#228 -Electro meccanica nel nuovo lp di AS1

Sono ormai diversi decenni che l’immaginario collettivo di chi è affascinato dai racconti e romanzi di fantascienza è dominato dallo scontro ideale tra uomo e macchina, tra materia grigia e scatole d’acciaio piene di fili e chip. Tra questi anche Arnold Steiner, da Miami, che destina il suo nuovo album (il quarto) alla tedesca Solar One Music e non alla propria Transient Force, il cui futuro, purtroppo, appare ancora piuttosto incerto. “MVSM”, ossia man versus machine, è deliziosamente electro, eretto per intero su quella ‘electro’ forgiata con e negli strumenti analogici di altri tempi e poi modulata secondo processi creativi fantasiosi che narrano la forza transitoria dell’energia che passa in tutti gli esseri viventi attraverso la meccanica. Steiner si sente dunque un uomo-robot, e la traslazione del suo nome e cognome in AS1 lo rende ancor di più la reincarnazione in un androide, pronto ad invadere il Pianeta con la sua musica, sferruzzata tra ritmi cybernetici e taglienti synths arpeggiati (“Daymares”, “Gearshift”, “Reflective Reflection”, “Sleepless”). A volte preferisce avventurarsi anche in soluzioni più tendenti al dark (“In The End”, “Pounding Steel”, “Tinman Boogie”) e in altre si lascia in balia di violente quanto selvagge procedure di distorsione (“Lets Be Honest”, “Slowkill”, “Stomping Grounds”) che ricordano quel che avvenne, sino a pochi anni fa, nel mondo gotico di Kommando 6. “MVSM” arriva persino a sfiorare la musica classica, sebbene mischiata con impeto al suono acido e sintetico della generazione elettronica (“Unpredictable Tomorrow”, titolo che riflette in pieno gran parte della filosofia legata alla branca della fantascienza a cui prima si faceva cenno). Bonus track è il remix di “Lets Be Honest” realizzato da The Exaltics, contraddistinto da un’agitata e tumultuosa rete ritmica. “MVSM” deriva dai primi esperimenti di Cybotron, passa per l’electro anfibia dei Drexciya e da tutta la corrente detroitiana legata al cosmo Underground Resistance, ed approda alla più recente schiera di producers che si pongono come fine ultimo la preservazione di questo emozionale stile (Gosub, Faceless Mind, Dynarec, KAN3DA, The Consumer, -=UHU=-, VCS2600 ed altri ancora). Il tutto racchiuso in una confezione originale, che potreste decidere di appendere al muro come un quadro. 100, come al solito, le copie disponibili.

-Matzo & Pauli “EP” (Cyber Dance): buon momento per la label inglese di Ali Renault, Casionova e Spruxxx che, dopo l’esordio in sordina del 2005, sembra aver accumulato le energie necessarie per imporsi nel mercato settoriale. Il #04 è firmato da Matzo & Pauli, coppia olandese che ebbe modo di esprimersi nel 2004 sulla Viewlexx di I-F. L’EP, stampato in soli 300 esemplari, inizia su “Kommaah!”, tipica dark disco moderata sul numero dei bpm e, per questo, simile più ad una colonna sonora che al classico brano per dj. Ad incarnare la classica visione ‘viewlexxiana’, che vaga tra italodisco del passato e robot-music del futuro, è “We Are”, rigata (ancora) di dark (sulla scia dei Polygamy Boys) e di quel suono astrale classico per l’electro dei Paesi Bassi. “Drama” si apre invece verso suoni più solari, con soluzioni ancora in bilico tra electro e disco, ed infine “GDC” in cui la coppia lavora sui suoni più polverosi, estrapolati da un collage tra vecchia disco, classica house e romantic wave, che anni fa la Crème Organization lanciò attraverso Mr. Clavio, Lolita Sträp e Keyo Laboratories.

-Astroport “Midnight At Mars” (Mellophonia): gli assi nella manica della giovane ed intraprendente Mellophonia non si esauriscono. Già al #003 in poche settimane, rieccola con due tracce prodotte (ancora) dal misterioso Ritmolider, questa volta ulteriormente nascosto dietro il moniker Astroport. Il Part 1 si sbilancia di continuo tra new-disco e funk electro balearica, rammentando bene quel che negli ultimi anni artisti come Putsch ’79, Ilija Rudman, Michoacan, Phonogenic o Daniel Wang hanno prodotto con più frequenza. Nel Part 2 l’apporto pfunk è più sensibile e rimanda l’ascolto del materiale classico di Clone e del Bangkok Impact dei primissimi tempi (2001-2003), con le venature disco-house sintetizzate tra loro nel modo più magico possibile. Nei Mellophonia si riassume bene l’espressività tipica del cosmic, dell’afro e delle tipiche improvvisazioni della underground disco, dimenticata nei cassetti della memoria. A suggello di tutto l’artwork dell’illustratore sovietico G. Tischenko risalente al 1976.

-Den Haan “Release The Beast” (Optimo Music): a pochi mesi dall’esordio registrato su Dissident, il duo formato da Matthew Aldworth (aka Crème De Menthe) ed Andy Gardiner ritorna attivo. Sensazionale è il primo aggettivo che userei per descrivere questo pezzo di plastica nera circolare. Nella title-track, “Release The Beast”, si ritrovano sia quei meccanismi electro tipici della scuola tedesca che le venature della più datata disco made in Italy. Simile quel “Metamorphosis”, in cui il duo inglese dà libero sfogo alla voglia di funk. Ciliegina sulla torta è “Looking For Love”, altra mina di electro-disco che riporta un pò di luce nel cielo di chi, come me, avverte la cronica assenza del sound dalle venature retro, soppiantato dall’omologazione del mercato digitale che si avvicina sempre più al concetto di ‘usa e getta’.

-Alan1 “Dunkin’ Döner” (Nature Records): a due anni da “Drugstore Warriors”, Raffaele Martirani torna su Nature, label di punta del gruppo Final Frontier. La sua musica mette insieme techno, house ed electro in modo suggestivo: “Sniff Them” mescola infatti micro samples vocali a ritmiche disegnate in maniera classica ma sovrastate da una patina di vibrazioni grezze tipiche di un mondo molto caro all’etichetta capitanata da Marco Passarani. In “Dunkin’ Döner” il dj-producer si appiglia anche al funk, riproducendo in forma personalizzata quel che è l’essenza del suono promosso dalla ‘sorella giovane’ di Nature, Pigna. Il bello arriva alla fine, con “Fat Eye”, edificata mattone su mattone sulle stesse sensazioni a cui ci hanno abituato artisti come Bumper, Tuomas Salmela e 2020 Soundsystem. Oltre a quel sottile fascino italo funk qui c’è anche un pizzico di cut psicotico che rimanda ai classici francesi di Justice, SebastiAn e Mr. Oizo.

-Nacho Patrol “Futuristic Abeba” (KSE): inaugurato sulla romana MinimalRome giusto qualche settimana fa, il nuovo alias di Danny Wolfers si tiene attivo con un nuovo 12″ di suono scorporato dal funk e poi trapiantato in una house molto dub. L’olandese, in “Africaspaceprogram” e “Futuristic Abbis Abeba”, pigia i tasti dell’organo fondendo gli accordi derivati in un groove pastoso e fluido, dominato da un sub-bass molto sinuoso. Completamente inedita invece la direzione di “Mind World” in cui l’instancabile musicista sembra volersi rifare in modo più marcato allo stile funky anni settanta di Lalo Schifrin (ricordate le colonne sonore che accompagnavano Starsky & Hutch nelle loro impareggiabili avventure?). Adagiata su fondali deep-house, ancora dalle chiare venature retro, è “Twinotters”. Sembra proprio di vederlo l’occhialuto visionario di Den Haag, intrepido ed allegro, vestito con jeans a zampa d’elefante e giubbotto in pelle, alla guida di una Ford Gran Torino rossa con la striscia bianca ai lati.

-Aqeel “Rock Hard” (4 Lux): appena arrivato tra le file della 4 Lux di Gerd, il californiano (ma trapiantato da qualche tempo in Spagna, dove trova modo di collaborare coi Wagon Cookin’, 2 Brothers Of Soul ed Alek Stark aggiungendo il 72 al suo nick) Aqeel esplode col sensuale funk, ora attorcigliato all’hip-hop, poi alla disco e al jazz. Prodotto da Shafiq Husayn, il disco offre quattro brani, sia nelle Vocal che nelle Instrumental mix. Da “Rock Hard”, da ballare col sorriso sulle labbra, a “Nasty”, utile per aprire il programma pensando all’r’n’b meno convenzionale, passando per “Wake Up” e “Love A Mystery”, imparentate con l’hip-hop soul tipicamente statunitense, genere a cui Glen Anthony Henry appartiene.

-Cestrian “The Walled City” (MNX): l’ego creativo di Ali Renault più legato alla musica dark electro è quello che filtra attraverso l’alias Cestrian. Approdando alla MNX di Glasgow con una release di cui si parlava da tempo (e che poi ha subito un ritardo nella pubblicazione), ci offre un progetto decisamente interessante. Il suono in cui s’immerge il francese stabilitosi in Inghilterra è quello di un’electro robotica, piuttosto gotica e dalle referenze ambient in alcune evoluzioni armoniche (“The Cross”). Con “Bridge Of Sighs”, “Chronicle Lies” e “Gorse Stacks” scruta nei meandri di un’electro nera, che cadrebbe a pennello su Bunker insieme a Shitcluster, Franck Sarrio e MANASYt, con l’andatura tetra e funerea. L’unica ad essere intagliata in basslines arpeggiati resta “Roman Bridges”, sequenzata sulle sincopi (elemento conduttore di tutte le tracce presenti sul 12″). Sicuramente un ottimo lavoro, troneggiato da vocoder vox a volte quasi incomprensibili, che mostra un lato diverso di Renault, sinora legato esclusivamente ad una più luminosa electro-disco sia nei suoi progetti da solista che nella sinergia Heartbreak condivisa con l’argentino Sebastian Muravchik.

-Mr. Oizo “Pourriture” (Ed Banger): a credere nel suo suono bizzarro quanto distorto, dieci anni fa, fu un noto marchio di jeans che adottò “Flat Beat” come colonna sonora di un famigerato spot, dominato dal pupazzo giallo Flat Eric che si muoveva a ritmo. Per Mr. Oizo, all’anagrafe Quentin Dupieux, è stato un vero tripudio di riconoscimenti ma gli anni a venire lo hanno progressivamente riportato nei meandri dell’underground, l’ambiente da cui proveniva prima dell’exploit commerciale. L’appassionato di videoclips è stato tra i primi a battere la strada della french-electro fatta di rumorismi e tanto noize, per cui Pedro Winter e la sua Ed Banger sono successivamente divenuti i portabandiera. “Pourriture” nasce dalle idee dell’album “Lambs Anger” uscito in autunno, esternando remixes realizzati in modo do it yourself (ad eccezione di quello di Arveene And Misk). Distorsore e lirismo sono le componenti generative di “Pourriture X”, evolute in ambienti neo-rock in “Non Sen Lars” e “Steroids” (con la voce di Uffie) e in sperimentali ricostruzioni IDM in “Con Tact”.

-Dj Rush/Pet Duo “Ekspozicija 10: Deep, Hard And Dirty” (Explicit Musick): la techno annovera, ormai da molti anni, Dj Rush e i Pet Duo tra le file dei suoi più fedeli sostenitori. Ad evidenziare il loro carisma e stile è ora la slovena Explicit Musick che, dopo due anni di break, torna a puntare sulla emozionante saga degli Ekspozicija, già colorita da nomi di richiamo quali Cristian Varela, Slam, Ben Long, Marco Bailey, Christian Smith, Ben Sims, Kevin Saunderson e Dj 3000. Per il decimo atto (ri) appare Dj Rush, che già inaugurò la serie nel 2004, col suo inarrestabile ed incontenibile vigore: l’americano trapiantato in Germania mixa 19 tracce di pura hardtechno che si gonfia in grooves di fuoco: Dj Bold, Killswitch & Reset, Dj Emme, Lexis, Sutura, Albert Kraner, Sam Silva ed Alex TB sono alcuni dei protagonisti ai quali si aggiunge lo stesso Rush con la saltellante “Put Your Hands Up” e i redivivi Human Resource con “Still Dominating”, rielaborazione della storica “Dominator” a firma della bella Miss Djax. “Ekspozicija 10” però, a differenza dei precedenti, è doppio: il secondo cd è quello dei brasiliani Pet Duo che mixano ancora techno, intensa, violenta, veloce e dominata da un ritmo forsennato e selvaggio. Selezionati, in questo caso, sono i brani (ben 29) di Patrick DSP, Robert Natus, Manu Kenton, Boris S., Leo Laker, Nortech, Torsten Kanzler & Alexander Weinstein, Space Djz, Arkus P. e di molti altri esponenti di quel frangente musicale rimasto aggrappato alla schranz che corre imperterrita sui 150 bpm.

-Tokyo Black Star “Black Ships” (Innervisions): finalmente è uscito, dopo una lunga attesa, il primo album dei Tokyo Black Star. Il duo nato nel 2005 sull’asse New York/Tokyo da un’idea di Alex Prat ed Isao Kumano, conduce per mano nel proprio universo musicale che assorbe e riflette techno, house ed uno spiccato romanticismo, ora preso dalla trance, poi dalla deep. Ciò è dichiarato apertamente da brani come “Powder Dreams”, “Caballero”, l’ottimo “Reincarnation”, “Still Sequence” e “Game Over”. Ma “Black Ships” non esaurisce la sua esplorazione con facilità: i due artisti infatti personalizzano, con ottimi risultati, l’accostamento cosmic-afro-funk in “Violent Rush” e “Mightnight Emperor” per poi rilanciarsi verso una caratteristica soul-house interpretata dall’americano Rich Medina (“Black Star”). Tangente all’electro, coi classici basslines giocati con l’arpeggiatore e con riflessi italodisco celati tra spaziature deep-house, è “Sephiaphone”. Un quarto segmento sonoro affrontato dal duo è quello dell’ambient e della musica da camera, sorretto da “Deep Sea”, “Kagura”, “Intermission”, “AES-S3” e “Blade Dancer Beatless”. Decisamente una release ‘calda’ per la Innervisions degli Âme e Dixon, che commissiona l’artwork al pittore giapponese Tomokazu Matsuyama.

Electric greetz

DJ GIO MC-505

Giosuè Impellizzeri

Giornalista musicale, consulente per eventi, reporter per festival internazionali, produttore discografico, A&R e promoter per una label, autore della colonna sonora di un videogame, autore di un libro dedicato alla Dance anni Novanta, selezionatore e redattore di shows radiofonici, Dottore in Beni Culturali: tutto in uno. Giosuè Impellizzeri da un lato, DJ Gio MC-505 dall'altro. Le prime recensioni appaiono su una fanzine, nel 1996. Dopo quattro anni inizia il viaggio che si sviluppa su testate cartacee e sul web (TheDanceWeb, Cubase, Trend Discotec, DiscoiD, Radio Italia Network, TechnoDisco, Jay Culture, Soundz, Disc-Jockey.it, Basebog, La Nuit, Jocks Mag, AmPm Magazine). Ogni anno dà vita ad oltre seicento pubblicazioni, tra articoli, recensioni ed interviste realizzate in ogni angolo del pianeta. Tutto ciò gli vale la nomina, da parte di altri esponenti del settore, di 'techno giornalista', rientrando tra i pionieri italiani del giornalismo musicale sul web. Nel 2002 fa ingresso nel circolo dei DJs che si esibiscono in Orgasmatron, contenitore musicale di Radio Italia Network, proponendo per primo in un network italiano appartenente alla fascia del mainstream un certo tipo di Electro, imparentata con la Disco, il Synth Pop e la Techno. Nel medesimo periodo conduce, per la stessa emittente e in particolare per il programma di Tony H e Lady Helena, la rubrica TGH in veste di inviato speciale alla ricerca di novità musicali provenienti da tutto il mondo. Per quel che concerne la sfera della produzione discografica, dopo le demo tracks realizzate nella seconda metà degli anni Novanta, incide il primo EP tra 2001 e 2002, "Android's Society", che contiene "Commodore Generation", remixata dai finlandesi Ural 13 Diktators, finita nella top-ten dei più suonati sulle passerelle di moda milanesi e supportata da nomi importanti tra cui Tampopo, David Carretta, Vitalic, Capri, DJ Hell e Romina Cohn. La storia continua con altre esperienze, vissute prima tra le mura della H*Plus di Tony H ("Tameshi Wari EP" e "Superstar Heroes EP") e poi tra le fila delle tedesche Vokuhila ("Engel Und Teufel EP", con "El Diablero" remixato dagli Hong Kong Counterfeit e Maxx Klaxon), 38db Tonsportgruppe ("Borneo EP", col remix Electro Disco di Chris Kalera) e della slovena Fargo (col rombante "Technomotor EP"). Dal 2005 al 2008 affianca Francesco Passantino e Francesco Zappalà nella conduzione della Tractorecords e della Laboraudio, digital-label concepita come laboratorio di musica finalizzata alla valorizzazione di artisti appartenenti al sottobosco creativo. Poi collabora col bolognese Wawashi DJ (oggi nel chiacchierato progetto Hard Ton) per "Gary Gay", si lascia remixare dallo svedese Joel 'Jor-El' Alter ("Stroboscopic Life"), partecipa al "The Church Of Pippi Langstrumpf" su Dischi Bellini e viene invitato dall'etichetta berlinese Das Drehmoment a prendere parte al progetto "Rückwärts Im Uhrzeigersinn" insieme ad altri artisti di spessore internazionale tra cui Kalson, Replicant, Makina Girgir, Starcluster e Polygamy Boys. Nel 2010, dopo nuove esperienze discografiche ("Gaucho", su Disco Volante Recordings, coi remix di Gabe Catanzaro, Hard Ton, Valyom & Karada, Midnight Express e Bangkok Impact, e "The World In A Pocket EP", su Prodamkey/Analog Dust, avvalorato dalle versioni di -=UHU=-, Alek Stark, Downrocks, Snuff Crew, Gesloten Cirkel e Metacid), diventa free lance per DJ Mag Italia, versione italiana della celeberrima testata editoriale inglese dedicata alla musica elettronica e alla DJculture. In parallelo fonda, con l'amico Mr. Technium, la Sauroid, etichetta che si propone come punto di raccordo e diffusione di diversi stili tra cui Acid House, Italo Disco, Electro, Nu Rave e Chiptune.

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