#202 -Il nuovo album di Otto Von Schirach

Il rumore è una componente essenziale del sound di Otto Von Schirach, un frenetico quando bizzarro collage tra booty, electro, breakcore e rave music. Scoperto e lanciato nel 2001 dalla Schematic di Miami ed assecondato nelle pazzie sonore, negli anni a seguire, da altre realtà underground come Addict, Rice And Beans, P-Vine, Imputor?, Touchin’ Bass, Ipecac, e Palm Tree Snuff, l’autore tedesco-cubano, remixer per “Professional Distortion” di Miss Kittin e collaboratore dei Modeselektor su BPitch Control, incide un nuovo album, “Oozing Bass Spasm”, approdando sulle sponde della Cock Rock Disco di Jason ‘Dj Donna Summer’ Forrest, un’altra delle strutture che siede agli antipodi delle mode. Nel lavoro, a cui sta per far seguito il singolo “Dance Like A Hoe” con vari remix tra cui quello dei Duran Duran Duran, trovano alloggio ben diciotto tracce gelatinose in cui riecheggia la vecchia hardcore di Rotterdam, samples horror e porno, un nevrotico dub-step, trivelle gabber, voraci ritmi jungle e perfino qualche sprazzo quaternario, piuttosto inusuale per l’artista legato a metriche scomposte al limite della perversione. Von Schirach è uno che dei trends se ne infischia continuando ad appoggiarsi sul suo miami-bass distorto, sul gangsta-rap, sull’afro-noize e su altre curiosissime combinazioni in cui il rumore, per l’appunto il noize, ricopre sempre un ruolo tutt’altro che marginale. Se “Her Blood Is Poison” dovesse risultare fin troppo prevedibile, sarà necessario calarsi nelle misure indiavolate di “Nightmare Nipple F” o di “Magnetic Rave Headache”, ed ancora nelle visionarie “Spine Serpents Of Sperm Island”, “Pussy Pump”, “Satanic Unicorn Orgy” (rilettura del vecchio “I’m Too Sexy” dei Right Said Fred, 1991), “Romance In The Club” e “Sliced Doves On Codeine”, che non sfigurerebbero sulla Ed Banger di Pedro Winter. A ciò aggiungiamo le collaborazioni con Liquido, Nastie, Scotch Egg, Din-St, Pilar Bauman e Mochipet ed “Oozing Bass Spasm” acquisterà ancor più valore. Cercatelo, su cd, vinile ed mp3.

-Raiders Of The Lost ARP “Tema5” (Nature): finalmente ce l’ha fatta: il buon Mario (Pierro), che di buono ha già realizzato un mucchio di cose (Jollymusic, MAT101, Starship 727, Pigna People), partorisce il secondo album da solista, la tappa successiva di “4” del 2004. Le influenze della prima house, nelle tante tracce che ci offre “Tema 5”, sono innegabili, così come quelle del jazz e del soul, seppur viste di scorcio, e della techno detroitiana che, in fin dei conti, pulsa da sempre nei cuori della famiglia Nature. Edificato interamente su strumenti analogici, il disco cammina su una splendente techno-funk, curata in tutti i particolari e dettagli e mai lasciata al caso come in tanti dischi appartenenti alla più recente ondata del ‘minimal del Duemila’. Pierro paga il tributo alla musica di Detroit e Chicago ma non mancando l’appuntamento con strascichi melodici, che ben si riagganciano alla tradizione dell’italo-disco: la fusione di tutto ciò si esterna in “Beyond The Dark”, già pubblicata su vinile qualche mese fa (e remixata da Galaxy 2 Galaxy e Los Hermanos), seguita da altre gemme come “Crashing”, “Summer 1986”, “Love Song”, “Holidays In Space” e tante altre, in cui la dance viene smontata e ricomposta di continuo ma sempre tenendo a mente quelle ‘regole’ che la portano lontano dalle prevedibilità insudiciate dal business.

-Novamen “Lies” (Viewlexx): la chiusura definitiva di CBS (Cybernetic Broadcasting System, che per sei anni è stata la compagna fedele di tutti coloro che amavano un certo modo d’intendere l’electro) non ostacola I-F nella pubblicazione del nuovo Viewlexx, label che faceva sentire la sua cronica assenza da circa due anni. A fornire linfa vitale ad uno dei marchi primari per chi è alla costante ricerca di un suono futuristico ma nel contempo retro, è il duo dei Novamen (Dj Overdose e Mr. Pauli) che, attraverso una sola traccia (il vinile è un one-sided), esprime in maniera eccelsa la sintesi tra electro, disco ed italo, come solo gli olandesi, già da un pò di tempo a questa parte, sanno fare.

-Roland Sebastian Faber “Wettkampf Der Moleküle” (Aube): Aube è la giovane label tedesca, fondata da Michael Künzer ed Aube Velan, in cui alberga la vera arte della synth-disco combinata tra le armonie della new-wave dei primi Depeche Mode e le superbe melodie di estrazione moroderiana. Da un autore come Faber comunque, noto per una miriade di progetti tra cui Replicant e Starcluster, non ci si poteva certamente aspettare altro: “Molecular” ripercorre la strada dell’electronic-disco-pop ed “Eisengard” ne enfatizza un lato psichedelico con delle chitarre che qualche appassionato potrebbe paragonare a quelle di David Gilmour (Pink Floyd). Consideratelo il proseguimento di “Hommage An Die Jugend Europas”, anche per la copertina realizzata da Emil Schult, vecchio collaboratore degli immortali Kraftwerk.

-Slam “Sci-Fi Hi-Fi Vol. 5” (Soma): Soma è la label scozzese che, in oltre quindici anni di fremente ed ininterrotta attività, ha lanciato nomi come Ewan Pearson, Alex Smoke, Funk D’Void e Silicone Soul, oltre ad aver assottigliato visibilmente, in tempi non sospetti, le distanze tra house e techno. Riuscendo a guardare sempre una spanna avanti rispetto agli altri (è necessario ricordare che, già nel 1994, pubblicò “The New Wave” degli allor sconosciuti Daft Punk, seppur nell’indifferenza generale), la label col nome ispirato dal classico dei Phuture del 1988, propone il quinto capitolo della saga “Sci-Fi Hi-Fi”, per l’occasione selezionato e mixato dai padroni di casa, gli Slam. Ad un anno esatto da “Human Response”, Stuart McMillan ed Orde Meikle assemblano una raccolta che interfaccia tech-house e balearic-deep, la strada maestra che Soma ha seguito quasi sempre nel corso della sua esistenza. Ed ecco scorrere i Social Material, Matthias Tanzmann, Decimal, Funkwerkstatt, Poxy Music, Danton Eeprom, D’Julz, Tigerskin, Mauro Picotto ed altri ancora. Immancabili gli stessi Slam con gli inediti “What’s On Your Mind?” e “City Destroyer”, ad impreziosire ulteriormente il tutto.

-Amir featuring Eric D. Clark “Body Circuit” (Big City Beats): il #009 di Big City Beats nasce dalla collaborazione tra Amir (ossia Rimah Khalouf, uno dei Groove Rebels) ed Eric D. Clark, quello che negli anni novanta interpretò la hit dei Whirlpool Productions (“From: Disco To: Disco”) e, più recentemente, “Blow” dei Tiefschwarz. “Body Circuit” è un brano dalle atmosfere progressive, con dei rintocchi in cui personalmente rivedo (e risento) lo stile di StoneBridge. La voce di Clark coordina e rende più appetibili i grooves sorridenti di un brano che, senza dubbio, aiuterà i dj’s nel riempire la pista per cui stanno lavorando. Chi ama le soluzioni più strumentali troverà appagamento nel remix di Berovic & Leicher, chi preferisce ondeggiare sulle percussioni afro punterà alla versione di John Spring ed infine, chi mastica minimal-techno, seppur farcita di sfarzoso suono ibizenco, ricorrerà alla reinterpretazione del bravo Pelle Buys.

-Namtrack “Clouds In My Coffee” (BluFin): Ali Khalaj, conosciuto per una corposa serie di produzioni contraddistinte da pseudonimi sempre differenti, sbarca su BluFin camuffandosi da Namtrack con un pezzo che mette insieme progressive, trance, house e minimal. Moderna miscellanea tra stili insomma, atta alla ricerca di nuovi lidi d’approdo da considerare come valide alternative all’ormai inflazionata (e banalizzata) misura minimale. Il remix di Martin Eyerer gioca più sulle percussioni e su un sub-bass, binomio che rende il tutto molto attuale ma che, nel contempo, spegne la fiammella della creatività e della ricerca timbrica, un tempo tassello fondamentale della musica proveniente dalla Germania.

-Sister Bliss “Nightmoves” (Godlike & Electric): insieme a Roland ‘Rollo’ Armstrong, fratello della popstar Dido, ha creato uno degli acts più rappresentativi della dance a livello mondiale, quei Faithless che, con “God Is A Dj”, rischiarono la scomunica dalla Chiesa per blasfemia. Oggi Ayalah Bentovim, in arte Sister Bliss, torna all’arte del djing incidendo “Nightmoves”, che si sforza di differenziarsi dalla massa grazie ad una selezione fondata essenzialmente su nomi che non bazzicano la luce dei riflettori. Passando da Jamie Anderson a Dynamix, da Probspot a Mark Mendes, da Samuel L. Sessions a Bangkok Impact e terminando la corsa su “Tabloid” di Layo & Bushwacka! e “Kind Of Peace” proprio dei Faithless (il remix è di Gabriel & Dresden), la Bentovim dimostra di non aver perso affatto la passione per l’underground, quella che nei primi anni novanta la spinse all’incisione di “Cantgetaman Cantgetajob (Life’s A Bitch)” e “Bad Man”.

-Hell “The Disaster” (International Deejay Gigolo): primo singolo estratto da “Teufelswerk”, il nuovo album a cui dedicheremo ampio spazio nelle settimane a venire, “The Disaster” pulsa su melodie seminali ed atmosfere che rammentano i vecchi brani apparsi su Disko B nei novanta (“Geteert & Gefedert” e il mitico “Totmacher”), sospese a mezz’aria tra techno ed house con effetti electro sviluppati in filtri sulle bande alte. Ottima la reinterpretazione di Ink And Needle, ‘prelevati’ dalla Tattoorec.com, che sa di techno-trance old-school, non veloce ma melodica al punto giusto da non guastare la festa a chi è stanco di ascoltare solo loops pedestramente messi in circolo dal Live.

-Chris Tietjen & Reboot vs Johnny D “Disco Invaders” (Cocoon Recordings): layout ispirato vagamente alle pellicole di fantascienza anni settanta per la compilation estiva di Cocoon, la potenziale colonna sonora dei mesi caldi che ci apprestiamo a vivere. Da un lato il giovane francese Chris Tietjen, classe 1985, pupillo di Väth e ritenuto uno dei futuri big-names, dall’altro la coppia formata da Frank ‘Reboot’ Heinrich e Johannes ‘Johnny D’ Debese, pronti a far vibrare le corde di una microtechno influenzata in modo deciso dal tribale (in estate, si sa, le percussioni acquistano sempre un fascino ed una valenza del tutto particolare). Ed ecco scorrere in sequenza le musiche di Robert Dietz, Markus Fix, Minilogue, Dapayk & Padberg, Todd Sines, Andomat 3000, Simian Mobile Disco ed altri. Il secondo cd è riempito dalle creazioni di Reboot e Johnny D (“Rakomania”, “Che Meloni”, “Orbitalife”, “Katalpa”), che setacciano l’house dai riferimenti funky e jazzy, tanto radiosa quanto indicata all’utilizzo nei privee. Al tutto si aggiunge un colorato fumetto in cui pare scorgere il biondo di Francoforte, icona, insieme a pochi altri, della dj-culture a livello mondiale.

-Francesco Farfa “Founding Magdalene” (Audio Esperanto): nessuno avrebbe scommesso un cents bucato sulla rinascita di Audio Esperanto, il ‘laboratorio’ alchemico fondato a fine 1997 da Francesco Farfa (in collaborazione con un’allora attivissima Media Records) col fine di dare lustro e vitalità al mercato discografico italiano mediante progetti di taglio sperimentalista e di difficile collocazione. Bastarono soltanto quattro release (e tanta credibilità, soprattutto oltre i confini patri) ad Audio Esperanto per imporsi, ma la mancata continuità ha fatto si che gli ideali del dj toscano naufragassero e che finissero irrimediabilmente nel calderone dei ricordi. A nove anni dall’ultima apparizione rieccola, desiderosa di librare nell’aria quel che aveva già smosso sul calare del decennio scorso, vogliosa di parlare un linguaggio interpretabile da tutti, democraticamente corretto, svincolato da ogni tipo di schiavitù culturale. Audio Esperanto torna a respirare e non possiamo che esserne felici auspicandone un futuro più duraturo e cadenzato regolarmente nel tempo.

-Galaxy Toobin’ Gang “Galaxy Toobin'” (Crème Organization): in circolazione sotto forma di promo da febbraio, finalmente esce l’atteso lp dei Galaxy Toobin’ Gang, il duo americano formato da Elliot Lipp e William Thomas Burnett alias Speculator. La loro scia sonora parte dalle astrazioni ambient alla Tangerine Dream smuovendo, simultaneamente, i tratti della dance anni ottanta, localizzabile tra italo-disco, new-wave e proto-acid. Un disco del tutto particolare, non facilmente incasellabile in un settore ben preciso a causa della sua frequente modulazione sonora in campi diversi e disparati. Un risultato comunque non inedito per la label olandese diretta da TLR, più di qualche volta affacciatasi anche nel campo delle soundtracks (senti Kassen, David Kristian o Francesco Clemente).

-Beroshima “Corazon” -remixes- (Müller Records): sfruttando appieno le potenzialità offerte da “Corazon”, apparsa per la prima volta ad inizio 2007, Frank Müller la rimette in circolo mediante tre inedite versioni, già adocchiate dai Technasia e Dave Clarke. Alex Bau preferisce una tech-house dalle filigrane sottili, mai impetuosa, fondata sulla classica metrica quaternaria in cui un clap (riverberato) svolge ruolo da protagonista. Il mitico Claude Young, che per Beroshima aveva già realizzato, nel 1997, uno stupendo remix di “Electronic Discussion”, opta per terzine cinte di dark, ammiccando alla techno francese di qualche tempo fa, naturalmente rivista e corretta per l’occasione. Più linda nella stesura è infine la versione di Robotnik (che nulla centra col nostro Maurizio ‘Alexander Robotnick’ Dami), dalle attitudini electro-techno che meglio ricordano, tra le tracce incise sul 12″ in questione, la Müller Records del duemila.

-Onur Özer “Watergate 01” (Watergate Records): localizzato sulla riva della Sprea, il fiume che taglia in due Berlino, il Watergate è uno dei clubs più rinomati della capitale tedesca. Così come ha fatto recentemente il Berghain (leggi Electronic Diary #198), anche Watergate apre una saga di mix-cd affidando il primo capitolo ad Onur Özer, tra i dj-producers più apprezzati del momento, simbolo dell’intreccio tra tech-house e minimal del nuovo millennio. Quindici le tracce selezionate e mixate, in cui si apprezza il sound di Cabanne, Sammy Dee, Cassy, Jens Zimmermann, Dinky e dello stesso Özer, prima con “Terpsichorean Echoes” e poi con “Sahara”. Ritmi e scricchiolii a fare da padroni, così come vuole il trend attuale.

Electric greetz

DJ GIO MC-505

Giosuè Impellizzeri

Giornalista musicale, consulente per eventi, reporter per festival internazionali, produttore discografico, A&R e promoter per una label, autore della colonna sonora di un videogame, autore di un libro dedicato alla Dance anni Novanta, selezionatore e redattore di shows radiofonici, Dottore in Beni Culturali: tutto in uno. Giosuè Impellizzeri da un lato, DJ Gio MC-505 dall'altro. Le prime recensioni appaiono su una fanzine, nel 1996. Dopo quattro anni inizia il viaggio che si sviluppa su testate cartacee e sul web (TheDanceWeb, Cubase, Trend Discotec, DiscoiD, Radio Italia Network, TechnoDisco, Jay Culture, Soundz, Disc-Jockey.it, Basebog, La Nuit, Jocks Mag, AmPm Magazine). Ogni anno dà vita ad oltre seicento pubblicazioni, tra articoli, recensioni ed interviste realizzate in ogni angolo del pianeta. Tutto ciò gli vale la nomina, da parte di altri esponenti del settore, di 'techno giornalista', rientrando tra i pionieri italiani del giornalismo musicale sul web. Nel 2002 fa ingresso nel circolo dei DJs che si esibiscono in Orgasmatron, contenitore musicale di Radio Italia Network, proponendo per primo in un network italiano appartenente alla fascia del mainstream un certo tipo di Electro, imparentata con la Disco, il Synth Pop e la Techno. Nel medesimo periodo conduce, per la stessa emittente e in particolare per il programma di Tony H e Lady Helena, la rubrica TGH in veste di inviato speciale alla ricerca di novità musicali provenienti da tutto il mondo. Per quel che concerne la sfera della produzione discografica, dopo le demo tracks realizzate nella seconda metà degli anni Novanta, incide il primo EP tra 2001 e 2002, "Android's Society", che contiene "Commodore Generation", remixata dai finlandesi Ural 13 Diktators, finita nella top-ten dei più suonati sulle passerelle di moda milanesi e supportata da nomi importanti tra cui Tampopo, David Carretta, Vitalic, Capri, DJ Hell e Romina Cohn. La storia continua con altre esperienze, vissute prima tra le mura della H*Plus di Tony H ("Tameshi Wari EP" e "Superstar Heroes EP") e poi tra le fila delle tedesche Vokuhila ("Engel Und Teufel EP", con "El Diablero" remixato dagli Hong Kong Counterfeit e Maxx Klaxon), 38db Tonsportgruppe ("Borneo EP", col remix Electro Disco di Chris Kalera) e della slovena Fargo (col rombante "Technomotor EP"). Dal 2005 al 2008 affianca Francesco Passantino e Francesco Zappalà nella conduzione della Tractorecords e della Laboraudio, digital-label concepita come laboratorio di musica finalizzata alla valorizzazione di artisti appartenenti al sottobosco creativo. Poi collabora col bolognese Wawashi DJ (oggi nel chiacchierato progetto Hard Ton) per "Gary Gay", si lascia remixare dallo svedese Joel 'Jor-El' Alter ("Stroboscopic Life"), partecipa al "The Church Of Pippi Langstrumpf" su Dischi Bellini e viene invitato dall'etichetta berlinese Das Drehmoment a prendere parte al progetto "Rückwärts Im Uhrzeigersinn" insieme ad altri artisti di spessore internazionale tra cui Kalson, Replicant, Makina Girgir, Starcluster e Polygamy Boys. Nel 2010, dopo nuove esperienze discografiche ("Gaucho", su Disco Volante Recordings, coi remix di Gabe Catanzaro, Hard Ton, Valyom & Karada, Midnight Express e Bangkok Impact, e "The World In A Pocket EP", su Prodamkey/Analog Dust, avvalorato dalle versioni di -=UHU=-, Alek Stark, Downrocks, Snuff Crew, Gesloten Cirkel e Metacid), diventa free lance per DJ Mag Italia, versione italiana della celeberrima testata editoriale inglese dedicata alla musica elettronica e alla DJculture. In parallelo fonda, con l'amico Mr. Technium, la Sauroid, etichetta che si propone come punto di raccordo e diffusione di diversi stili tra cui Acid House, Italo Disco, Electro, Nu Rave e Chiptune.

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