#171 -La nuova raccolta deep-house di Dessous

Dessous Recordings è la piattaforma deep-house fondata nel 1998 a cui Steve ‘Bug’ Brügesch ha voluto affiancato la più spregiudicata Poker Flat. Decine di uscite hanno progressivamente imposto il marchio nel mercato europeo (e non solo) contribuendo più che attivamente all’edificazione di un suono post-moderno che trova nella commistione tra house e progressive la sua principale vena ispirativa. In questi giorni Dessous torna da protagonista con “Best Kept Secrets”, la nuova raccolta che intende dare continuità alla più datata “Erotic Moments In House” e che regala (si fa per dire) una carrellata delle migliori tracce recentemente pubblicate intervallate da qualche anteprima e tante versioni inedite. Il nome che ricorre con più insistenza nella playlist è indubbiamente quello di Phonique che vede le sue tracce remixate da Charles Webster, Will Saul, Mr. V & William Rodriguez e Morgan Geist (si, quello dei Metro Area). Per la musica di Henry & Denis e Dj Fex invece vengono interpellati rispettivamente Efdemin e l’affermata coppia Tanzmann & Stefanik. Passando per Discemi e Simon Flower poi si approda a Clé & Mike Vamp ritoccati dall’honcho Steve Bug. Il package include anche un secondo cd, il bonus-mix realizzato da Vincenzo Ragone (meglio noto come Vincenzo), colonna portante di Dessous nonchè amico di vecchia data di Brügesch sin dai tempi della Raw Elements (1995). Ad essere miscelate sono un mucchio di esclusive firmate da Steve Ferrand & Pete Sung, Ryo Murakami e dai già citati Clé & Mike Vamp (per chi non lo sapesse sono sempre loro a celarsi dietro Artist Unknown, Berlin Mitte Boys e Märtini Brös). Passando per il caldo suono dei Two Armadillos, Alison Marks (ottimamente remixata da Anja Schneider), Nivek Tsoy e bgb si raggiunge il trittico firmato dallo stesso Vincenzo costituito da “The Resident”, “Time Out” e “Fugism” (quest’ultimo realizzato con Elmar Schubert) che completano nel migliore dei modi il tripudio deep e funk di Dessous che conferma la sua stabilità all’interno del variegato mercato discografico continentale.

-Paul Brtschitsch “Hook Up” (Leena Music): la terza uscita sulla ‘sorellina’ di Mobilee apre le porte a Paul Brtschitsch, dj-producer tedesco dalla fama consolidata almeno quanto la complessità di pronuncia del suo cognome. Per lungo tempo metà dei Taksi insieme all’amico André Galluzzi, Brtschitsch vanta un numero impressionante di uscite (oltre trenta) su etichette di tutto rispetto alle quali ora s’aggiunge la doppia a-side che si apre con la mitragliante “Hook Up” con cui l’autore non disperde ai quattro venti il vecchio amore per la techno, quella rotatoria e ciclica che oggi pare essere soppiantata del tutto dal più pacato neo-minimal. Fondamentalmente è il groove a spadroneggiare sul quale viene poi installato un sample vocale che di tanto in tanto riecheggia in un mare di elementi sminuzzati. Sul lato b vi è “Rotate 1976” con cui viene richiamata a gran voce la loopy-techno di un tempo adagiata dolcemente su un profondo sub-bass e cascate di melodie che, soprattutto sul finale, donano un tocco new-trance. Un disco che cresce, cresce, cresce … ed esplode. La techno non è ancora morta.

-Lucio & Pep “A Couple Of Days E.p.” (Maschine Ltd): periodo particolarmente fertile per i fratelli salernitani che, dopo Regular e Ware, sbarcano sulla branca ‘limited’ della Maschine di Oliver Lieb. Il loro è uno stile ormai ben collaudato in tutta Europa, sostanzialmente contraddistinto da grooves new-techno o post-house che dir si voglia. “Sei Un Porco Peppino”, orientato su raggrinzite linee di synth lievemente 90s e su un ritmo pullulante di suoni grattugiati e strani samples di matrice ambient, racchiude anche uno strambo campione vocale (che sia giunto il momento di utilizzare anche ciò che apparentemente è inutilizzabile?). La title-track, “A Couple Of Days”, è leggermente più febbricitante sebbene derivi dall’impasto dei medesimi elementi. Qui la melodia però, seppur appena sbozzata, è resa meno minimale del solito ed enfatizzata da buone armonie. Tira il sipario “I Wish It Was So”, ennesimo esperimento glitchy-dub-techno per i fratelli Carpentieri, alfieri di un suono ruvido e plastico, proprio come piace oggi alle masse discotecare.

-Trial & Error “Akihabara E.p.” (All You Can Beat): sempre più vivacemente ravvivata da trovate curiose l’etichetta di Housemeister e Dirty Doering s’appresta a rilasciare il suo #009 che prosegue la strada di un suono non eccessivamente macchinoso ma dinamico ed attuale quel che basta per poter essere annoverato tra i dischi meno banali del momento. ‘Akihabara’, dalla lingua nipponica, significa letteralmente ‘città elettronica’, quel centro urbano pieno zeppo di strumenti d’altri tempi che in questo extended play sprigionano tutto il loro vigore. In “Suniyaki” si corre sui ritmi taglienti della Tr-808 abbinata ad un Arp Odyssey ed una Elektron Machinedrum: tutto poi è frullato con dovizia con lo scopo di raccogliere quel che oggi rimane dell’immediatezza e della freschezza del tocco analogico. Sul lato b campeggia l’altrettanto valida “Tonkatsu” in cui il gusto per l’improvvisazione è reso ancor meglio da un Tb-303 (ovviamente con le modifiche di Devilfish) interfacciato al Korg Ms-20 ed (ancora) alla Tr-808 che sega di netto il meccanico incedere di refreins acidi, aperture continue di filtri ed un ipnotismo da stordimento. Simile ai più recenti prodotti dell’olandese Like A Tim, quello di Trial & Error è il disco indicato a chi crede che l’acid abbia ancora qualcosa da dire.

-Ilario Naples “UFO” (Elektrotribe): presentato attraverso la collection estiva Ilario Naples ritorna sulla digital label berlinese localizzata in quel di Kienitzer Straße. La sua visione musicale tende a far convivere le battute marcianti della techno e i suoni più ovattati un tempo della progressive ed ora confluiti nella branca neo-minimal. “UFO” è esattamente l’esempio adatto a questo tipo di discorso: da un lato i ritmi decisi e dall’altro una melodia semplicistica ma d’effetto. La traccia è riletta da Moog Conspiracy che attutisce i lividi dei grooves spingendosi all’interno del frangente deep con una cassa più morbida e suoni corrosi dagli effetti. Il tragitto prosegue attraverso un’altra tematica avvolta dal mistero, “Area 51”, che incarna gli stilemi del tipico tool post-house infilato dai glitch e sporcato dal low-fi. Il remix di Humantronic (Neopren Records) poi bilancia perfettamente new-techno e new-house. Bonus-track del progetto è l’Unstable Edit di “UFO”, più diretta ed utile per condire l’airplay radiofonico.

-Chris Hope/Eric Sneo “Round 02” (Battle Kingz): a pochi mesi dal primo episodio che vide schierati da un lato il ‘padron di casa’ Chris Hope e dall’altro Andre Walter (ricordate gli Stigmata?) la Battle Kingz ritorna col suo #002. Questa volta a dare fuoco alla puntina è la techno rumorosa di Eric Sneo, ospite d’onore sul ring sul quale si disputa l’incontro (pacifico) con l’amico Hope. Due le tracce, naturalmente senza titoli (come la tradizione di questo suono tramanda ormai da oltre un decennio) dalle quali affiorano stralci di melodie, elementi funky e ritmo, tanto ritmo, vero motore per la techno vissuta con quest’anima combattiva. Chi sarà l’ospite del #003?

-Le Le “La Bouche” (Magnetron Music): adorato dai Daft Punk e supportato da Carl Craig il nuovo Magnetron si propone come nucleo connettivo tra house, disco e funky. Solo quattrocento le copie di un vinile (dorato) riempito con la musica di un collettivo che raduna Rimer Veeman dei Comtron, Serge Faberyayo dei De Jeugd Van Tegenwoordig e Piet Parra e che punta il dito verso un suono che attinge a piene mani dall’immenso campionario disco ravvivato, nella title-track, da filtri alla Cassius e vocalizzi in lingua francese alla Celvin Rotane. Il sexy-funky, questa volta non distante dallo stile alla Seymour Bits, si riscopre in “Captive (De Ton Chiffre)” più convenzionale alla dance mentre “Le Bret Easton Ellis” si connette ai basslines electro/synth-pop/italo con ricordi alla Patrick Cowley. In chiusura appare il look terzinato di “Le Grand Mechant Look”, spassoso ed a mò di filastrocca. L’album è previsto per febbraio e noi lo aspettiamo in trepidante attesa.

-Guillaume & The Coutu Dumonts “Face A L’Est” (Musique Risquée): presenza fissa al Mutek Festival l’estroso artista (celato da uno pseudonimo che lascia pensare almeno ad un duo) approda sull’etichetta canadese di Akufen col suo primo album. Guillaume è alfiere di una musica cristallina già filtrata attraverso pubblicazioni su Floppy Funk ed Hartchef Discos ma mediante “Face A L’Est” il tutto assume le sembianze di una rielaborazione (creativa) della house di un tempo dotandola di filigrane classic e percussioni. Il tutto comunque non si esula dal filone electro-acustico con cui l’etichetta di Montreal si è fatta spazio nel mercato discografico internazionale. Guillaume è portavoce di un suono che non può (e forse non vuole) trovare spazio nelle classifiche di vendita perchè confezionato con l’intento sperimentatore che davvero poche volte riesce a sposare le esigenze del pubblico. Il full-lenght ora è glitchy (“Domdom”), poi più classico (“Can’t Cheat With Concrete”, “Harmattan”, “They Only Come Out At Night”) e dopo ancor più levigato sugli schemi della micro-deep-house (“Yenon”). Tra le mie preferite c’è la fantasiosa e spumeggiante “Ze Blob”. E’ questo il lavoro giusto per riassaporare le percussioni di qualche tempo fa e nel contempo scrutare in direzione del futuro della funky-house a volte intarsiata di canti etnici (“Fat Cat”, “Salaat Lingue Re”).

Electric greetz

DJ GIO MC-505

Giosuè Impellizzeri

Giornalista musicale, consulente per eventi, reporter per festival internazionali, produttore discografico, A&R e promoter per una label, autore della colonna sonora di un videogame, autore di un libro dedicato alla Dance anni Novanta, selezionatore e redattore di shows radiofonici, Dottore in Beni Culturali: tutto in uno. Giosuè Impellizzeri da un lato, DJ Gio MC-505 dall'altro. Le prime recensioni appaiono su una fanzine, nel 1996. Dopo quattro anni inizia il viaggio che si sviluppa su testate cartacee e sul web (TheDanceWeb, Cubase, Trend Discotec, DiscoiD, Radio Italia Network, TechnoDisco, Jay Culture, Soundz, Disc-Jockey.it, Basebog, La Nuit, Jocks Mag, AmPm Magazine). Ogni anno dà vita ad oltre seicento pubblicazioni, tra articoli, recensioni ed interviste realizzate in ogni angolo del pianeta. Tutto ciò gli vale la nomina, da parte di altri esponenti del settore, di 'techno giornalista', rientrando tra i pionieri italiani del giornalismo musicale sul web. Nel 2002 fa ingresso nel circolo dei DJs che si esibiscono in Orgasmatron, contenitore musicale di Radio Italia Network, proponendo per primo in un network italiano appartenente alla fascia del mainstream un certo tipo di Electro, imparentata con la Disco, il Synth Pop e la Techno. Nel medesimo periodo conduce, per la stessa emittente e in particolare per il programma di Tony H e Lady Helena, la rubrica TGH in veste di inviato speciale alla ricerca di novità musicali provenienti da tutto il mondo. Per quel che concerne la sfera della produzione discografica, dopo le demo tracks realizzate nella seconda metà degli anni Novanta, incide il primo EP tra 2001 e 2002, "Android's Society", che contiene "Commodore Generation", remixata dai finlandesi Ural 13 Diktators, finita nella top-ten dei più suonati sulle passerelle di moda milanesi e supportata da nomi importanti tra cui Tampopo, David Carretta, Vitalic, Capri, DJ Hell e Romina Cohn. La storia continua con altre esperienze, vissute prima tra le mura della H*Plus di Tony H ("Tameshi Wari EP" e "Superstar Heroes EP") e poi tra le fila delle tedesche Vokuhila ("Engel Und Teufel EP", con "El Diablero" remixato dagli Hong Kong Counterfeit e Maxx Klaxon), 38db Tonsportgruppe ("Borneo EP", col remix Electro Disco di Chris Kalera) e della slovena Fargo (col rombante "Technomotor EP"). Dal 2005 al 2008 affianca Francesco Passantino e Francesco Zappalà nella conduzione della Tractorecords e della Laboraudio, digital-label concepita come laboratorio di musica finalizzata alla valorizzazione di artisti appartenenti al sottobosco creativo. Poi collabora col bolognese Wawashi DJ (oggi nel chiacchierato progetto Hard Ton) per "Gary Gay", si lascia remixare dallo svedese Joel 'Jor-El' Alter ("Stroboscopic Life"), partecipa al "The Church Of Pippi Langstrumpf" su Dischi Bellini e viene invitato dall'etichetta berlinese Das Drehmoment a prendere parte al progetto "Rückwärts Im Uhrzeigersinn" insieme ad altri artisti di spessore internazionale tra cui Kalson, Replicant, Makina Girgir, Starcluster e Polygamy Boys. Nel 2010, dopo nuove esperienze discografiche ("Gaucho", su Disco Volante Recordings, coi remix di Gabe Catanzaro, Hard Ton, Valyom & Karada, Midnight Express e Bangkok Impact, e "The World In A Pocket EP", su Prodamkey/Analog Dust, avvalorato dalle versioni di -=UHU=-, Alek Stark, Downrocks, Snuff Crew, Gesloten Cirkel e Metacid), diventa free lance per DJ Mag Italia, versione italiana della celeberrima testata editoriale inglese dedicata alla musica elettronica e alla DJculture. In parallelo fonda, con l'amico Mr. Technium, la Sauroid, etichetta che si propone come punto di raccordo e diffusione di diversi stili tra cui Acid House, Italo Disco, Electro, Nu Rave e Chiptune.

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