#216 -We Are Punks: terzo capitolo

Nata nell’autunno del 2003 con l’intento di mettere in comunicazione e correlazione electro e techno ma tenendo ben saldo l’occhio (e l’orecchio) al business, Datapunk si è progressivamente evoluta sino a divenire una piattaforma in grado di esplorare anche altri lidi, non unicamente legati ai concetti electro che Rother, il suo creatore, si è prefissato di elaborare per diversi anni. La nuova antologia, che arriva giusto ad un anno dal secondo capitolo, racchiude brani recentemente pubblicati e diversi unreleased. Compilata, naturalmente, da Rother e mixata dall’amico Matthias Gustke alias Ziel 100, “We Are Punks 3” concentra in ottanta minuti un suono astrale che trae linfa vitale dalla variante deep della techno e da certe armoniche per anni sfruttate solo dalla trance e che oggi, in piena era di globalizzazione musicale, trovano la giusta via per nuove applicazioni. A fare fede le creazioni di Stephan Bodzin, Pig & Dan e Loco Dice a cui vanno sommati gli unreleased di Frank Kusserow, Patrick Zigon e Broombec. Doverosa la citazione per il remix di “When The Sun Goes Down” di Anthony Rother (l’originale è del 2005) ad opera di Mike Banks alias Underground Resistance: pare che i due si siano incontrati, quasi per caso, durante l’ultimo Time Warp e facendo amicizia hanno scoperto di essere reciprocamente fans. Sarà vero?

-Tiga “Mind Dimension” (Different): a poche ore dalla sua uscita ufficiale è già una hit, suonatissima nei sets di nomi assai blasonati (Dj Hell, Digitalism, Miss Kittin). Certo, da uno come Tiga Sontag, che ormai da anni bazzica i piani alti delle quotazioni internazionali, non ci si poteva aspettare qualcosa di diverso. Sembra infatti che il canadese abbia capito esattamente cosa il pubblico vorrebbe sentire e, con questa sua peculiarità, è riuscito a tener testa alle rivoluzioni musicali degli ultimi tempi. In “Mind Dimension” (ri)scopre l’amore per l’acid tirando fuori dall’armadio la sua Tb-303 (già adoperata per la fortunata “Pleasure From The Bass”) ed immergendola a freddo in una nuova dimensione, meno pop e visibilmente influenzata da fluttuazioni del distorsore (a tal proposito evidenzierei come l’esperienza con Florian Senfter alias Zombie Nation, abbia lasciato segni vistosi nel suo modo di lavorare). Le versioni sul mix sono molto simili ma la mia preferenza cade su “Mind Dimension 1”.

-Various “The Northside Revival” (Medusa Edits): artefici dei Medusa Edits sono gli E.B.M. ossia Jamal Moss, ex componente dei The Dirty Criminals ed attivissimo come Hieroglyphic Being, e Steve Poindexter, tra i nomi granitici e più rispettabili della techno di Chicago. Insieme ricostruiscono tre gemme storiche dell’industrial attingendo però molti elementi dalla generazione techno degli anni novanta. Ed ecco sfilare, contorcendosi per l’energia spropositata, i Nitzer Ebb (riconoscibilissimo l’hook di “Let Your Body Learn”), gli iperbolici SPK e i da poco sciolti Severed Heads. Il tutto su white label arricchito da stampe a mano, già una rarità tra i vinyl-collectors.

-Turntablerocker vs Smallboy “Compost Black Label #41” (Compost): la sinergica collaborazione tra i Turntablerocker (Thomas Burchia e Michael Beck) e Smallboy (Jochen Schmalbach, colui che per qualche anno è stato definito ‘il terzo dei Tiefschwarz’) trova modo di esprimersi al meglio in un Black Label (il quarantunesimo della serie) in cui deep-house e micro-techno berlinese si sposano a meraviglia. “Whenever Whereever” è suadente al punto giusto, grazie ad una scia melodica che ricorda molto la storica progressive d’oltremanica. Il remix di Sasse è a dir poco favoloso: il finnico non sbaglia un colpo ed incide un moderno infuso di disco-funk-pop che non tradisce minimamente le aspettative di chi segue il filone della cosiddetta nu-disco. A chiudere è “Hand In Hand” che piega verso una meno studiata electro-house ma mai relegata alla sola combinazione tra ritmo-basso: qui il lavoro riesce ad essere apprezzato anche per l’evoluzione armonica che si spinge sino ai confini con la trance.

-Dj Stingray “Aqua Team 2” (WéMè Records): ne è passato di tempo da quando Sherard Ingram iniziò la collaborazione con la Planet E di Carl Craig nella veste di Urban Tribe. Considerato uno dei pionieri del downtempo di Detroit, Ingram entrò successivamente a far parte dei Drexciya in veste da dj ed iniziando una nuova fase del suo percorso stilistico. In questo album, registrato a Detroit ma pubblicato da una sofisticata label belga, si riassaporano quei destabilizzanti intrecci ritmici frequentemente lanciati verso una techno electro assai visionaria. Se “Potential” è techno anni novanta, “Wire Act” è un sogno sincopato, se “Serotonin” spia nel buco della serratura dell’electro più cibernetica, “Binarycoven” batte la cassa con veemenza ricordando che, seppur altamente sperimentalista, il fine del disco è quello di far ballare. “Aqua Team 2” riserva ancora altre sorprese, come “Star Chart” ed “It’s All Connected”, in parte ispirate dall’esperienza col compianto Stinson al quale, tra l’altro, è rivolto il ringraziamento nei crediti.

-Topcats “Underwunder” (Yellow Tail): Maurizio Schmitz e Roland Van Den Toorn alias Topcats sono già pronti per una nuova release su Yellow Tail, la seconda dell’anno dopo la fortunata “Esmeralda”. L’Original Mix di “Underwunder” è improntata su beats un pò noiosi e su una stesura che per essere assaporata nella sua globalità deve scorrere almeno per tre minuti. Il remix di Einmusik muove i classici suoni del fenomeno minimal berlinese ossia schiocchi di dita e loops preistorici per la loro configurazione. A dare lustro al progetto è però il remix della citata “Esmeralda” ad opera dei redivivi Der Dritte Raum, tra le icone dell’elettronica teutonica negli anni novanta. La loro versione è incentrata sull’uso del loop, sul movimento circolare e rotatorio che diede, circa trent’anni fa, l’imput iniziale alla dance music. Ad arricchire il ritmo sono sognanti elementi trancy, classici per il duo noto in tutto il pianeta per brani come “Hale Bopp” e “Polarstern in cui, prima di altri, riuscirono a combinare techno, trance, house e funk.

-Various “Automated Syndrome 1” (Bass4Bots): a testimonianza che la Germania non è solo patria della minimal techno, giunge l’interessantissimo progetto edito dalla neonata Bass4Bots. Il various artist ep made in Berlin (una città che ha ancora molto da dire e dare alla musica elettronica) si apre con “Specialise” di The Hidden Persuader, sobbalzante electro oscura come certe vecchie cose edite dalla dimenticata Psi49net, e prosegue con “Diffusion Sequence” di Scape One, classica mistura electroide per chi segue la scuola di Detroit e di Rotterdam. Il mondo di “Automated Syndrome” è popolato da robots dalle intelligenze artificiali che si muovono al ritmo dei grooves cibernetici di Espion, Radarsat-1 ed Headnoaks, tutti uniti contro la noia mortale che decine di labels tedesche ci riservano con pubblicazioni prive di anima. Una release fatta da ritmi asincronici intarsiati di graffi analogici, suoni robotici, vocoders e soluzioni melodiche meditate sotto membrane sci-fi. Il tutto nel segno dell’electro.

-The Hasbeens “I Fall To Pieces” (Frustrated Funk): il Frustrated Funk #017 è quello che non ci si poteva aspettare. Curato dal duo dei The Hasbeens (ossia Dj Overdose, particolarmente ispirato nell’ultimo anno, ed Alden Tyrell), “I Fall To Pieces” è il sunto tra italodisco e spacedisco, scandita da una velocità di crociera limitatissima (sui 100 bpm) e da una parte vocale eseguita al vocoder (ritengo che sia opera di Odessa). A spiazzarci ancora di più è “Central Do Hasbeens”, ouverture al pianoforte che commemora l’ambient più etereo e dichiara apertamente una nuova strada da percorrere per il duo olandese, già noto per lavori che spaziano a fondo nel concetto dell’electro. L’edizione è, naturalmente, limitata.

-Wigald Boning “Jet Set Jazz” (Compost): si presenta in smoking, con tanto di tuba alla zio Paperone, ritratto davanti al Reichstag e con due belle sagome cartonate alle spalle: è Wigald Boning, classe ’67, ex componente della band punk-jazz KIXX. Una bella carriera alle spalle, e non solo sagome di belle ragazze, vista l’operatività negli anni novanta (era lui ad affiancare Olli Dittrich nei Die Doofen, divenuti popolari attraverso un programma televisivo) che prosegue ininterrottamente anche oggi attirando Michael Reinboth con un album di puro jazz contemporaneo. Da “Jet Set Jazz” vengono fuori “Ballade Pour Alexa”, con un sax che tanto ricorda Fausto Papetti, “Kobra Dance” in cui accenna qualche passo di danza, la tenebrosa “Avalanche”, la suadente “Statement Break” vicina allo stile di Nicola Conte e “Bossa Beirut”, condensata sul funk, che sembra saltare fuori da un vecchio telefilm anni settanta (avete presente Lalo Schifrin?). Il progetto viene nutrito anche da una serie di esibizioni live in compagnia di Christian Prommer, Trüby Trio e Roberto Di Gioia alias Marsmobil.

-Fetish & Me “The Calling/Useless Man” (International Deejay Gigolo): negli ultimi tre anni la label di Dj Hell ha progressivamente perso i tratti che un tempo la distinguevano perfettamente nel mare delle etichette indipendenti europee. Con una produzione visibilmente rallentata rispetto a quella di quasi dieci anni addietro e con un roster artistico che divide pochissimo (se non nulla) coi nomi che la portarono alla notorietà mondiale, la Gigolo (che comunque rimarrà nella storia per dei punti cardine fissati nel corso della sua strabiliante attività) ritorna negli stores con un nuovo lavoro di Fetisch & Me, a quasi un anno da “Diskotecktonik/Black Palms”. “The Calling” sembra voler indicare la nuova strada del funk, adoperato a mò di additivo sui moderni ritmi techno-house, spinti (forse fin troppo) al limite dell’ossessività. Trovo più ingegnosa “Useless Man” in stile neotrance, in cui lampi di strobo riescono a farne qualcosa di più elaborato e studiato nella sua essenzialità, giacchè anche in questo caso il tutto viene innalzato su elementi scarni ed anche piuttosto semplicistici. Ma, si sa, la parola d’ordine del 2008 sembra essere proprio ‘minimalismo’.

-Signore Dito & Molisans Brothers “Ã?si Baba” (Big City Beats): pare che i tedeschi stiano inseguendo una tendenza rappresentata dalla combinazione tra ritmi tech-house e refreins che con la dance hanno ben pochi punti in comune (canti etnici, lirici, valzer, tango, etc). E’ proprio il caso del nuovo Big City Beats (label che si è particolarmente distinta per la riedizione di “Infinity” di Guru Josh) che manda in stampa un brano che coniuga un canto tribale afro ai ritmi della nuova dance. Localizzato lì dove hanno operato, in un recente passato, Italoboyz, Butch e Samim, “Ã?si Baba” diverte, anche nelle versioni di Robert Dietz, con l’aggiunta di una parentesi percussiva, e di Franky B aka Cryptic Monkey (riservata al formato digitale) in cui si riverberano certi elementi della deep techno.

-Various “Soma Compilation 2008” (Soma): è arrivato dicembre, mese di consuntivi per l’anno che sta per concludersi. Anche Soma, storica label scozzese, traccia quel che è stato il suo iter produttivo del 2008 all’interno della scena musicale europea in continua evoluzione. Tra le realtà più consolidate del Vecchio Continente, ha trovato il giusto modo per rapportarsi al mercato discografico evitando di rimanere esiliata al di là della Manica, cosa che invece è accaduta ad altre labels del Regno Unito. A fare da testimone è questa raccolta, la cui uscita è prevista per il prossimo 15 dicembre, atta a radunare quel che di più bello è avvenuto negli ultimi dodici mesi: dagli Slam ad Octogen, da Beroshima a The Black Dog sino a Mr. Copy, Decimal, Harvey McKay, Vector Lovers, Silicon Soul, Let’s Go Outside e l’accoppiata Xpansul/Massi DL. A Glasgow pensano già al 2009 promettendo tanti nuovi progetti all’insegna di un’ulteriore espansione dei propri orizzonti sonori.

Electric greetz

DJ GIO MC-505

Giosuè Impellizzeri

Giornalista musicale, consulente per eventi, reporter per festival internazionali, produttore discografico, A&R e promoter per una label, autore della colonna sonora di un videogame, autore di un libro dedicato alla Dance anni Novanta, selezionatore e redattore di shows radiofonici, Dottore in Beni Culturali: tutto in uno. Giosuè Impellizzeri da un lato, DJ Gio MC-505 dall'altro. Le prime recensioni appaiono su una fanzine, nel 1996. Dopo quattro anni inizia il viaggio che si sviluppa su testate cartacee e sul web (TheDanceWeb, Cubase, Trend Discotec, DiscoiD, Radio Italia Network, TechnoDisco, Jay Culture, Soundz, Disc-Jockey.it, Basebog, La Nuit, Jocks Mag, AmPm Magazine). Ogni anno dà vita ad oltre seicento pubblicazioni, tra articoli, recensioni ed interviste realizzate in ogni angolo del pianeta. Tutto ciò gli vale la nomina, da parte di altri esponenti del settore, di 'techno giornalista', rientrando tra i pionieri italiani del giornalismo musicale sul web. Nel 2002 fa ingresso nel circolo dei DJs che si esibiscono in Orgasmatron, contenitore musicale di Radio Italia Network, proponendo per primo in un network italiano appartenente alla fascia del mainstream un certo tipo di Electro, imparentata con la Disco, il Synth Pop e la Techno. Nel medesimo periodo conduce, per la stessa emittente e in particolare per il programma di Tony H e Lady Helena, la rubrica TGH in veste di inviato speciale alla ricerca di novità musicali provenienti da tutto il mondo. Per quel che concerne la sfera della produzione discografica, dopo le demo tracks realizzate nella seconda metà degli anni Novanta, incide il primo EP tra 2001 e 2002, "Android's Society", che contiene "Commodore Generation", remixata dai finlandesi Ural 13 Diktators, finita nella top-ten dei più suonati sulle passerelle di moda milanesi e supportata da nomi importanti tra cui Tampopo, David Carretta, Vitalic, Capri, DJ Hell e Romina Cohn. La storia continua con altre esperienze, vissute prima tra le mura della H*Plus di Tony H ("Tameshi Wari EP" e "Superstar Heroes EP") e poi tra le fila delle tedesche Vokuhila ("Engel Und Teufel EP", con "El Diablero" remixato dagli Hong Kong Counterfeit e Maxx Klaxon), 38db Tonsportgruppe ("Borneo EP", col remix Electro Disco di Chris Kalera) e della slovena Fargo (col rombante "Technomotor EP"). Dal 2005 al 2008 affianca Francesco Passantino e Francesco Zappalà nella conduzione della Tractorecords e della Laboraudio, digital-label concepita come laboratorio di musica finalizzata alla valorizzazione di artisti appartenenti al sottobosco creativo. Poi collabora col bolognese Wawashi DJ (oggi nel chiacchierato progetto Hard Ton) per "Gary Gay", si lascia remixare dallo svedese Joel 'Jor-El' Alter ("Stroboscopic Life"), partecipa al "The Church Of Pippi Langstrumpf" su Dischi Bellini e viene invitato dall'etichetta berlinese Das Drehmoment a prendere parte al progetto "Rückwärts Im Uhrzeigersinn" insieme ad altri artisti di spessore internazionale tra cui Kalson, Replicant, Makina Girgir, Starcluster e Polygamy Boys. Nel 2010, dopo nuove esperienze discografiche ("Gaucho", su Disco Volante Recordings, coi remix di Gabe Catanzaro, Hard Ton, Valyom & Karada, Midnight Express e Bangkok Impact, e "The World In A Pocket EP", su Prodamkey/Analog Dust, avvalorato dalle versioni di -=UHU=-, Alek Stark, Downrocks, Snuff Crew, Gesloten Cirkel e Metacid), diventa free lance per DJ Mag Italia, versione italiana della celeberrima testata editoriale inglese dedicata alla musica elettronica e alla DJculture. In parallelo fonda, con l'amico Mr. Technium, la Sauroid, etichetta che si propone come punto di raccordo e diffusione di diversi stili tra cui Acid House, Italo Disco, Electro, Nu Rave e Chiptune.

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