#164 -Il panorama musicale dei Pan-Pot

Divenuti i pupilli di Mobilee, l’etichetta di Anja (Schneider) e Ralf (Kollmann), i Pan-Pot (Tassilo Ippenberger e Thomas Benedix) incidono il primo album lasciando convogliare all’interno tutto il loro amore per quella che chiamano future-techno. Diversamente da quel che si può pensare, “Pan-O-Rama” è qualcosa di più del classico disco minimale, ricco di reminiscenze del vecchio Plastikman (leggi Hawtin) lasciate roteare su strutture dark che ben s’adattano alle svariate situazioni che oggi si presentano ad un disc-jockey. “Three Sixty”, “Ape Shall Never Kill Ape” e “Dog’s Dinner” sono solamente alcuni degli esempi estrapolati da “Pan-O-Rama” che vi faranno capire quanto il duo tedesco ami un certo tipo di sound che definire solamente minimale sarebbe errore. Ascoltando la metallica “Black Fusion” e la violenta “Charly” (col featuring di Hugh Betcha) infatti ci si rende subito conto del vasto pan-o-rama scrutato, lì dove poi si rintracciano anche i vortici di “Apocalyptic Horseman”, “Crank” ed “Hypnotized Shark”. A sottolineare ancor più marcatamente l’eclettismo artistico dei Pan-Pot è “Faces”, nata in collaborazione con Vincenzo (Dessous, liebe*detail) che con le sue melodie eseguite al pianoforte prende le distanze dai magnetismi sinora enunciati.

-Aa.Vv. “Championship Midnight Carizma” (Carizma): si tratta dell’antologia atta a radunare il meglio del catalogo di Carizma, l’etichetta nipponica guidata da Tomoatsu Watanabe che rileva l’eredità lasciata dalla più anziana Frogman, decisamente inattiva negli ultimi tempi. Mai termine più azzeccato di ‘techno-funk’ per la musica proposta incessantemente dal team di Tokyo in cui si potrebbero intravedere con tranquillità risvolti house e disco. Daft Punk più pompati ? Hatiras privato del suo animo più commerciale ? Ecco, forse Carizma è proprio questo. La parata lascia sfilare nomi come High Caliber, JJ Flores & Steve Smooth, David Vendetta, Mark Almaria, Kyle Pound, Filter Freq & Felipe Avelar e Groove Man ma sotto i riflettori non può non esserci il geniale Kagami, prima con “DFT” e poi con “Disco Filter” risorta per mezzo di una lancinante Tropical Grenade Mix. Altro punto di forza è la presenza del citato Watanabe che, sotto lo pseudonimo MOA, firma “All Day Midnight Discotown”, un violento e graffiante anthem in cui si ritrovano frammenti della storica “Get Down Tonight” della KC & The Sunshine Band. La formula è alquanto semplice: disco + techno + funky + house = Carizma.

-Marbert Rocel “Beats Like Bird” (Compost): Marbert Rocel è un duo ben conosciuto in Germania per le performances-live a base di jazz, electro ed house. Non certamente a caso ad emergere da “Beats Like Bird” sono esattamente i colori del jazz e della musica acustica in generale mescolati alle tinte più fredde del micro-dub, un pò scricchiolante e tagliato da linee distorte di basso. Il remix di Douglas Greed (Combination, Freude Am Tanzen, Elster) enfatizza esattamente il lato dance pur rimanendo ancorato alle tipiche paste timbriche soffuse ed alle scie deep-house rischiarate solo da una voce femminile ed un caldo pad. A fare da bonus-track è la curiosa “Tttictictac” che davvero nulla divide col quasi omonimo ballo latino-americano. Protagonista è una chitarra acustica suonata dal vivo abbinata ad una ritmica quaternaria che trasforma tutto in qualcosa di davvero sognante.

-Anthony Rother “So Good” (Datapunk Limited): strattonato a destra e a manca da personaggi di alto calibro (Dj Hell, Sven Väth) ormai quello di Anthony Rother è un nome imperante nello sconfinato panorama musicale europeo. Personalmente trovo che la vena ispirativa dei primi tempi sia andata un pò dispersa a favore di costrutti che si ripetono con troppa frequenza dal 2004 ma comunque “So Good”, coniato dalla stessa matrice di “Father” e di svariate altre tracce estrapolabili da lavori come “Popkiller” e “Super Space Model”, rimane un pezzo piacevole e dal sicuro successo. I suoni, seppur montati in un modo non lontano dalla prevedibilità, rendono bene, soprattutto a volume alto. Ad essersene già accorti sono personaggi come Dave Clarke, Laurent Garnier, The Hacker, Gregor Tresher, Karotte, Kiko, Monika Kruse …

-Dave Hughes “Let’s Do It” (Palette Recordings): l’etichetta di John Tejada mette le mani sul disco d’esordio per Dave Hughes, irlandese di nascita ma residente a Los Angeles dove lavora come ingegnere del suono. In Palette trova il giusto supporto per la sua musica visionaria da cui s’eleva la spavalderia di “Pimp My Glide”, un segmento techno colorito da suoni inframmezzati ad effetti rotatori che faranno venire il mal di testa alla puntina del vostro giradischi. A 3/4 della stesura, dopo il break, il brano ci rivela anche una gradita sorpresa deep. Dal lato b emerge l’ironica “Benus Boats” in cui lo sfasamento del titolo (avrebbe potuto essere “Bonus Beats”) equivale ad un tool spumeggiante ricco di fx luminosi, voci gravi ed un sussulto clickin’ più lampeggiante del solito. Chiude “Make You Like It”, concetto che risiede alla base della filosofia di Hughes e che travolge la glitch-techno con una creatività mai dispersa. Wow! mi viene da esclamare a gran voce.

-Legowelt “Disco Rout” -remixes- (Cocoon): la grande hit di Danny Wolfers che nel 2002 arrivò nelle orecchie della massa ritorna in circolo attraverso due nuovi remix commissionati dalla Cocoon, la stessa che cinque anni or sono licenziò il brano dall’americana Ghostly affidandolo alle sapienti mani di Johannes Heil. Il brano, che avrebbe dovuto figurare nel “Pimpshifter” (Bunker, 2000), viene ora completamente stravolto da Deetron e dai Freeform Five in due versioni che davvero poco dividono col sound electro-disco forgiato dal musicista di Den Haag. Il tutto è ricondotto infatti entro i cunicoli della nuova house tedesca che combacia col neo-minimal per l’organizzazione strutturale dei suoni. Pur non essendo di bassa lega le versioni, a mio avviso, non trovano terreno di confronto con l’Original che resta indiscutibile ed ancora non migliorabile perchè già perfetta.

-Q-Ram “Mr. Maguro” (BluFin): il secondo atto dei Q-Ram (il tedesco Ramon Zenker e il nipponico Q’Hey) arriva ad un anno esatto da “Break It Down”. L’etichetta rimane la BluFin di Colonia che, a pochi giorni dalla pubblicazione ufficiale, assiste ad un notevole buzz. La Meerbusch Mix (dalla Germania) propone un mix tra suoni randomizzati (che si rintracciano con facilità nella nuova corrente neo-minimal) e ritmiche electro-house raggrinzite ed accostabili al filone seguito da Axwell ed Ingrosso. La Sasazuka Mix (dal Giappone) deriva dalla stessa materia, giocata più sulle ottave e sulle melodie sebbene appena accennate. E’ la cassa e il basso che, anche in questo BluFin #029, la fanno da padrone.

-Vincent Koreman “Angst” (Bunker): negli ultimi anni ha preferito esporsi come Ra-X ma in occasione del ritorno su Bunker opta per il suo vero nome e cognome. Presenza rilevante all’interno dello scenario industrial-dark-techno europeo, mr. Koreman è stato uno degli alfieri della mitica KK Records, tra le prime in assoluto a credere in un certo tipo di musica sin dagli anni ottanta. Lievemente camuffata dalla produzione sulla sua Angelmaker la vena gotica dell’olandese torna ora a riecheggiare con inedita veemenza in questo mini-album la cui tiratura si ferma a 300 copie. I sei brani racchiusi si assomigliano tra loro per la scelta dei suoni, distorti, rumorosi e violenti come una certa hardcore dei primi anni novanta. Scegliere tra “Abandon Yr Goals”, “Mind Is Gone” e “The Beast” diventa arduo se vi considerate fanatici del ‘rumore’. Gli amanti invece della dirty-electro rintracceranno in “Yuppie Funk” la preferita mentre per i sostenitori di trivelle cupe ed ambientazioni gotiche saranno utili “Take It Alldom” e “Jezus Kisser” dai quali trasuda il meccanico incedere di casse sporche ed inequivocabili attinenze al death-metal, vecchio amore che Koreman si porta dietro sin dagli esordi.

-Zero Cash “Flash Box” (Television Rocks): Fabian Stall (Electro Atomu, Golden Days, Sauna Kings) è di nuovo all’attacco ! Adorato da Erol Alkan, Tiga e Boris Dlugosch (ma non faceva house ?) il nuovo e fiammante “Flash Box” va a sommarsi ai precedenti “Satan’s Satellites” e “Big Is Chic” che hanno destato clamore grazie ad un’inventiva che ha pochissimi punti in comune con la produzione tedesca contemporanea. “That’s The Way” lascia scorrere un basso vibrante nei vocals di Tristan Bechet (dalla ATOC di New York) che, nella loro coesione, rammentano la vecchia hard-house di Armand Van Helden. Ancor più frenetica e sfrenata è “Whopping Bill”, sulla b-side, che sorprende grazie a melodie zigzaganti ed incandescenti incastrate a dovere in voci adoperate a mò di strumento. Decisamente un capitolo avvincente per la Television Rocks, l’etichetta che Stall ha fondato insieme all’amica Maral Salmassi. Groove like fire !

-Stereo Hookers “Dirty Boy” (Nuuf Music): non difficile da suonare anche in Italia il disco degli Stereo Hookers si rifà alla scuola di Angello, Ingrosso e Prydz pur non essendo svedese (la provenienza è americana). La Pumping Club Mix arriva diretta come un pugno nello stomaco sferrato dal più grintoso dei boxer mentre il remix di Steve Mac assomiglia a Marc Romboy con ritmiche più agguerrite in chiave Systematic. Per chi ama le distorsioni delle chitarre invece la versione da utilizzare è solamente una: la Punk Rock Mix.

Electric greetz

DJ GIO MC-505

Giosuè Impellizzeri

Giornalista musicale, consulente per eventi, reporter per festival internazionali, produttore discografico, A&R e promoter per una label, autore della colonna sonora di un videogame, autore di un libro dedicato alla Dance anni Novanta, selezionatore e redattore di shows radiofonici, Dottore in Beni Culturali: tutto in uno. Giosuè Impellizzeri da un lato, DJ Gio MC-505 dall'altro. Le prime recensioni appaiono su una fanzine, nel 1996. Dopo quattro anni inizia il viaggio che si sviluppa su testate cartacee e sul web (TheDanceWeb, Cubase, Trend Discotec, DiscoiD, Radio Italia Network, TechnoDisco, Jay Culture, Soundz, Disc-Jockey.it, Basebog, La Nuit, Jocks Mag, AmPm Magazine). Ogni anno dà vita ad oltre seicento pubblicazioni, tra articoli, recensioni ed interviste realizzate in ogni angolo del pianeta. Tutto ciò gli vale la nomina, da parte di altri esponenti del settore, di 'techno giornalista', rientrando tra i pionieri italiani del giornalismo musicale sul web. Nel 2002 fa ingresso nel circolo dei DJs che si esibiscono in Orgasmatron, contenitore musicale di Radio Italia Network, proponendo per primo in un network italiano appartenente alla fascia del mainstream un certo tipo di Electro, imparentata con la Disco, il Synth Pop e la Techno. Nel medesimo periodo conduce, per la stessa emittente e in particolare per il programma di Tony H e Lady Helena, la rubrica TGH in veste di inviato speciale alla ricerca di novità musicali provenienti da tutto il mondo. Per quel che concerne la sfera della produzione discografica, dopo le demo tracks realizzate nella seconda metà degli anni Novanta, incide il primo EP tra 2001 e 2002, "Android's Society", che contiene "Commodore Generation", remixata dai finlandesi Ural 13 Diktators, finita nella top-ten dei più suonati sulle passerelle di moda milanesi e supportata da nomi importanti tra cui Tampopo, David Carretta, Vitalic, Capri, DJ Hell e Romina Cohn. La storia continua con altre esperienze, vissute prima tra le mura della H*Plus di Tony H ("Tameshi Wari EP" e "Superstar Heroes EP") e poi tra le fila delle tedesche Vokuhila ("Engel Und Teufel EP", con "El Diablero" remixato dagli Hong Kong Counterfeit e Maxx Klaxon), 38db Tonsportgruppe ("Borneo EP", col remix Electro Disco di Chris Kalera) e della slovena Fargo (col rombante "Technomotor EP"). Dal 2005 al 2008 affianca Francesco Passantino e Francesco Zappalà nella conduzione della Tractorecords e della Laboraudio, digital-label concepita come laboratorio di musica finalizzata alla valorizzazione di artisti appartenenti al sottobosco creativo. Poi collabora col bolognese Wawashi DJ (oggi nel chiacchierato progetto Hard Ton) per "Gary Gay", si lascia remixare dallo svedese Joel 'Jor-El' Alter ("Stroboscopic Life"), partecipa al "The Church Of Pippi Langstrumpf" su Dischi Bellini e viene invitato dall'etichetta berlinese Das Drehmoment a prendere parte al progetto "Rückwärts Im Uhrzeigersinn" insieme ad altri artisti di spessore internazionale tra cui Kalson, Replicant, Makina Girgir, Starcluster e Polygamy Boys. Nel 2010, dopo nuove esperienze discografiche ("Gaucho", su Disco Volante Recordings, coi remix di Gabe Catanzaro, Hard Ton, Valyom & Karada, Midnight Express e Bangkok Impact, e "The World In A Pocket EP", su Prodamkey/Analog Dust, avvalorato dalle versioni di -=UHU=-, Alek Stark, Downrocks, Snuff Crew, Gesloten Cirkel e Metacid), diventa free lance per DJ Mag Italia, versione italiana della celeberrima testata editoriale inglese dedicata alla musica elettronica e alla DJculture. In parallelo fonda, con l'amico Mr. Technium, la Sauroid, etichetta che si propone come punto di raccordo e diffusione di diversi stili tra cui Acid House, Italo Disco, Electro, Nu Rave e Chiptune.

Lascia un commento