#204 -Justin Robertson mixa The Art Of Acid

Chi è affamato di storia e vuole sapere cosa succedeva nei clubs quando Hawtin, Väth e Villalobos erano ancora degli emeriti sconosciuti, deve ascoltare la nuova compilation edita dalla Harmless e curata da Justin Robertson (proprio quello che, insieme a Roger Lyons ed MC Buzz B, formava i Lionrock). “The Art Of Acid” è come una macchina del tempo che catapulta indietro negli anni sino a tornare ad Afrika Bambaataa e l’electrobeat, all’acid-house londinese, al periodo degli smiles, dei punk e dei paninari, alla break-dance improvvisata sui marciapiedi, alle spille conficcate nel chiodo nero in pelle. Ecco, Robertson seleziona tutto quello che un neofita di oggi dovrebbe sapere sulla house. Da The Beat Club a Willie Wonka, dai mitici Phuture all’altrettanto glorioso Fast Eddie, da Neil Howard ai Lime sino ai Deee Lite, Dj Pierre, Adonis, Maurice Joshua, Frankie Knuckles, Mr. Fingers e Virgo. Il package racchiude anche un secondo cd con edits memorabili di 808 State, Ashley Beedle, Laurent Garnier, Basement Jaxx, Greg Wilson. Pare di vedere i monumenti in granito per la Tb-303, Tr-808 e Tr-909: questa è storia. Materiale didattico per capire davvero da dove arriva la dance di oggi.

-Shed “Shedding The Past” (Ostgut Tonträger): dopo numerosi lavori (su Styrax Leaves, Delsin e sulla sua Soloaction), è giunto il tempo dell’album di debutto per Shed, tutto fondato sulla techno new-school, decisamente più dub rispetto a quella che usiamo ascoltare qui in Italia. Incapsulato nei delay e nei riverberi, “Shedding The Past” pompa bene quando suonano “Another Wedged Chicken” o “That Beats Everything!” ma si incunea anche nell’abstract con “The Lower Upside Down”. Fantasioso, imprevedibile, orchestrale, profondo e vigoroso quando serve. In definitiva un buon lavoro.

-Alex D’Elia “Genuine EP” (BluFin): dopo l’esperienza con la label dell’amico Andrea Doria e con altre realtà affermate (Sound Division, Python, Mylo), Alex D’Elia sbarca su BluFin inforcando i classici stilemi della moderna tech-house. “Genuine” è ispirato dai recenti lavori dello stesso Doria, con spruzzate di noize e di classica italo-techno, più diffusa su atmosfere trancy in “Planetary”. Sul lato b “Supremo” (nella versione di Nihil Young) e “Vilpendio” che, seppur ben montate, offrono tanto ritmo e nulla di più.

-Conrad Schnitzler/Dompteur Mooner “Rare Tracks 1979-1982 Re-Edited” (Erkrankung Durch Musique): considerato una delle figure chiave della musica d’avanguardia europea, Conrad Schnitzler è stato membro di gruppi passati alla storia come Berlin Express, Kluster o Tangerine Dream, tra quelli che hanno gettato, inequivocabilmente, le basi per l’elettronica che si ascolta oggi. Inventore, pioniere e futurista, Schnitzler riappare grazie al sempre attento Mooner (ex Zombie Nation e poi Club Le Bomb ed Hart Of Noise) che effettua dei re-edits di quattro gemme senza tempo realizzate tra 1979 e 1982. Da “Auf Dem Schwarzen Kanal” a “The 4:08 To Paris”, da “Tanze Im Regen” a “Elektroklang” per riassaporare quello che la massa ha conosciuto grazie a Kraftwerk e The Rockets. Un disco che profuma di storia e che, piacevolmente, riporta in vita Erkrankung Durch Musique, piattaforma di lancio per artisti come Steril, Hong Kong Counterfeit e Nicolas Courtin.

-Various “030303 Pt. 5” (Marguerita): continuando ad infischiarsene totalmente delle mode del momento, la Marguerita di Cosmic Force prosegue il suo itinerario all’interno del segmento acid. Chevron, con “Excursions”, batte forte i colpi della classica 909 legandosi ad una scia hypno-trance. Orgue Electronique, con “The Longing”, invece non discosta la sua attenzione dalla chicago-house presa di mira dal 2004 attraverso releases come “Texas, Brooklyn & Heaven” o “The Garden”. Più inquieto il lato b con “Rotecht” di Like A Tim, un virtuoso della 303, e con “Vizionz” di Ill Fre2k On You, autore di una trance piuttosto mistica incrociata ad acid e goa.

-Dirt Crew “Collection 02 Dj Mix” (Dirt Crew Recordings): i Dirt Crew (James Flavour e Break 3000) sono stati capaci di ritagliarsi una consistente fetta della torta europea relativa al segmento tech-house. Lasciata ormai all’angolo la ghetto-tech con cui iniziarono l’avventura nel 2004, rieccoli armeggiare tra minimal e deep, i due filoni che oggi l’Europa vuole ballare con più piacere. Una sfilza di remixer (Motorcitysoul, Afrilounge, Gregor Tresher, Falko Brocksieper, Daso) scelti per ricostruire i brani rilasciati negli ultimi tempi sulla loro (affermata) label e qualche inedito (Sierra, Sasse, Tigerskin) sono i punti fermi della nuova collection che, nella versione digitale, ingloberà altre esclusive (Lukas, James Flavour, Break 3000).

-Octogen “Gindofask” (Soma): Marco Bernardi, nelle vesti di Octogen, realizza un progetto che guarda al futuro ma tenendo l’occhio (e l’orecchio) sul passato. Evitando di piegarsi di fronte a quello che il mercato di oggi chiede con più frequenza, il produttore di Glasgow elabora, come un vero cervello elettronico, i dati dell’electro che fu (“Sphyxomite”, “James”, tanto vicine alle creazioni di Gerald Donald) e della techno detroitiana (“Cyber Technological Flying Machine”, ancor più pestata in “Ploughs And Clouds”). Poi Bernardi sviscera il meglio della techno a stelle e strisce con “The Emperors Apprentice Pt 2” e “Return Of The Hero”, vicina allo stile Underground Resistance. Alla fine, in “Sunset Over Tao”, riscopre la deep electro alla Duplex, e in “Florence” chiude con rintocchi industriali. Bernardi si distingue dalla massa, e il concetto si evince anche dalla copertina.

-Stefan Goldmann “The Transitory State” (Macro): tra i simboli più lucenti della post-minimal techno berlinese, Stefan Goldmann è uno di quelli a cui piace lavorare coi beats levigati e suoni lampeggianti. Già su labels di tutto rispetto come Front Room, Classic, Ovum ed Innervisions, l’artista fa uscire il suo primo album sulla propria Macro con cui desidera ridisegnare il modernismo della house, facendo il vezzo a Steve Bug, Ellen Allien e al Richie Hawtin di “DE9|Transitions”. Due i cd: uno per ballare (“Radiant Grace”, “Aurora”, “Phraselab”, “The Bribe”, collocate tra romanticismo e plasticismo), l’altro (“Voice Of The Dead”, disponibile in un cofanetto di 5 vinili in 7″) per vagare sulle gassose materie elettroacustiche.

-Francesco Passantino & Ernst Jünger “Der Zeitmauer” (Tractorecords): Il muro del tempo: questa la traduzione letterale del nuovo capitolo di Tractor, firmato da Passantino e dal misterioso Ernst Jünger, omonimo del filosofo e scrittore tedesco morto giusto dieci anni fa ed apparentemente tornato in vita per ‘ridisegnare la techno del nuovo millennio’. Voci di corridoio parlano di lui come un talentuoso musicista costretto sulla sedia a rotelle dopo un tremendo incidente stradale che gli ha portato via entrambe le gambe: a noi, fondamentalmente, interessa ascoltare la sua musica che per l’occasione imbraccia la tech-house, giocata sui loops e sui ritmi che si susseguono veloci lasciando spazio marginale alla melodia solo sul finale.

-Ricardo Villalobos “Vasco EP” (Perlon): chi segue da anni le mie recensioni sa già che non sono un fan di Villalobos, o perlomeno non adesso che è diventato un nome fin troppo commercia(bi)le. Devo comunque ammettere che col nuovo Perlon riesce ancora a stupirmi. “Minimoonstar” è un mix tra afro ed ethnic digitale: per favore, non chiamatela minimal perchè sarebbe riduttivo nei confronti di un artista che non dovrebbe essere confuso con la ‘marmaglia allineata ai trends del momento’. “Amazordrum” mi riporta a certe cose di Uwe Schmidt (ossia Atom Heart), con quei ritmi intagliati nell’afro con percussioni e ritmi neri. La più ruffiana sul vinile è indubbiamente “Skinfummel”, realizzata per coloro che hanno scoperto il cileno attraverso il remix di “The Sinner In Me” dei Depeche Mode. Nebuloso, come tutti i Perlon del resto.

-Langenberg “Judgement Day” (Drumpoet Community): tra le più valide alternative all’ormai inflazionata minimal-techno c’è sempre la cara e vecchia deep-house offerta dalla sobria Drumpoet Community. Questa volta appaiata sul suono di Max Heesen, da Essen (Germania), già su Resopal Red e Sthlmaudio Recordings, la label di Zurigo fa da base a “Judgement Day”, dal suono elegante e finemente realizzato, seppur incentrato sui movimenti rotatori del loop, e “Bleachin'”, più scura e nebbiosa, tanto vicina a ciò che si ballava negli anni novanta (senti Plastic City).

Electric greetz

DJ GIO MC-505

Giosuè Impellizzeri

Giornalista musicale, consulente per eventi, reporter per festival internazionali, produttore discografico, A&R e promoter per una label, autore della colonna sonora di un videogame, autore di un libro dedicato alla Dance anni Novanta, selezionatore e redattore di shows radiofonici, Dottore in Beni Culturali: tutto in uno. Giosuè Impellizzeri da un lato, DJ Gio MC-505 dall'altro. Le prime recensioni appaiono su una fanzine, nel 1996. Dopo quattro anni inizia il viaggio che si sviluppa su testate cartacee e sul web (TheDanceWeb, Cubase, Trend Discotec, DiscoiD, Radio Italia Network, TechnoDisco, Jay Culture, Soundz, Disc-Jockey.it, Basebog, La Nuit, Jocks Mag, AmPm Magazine). Ogni anno dà vita ad oltre seicento pubblicazioni, tra articoli, recensioni ed interviste realizzate in ogni angolo del pianeta. Tutto ciò gli vale la nomina, da parte di altri esponenti del settore, di 'techno giornalista', rientrando tra i pionieri italiani del giornalismo musicale sul web. Nel 2002 fa ingresso nel circolo dei DJs che si esibiscono in Orgasmatron, contenitore musicale di Radio Italia Network, proponendo per primo in un network italiano appartenente alla fascia del mainstream un certo tipo di Electro, imparentata con la Disco, il Synth Pop e la Techno. Nel medesimo periodo conduce, per la stessa emittente e in particolare per il programma di Tony H e Lady Helena, la rubrica TGH in veste di inviato speciale alla ricerca di novità musicali provenienti da tutto il mondo. Per quel che concerne la sfera della produzione discografica, dopo le demo tracks realizzate nella seconda metà degli anni Novanta, incide il primo EP tra 2001 e 2002, "Android's Society", che contiene "Commodore Generation", remixata dai finlandesi Ural 13 Diktators, finita nella top-ten dei più suonati sulle passerelle di moda milanesi e supportata da nomi importanti tra cui Tampopo, David Carretta, Vitalic, Capri, DJ Hell e Romina Cohn. La storia continua con altre esperienze, vissute prima tra le mura della H*Plus di Tony H ("Tameshi Wari EP" e "Superstar Heroes EP") e poi tra le fila delle tedesche Vokuhila ("Engel Und Teufel EP", con "El Diablero" remixato dagli Hong Kong Counterfeit e Maxx Klaxon), 38db Tonsportgruppe ("Borneo EP", col remix Electro Disco di Chris Kalera) e della slovena Fargo (col rombante "Technomotor EP"). Dal 2005 al 2008 affianca Francesco Passantino e Francesco Zappalà nella conduzione della Tractorecords e della Laboraudio, digital-label concepita come laboratorio di musica finalizzata alla valorizzazione di artisti appartenenti al sottobosco creativo. Poi collabora col bolognese Wawashi DJ (oggi nel chiacchierato progetto Hard Ton) per "Gary Gay", si lascia remixare dallo svedese Joel 'Jor-El' Alter ("Stroboscopic Life"), partecipa al "The Church Of Pippi Langstrumpf" su Dischi Bellini e viene invitato dall'etichetta berlinese Das Drehmoment a prendere parte al progetto "Rückwärts Im Uhrzeigersinn" insieme ad altri artisti di spessore internazionale tra cui Kalson, Replicant, Makina Girgir, Starcluster e Polygamy Boys. Nel 2010, dopo nuove esperienze discografiche ("Gaucho", su Disco Volante Recordings, coi remix di Gabe Catanzaro, Hard Ton, Valyom & Karada, Midnight Express e Bangkok Impact, e "The World In A Pocket EP", su Prodamkey/Analog Dust, avvalorato dalle versioni di -=UHU=-, Alek Stark, Downrocks, Snuff Crew, Gesloten Cirkel e Metacid), diventa free lance per DJ Mag Italia, versione italiana della celeberrima testata editoriale inglese dedicata alla musica elettronica e alla DJculture. In parallelo fonda, con l'amico Mr. Technium, la Sauroid, etichetta che si propone come punto di raccordo e diffusione di diversi stili tra cui Acid House, Italo Disco, Electro, Nu Rave e Chiptune.

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