#199 -Il secondo album di Fixmer/McCarthy

Sin dalle prime apparizioni da solista (1998), Terence Fixmer venne proclamato dalla stampa internazionale come l’iniziatore della corrente nu-ebm, ricalcando e riproponendo in chiave moderna quel che avevano fatto anni prima artisti come Nitzer Ebb, Front 242, D.A.F., Klinik ed altri. Poi, nel 2003, sull’onda di un successo di caratura internazionale, nasce il progetto Fixmer/McCarthy che lo vede protagonista insieme a Douglas McCarthy, leggendario ed indiscusso leader dei citati Nitzer Ebb. La collaborazione si concretizza grazie all’acclamato album “Between The Devil…” capace di rilanciare il fenomeno dell’electronic body music su scala mondiale. Per dare continuità ad un progetto tanto importante quanto decisivo nella scena contemporanea arriva il secondo full-lenght, “Into The Night”, pubblicato dalla Citizen di Vitalic (sotto licenza della Planete Rouge dello stesso Fixmer). Si tratta di un lavoro decisamente differente dal precedente, soprattutto per la caratteristica di non essere così ‘rumoroso’ come è stato il classico suono fixmeriano negli anni trascorsi. In alcuni punti gli attracchi sono a favore della new-wave dei Depeche Mode (“Banging Down Your Door” sembra ispirata da un mix tra “Enjoy The Silence” e “Behind The Wheel”) e della trance dei VNV Nation (“Love The Night”, “Trans European”). Il ruvido suono dell’ebm si evidenzia in “Look To Me” e “And Then Finally”, già pubblicate su vinile nel 2006, per poi lasciare spazio allo sfoggio di stile di “Blood And Music” e “A Great And Distance Silence”. Qualche spinta ai bpm si sente in “Pistol Whipper”, “Like Voodoo” ed “Hate Me” (tra le più indiavolate), per poi transitare sul rock di “Make War” e finire alla ballata lenta di “Tonight I Sleep”. Meno combattivo e bombante, il duo Fixmer/McCarthy si reinventa e si rimette in discussione in modo talmente radicale che in alcuni punti potreste avere l’impressione di aver sbagliato a leggere i nomi degli autori in copertina. Fixmer è cresciuto e vuole dimostrare di saper fare anche altro che mandare in saturazione i suoni coi distorsori e McCarthy è stufo di gridare a squarciagola: “Into The Night” è il disco della loro maturità artistica, raccolto nella meditazione notturna e prodotto non pensando esclusivamente ai clubs.

-Aa.Vv. “I’m Starting To Feel Ok” (Mule Musiq): la prima compilation della label di Tokyo che adora il cosmic-disco-sound s’intitola “I’m Starting To Feel Ok” e raduna molti inediti e qualche gemma tratta dal passato. Tra ambient, jazzy, electronica e dance, il progetto, curato in primis da Toshiya Kawasaki, è piacevole sin dalle prime battute in cui ci si imbatte nel suono di Yoshihiro Tsukahara, Kaoru Inoue (remixato da Todd Terje) e Tensnake. La tracklist è sempre più scintillante grazie a Terre Thaemlitz, Echologist, Kuniyuki e tocca l’apice con “Deep Ocean Eddie” del finnico Sasse (attenzione, potreste confonderlo con un brano di Legowelt!), “Bad Pulse” di Sly Mongoose remixato dai Padded Cell, “The Session” del sempre più stiloso Henrik Schwarz e “Galaxia” dell’italianissimo Marcello Giordani, ritoccato da Motorcitysoul. Ottimo e stellare.

-Perspects “Rmxd” (Interdimensional Transmissions): aria di remix per alcuni dei brani tratti da “Peopleskills”, l’album di Ian Clark edito nel 2006. “Autobody” viene affidata al francese The Hacker, che innalza la classica massicciata electro-techno intrecciata a ricordi new-wave, lineare, ordinata ed eretta blocco su blocco, ed agli italiani Franz & Shape che invece spostano il baricentro sulla techno farcita dall’ebm, inscritta nel segmento scavato negli anni da artisti come Stamba, Chaotik Ramses, Gallen o David Carretta. I suoni stridono e gridano, potenziando con efficacia la già interessante versione originale. Per “Dried Funeral Siegfried” si interpella Kill Memory Crash, amante degli echi industrial-ebm. Ultima, ma solo in ordine di apparizione, la versione di “Memer” confezionata da Goudron e posata sulle distorsioni di ritmi electro-punk taglienti ed affilati come lame di rasoio.

-Discodromo “Cosmorama” (Internasjonal): il duo tutto italiano dei Discodromo, nato da una costola dei The Magicake (ricordate “I Was Dancing With Boy George” ?), inizia la sua avventura discografica sulla label norvegese di Prins Thomas. “Cosmorama” è un gran pezzo che ricalca lo stile della cosmic-disco, ravvivata da intarsi electro e spigolature afro. Il remix di Brennan Green ne enfatizza il lato space e spooky ma è il Diskomiks di Prins Thomas ad elevarsi visibilmente, grazie alle strutture afro-nu-disco, tipiche per le produzioni norvegesi dell’ultimo quinquennio, atte a rammentare quel che già proponeva Daniele Baldelli quasi trent’anni fa.

-Psychonauts “World Keeps Turning” -remix- (Souvenir): quella che a mio avviso fu una delle tracce migliori dell’album “Songs For Creatures” (International Deejay Gigolo, 2003) viene ‘riesumata’ dalla Souvenir con la finalità di riproporla in due nuove versioni. Quella degli Audiofly ci porge un vibe che è un vero intreccio tra percussioni tribali ed appoggi deep, un pò troppo soporifero per i miei gusti ma dal sicuro effetto nei clubs. Schiacciante è invece l’energia del remix di Mogg (Paul Mogg, ‘socio’ di Pablo Clements proprio in Psychonauts) e Xaver Naudascher (ex The Cosmonauts Of Innerspace, Terranova), che snocciola tutto il vigore delle linee acide partorite dalla immortale Tb-303 sovrapposte magistralmente alla calda voce di Jason Rowe. Se siete curiosi di sapere da dove tutto ciò sia nato non vi resta che posare la puntina sull’Original Mix e sognare.

-Tobias Lützenkirchen “Crossfire” (BluFin): l’iper-prolifico Tobias Lützenkirchen è una delle presenze di maggior rilievo della scuderia BluFin, la label di Colonia che ha saputo cavalcare meglio di tante altre il trend dell’electro-house. Per il nuovo “Crossfire” il tedesco lascia però in disparte la classica collocazione strutturale legata al binomio melodia-basso preferendo spostarsi verso un mix tra techno ed house, spezzato, in alcuni punti, da breaks mozzafiato. Simile per le ritmiche rotolanti è “Pillow Track”, arricchita da un pizzico di suono gotico e da influssi neotrance, semplici ma dannatamente efficaci. Differente invece quel “Final Destination” che mi pare ispirato dalla vecchia electro-techno francese, naturalmente rivista e corretta per il 2008.

-Padded Cell “Word Of Mouth” (DC Recordings): secondo singolo estratto da “Night Must Fall”, “Word Of Mouth” si ripresenta al pubblico in chiave punk-electro-funk. Ottima la reinterpretazione di Mo Becha & David Fouquaert alias The Glimmers (un tempo noti come The Glimmer Twins), potente, graffiante e vicina allo stile punk degli anni ottanta. Il risultato è apprezzabile nonostante faccia a meno della voce di Chloé ‘Battant’ Raunet che invece ritroviamo stesa nell’Original Mix, ubicata tra cosmic-sound e funk moderno. Ammiccante allo stile Kitsuné è invece la versione di Binary Chaffinch che sfiora l’indie-rock. E’ imminente anche il lancio del videoclip che ruoterà intorno alla figura di uno strano essere triangolare e ciclopico, lo stesso che potete già ammirare (si fa per dire) in copertina.

-LDP “Halfway” (LDP Recordings): il secondo album di LDP (acronimo di Luca De Ponti) inizia lì dove si era concluso il primo, “Travel Notes”, e continua a parlare la lingua di una house modernista, rimessa a nuovo, elettrizzata nei suoni, dilaniata dall’effettistica, segmentata negli incastri ritmici. Tutto ciò si ritrova nei beats compressi di “Never Should Be”, poi un ricamo tribale appare in “Get This Party”, “Robbed” e “Black Bananas”, influenzate dalle frequenze di vecchie radio a valvole. Più legate a contesti electro-house invece sono “Stay Behind (Me)”, “Humans”, “Cheers Buddy” e “Supernatural”, improntata sull’utilizzo di un vocal-sample stravolto per tutta la durata del brano. “Firme”, col suo incalzare di synth pizzicati, non è tanto lontano da quello che recentemente ha proposto Datapunk (Frank Kusserow, Dibaba, Xenia Beliayeva). Tra le migliori trovo ci sia “Nightwalk”, nata sul connubio electro-trance che oltre le Alpi sta incuriosendo più di qualcuno. Una buona prova per il giovane producer lombardo.

-Deadbeat “Versionist Carmot E.p.” (Wagon Repair): ogni release di Scott Monteith è una sorpresa: per la seconda apparizione su Wagon Repair, dopo “Eastward On To Mecca”, sceglie una caleidoscopica fusione tra techno, funk ed house. “Boil” è un ritmo che agita al suo interno percussioni ed un hook (distorto) di tromba, “Freeze” invece è il risvolto soffuso, utile a reidratarsi. Legame più stretto con la deep-house e col minimal berlinese è invece promosso da “Evaporate” raggiunto da “Incinerate” che risveglia l’amore per il break più nevrotico e percussivo, con tanto di bassi importati dalla jungle. Come potete vedere (e sentire) ce n’è davvero per tutti i gusti.

-Sepalot “Red Handed” (Compost): l’etichetta di Michael Reinboth ci ha abituato da tempo a familiarizzare con un suono che con la dance ha poco da spartire. E’ il caso di Sepalot, inseguitore di un ramo dell’hip-hop che abbraccia anche funk e lampi elettronici. Già noto in Germania, l’autore si candida a dominare la stagione calda con un full-lenght pieno di potenziali hits, come “She Likes Me” col featuring di Frank Nitty dei Frank’N’Dank, primo singolo estratto. In alcuni casi il suo stile tende a ricordare l’hip-hop dei primi anni novanta. Tra le 17 tracce, avvalorate da vocalist d’eccezione come Saigon, Blu, Esther, Miss Platnum, Shuane, Ladi6 ed OliverDaySoul, troverete sicuramente quella che fa al caso vostro.

Electric greetz

DJ GIO MC-505

Giosuè Impellizzeri

Giornalista musicale, consulente per eventi, reporter per festival internazionali, produttore discografico, A&R e promoter per una label, autore della colonna sonora di un videogame, autore di un libro dedicato alla Dance anni Novanta, selezionatore e redattore di shows radiofonici, Dottore in Beni Culturali: tutto in uno. Giosuè Impellizzeri da un lato, DJ Gio MC-505 dall'altro. Le prime recensioni appaiono su una fanzine, nel 1996. Dopo quattro anni inizia il viaggio che si sviluppa su testate cartacee e sul web (TheDanceWeb, Cubase, Trend Discotec, DiscoiD, Radio Italia Network, TechnoDisco, Jay Culture, Soundz, Disc-Jockey.it, Basebog, La Nuit, Jocks Mag, AmPm Magazine). Ogni anno dà vita ad oltre seicento pubblicazioni, tra articoli, recensioni ed interviste realizzate in ogni angolo del pianeta. Tutto ciò gli vale la nomina, da parte di altri esponenti del settore, di 'techno giornalista', rientrando tra i pionieri italiani del giornalismo musicale sul web. Nel 2002 fa ingresso nel circolo dei DJs che si esibiscono in Orgasmatron, contenitore musicale di Radio Italia Network, proponendo per primo in un network italiano appartenente alla fascia del mainstream un certo tipo di Electro, imparentata con la Disco, il Synth Pop e la Techno. Nel medesimo periodo conduce, per la stessa emittente e in particolare per il programma di Tony H e Lady Helena, la rubrica TGH in veste di inviato speciale alla ricerca di novità musicali provenienti da tutto il mondo. Per quel che concerne la sfera della produzione discografica, dopo le demo tracks realizzate nella seconda metà degli anni Novanta, incide il primo EP tra 2001 e 2002, "Android's Society", che contiene "Commodore Generation", remixata dai finlandesi Ural 13 Diktators, finita nella top-ten dei più suonati sulle passerelle di moda milanesi e supportata da nomi importanti tra cui Tampopo, David Carretta, Vitalic, Capri, DJ Hell e Romina Cohn. La storia continua con altre esperienze, vissute prima tra le mura della H*Plus di Tony H ("Tameshi Wari EP" e "Superstar Heroes EP") e poi tra le fila delle tedesche Vokuhila ("Engel Und Teufel EP", con "El Diablero" remixato dagli Hong Kong Counterfeit e Maxx Klaxon), 38db Tonsportgruppe ("Borneo EP", col remix Electro Disco di Chris Kalera) e della slovena Fargo (col rombante "Technomotor EP"). Dal 2005 al 2008 affianca Francesco Passantino e Francesco Zappalà nella conduzione della Tractorecords e della Laboraudio, digital-label concepita come laboratorio di musica finalizzata alla valorizzazione di artisti appartenenti al sottobosco creativo. Poi collabora col bolognese Wawashi DJ (oggi nel chiacchierato progetto Hard Ton) per "Gary Gay", si lascia remixare dallo svedese Joel 'Jor-El' Alter ("Stroboscopic Life"), partecipa al "The Church Of Pippi Langstrumpf" su Dischi Bellini e viene invitato dall'etichetta berlinese Das Drehmoment a prendere parte al progetto "Rückwärts Im Uhrzeigersinn" insieme ad altri artisti di spessore internazionale tra cui Kalson, Replicant, Makina Girgir, Starcluster e Polygamy Boys. Nel 2010, dopo nuove esperienze discografiche ("Gaucho", su Disco Volante Recordings, coi remix di Gabe Catanzaro, Hard Ton, Valyom & Karada, Midnight Express e Bangkok Impact, e "The World In A Pocket EP", su Prodamkey/Analog Dust, avvalorato dalle versioni di -=UHU=-, Alek Stark, Downrocks, Snuff Crew, Gesloten Cirkel e Metacid), diventa free lance per DJ Mag Italia, versione italiana della celeberrima testata editoriale inglese dedicata alla musica elettronica e alla DJculture. In parallelo fonda, con l'amico Mr. Technium, la Sauroid, etichetta che si propone come punto di raccordo e diffusione di diversi stili tra cui Acid House, Italo Disco, Electro, Nu Rave e Chiptune.

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