#155 -Il mix-cd di Christian Fischer

Sono in tanti ad asserire che se non ci fosse stato Christian Fischer la techno avrebbe faticato molto ad imporsi a Leipzig. Grazie alla sua caparbietà nel perseguire sempre un preciso obiettivo la città tedesca è diventata uno dei maggiori punti di snodo della musica elettronica, un centro urbano che oggi incorona il dj-producer come l’iniziatore di una scuola di pensiero a cui molti si sono allineati. L’esordio (fortunato) su Statik Entertainment e la fondazione della Definition Records divenuta piattaforma per artisti di calibro internazionale come Alenia, Gianni Parrotta, Arkus P., Davide Squillace, Tuomas Rantanen e molti altri hanno fatto di Christian Fischer uno dei dj’s tedeschi più rappresentativi nel campo della techno. A poche settimane dall’uscita del “Clubtech E.p.” che continua a raccogliere consensi esce il mix-cd “Clubtech Panorama”, edito dalla Thorntree Records ed avvolto dalle grafiche di Erik Kriek. Partendo dal sound più ovattato e miniaturizzato di Schubert, Boris Brejcha e Rejected il tedesco costruisce un tracciato in cui i ritmi e i suoni tendono ad amplificarsi progressivamente sino a raggiungere l’apice mediante una presenza più forte della techno. La ‘scalata’ avviene per mezzo di “Marble House” dei The Knife (Booka Shade remix), “Kerosene” di Stephan Bodzin, “Memory Inc” di Monoroom (Gui Boratto remix) e “Sleepless” di Ellen Allien & Apparat (XTC remix) che poi lasciano spazio a tracce più pressanti e combattive firmate da Len Faki, Pascal F.E.O.S, Koletzki & Meindl, Super Flu e Markus Lange, prima con “Hitman” e poi con la rabbiosa “Ruhestorung Plattenbau” riletta dal francese Oxia. Naturalmente Fischer non tralascia le sue stesse produzioni come “Stay In Peace”, “Payload” e “Fishbone”, quest’ultima firmata col brasiliano Dj Murphy e ritoccata dai richiestissimi Super Flu.

-Retina.It “Semeion” (Hefty): prima formano, con Rino Cerrone, i Qmen, poi diventano i Retina e successivamente i Retina.It: si tratta di Lino Monaco e Nicola Buono, inseguitori di un suono fatto di spezzettamenti farciti di effetti e rumori che, dal 2001, trova appoggio sulla mitica Hefty. “Semeion” è una raccolta di rarità ed inediti come “Uranio” e “T-Ufo” oltre a gemme che segnarono il loro ingresso nella label di Chicago (“Per Assurdo”, “Comunicazione Postmoderna” e “Civiltà Meccanica”) pronte a sottolineare la lotta dei Retina.It contro i cliché e le prevedibilità. Sono loro i veri anticipatori italiani di un certo tipo di glitch che oggi, grazie a molti artisti tedeschi, è riuscito a penetrare con forza nel settore della dance.

-Minus 8 “Night Digger” (Compost Black Label): arriva dalla Svizzera con un carico di electro, house, downbeat e nu-jazz, si chiama Robert Jan Meyer ma il pubblico lo conosce come Minus 8. Dopo “Solaris” rieccolo all’opera su Compost Black Label con “Night Digger” che nella versione originale ricorda la hit di Fairmont (“Gazebo”) per la melodia pizzicata. La Slap invece, prevedibilmente, ruota su picked-bass slappati che rendono il tutto più funk mentre la Late Night Edit spazia nella psichedelia e nei ricordi deep-house. Piazzata, quasi come una bonus-track, è “Rapture” in cui lo svizzero versa rimembranze chicago ed acid.

-Aa.Vv. “Grand Cru” (Connaisseur Recordings): la label di Alex Flitsch si trasforma in una botte dalla quale sgorgano sostanze buone, dolciastre e gradevoli al palato. Per degustare la musica di questa etichetta di Francoforte non serve sicuramente essere dei preparati enologi ma semplicemente appassionati di un ramo sonoro che divide tutto con l’attuale scena tedesca fatta da pochi suoni incastrati l’uno nell’altro come quelli di Ripperton, Pele, Afrilounge e Kollektiv Turmstrasse. Il package racchiude anche il mix-cd di Patrick Chardronnet che mette in sequenza brani di Plasmik, Sebastian Roya, Dave Shokh, Rekleiner ed altri. Un autentico fiasco. Ma di vino pregiato.

-Nudisco “Pepperjuice” (Yellow Tail): il trio di Amburgo conquista il nuovo 12″ di Yellow Tail, neonata division di BluFin. Le linee direttive del loro stile incrociano il minimal più canonico nella title-track, vivacizzata solo da melodie graffiate e lievemente incuneata nella tech-house nel remix di Piemont. “Ajowan” ricalca schemi ancor più crispy ed ipnotici scanditi da un basso in levare di cui però avremmo potuto fare tranquillamente a meno. La vera gemma, che da sola vale l’acquisto del disco, è il remix di Stereofunk in cui una cassa rotonda e pienissima azzanna ricordi 90’s che, nella particolare costruzione sincopata, rilanciano nella mia testa “Passion” di Paris Underground (1993).

-Alexander Robotnick “My La(te)st Album” (Hot Elephant Music): a quattro anni da “Oh No… Robotnick!” che lo introduce nel mondo del djing, Alexander Robotnick incide un nuovo album, l’ultimo della carriera. Dami è ricordato nel mondo come uno dei creatori di un certo tipo di dance elettronica che, nei primi anni ottanta, non voleva affatto essere scambiata per italo-disco o almeno per quella più commerciale e scanzonata. Messo un pò da parte l’animo vintage oggi Robotnick propone
un mosaico di ritmi e suoni moderni che solo in alcune situazioni tendono a rammentare quel che accadeva anni addietro ma mai con quell’accanimento tipico di alcuni produttori nordici. Qui si passa dall’electro-dance scurita a grooves cubici, dalla solarità al suspance tenebroso, da melodie glaciali a vibrazioni acide tutte coordinate entro una partitura che lega passato e presente in cui Robotnick è capace e desideroso di continuare a cavalcare l’onda di un suono che muta camaleonticamente pelle giorno per giorno.

-Holger Brauns “The Salvation/The Remission” (Gumption Recordings): dopo averci trascinato sulle piste da ballo attraverso progetti paralleli come Butschi Reeder, Disable Audio, Force Sense ed Hard Club Band Holger Brauns approda alla Gumption con una coppia di tracce tipicamente trendy. Nata dalla collaborazione con Peklar, “The Salvation” è una lunga (oltre 15 minuti!) escursione all’interno della post-minimal neo-trance scandita bene da una cassa ed avvolta da pads romantici. Più squadrata e geometrizzata “The Remission”, prodotta con Haktan O’ Nal, che ricalca l’ormai classico stile Gumption.

-Eric Electric “W.O.E.” (Phoenix): inizialmente schedulato su Lasergun, “W.O.E.” taglia il nastro inaugurale della Phoenix, neonata etichetta berlinese partner della citata label di Savas Pascalidis. Autore è il suo fondatore, Eric Electric, che incrocia techno, ricordi ebm e new-electro in un composto alchemico che assomiglia molto ai più recenti Get Physical. Il remix è firmato da Denis ‘Remute’ Karimani che lascia spazio a rumori ed interferenze radiofoniche, gracchi e crepitii intercalati a ritmi tech-house che nel loro svolgersi incrociano frammenti di electro volutamente distorta, fluttuante e magnetica. Ormai privo di quella musicalità che contraddistinse i suoi primi lavori (senti Dekathlon, 2002), l’artista di Amburgo è alfiere di una granulosa micro-dub-techno, stile che si riassaporerà nel Phoenix #002 previsto per luglio su cui, probabilmente, avremo modo di tornare a parlare tra qualche settimana.

-Zero Cash “Big Is Chic” (Television Rocks): già coinvolto con Maral Salmassi nel progetto Golden Days, Fabian Stall è l’ideatore del frizzante progetto Zero Cash che equivale ad un vero schiacciasassi per i clubs. “Cream” ruota intorno ad un potente basso alla Ural 13 Diktators abbinato ad un groove vispo, spiazzante, convulso e pieno di suoni e molteplici accorgimenti che contribuiscono ad un continuo susseguirsi di emozioni; “Run For Cover” è edificato ancora su basslines e grooves incessanti con sfumature tonali che non possono che ricordare le scorribande di John Starlight. Dinamico, curioso, incisivo, potente: lo descrivo così questo inno new-techno da cui emerge un’irresistibile vivacità dei ritmi, la bellezza delle melodie ed un’irrefrenabile grinta che lo consacrano tra i dischi tedeschi più belli usciti negli ultimi mesi.

-Aa.Vv. “Tech My House” (Elektrotribe): dopo numerosi singoli la prolifica label tedesca diretta da Romain Favre investe le proprie energie nella prima raccolta lievitata in circa sei mesi di ricerca di nuovi artisti che possano dire la loro sulla nuova techno e sulla nuova house. Rimanendo coerente alla vena stilistica seguita sin dalla prima uscita la struttura berlinese mette insieme artisti tedeschi, italiani, francesi ed inglesi, tutti accomunati dall’ormai tipica miscellanea electro-techno-house colorita da melodie appena sbozzate. Tra le più interessanti trovo la spumeggiante “Mechanic” di Moog Conspiracy, gli astrattismi di “Noch Weniger” di The Free Electric Band, le liquefazioni di “Flat Coke Can’t Dance” di Harnessnoise e i ricordi bleepy di “Refresh” costruita dagli italiani Flavio Lodetti e Cletto Arrighi.

-Filewile “Nassau Massage” (Mouthwatering Records): noti ai più attenti per essere riusciti nel combinare magistralmente breakbeat, house, electronica e dub, Daniel Jakob ed Andreas Ryser alias Filewile incidono il primo album, naturalmente per la propria Mouthwatering. A caratterizzarlo è una lunga sequenza di ospitate che vanno da Joy Frempong a Rider Shafique, da Baby Chann ad RQM sino a Zeno Tornado, Baze ed alla mitica Nicolette Suwoton, artista di punta per la Talkin’ Loud circa dieci anni fa. “Nassau Massage” è costruito su sedici tracce in cui il duo rimane in sospensione tra reggae, electronica ed ambient toccando solo in un paio d’occasioni la neo-dub-minimal potenzialmente valida per i clubs. Per il resto si assiste ad uno sfoggio di sonorità alternative per eccellenza che rasentano anche la jungle, il trip-hop e il chilly che potrebbe essere facilmente confuso con colonne sonore di films.

Electric greetz

DJ GIO MC-505

Giosuè Impellizzeri

Giornalista musicale, consulente per eventi, reporter per festival internazionali, produttore discografico, A&R e promoter per una label, autore della colonna sonora di un videogame, autore di un libro dedicato alla Dance anni Novanta, selezionatore e redattore di shows radiofonici, Dottore in Beni Culturali: tutto in uno. Giosuè Impellizzeri da un lato, DJ Gio MC-505 dall'altro. Le prime recensioni appaiono su una fanzine, nel 1996. Dopo quattro anni inizia il viaggio che si sviluppa su testate cartacee e sul web (TheDanceWeb, Cubase, Trend Discotec, DiscoiD, Radio Italia Network, TechnoDisco, Jay Culture, Soundz, Disc-Jockey.it, Basebog, La Nuit, Jocks Mag, AmPm Magazine). Ogni anno dà vita ad oltre seicento pubblicazioni, tra articoli, recensioni ed interviste realizzate in ogni angolo del pianeta. Tutto ciò gli vale la nomina, da parte di altri esponenti del settore, di 'techno giornalista', rientrando tra i pionieri italiani del giornalismo musicale sul web. Nel 2002 fa ingresso nel circolo dei DJs che si esibiscono in Orgasmatron, contenitore musicale di Radio Italia Network, proponendo per primo in un network italiano appartenente alla fascia del mainstream un certo tipo di Electro, imparentata con la Disco, il Synth Pop e la Techno. Nel medesimo periodo conduce, per la stessa emittente e in particolare per il programma di Tony H e Lady Helena, la rubrica TGH in veste di inviato speciale alla ricerca di novità musicali provenienti da tutto il mondo. Per quel che concerne la sfera della produzione discografica, dopo le demo tracks realizzate nella seconda metà degli anni Novanta, incide il primo EP tra 2001 e 2002, "Android's Society", che contiene "Commodore Generation", remixata dai finlandesi Ural 13 Diktators, finita nella top-ten dei più suonati sulle passerelle di moda milanesi e supportata da nomi importanti tra cui Tampopo, David Carretta, Vitalic, Capri, DJ Hell e Romina Cohn. La storia continua con altre esperienze, vissute prima tra le mura della H*Plus di Tony H ("Tameshi Wari EP" e "Superstar Heroes EP") e poi tra le fila delle tedesche Vokuhila ("Engel Und Teufel EP", con "El Diablero" remixato dagli Hong Kong Counterfeit e Maxx Klaxon), 38db Tonsportgruppe ("Borneo EP", col remix Electro Disco di Chris Kalera) e della slovena Fargo (col rombante "Technomotor EP"). Dal 2005 al 2008 affianca Francesco Passantino e Francesco Zappalà nella conduzione della Tractorecords e della Laboraudio, digital-label concepita come laboratorio di musica finalizzata alla valorizzazione di artisti appartenenti al sottobosco creativo. Poi collabora col bolognese Wawashi DJ (oggi nel chiacchierato progetto Hard Ton) per "Gary Gay", si lascia remixare dallo svedese Joel 'Jor-El' Alter ("Stroboscopic Life"), partecipa al "The Church Of Pippi Langstrumpf" su Dischi Bellini e viene invitato dall'etichetta berlinese Das Drehmoment a prendere parte al progetto "Rückwärts Im Uhrzeigersinn" insieme ad altri artisti di spessore internazionale tra cui Kalson, Replicant, Makina Girgir, Starcluster e Polygamy Boys. Nel 2010, dopo nuove esperienze discografiche ("Gaucho", su Disco Volante Recordings, coi remix di Gabe Catanzaro, Hard Ton, Valyom & Karada, Midnight Express e Bangkok Impact, e "The World In A Pocket EP", su Prodamkey/Analog Dust, avvalorato dalle versioni di -=UHU=-, Alek Stark, Downrocks, Snuff Crew, Gesloten Cirkel e Metacid), diventa free lance per DJ Mag Italia, versione italiana della celeberrima testata editoriale inglese dedicata alla musica elettronica e alla DJculture. In parallelo fonda, con l'amico Mr. Technium, la Sauroid, etichetta che si propone come punto di raccordo e diffusione di diversi stili tra cui Acid House, Italo Disco, Electro, Nu Rave e Chiptune.

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