendo ancor più attivamente alla (ri)costruzione della scena elettronica del nostro Paese. Il tutto valorizza così personaggi costretti a cercare oltre i confini patri la fortuna e la giusta strada da percorrere per raggiungere risultati. Gemma Contest risveglia la voglia di rivalutare la scena musicale interna da tempo messa in ombra da quella di Paesi più ricettivi alle novità come Germania ed Inghilterra.

-Aa.Vv. “Compost Black Label Series Vol. 2” (Compost): a venti uscite dalla nascita, la label monegasca effettua il secondo riassunto pubblicandolo su un cd che tornerà utile a coloro che, sbadatamente, non hanno prestato sufficiente attenzione. Panoramica generale che va dal #09 al #18 passando per Patrick Pulsinger (prima col featuring di Snax e poi con quello di G. Rizo), Shahrokh SoundofK, Studio R featuring Capitol R, Move D e gli estrosi TJ Kong & Nuno Dos Santos con la loro technucada, un brillante mix scaturito dal singolare accoppiamento tra techno e batucada. Ad emergere poi è la passione per l’electronic-disco ripresa e riconfezionata per l’occasione da Dj Enne, Zwicker, Wagon Cookin e gli italiani Phreek Plus One che, mediante “Laser Rock”, lasciano emergere venature baleariche.

-Henrik Schwarz “Walk Music” (Moodmusic): superata la soglia della release #050 la Moodmusic (tra le prime a sperimentare con passione, in tempi non sospetti, le possibili combinazioni tra house e techno) torna ad investire sulla musica di Henrik Schwarz, personaggio noto anche per grandi doti culinarie. “Walk Music”, che ben figurava nell'”Henrik Schwarz Live” del 2005, sgancia sensazioni deep e prende le sembianze di una vera e propria escursione all’interno del soul-funk-disco sempre scandito da un curioso quanto facilmente memorizzabile vocal-sample a volte stravolto dall’effetto reverse. Sul lato b troviamo la 2003 Version contraddistinta da una cassa più marcata ed un’evoluzione meno orchestrale e più incentrata sui ritmi.

-Kissogram “Nothing, Sir!” (Louisville): dai tempi degli esordi (1999) in cui disponevano solo di qualche synths, una drum-machine, un mixer, un registratore ad otto piste ed un microfono acquistato al supermercato, ne hanno fatta di strada. Oggi i Kissogram, passati dalla Blaou Sounds che per prima credette in loro all’Electric Kingdom di Westbam, sono tra gli alfieri migliori messi in mostra dalla coraggiosa Louisville. “Nothing, Sir!” è pieno come un uovo di innovazioni solari e distanti dai preconcetti, un disco a cavallo tra indie, electro e country esternate in dodici tracce dalle quali si levano con forza “I’m The Night Before”, “Shuffle Along”, “She’s An Apple Pie” e “Manager In Love”. Un album diverso dalla massa e vicino alle sperimentazioni di cui s’inizia ad avvertire un pò la mancanza.

-DMX Krew “Snow Cub” (Breakin’ Records): dopo tre anni d’ibernazione completa la leggendaria label di Edward ‘DMX Krew’ Upton torna a respirare. Il ‘risveglio’ di Breakin’ ci riporta la tipica spavalderia del musicista inglese in grado di passare, con disarmante dimestichezza, dalle spensierate atmosfere electro-disco (ricordate il moniker David Michael Cross ?) ai più sperimentalisti singulti cosmici apparsi sulla Rephlex di Aphex Twin e Grant Wilson-Claridge. Se “Snow Cub” s’articola in direzioni quasi drum’n’bass “The Storm King” riconduce al suono caldo dei synths che evapora sotto le spinte dei basslines arpeggiati (ma mai conclusi) ed una fioca luce acida. “Funk Cube” si colloca tra italo e break, il remix di “Emerging Technology” (l’originale era in “Sound Of The Street”, 1996) gonfia i woofers attraverso le scomposte misure del dub e quello di “Blip Beats” (la prima versione risale al 2001) si nutre coi suoni alla Drexciya. Un più che gradito ritorno per Breakin’ al quale, si spera, possa far presto seguito qualcos’altro di egual fattura.

-Spartacus “Robodisko E.p.” (Laboraudio): traendo spunto dalle gesta di Spartaco, gladiatore romano che capeggiò la più impegnativa delle guerre servili, il misterioso Spartacus si fa alfiere di un concentrato di sogni vintage, un flusso profondo ed impenetrabile che trae forza dalle ambientazioni retro, dai classici suoni 80’s, dalle strumentazioni d’altri tempi (Tr-808 su tutto) giocando quasi a costruire una sorta di live-performance immobilizzata per essere riascoltata in qualsiasi momento della giornata. “Robodisko E.p.” raduna cinque tracce, un pò polverose, dai richiami palesemente old-school (qualcuno in Germania le ha già paragonate alle releases degli Ectomorph su Interdimensional Transmissions) ed accomunate da un sottile humor che inneggia ai licantropi (“The Night Of Werewolves”) e che rimette in discussione il numero del diavolo (“The Number Of The Beast Is … 505”). Alla fine la domanda senza risposta rimane solo una: chi è Spartacus ?

-SkatebÃ¥rd “Vuelo E.p.” (Radius): emergente nome della scena norvegese, quello di BÃ¥rd Aasen Lødemel alias SkatebÃ¥rd è ora al cospetto di un pubblico più folto grazie alla belga Radius, uno dei capisaldi tra le labels che giocano con la musica del passato strizzandola in circuiti moderni. Connubio tra past, present and future, “Vuelo E.p.” mette in correlazione la polverosa italo e la sequenziale synth-disco alla più cibernetica space-electro enfatizzata da aperture trance piuttosto malinconiche. Qualche acuto techno lo si apprezza in “June Nights South Of Siena” ove le melodie sono cucite su parti minimali tagliate da potenti snares che paiono veri lampi a ciel sereno. Ingredienti gustosi insomma per la ricetta di SkatebÃ¥rd: italo, space electro ed un pizzico di trance modernizzata.

-Zoo Brazil “Video Rockets” (Harthouse Mannheim): a poco più di un anno dalla pubblicazione di “Zoo Brazil Needs You” la Harthouse Mannheim torna ad investire sul sound degli svedesi Zoo Brazil. La strada battuta con insistenza è ancora quella dell’electro-house, ora con prevalenze sintetiche, poi con distorsioni alla Alter Ego. Intrecci ritmici e tonalità acute si susseguono rammentando le più recenti produzioni di Huntemann, Stephan Bodzin e Marc Romboy ad eccezione di “Reekd” in cui s’assiste ad un’evoluzione pseudo ebm coi bassi inaciditi. Peccato che quest’impennata duri poco visto che il discorso prosegue senza altri picchi creativi facendo di “Video Rockets” un elaborato ideale per i giovanissimi ma meno attraente per i più grandi che, dalla Svezia, si aspettano qualcosa di più di un collage modaiolo.

-Gunne featuring Escalope “Sometimes I Don’t Understand” (Mint Condition): pronto da oltre sei mesi, finalmente esce il nuovo singolo del tedesco Gunne, già avvistato su Lebensfreude, Audiomorph ed Opossum. “Sometimes I Don’t Understand” ha il sapore di un disco trendy ma non troppo, potenzialmente ubicabile tra lo stile Pokerflat e Resopal attraversato in alcuni punti dall’astrattismo tipico di Kompakt o Areal. La novità risiede nella presenza di una parte cantata ad opera della berlinese Lysann Zander, già coinvolta da Lenke per il citato “Sleepin’ Beauty” su Opossum. Il remix porta la firma del madrileno HD Substance che, quasi per effetto di una pozione magica, ricrea atmosfere ibride nate dalla coesione di “Silence” (la hit di Delerium featuring Sarah Mc Lachlan) e “Gipsy Woman” di Crystal Waters. Chiude la parata “Last Caress”, quella corrosa più di tutte dai plug-ins. Ravvivata dal gusto per il dark, la traccia assomiglia ad un Dapayk coi beats lividi che, con le loro parti granulose, scivolano sui bassi cupi e tenebrosi.

-Juho Kahilainen “Sleeping With The Lizards” (BPitch Control): per l’esordio sulla label della Allien il finnico Kahilainen sigla l’accordo con la deep-micro-techno, stile che depura la più anziana techno della storica aggressività traghettandola su lidi più armoniosi e trancy. L’Original ricalca in parte lo stile già promosso (con successo) su labels come Adrenogroov ed Initial Cuts mentre i MyMy, sull’onda del recente album “Songs For The Gentle”, ne realizzano una sorta di tool tra minimal e tech-house più soffusa ed un tantino noiosa per chi è alla ricerca di soluzioni maggiormente adatte a dancefloors affollati.

-John Dahlbäck “Pickadoll’s” (Pickadoll): c’è chi lo definisce un vero fenomeno e chi invece non degna i suoi pezzi nemmeno di un veloce quanto superficiale ascolto poichè ritenuti fin troppo modaioli. L’appena ventiduenne svedese, che ha ereditato la passione per i suoni elettronici dal cugino Jesper, raduna le tracce migliori pubblicate dalla sua Pickadoll, quasi tutte di sua creazione (qualcuno inizia a chiedersi dove il giovinetto trovi il tempo necessario per confezionare tanta musica azzardando anche l’ipotesi che ci sia qualcuno a lavorare per lui) come “Leave The Breadcrumbs”, “Skrutt”, “Bobobear”, “Kingkong”, “Snowman” ed “If You Give Me”. Poi “Hoodinge”, “Jagging” e “Rince #1” nate dalla collaborazione con Mark O’Sullivan e i (pochi) spazi concessi ad ospiti come Sébastien Léger, Dada Life ed Özgür Can. Quella di Pickadoll non è altro che trendy music intersecata da linee techno-rave ed acide, scanzonata, giocosa, dalle costruzioni tutt’altro che imprevedibili. Forse è stata proprio la semplicità ad aver premiato lo svedese facendolo divenire l’eroe dei giovanissimi che lo hanno eletto il re indiscusso dell’electro-house.

-Christian Fischer & Dj Lucca “Orange Sky” (Definition): il ‘maestro’ di Leipzig stringe (nuovamente) la mano a Lucie ‘Lucca’ Kvasnicová, in cui credette ciecamente già nel 2004 pubblicando “Fast Life” su Definition. Dopo un lungo arco di tempo la bella dj ceca torna sulla label tedesca con un pezzo che davvero poco ricorda il passato discografico di entrambi. L’Original Mix è pervasa totalmente da una scia tech-house dall’impatto pop, oserei dire ‘commercia(bi)le’. Il Groovox remix punta a potenziare un pò i grooves accentuandone i battiti ed introducendo qualche spunto trance. Un prodotto che farà crossover questo “Orange Sky” che accende nuovamente le luci su una Definition decisamente camaleontica.

-Guitar “Dealin With Signal And Noise” (Onitor): Michael Lückner continua nell’accostare il caldo suono della chitarra a quello più schematizzato e futuristico degli strumenti virtuali. Il nuovo album, follow-up dell’acclamato “Tokyo”, è un lavoro obliquo, in perfetto equilibrio tra acustica ed elettronica, ora psichedelico e poi heavy, ora noize e poi proiettato in una sorta di neo-pop d’avanguardia. Il suono di pipa e koto (tipici della cultura nipponica) viene miscelato acrobaticamente fornendo come naturale risultato le bizzarrie spesso situate ai confini col rumorismo d’avanguardia scandito da tenebrose ambientazioni (“Ballad Of The Tremoloser”) o, come già detto, le soluzioni rivolte ad un pop dalle larghe vedute (“Flowers Look Up Into The Sky”, “Just Like Honey”). Onitor fa sapere che a fine estate pubblicherà anche un ‘best of’ creato dalla raccolta di tracce sinora pubblicate solo per il territorio giapponese.

-The Freak Show “The Less You Freak …” (YoYo): il più recente ‘acquisto’ di BNE che si allarga di anno in anno, The Freak Show è il progetto di Itay Avraham ed Itay Dangur. Nel loro album di debutto si ergono trionfalmente electro e trance, connesse da una dinamica potente, come quella di tutta la musica esportata con successo dalla label israeliana. Si assapora un pò di low-fi (“Computer Addict”) echi dream (“Danger”), arrangiamenti euro-trance (“Hangover”), scompaginamenti acidi (“Waiting For A Mission”), l’old-school (“Coming”) ed anche la cover della popolare “Spin Me Round” (l’originale, risalente al lontano 1984, era dei Dead Or Alive capitanati da Pete Burns). Tutto viene accomunato dalle caratteristiche sequenze martellanti tipiche della psy-trance, filone musicale che Israele ha eletto come baluardo di una produzione che, almeno per il momento, pare non conoscere soste.

Electric greetz

DJ GIO MC-505

Giosuè Impellizzeri

Giornalista musicale, consulente per eventi, reporter per festival internazionali, produttore discografico, A&R e promoter per una label, autore della colonna sonora di un videogame, autore di un libro dedicato alla Dance anni Novanta, selezionatore e redattore di shows radiofonici, Dottore in Beni Culturali: tutto in uno. Giosuè Impellizzeri da un lato, DJ Gio MC-505 dall'altro. Le prime recensioni appaiono su una fanzine, nel 1996. Dopo quattro anni inizia il viaggio che si sviluppa su testate cartacee e sul web (TheDanceWeb, Cubase, Trend Discotec, DiscoiD, Radio Italia Network, TechnoDisco, Jay Culture, Soundz, Disc-Jockey.it, Basebog, La Nuit, Jocks Mag, AmPm Magazine). Ogni anno dà vita ad oltre seicento pubblicazioni, tra articoli, recensioni ed interviste realizzate in ogni angolo del pianeta. Tutto ciò gli vale la nomina, da parte di altri esponenti del settore, di 'techno giornalista', rientrando tra i pionieri italiani del giornalismo musicale sul web. Nel 2002 fa ingresso nel circolo dei DJs che si esibiscono in Orgasmatron, contenitore musicale di Radio Italia Network, proponendo per primo in un network italiano appartenente alla fascia del mainstream un certo tipo di Electro, imparentata con la Disco, il Synth Pop e la Techno. Nel medesimo periodo conduce, per la stessa emittente e in particolare per il programma di Tony H e Lady Helena, la rubrica TGH in veste di inviato speciale alla ricerca di novità musicali provenienti da tutto il mondo. Per quel che concerne la sfera della produzione discografica, dopo le demo tracks realizzate nella seconda metà degli anni Novanta, incide il primo EP tra 2001 e 2002, "Android's Society", che contiene "Commodore Generation", remixata dai finlandesi Ural 13 Diktators, finita nella top-ten dei più suonati sulle passerelle di moda milanesi e supportata da nomi importanti tra cui Tampopo, David Carretta, Vitalic, Capri, DJ Hell e Romina Cohn. La storia continua con altre esperienze, vissute prima tra le mura della H*Plus di Tony H ("Tameshi Wari EP" e "Superstar Heroes EP") e poi tra le fila delle tedesche Vokuhila ("Engel Und Teufel EP", con "El Diablero" remixato dagli Hong Kong Counterfeit e Maxx Klaxon), 38db Tonsportgruppe ("Borneo EP", col remix Electro Disco di Chris Kalera) e della slovena Fargo (col rombante "Technomotor EP"). Dal 2005 al 2008 affianca Francesco Passantino e Francesco Zappalà nella conduzione della Tractorecords e della Laboraudio, digital-label concepita come laboratorio di musica finalizzata alla valorizzazione di artisti appartenenti al sottobosco creativo. Poi collabora col bolognese Wawashi DJ (oggi nel chiacchierato progetto Hard Ton) per "Gary Gay", si lascia remixare dallo svedese Joel 'Jor-El' Alter ("Stroboscopic Life"), partecipa al "The Church Of Pippi Langstrumpf" su Dischi Bellini e viene invitato dall'etichetta berlinese Das Drehmoment a prendere parte al progetto "Rückwärts Im Uhrzeigersinn" insieme ad altri artisti di spessore internazionale tra cui Kalson, Replicant, Makina Girgir, Starcluster e Polygamy Boys. Nel 2010, dopo nuove esperienze discografiche ("Gaucho", su Disco Volante Recordings, coi remix di Gabe Catanzaro, Hard Ton, Valyom & Karada, Midnight Express e Bangkok Impact, e "The World In A Pocket EP", su Prodamkey/Analog Dust, avvalorato dalle versioni di -=UHU=-, Alek Stark, Downrocks, Snuff Crew, Gesloten Cirkel e Metacid), diventa free lance per DJ Mag Italia, versione italiana della celeberrima testata editoriale inglese dedicata alla musica elettronica e alla DJculture. In parallelo fonda, con l'amico Mr. Technium, la Sauroid, etichetta che si propone come punto di raccordo e diffusione di diversi stili tra cui Acid House, Italo Disco, Electro, Nu Rave e Chiptune.

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