#169 -L’incredibile puzzle sonoro dei Robosonic

Sturn Und Drang ossia tempesta ed impeto, uno dei più importanti movimenti culturali tedeschi sorto tra 1765 e 1785 che, insieme al neoclassicismo, ha contribuito più che attivamente alla nascita del Romanticismo d’oltralpe. Adesso il turbolento movimento letterario viene traslato in musica dai Robosonic, il duo formato da Sacha Robotti (ricordate “Nintendo”?) ed Henning Labuhn aka Schall. Uno vive a Berlino, l’altro a Buenos Aires e non si sa come facciano a collaborare visto che a dividerli sono oltre diecimila chilometri ma, a giudicare dal loro primo album, pare che la distanza non sia affatto un elemento frenante. Attraverso “Sturm Und Drang”, titolo che aveva già usato qualche tempo fa il nostrano Picotto nascondendosi dietro il moniker Megamind (correva l’autunno del 1999), dl duo crea una dance multidimensionale, a volte decadente ma mai flaccida. Dentro c’è un pò di tutto, dal post-rave alle oscurità del gothic, dal sid-style tipico dei vecchi videogiochi arcade (ed ecco che torna alla mente il citato “Nintendo”) alla moderna neo-trance sino al fremente mix tra minimal, house e techno mai legate forzatamente dall’estetica del loop oggi tanto di moda. E’ come se l’iconoclastia dello Sturm Und Drang fosse tradotta in beats quaternari da ballare sotto le accecanti luci stroboscopiche. Dodici le tracce, quasi tutte contrassegnate da titoli complessi almeno per noi italiani (“Sprachfehler”, “Die Unerträgliche Leichtigret Des Sens”) tra le quali si rintracciano le già conosciute “Yasmin” e “Die Verwandlung”, tempo addietro rivisitate da remixer d’eccezione come Jesse Rose, Meindl & Koletzki, Christopher Just e The Coconut Wireless. Un itinerario fortissimo quello solcato dai Robosonic, tra nitriti, galoppate, strisciate di bassi funk e samples 70s, tutto incorniciato da un’alta dose di creatività assolutamente non convenzionale. Un grandioso appuntamento con la Diskomafia insomma.

-Ellen Allien “Go” (BPitch Control): finalmente qualcosa che non abbia necessariamente a che fare con l’osannato “Orchestra Of Bubbles”, l’album prodotto con Apparat che dai primi mesi del 2006 ha costituito miniera inesauribile di singoli da far remixare a personaggi più o meno blasonati. In realtà anche per “Go” si allude a qualcosa di preesistente ossia la prima traccia uscita sul mercato per la creativa dj-producer berlinese. Correva il 1994 quando la Championsound di Frank Otto pubblica “Get The Groove Goin'” dalla quale oggi si preleva un vocal-sample per sfruttarlo come base sulla quale installare un’impalcatura techno dalle tinte oscure e dense in cui non c’è molto a parte qualche suono da flipper sparso qua e là. Il remix di Marcel Dettmann (Ostgut Tonträger), già realizzato da tempo per i propri sets ma mai rilasciato ufficialmente, soffia nel tubo della dub-techno poco colorata con lo stilema del minimal sempre ben impresso nella mente. Basico ed ipnotico, come molti oggi vogliono che sia la dance elettronica.

-Lucio & Pep “Inps E.p.” (Ware): Lucio e Giuseppe Carpentieri si stanno slanciando bene nel panorama europeo. Dopo una corposa discografia in formato digitale sbarcano prima sull’iberica Regular ed ora sulla tedesca Ware, la celebre label fondata da Mathias Schaffhäuser giusto dieci anni fa. Il disco si apre con “Bambinello”, un pezzo microhouse incavato in ritmi e rumori con cui i fratelli salernitani si stanno facendo largo nel mercato internazionale. Suoni quasi orientali, un basso raggrinzito e qualche scorcio di percussione afro ne fanno un ottimo tool da giocare al momento giusto. “Inps” invece accorcia le distanze dal più classico minimal vissuto come i recenti Mobilee. Interessante ed inventivo il particolare suono che s’innalza come una tromba d’aria e lascia scorrere sotto di sè un conturbante ritmo pieno di accorgimenti sincopati. Ultima della triade è “Woe Betide You”, icona della congiunzione stilistica tra new-house e post-detroit techno, dominata dal loop e dall’ipnotismo che oggi è divenuto elemento essenziale per ogni produzione di questo genere.

-Kaoru Inoue “The Secret Field” (Mule Musiq): è questo il debutto per Inoue sulla Mule Musiq: l’eclettico artista, meglio conosciuto come Chari Chari, è uno dei producers nipponici house-jazz più conosciuti e rispettati nel proprio Paese anche se davvero poco conosciuto nel nostro continente. Nei suoi interessi, oltre alla dance, c’è anche la bossanova, il progressive-rock, il balearic sound (ascoltare le releases di Aurora firmate con l’amico Daisuke Kojima potrebbe aiutare non poco a capire a cosa mi riferisco) ed anche l’ambient e la new-age impressa nei solchi di questo Mule #20 che ricorda nettamente l’orchestralità tipica di Klaus Schulze o Manuel Gottsching. “The Secret Field” fotografa la tranquillità di una giornata estiva ad Ibiza, lontano dal caos cittadino e dal frastuono delle industrie. “Mystic Motion” ne sfrutta elegantemente la stessa scia con qualche attinenza in più al conterraneo Ryuichi Sakamoto con continue contaminazioni tra musica tradizionale d’Oriente ed avanguardie elettroniche. La title-track rivive sul lato b attraverso il remix di Todd Terje (da non confondere col foneticamente simile Todd Terry) che inietta un bel groove lacerato da calde flessioni funk e disco tipiche per la scuola norvegese di Lindstrøm a cui appartiene.

-Aa.Vv. “Versus” (Refuge Records): Refuge è l’etichetta nata da un’idea di Christophe Hetier alias Antipop, uno dei noti Télépopmusik (ricordate “Breathe” del 2002?). Scagliandosi apertamente contro il movimento del minimal e contro il dominio delle major il francese organizza un e.p. interamente sui versus (letteralmente ‘contro’, dal latino), a volte decisamente inimmaginabili. “Vampy” ad esempio è il frutto della collaborazione tra Antipop ed Asia Argento (già, proprio la figlia di Dario che di recente si è riscoperta dj), un lancinante susseguirsi di melodie sinistre su beats elettronici mentre “Ninagram” è il risultato della coesione tra gli Archigram e i redivivi NIN (Nine Inch Nails), autentico inno indie-electro-rock ideale per pogare sotto le strobo. Poi l’ironia di These Bones che si sbeffeggiano di Britney Spears rielaborando “Toxic” e l’impeto di Daho e Fischerspooner insieme per “Tombe Pur La France” (centra qualcosa la recente elezione di Sarkozy?) rielaborato da Chef in un’esplosiva versione electro-rock ricca di riferimenti ad etichette come Kitsuné, 1st Decade e Freundschaft Musik. Disponibile solo in formato digitale è invece la rilettura di “I Just Can’t Get Enough” dei Depeche Mode per mano di Undpop che travasa tutto il misure quasi tarantellate cancellando l’originale synth-pop ad appannaggio di un gusto latino che si riaggancia bene allo stile di Señor Coconut. Ps: sono attesi i remix di “Vampy” ad opera dei Thugfucker, Inflagranti e The Glass.

-Sankt Göran “Back 2 Back” (Bear Funk Gold): che forza l’etichetta di Benedikt Laube! Con questo nuovo appuntamento ‘dorato’ si lascia spazio alle visioni di Göran Dahlström, un vero fanatico del suono retro messo ottimamente in luce da “Back 2 Back” in cui vengono lasciati roteare elementi funk su soluzioni solari, melodiche e ben rilassate nei ritmi. La vera bomba è incisa sul lato b, quell'”Angel Babe The Tin Man”, ottimo esempio di neo-funk-disco che riceve energia da un bassline consistente e convincente, da melodie italo slappate e decise ed un pad che assomiglia proprio a quello di “Blade Runner” (Vangelis docet). Cosmico!

-Eddy meets Yannah “Remix E.p.” (Compost): tira aria (o vento?) di remix per il duo croato formato da Eddy Ramich e Jana Valdevit. Ad essere rimaneggiati sono i brani del loro secondo album, “Once In A While”, (follow-up di “Just Like…” del 2005) fatti essenzialmente da un soul sofisticato che nasce dai beats urbani e si spinge sino ai confini del future-jazz e dello sweet-pop. Ad imprimere la sferzata maggiormente dance in “Once In A While” ed “U&I” sono rispettivamente Simbad e Karizma, entrambi fautori di due rivisitazioni in perfetta chiave deep-house, molto vicina al filone londinese di primi anni novanta. Diversa la chiave di lettura per “Losing Wings” utilizzata da Koolade (anch’egli da Zagabria) che preferisce sposare il funk elettronico con l’hip-hop più sfizioso ed anticommerciale. Chiude l’Album Version di “Finding Right Time”, in perfetto stile Bugz In The Attic col pop che si attorciglia all’elettronica e al soul. Che classe la Compost.

-AN-2 “Wide Open E.p.” (Theomatic): a pochi mesi dalla pubblicazione dello stratosferico album “On Air” il progetto sovietico di Andrei A. Zakharov ritorna sulla sua Theomatic di San Pietroburgo con un eccellente extended play che profuma di house, disco, funk ed electro. Wow! mi viene subito da esclamare. “Wide Open” sferra ottimi piano-rhodes avvolti in un basso conturbante e in pads strappati alla musica lounge. Su tutto un suadente assolo di chitarra. Che dire poi dell’allettante “Lazy Sun” che su soffici beats house lascia ruotare bassi dannatamente funky? Quella di Zakharov è una sorta di post-garage strumentale ed un pò romantica che non sfigurerebbe affatto in un set del tibetano Daniel Wang. Ultima della triade è “The Gift” dove le pulsazioni sono rallentate e condite con uno spettacolare disegno di bassline in cui gli inviluppi sono ben più che presenti. Poi il resto si sviluppa intorno ad un arpeggio melodico e tanto vicino allo psycho-funk con cui s’affacciarono, ormai quattro anni or sono, i finnici Putsch ’79. Voto? 9.

-LXR “Move To My Plan” (BluFin): LXR è il nome scelto dalla BluFin per inaugurare il suo catalogo nella primavera del 2005 (“Massive_Passive”) cresciuto velocemente nei due anni a seguire. Dopo l'”Elevated E.p.” e “Freak Me” Tobias Lützenkirchen, tra i produttori più di successo negli ultimi anni (e non solo visto che era sempre lui ad armeggiare dietro progetti di vasto interesse come Interactive e Paffendorf) torna a nascondersi dietro la sigla che fa pensare alla vecchia BXR ormai messa nel dimenticatoio anche dai fans più accaniti. Manco a farlo apposta la title-track di questo mix mi ricorda un disco che, nel 2000, fu licenziato in Italia proprio dalla label bresciana ossia “Something About U” di The Act. Il tedesco amplifica la sua vena electro al massimo esponenziale riempiendo bei grooves con bassi corposi, un azzeccato sample vocale ed influssi neo-trance. “Back In Campinas” invece è più sferico e loopy sebbene non faccia sentire l’assenza un bel basso scuro ravvolto in melodie accennate che riportano a pensare ancora alla trance, genere che negli ultimi mesi si sta rivalutando secondo un ottica nuova.

Electric greetz

DJ GIO MC-505

Giosuè Impellizzeri

Giornalista musicale, consulente per eventi, reporter per festival internazionali, produttore discografico, A&R e promoter per una label, autore della colonna sonora di un videogame, autore di un libro dedicato alla Dance anni Novanta, selezionatore e redattore di shows radiofonici, Dottore in Beni Culturali: tutto in uno. Giosuè Impellizzeri da un lato, DJ Gio MC-505 dall'altro. Le prime recensioni appaiono su una fanzine, nel 1996. Dopo quattro anni inizia il viaggio che si sviluppa su testate cartacee e sul web (TheDanceWeb, Cubase, Trend Discotec, DiscoiD, Radio Italia Network, TechnoDisco, Jay Culture, Soundz, Disc-Jockey.it, Basebog, La Nuit, Jocks Mag, AmPm Magazine). Ogni anno dà vita ad oltre seicento pubblicazioni, tra articoli, recensioni ed interviste realizzate in ogni angolo del pianeta. Tutto ciò gli vale la nomina, da parte di altri esponenti del settore, di 'techno giornalista', rientrando tra i pionieri italiani del giornalismo musicale sul web. Nel 2002 fa ingresso nel circolo dei DJs che si esibiscono in Orgasmatron, contenitore musicale di Radio Italia Network, proponendo per primo in un network italiano appartenente alla fascia del mainstream un certo tipo di Electro, imparentata con la Disco, il Synth Pop e la Techno. Nel medesimo periodo conduce, per la stessa emittente e in particolare per il programma di Tony H e Lady Helena, la rubrica TGH in veste di inviato speciale alla ricerca di novità musicali provenienti da tutto il mondo. Per quel che concerne la sfera della produzione discografica, dopo le demo tracks realizzate nella seconda metà degli anni Novanta, incide il primo EP tra 2001 e 2002, "Android's Society", che contiene "Commodore Generation", remixata dai finlandesi Ural 13 Diktators, finita nella top-ten dei più suonati sulle passerelle di moda milanesi e supportata da nomi importanti tra cui Tampopo, David Carretta, Vitalic, Capri, DJ Hell e Romina Cohn. La storia continua con altre esperienze, vissute prima tra le mura della H*Plus di Tony H ("Tameshi Wari EP" e "Superstar Heroes EP") e poi tra le fila delle tedesche Vokuhila ("Engel Und Teufel EP", con "El Diablero" remixato dagli Hong Kong Counterfeit e Maxx Klaxon), 38db Tonsportgruppe ("Borneo EP", col remix Electro Disco di Chris Kalera) e della slovena Fargo (col rombante "Technomotor EP"). Dal 2005 al 2008 affianca Francesco Passantino e Francesco Zappalà nella conduzione della Tractorecords e della Laboraudio, digital-label concepita come laboratorio di musica finalizzata alla valorizzazione di artisti appartenenti al sottobosco creativo. Poi collabora col bolognese Wawashi DJ (oggi nel chiacchierato progetto Hard Ton) per "Gary Gay", si lascia remixare dallo svedese Joel 'Jor-El' Alter ("Stroboscopic Life"), partecipa al "The Church Of Pippi Langstrumpf" su Dischi Bellini e viene invitato dall'etichetta berlinese Das Drehmoment a prendere parte al progetto "Rückwärts Im Uhrzeigersinn" insieme ad altri artisti di spessore internazionale tra cui Kalson, Replicant, Makina Girgir, Starcluster e Polygamy Boys. Nel 2010, dopo nuove esperienze discografiche ("Gaucho", su Disco Volante Recordings, coi remix di Gabe Catanzaro, Hard Ton, Valyom & Karada, Midnight Express e Bangkok Impact, e "The World In A Pocket EP", su Prodamkey/Analog Dust, avvalorato dalle versioni di -=UHU=-, Alek Stark, Downrocks, Snuff Crew, Gesloten Cirkel e Metacid), diventa free lance per DJ Mag Italia, versione italiana della celeberrima testata editoriale inglese dedicata alla musica elettronica e alla DJculture. In parallelo fonda, con l'amico Mr. Technium, la Sauroid, etichetta che si propone come punto di raccordo e diffusione di diversi stili tra cui Acid House, Italo Disco, Electro, Nu Rave e Chiptune.

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