#160 -Ritorna la compilation dell’U60311

Una lunga saga quella di “U60311” dedicata all’omonimo club di Francoforte specializzato in techno. E’ proprio il genere demonizzato per anni da benpensanti e mass-media che viene affrontato da due nomi emblematici per il panorama internazionale ovvero Dj Rush e Felix Kröcher. Sono loro i protagonisti della Techno Division Vol. 6 messa in circolazione da poche ore dalla V2 (gruppo Virgin) che ormai da anni crede ciecamente in questo progetto finalizzato all’espansione della techno nel mondo. In un periodo in cui la Germania pare assopita dal minimal meno vigoroso e più sonnecchiante esce una compilation che non ammette indecisioni o ripensamenti. Isaiah ‘Dj Rush’ Major, americano ma trapiantato a Berlino ormai da diversi anni, sceglie di contrassegnare il suo cd con un tracciato curioso che nei primi minuti pare contaminarsi di jazz e country (D’Kawa, No Assembly Firm) ma che poi spinge fuori una furiosa techno intagliata in feroci loops e suoni incisivi. Non ci si può esimere dal segnalare la presenza di Joey Beltram, Boriqua Tribez, Dj Bold, Carl Falk, Sutura oltre alle sue “Jack My Body” e la popolare “Get On Up” riletta da Chris Liebing. Ritmi vivi e suoni grezzi danno il tempo al set di Rush, tra i nomi di riferimento per la techno internazionale dell’ultimo decennio. Ad affiancarlo è l’altrettanto quotato Felix Kröcher, tra i più rispettati della nuova scena hardtechno continentale (ma la sua fama è giunta sino al Giappone dove ha partecipato al Wire di Takkyu Ishino). Nella sua scorribanda effettuata per mezzo della consolle si fanno avanti i ritmi roventi di Alloy Mental, Brian Sanhaji, Robert Natus (mascherato da Brainshaker), Dj Ogi, Max Walder & Manu Kenton, Virgil Enzinger, Eric Sneo, Monika Kruse, Mario Ranieri ed altri ancora, tutti accomunati dall’amore per la techno ravvivata dalle percussioni e i suoni gonfiati dai riverberi. Nessun compromesso quindi per questa raccolta pronta ad evidenziare la techno di qualche tempo addietro che, nonostante mode e tendenze avverse, vanta ancora il suo folto numero di sostenitori.

-Aux 88 “Global Darkness E.p.” (Crème Organization): la musica del trio capitanato da Keith Tucker sbarca sull’olandese Crème: a strabiliarci sono pezzi come “Electro Muzik” ed “Interstellar Funk”, meccanicamente riprodotti su sincopi ritmiche posate su rimembranze alla Drexciya, gruppo con cui gli Aux 88 si divide idealmente la reggenza del movimento electro di Detroit. Spazio anche ad una vena lievemente più astratta racchiusa in “Alien Life Form”, ipnotico itinerario tra bassi funk ed aperture spaziali che con lo stile di Crème Organization convola a nozze. L’electro della motorcity è tornata.

-Starlight Boyz “Love Crusader E.p.” (Disco Praline): seguaci dell’electro-disco più spassionata gli Starlight Boyz (Thomas De Lamarzelle e Simon Dusausoy) tornano sulla belga Disco Praline con un e.p. da urlo. “Machine Disco” ricorda il Kiko dei primi Hot Banana, quello più italo-oriented (insieme al fido Gino’s) che fortifica i suoi brani con bassi incisivi e ritmiche da ballare e “Shillien Nights” ruota su basslines arpeggiati in ottava. La più potente rimane “H8”, anthem che pare lievitato sull’ascolto del fortunato “Disco Lunar Module” di Alden Tyrell (2004) e costruito all’interno di melodie alate che planano su beats roventi ed accenni funk. A chiudere è “Atomic Boy”, la nota electro-break ispirata dai Depeche Mode di “Violator” (1990) in cui s’intrecciano arpeggi, beats sincopati e vocoder. Super.

-Mike Litt “Exile On Mainstreet” (Circle): storico dj e conduttore radiofonico, Mike Litt (nel 2000 coinvolto con The Driver Project con la hit autunnale “Eternal Summer”) viene interpellato per il primo mix-cd di Circle. Venti anni vissuti nella house e nella techno gli sono serviti per capire come assemblare magicamente i due mondi e ricavarne un lungo trip pieno di enfasi ed accuratezze formali. Si passa dai freddi futurismi dei Metro Area alla deep-house di Liberto e Forteba, dalle ‘latinerie’ di Pier Bucci ai ritmi bionici di Dominik Eulberg toccando la new-progressive di The Timewriter e Pacjam, il tono contemplativo di Trentemøller e le sviolinate electroidi di James Flavour. Nella tracklist non manca il fondatore di Circle, il buon Alex Flatner che per “The Voice” (ricostruita dagli Spirit Catcher) scomoda Deafny Moon che si lascia andare su liriche in lingua italospagnola avvinghiate ad una solare tech-house dal retrogusto ibizenco.

-Shin “Captain Of The Flying Monkeys” (Yellow Tail): Stephan Hinz, già su Kling Klong, Global Scum e Feed Me, si fa interprete della moderna dance music attraverso il nuovo moniker Shin. L’Original vede il drumming effettato col delay e combinato a repentini slanci del pitch che modificano l’intonazione dei suoni. Il resto è minimal frammentato e ravvivato da andature funk defilate in un risultato decisamente rollin’. Il remix di Patrick Zigon (Earregular, Electribe, Puzzle Traxx, Global Ritmico) segue la scia minimal, un pò deep, spumeggiante e zigzagante soprattutto nel refrain portante che dona un pò di colore in più al nuovo Yellow Tail.

-M.A.N.D.Y. “12 Great Remixes For 11 Great Artists” (Get Physical Music): dal titolo di questa raccolta non spicca certamente la modestia ma, forse, i M.A.N.D.Y. (Patrick Bodmer e Philipp Jung) se lo possono anche permettere. La coppia tedesca divenuta nota sfruttando a pieno regime il fenomeno electro-house raduna i migliori remix confezionati dal 2001 ad oggi raccogliendoli in una sorta di collection che tornerà utile a coloro che, negli anni, se li sono lasciati sfuggire. Dalla primordiale electro-house al neo-minimal i ragazzi di Berlino scelgono i remix realizzati per Tiefschwarz, Røyksopp, Roxy Music, The Knife, Joakim, Rex The Dog, Lindstrøm ed addirittura le Sugababes con “Round Round”. Un ennesimo tassello che va ad aggiungersi allo sfavillante successo ottenuto con la Get Physical Music fondata, quasi per gioco, con gli amici Dj T. e Booka Shade.

-Adam Freeland “Mexico City” (Global Underground): mago incontrastato del big-beat e del breakbeat, Adam Freeland incide un mix-cd dal quale si eleva la colonna sonora del suo ‘break nu school’ caratterizzato da battute spezzate e suoni rave, grezzi ed un pò distorti. Nel primo disco tutto ruota sulle esplosioni deflagranti di tracce come “In The Trees” di Faze Action, “Fuck” di Super Discount, “Half An Edit” di un ben ritrovato Mr. Oizo, “37°” di Oliver Huntemann, “The Phantom” dei Justice, “Signature” di Dj Mehdi, “Sharpen The Knives” di Phones e “Testarossa” di Kavinsky riletta da Sebastian. Il cd 2 rivela invece un lato decisamente diverso, più compito e sognante, meno rumoroso e proiettato in schemi neo-house. Ad attestarlo sono presenze di Justus Köhncke, 120 Days, Gui Boratto, Lee Jones, James Holden, Cobblestone Jazz, il mitico Andrew Weatherall, Fujiya & Miyagi e Mylo, ormai tornato entro le palizzate dell’underground dopo l’exploit di qualche anno fa.

-Sven Wittekind “Seven Deadly Sins” (T:Classixx): i sette peccati capitali, presi in esame (in parte) già anni fa dall’iraniano Dariush, tornano ad essere interpretati in musica. L’idea è di Sven Wittekind, uno dei gladiatori dell’hard-techno moderna fatta da grooves fiammanti e risultato ultimo di un’esasperazione formale della vecchia (e quasi dimenticata) hot-schranz. “Superbia”, “Luxuria”, “Invidia”, “Gula”, “Ira”, “Avaritia” ed “Acedia” sono le proposte del giovane dj-producer, simili tra loro per costruzione ritmica e tavolozza audio, gonfiate da un riverbero corposo e lasciate oscillare con fibrillazione da controtempi. A coronare il tutto il “Sintro” dalle atmosfere gotiche e tenebrose. Uscirà il 7 settembre.

-Dr. Who “Sequence A” (Idroscalo): il mistero dominato da un’apparente calma, tensione per qualcosa che si sente ma non si vede: questo il sunto di “Sequence A”, escursione che in poco più di 18 minuti livella le nostre paure in un lungo sogno (o forse un incubo) pullulante di rumori e strane interferenze che a volte sembrano mettere in correlazione acqua e fuoco, nero e bianco, sporco e pulito. Noize music for advanced ears.

-Ascii.Disko “MDMA” (Pale Music): un tempo alfiere dell’electro-techno più graffiante e corposa, Daniel Holc rappresenta oggi il punto d’interconnessione tra elettronica e punk-rock. Nello studio di Madrid (dove ha fissato dimora da qualche anno lasciando la fredda Amburgo) il tedesco produce “MDMA”, sintesi di electro e rock in pieno stile Northern Lite, con qualche punta acida in più ma dal medesimo abbinamento (chitarra distorta-cassa in quattro). Il remix dei The Scandals enfatizza il lato acustico rallentando i bpm e rendendo il tutto più vicino allo stile anglosassone (leggi indie-rock) mentre quello dei Punx Soundcheck spezzetta i suoni e li sbriciola in beats appuntiti coordinati in movimenti acid e bleepy ammiccando tanto l’occhio (e l’orecchio) agli esperimenti dei fratelli viennesi Christopher e Raphael Just.

-Chris Liebing “Live In Zurich” (CLR): a pochi mesi dal Live @ Womb mr. Liebing rilascia un nuovo mix-cd, questa volta registrato al Rohstofflager di Zurigo lo scorso 5 aprile. Il live-act, che tra l’altro festeggia anche il decennale del noto club elvetico, è frutto della connessione tra un mixer, un paio di controller ed un laptop pilotato da Ableton. A venir fuori è un flusso musicale decisamente rallentato rispetto ai più fiammanti sets che il dj di Francoforte teneva in passato. A fare da testimoni le presenze di Decoy Linzatti, Joris Voorn, Plan Tec, Dj Hell, Meat Katie & D Ramirez, Audion, Phil Kieran, Len Faki, Marc Romboy & Stephan Bodzin, Moby e Luca Baldini (gli ultimi due remixati da Radio Slave). Non mancano certamente le tracce dello stesso Liebing, la “B”, “C” e “D”, in cui mantiene inalterato l’amore per il groove ma lo addolcisce in un discorso a cavallo tra tech-house e neo-minimal.

-Fuckpony + Matthew Styles & Jamie Jones “Lady Judy” (BPitch Control): da un lato Jay Haze, dall’altro i due di Crosstown Rebels per il nuovo BPitch Control che troverete negli stores alla fine di agosto. A contraddistinguere il brano è la ruvida voce di Lil Dirrty Ghetto Bastard che, nella versione di Haze, viene intrecciata ad una variopinta dirty-house vicina al jackin’ americano tradotto in forma moderna ed avvinghiato all’effetto phaser. La voce torna poi nella versione degli inglesi ma attorniata da un costrutto più glitch e microhouse che si avvicina molto allo stile di Detroit Grand Pubahs.

-Lorenz Rhode “Shake It” (Compost): l’ingegnere del suono, più prolifico come remixer che per produzioni proprie (tra gli artisti che hanno richiesto il suo tocco A&P Project, Mateo & Matos, Tom Jones, Full Intention, The Rhythm Slaves, Steve Angello ed Eric Prydz) sbarca su Compost con un ottimo brano che coniuga funky, electro ed house. Ascoltando per bene “Shake It” si possono cogliere influenze alla Stevie Wonder abilmente incastrate nel funk anni ottanta, nel future r’n’b e nel tornado del french-touch alla Daft Punk. Il brano è un omaggio al synth-funk del passato, un vortice retro scandito dall’uso massiccio del talkbox che avvicina il tutto al filone dei Chromeo. Con “Back” invece si fanno avanti influssi alla Justice, frutto di un equipment analogico che in alcuni punti è in grado di riprodurre con fedeltà la grinta e la timbrica sporca dei mitici Cassius.

-Rodion “Romantic Jet Dance” (Gomma): pieno zeppo di piacevoli bizzarrie, il primo album dell’artista romano divenuto pupillo dei Munk ripropone i pezzi di un recente passato (“Atala Ride”, “J_Bunker” e Fisico” per dirne qualcuno) e presenta colorite novità di uno stile coniato su rimembranze italo e funk miscelate ai geometrismi più nitidi di un’electro vissuta in ambito retro. E’ il caso di “Electrica Soca” intagliato in ritmi saltellanti e vocoder, “Via Lactea” sbocciata in seno all’italo-funk, “Luna Dark” che, distanziandosi dall’effetto scuro che il titolo lascia immaginare, fluttua su tematiche ironiche e scanzonate allineate ad ottave che si susseguono con piacevole dimestichezza. Quella di Rodion è musica che diverte ed ironizza su sè stessa, non prendendosi troppo sul serio ed in grado di trascinare sulla pista da ballo con un sorriso sulle labbra.

-Gosub “Watcher From The Black Universe” (Citinite): arriva da Miami la musica astrale di Shad T. Scott, nome che può essere tranquillamente annoverato nella schiera di quei produttori che si pongono il fine di dare un continuum all’opera del compianto James Stinson (Drexciya). Le misure spezzate della Detroit anni novanta vengono ruotate su basslines cibernetici, voci robotiche e melodie celestiali. Il ricordo di Drexciya è vivissimo in “Mind Travel Method” mentre un’electro più eterea e lanciata ai confini con l’ambient è quella di “In The Wind”. In questo suo primo full-lenght edito dall’inglese Citinite Gosub si avvicina in modo sensibile alle liquefazioni audio che negli ultimi anni sono state portate caparbiamente avanti da artisti come Dynarec, Gerald Donald, Kobol Electronics e The Consumer. Il tutto per non dimenticare il grande Stinson.

-Magnum 38 feat. C Vidic “Disco Toni” (Musick): Oliver Greschke alias Magnum 38, dopo una manciata di apparizioni su Shitkatapult, riappare sulla sublabel Musick con un buon pezzo che ricongiunge, per alcuni tratti, le tessere della musica di qualche anno addietro. “Disco Toni” ha il sapore dell’electropunk, sporca ed urlata come certe cose di Peaches o Chicks On Speed, distorta ed ondulata su metriche quasi break. I Motor (Olivier Grasset e Bryan Black) poi fanno un buon lavoro mediante un remix scandito dalla cassa in quattro squartata da un basso violento ed un gioco vivace di sampler sulla parte vocale. Poi, quando sale la chitarra distorta, il confronto con Vitalic pare obbligato.

-Vector Lovers “Afterglow” (Soma): è il terzo lp che Martin Wheeler incide per la scozzese Soma: un lavoro che, a detta dello stesso autore, sarebbe già dovuto uscire giacchè si tratta di una raccolta composta da pezzi rimasti nel cassetto per troppo tempo e da alcune novità che ne segnano il distacco dal suono robotico dei precedenti elaborati. Lo stile analog-future infatti lascia il passo ad un condensato più melodico e lanciato sull’ambient. Spooky, lamenti cinematici, melodie celestiali e contemplative, suoni pizzicati sulle arpe: questo il sunto di ciò che potrete trovare in 13 tracce con cui Wheeler vi augura di trascorrere una buona estate, romantica e soprattutto lontana dal caos e dal trambusto cittadino.

Electric greetz

DJ GIO MC-505

Giosuè Impellizzeri

Giornalista musicale, consulente per eventi, reporter per festival internazionali, produttore discografico, A&R e promoter per una label, autore della colonna sonora di un videogame, autore di un libro dedicato alla Dance anni Novanta, selezionatore e redattore di shows radiofonici, Dottore in Beni Culturali: tutto in uno. Giosuè Impellizzeri da un lato, DJ Gio MC-505 dall'altro. Le prime recensioni appaiono su una fanzine, nel 1996. Dopo quattro anni inizia il viaggio che si sviluppa su testate cartacee e sul web (TheDanceWeb, Cubase, Trend Discotec, DiscoiD, Radio Italia Network, TechnoDisco, Jay Culture, Soundz, Disc-Jockey.it, Basebog, La Nuit, Jocks Mag, AmPm Magazine). Ogni anno dà vita ad oltre seicento pubblicazioni, tra articoli, recensioni ed interviste realizzate in ogni angolo del pianeta. Tutto ciò gli vale la nomina, da parte di altri esponenti del settore, di 'techno giornalista', rientrando tra i pionieri italiani del giornalismo musicale sul web. Nel 2002 fa ingresso nel circolo dei DJs che si esibiscono in Orgasmatron, contenitore musicale di Radio Italia Network, proponendo per primo in un network italiano appartenente alla fascia del mainstream un certo tipo di Electro, imparentata con la Disco, il Synth Pop e la Techno. Nel medesimo periodo conduce, per la stessa emittente e in particolare per il programma di Tony H e Lady Helena, la rubrica TGH in veste di inviato speciale alla ricerca di novità musicali provenienti da tutto il mondo. Per quel che concerne la sfera della produzione discografica, dopo le demo tracks realizzate nella seconda metà degli anni Novanta, incide il primo EP tra 2001 e 2002, "Android's Society", che contiene "Commodore Generation", remixata dai finlandesi Ural 13 Diktators, finita nella top-ten dei più suonati sulle passerelle di moda milanesi e supportata da nomi importanti tra cui Tampopo, David Carretta, Vitalic, Capri, DJ Hell e Romina Cohn. La storia continua con altre esperienze, vissute prima tra le mura della H*Plus di Tony H ("Tameshi Wari EP" e "Superstar Heroes EP") e poi tra le fila delle tedesche Vokuhila ("Engel Und Teufel EP", con "El Diablero" remixato dagli Hong Kong Counterfeit e Maxx Klaxon), 38db Tonsportgruppe ("Borneo EP", col remix Electro Disco di Chris Kalera) e della slovena Fargo (col rombante "Technomotor EP"). Dal 2005 al 2008 affianca Francesco Passantino e Francesco Zappalà nella conduzione della Tractorecords e della Laboraudio, digital-label concepita come laboratorio di musica finalizzata alla valorizzazione di artisti appartenenti al sottobosco creativo. Poi collabora col bolognese Wawashi DJ (oggi nel chiacchierato progetto Hard Ton) per "Gary Gay", si lascia remixare dallo svedese Joel 'Jor-El' Alter ("Stroboscopic Life"), partecipa al "The Church Of Pippi Langstrumpf" su Dischi Bellini e viene invitato dall'etichetta berlinese Das Drehmoment a prendere parte al progetto "Rückwärts Im Uhrzeigersinn" insieme ad altri artisti di spessore internazionale tra cui Kalson, Replicant, Makina Girgir, Starcluster e Polygamy Boys. Nel 2010, dopo nuove esperienze discografiche ("Gaucho", su Disco Volante Recordings, coi remix di Gabe Catanzaro, Hard Ton, Valyom & Karada, Midnight Express e Bangkok Impact, e "The World In A Pocket EP", su Prodamkey/Analog Dust, avvalorato dalle versioni di -=UHU=-, Alek Stark, Downrocks, Snuff Crew, Gesloten Cirkel e Metacid), diventa free lance per DJ Mag Italia, versione italiana della celeberrima testata editoriale inglese dedicata alla musica elettronica e alla DJculture. In parallelo fonda, con l'amico Mr. Technium, la Sauroid, etichetta che si propone come punto di raccordo e diffusione di diversi stili tra cui Acid House, Italo Disco, Electro, Nu Rave e Chiptune.

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