#231 -Altro impareggiabile EP da Legowelt

Danny Wolfers ha visto le luci accecanti dei riflettori solo nel 2002, quando Sven Väth si innamorò della sua “Disco Rout” trasformandola da brano underground in hit europea. Poi le porte della popolarità si sono richiuse ma all’olandese non sembra abbia interessato molto, anzi. Per Wolfers, infatti, prima di tutto viene la creatività, intesa come ‘motore generativo’ di musica lontana anni luce dal bieco business. Il suo incontenibile e fecondo talento è sotto gli occhi di tutti: risulta davvero difficile trovare un artista che riesca a realizzare così tanta musica di qualità in tempi ragionevolmente ristretti. Il tempo che gli altri necessitano per realizzare una traccia, o un EP, a Wolfers basta per tirar fuori almeno un paio di album, da pubblicare magari attraverso l’uso di differenti alias. Già, perchè a Wolfers gli pseudonimi fanno impazzire: all’attivo ne vanta una valanga (Franz Falckenhaus, Gladio, Klaus Weltman, Phalangius, Polarius, Raheem Hershel, Salamandos, Sammy Osmo, Smackos, Squadra Blanco, Twilight Moose, Venom 18, il recente Nacho Patrol) ma quello a cui è più affezionato è senza dubbio il primo, Legowelt. E allora via, pronto un altro EP (l’ennesimo di una poderosa serie), questa volta diretto sulla Crème Organization di TLR. Trattasi di “Vatos Locos” con cui il musicista di Den Haag continua a stupire ed appagare l’ascoltatore, non temendo confronti di sorta. In “Vatos Locos” strozza i ritmi dissacrando le inutili mode berlinesi sulla minimal, dissipando l’energia di lividi e sporchi grooves in acidi basslines (“Zompy Land”, “Flight Of The Jupiter”, “Slowjam Deeptechno”). Suggestivo come sempre, il Legowelt dell’ultimo quadriennio sembra legato più alla jackin’ house che all’electro e ciò lo capiamo ascoltando “Black Bass”, “Zebra Dance” e la possente “Aquajam”. Su tutto aleggia una singolare atmosfera di informale creatività e fantasia tanto che risulta arduo attribuire un genere preciso alla sua sconfinata linea produttiva. Quello di Wolfers è un cosmo fluttuante, in perenne vagabondare tra leggende mitologiche e squarci storici, ma “Vatos Locos” si pone l’obiettivo preciso di celebrare quel mondo perduto della house d’oltreoceano, accennando ora alla jackin’, poi all’indimenticata acid. Segnalo, oltre al doppio vinile, anche una versione in cdr (la cui disponibilità resta limitata alle 100 copie) che viene impreziosita da ulteriori 6 inediti: “Gardens Of The Ghetto”, “Cholobass”, “Escape”, “King-Fu School”, “Topaz Lagoon” e “Schooldayz”.

-The Penelope[s] & Morpheus “Priceless Concrete Echoes” (Citizen/Module): le uscite della label di Vitalic rappresentano sempre un punto rilevante nel noioso mercato degli ultimi tempi in cui tutto e tutti sembrano più o meno uguali ed ispirati dalle medesime cose. In questo album di imminente pubblicazione, nato nell’universo musicale dei The Penelope[s] (Vincent Tremel e Axel Basquiat) e Morpheus (Samy Birnbach, frontman dei leggendari Minimal Compact) le chitarre elettriche sono accordate coi synths mentre i beats post-punk legano più che bene sui ricami new-wave. Determinati a lasciare nitide tracce del proprio passaggio, i tre si fanno interpreti di un suono che attinge da quel che fu in passato (Cabaret Voltaire, Human League, Depeche Mode, Tuxedomoon, Liaisons Dangereuses, Yello, Bauhaus, Billy Idol, Ultravox, Clan Of Xymox, Visage, Throbbing Gristle) mischiandolo a quello che ne è derivato in tempi più recenti (LCD Soundsystem, Soulwax, Tiga, Black Strobe). Tutto accade di volata, in dieci tracce di assoluta e marcata ‘pazzia creativa’, dove convolano a nozze la voglia di rock, di punk, di evadere dalle mode, di fantasticare coi ritmi e parallelamente incantare con le canzoni. Funk, electro, techno, rock: queste le linee guida di “Priceless Concrete Echoes”, da cui si elevano sia brani di ardente energia (“Statik Dancin'”, “Joey Santiago”, “Licked By Love”, “Long Black Fly”, “Stuck In Lalaland”) sia composizioni di epic-pop acustico (“Rainbow On The Pavement”, “Saved”, “Sabotage”, “The Heat Goes By”, “Don’t Lose It”). Techno-rock del post-millennio.

-Faceless Mind “Timeless Message” (Copilote Recordings): la piccola etichetta francese fondata da Boris ‘Syrob73′ Palasie torna in vita, dopo un periodo di stasi, grazie alla musica dei Faceless Mind. Il duo svedese, formato da Johan Inkinen e Lukas Pettersson, si ritrova coi propri EP già su etichette affermate del settore quali Strange Life, Crème Organization, Breakin’ ed Open Concept Recordings. Ciò favorisce l’espansione di un’electro ribattezzata dagli addetti ai lavori come ‘post-drexciyan’ viste le innegabili comunanze e radici col suono acquatico creato, nei primi anni novanta, dagli americani Drexciya. “Timeless Message” e “White Display” sintetizzano esattamente quel che James Stinson e Gerald Donald amavano mischiare con inarrestabile audacia nelle proprie produzioni: basslines meccanici, ritmi cibernetici e melodie accennate da toni paradisiaci. La tiratura si ferma, come accade ormai di frequente da un pò di tempo a questa parte, alle 300 copie.

-The Black Dog “Further Vexations” (Soma): icona distintiva della techno anni novanta prodotta nel Regno Unito, il nome The Black Dog racchiude in sè un’inesauribile vena ispirativa che non conosce nè tempo nè soste (ad eccezione di quando Ed Handley ed Andrew Turner creano i Plaid lasciando a Ken Downie il compito di mantenere in vita il progetto insieme a Martin e Richard Dust). “Further Vexations” è il degno successore di “Radio Scarecrow”: il suo scopo sembra quello di strizzare la techno e la electro detroitiana nell’ambient e nelle atmosfere cinematiche, calandosi in avventure non del tutto inedite per un genere in costante evoluzione come la techno, ma sicuramente di ottimo impatto. Tra le tante tracce a disposizione segnalo “You’re Only SQL”, “CCTV Nation” e “Skin Clock”, in cui il confine tra musica concettualista e musica da ballare soffre (o gode?) dell’effetto elastico.

-Maayan Nidam “Nightlong” (Power Shovel Audio): in passato (ma soprattutto di recente) sono stati molti a tentare l’unione tra suono caraibico e musica dance. Tralasciando congiunzioni dettate dalla mera ricerca del successo commerciale, tra gli esperimenti più azzeccati colgo quello di Alpha 606 (provate a cercare il suo ultimo lavoro su Interdimensional Transmissions) a cui oggi si affianca “Nightlong” di Maayan Nidam, già piuttosto nota come Miss Fitz. Prodotto tra Berlino ed Atene, l’album cattura l’espressività del suono afro-cubano e lo inscrive, diligentemente, nel beat minimale a cui l’Europa è ormai ben abituata. In tal maniera vengono a crearsi e sovrapporsi cadenze sperimentali che lasciano supporre nuovi scenari da esplorare. (Solo) 8 le tracce, di cui si evidenziano meglio “Soltando Chispa”, “La Noche De Ayer” e “Tengo”. Che raccolga l’effetto Samim del 2007?

-The Glitz “Silbersee” (Pocketgame): ricollocatasi abilmente nella scena tech-house dopo un passato d’indiscutibile synth-electro, la Pocketgame di Maru & Comix scommette ancora sui The Glitz, dopo gli incoraggianti risultati raccolti con “Chatter”. Il trio formato da Andreas Henneberg, Daniel Nitsch e Stefko Kruse continua ad esplorare techno ed house prelevando da ognuna di esse i giusti elementi per farne qualcosa di intelligentemente creativo e, nel contempo, adatto alla pista. “Silbersee” è pura tech-house, rotonda, piacevole, che si rinnova nel suo impianto sonoro mai cullandosi troppo in loops ostentati (negli ultimi tempi certe forme di minimalismo hanno mal celato solo mancanza di idee). Il remix arriva da Mannheim ed è firmato da Nick Curly, uno che di deep-house ne ha fatta parecchia nell’ultimo triennio. Anche questa volta potreste optare per il Premium Pack che contiene anche il cd, l’adesivo e il poster.

-Swayzak “Snowboarding In Argentina” (Swayzak Recordings): gli Swayzak ripartono dal 1998, depurandosi da alcuni tratti electro-house con cui hanno contrassegnato le releases di qualche anno fa. L’idea di ristampare (e rimasterizzare) l’album di oltre un decennio addietro nasce in virtù di dare manforte alla scena deep-house in netta crescita al momento, intesa come valida alternativa alla ormai sdoganata minimal-tech-house. In “Snowboarding In Argentina” ritroviamo musica che ci culla come se fossimo su un’amaca in mezzo a due alberi secolari, pronti ad infondere sicurezza. Realizzate in modo molto semplice (un computer ed un campionatore Akai, pochi synths analogici ed un DAT sul quale convogliare il tutto), le tracce dell’album non sentono affatto il peso degli anni trascorsi, soprattutto se puntiamo l’ascolto su “Evil Dub” e la splendida “Fukumachi” che tanto ricorda i primi Müller. Fatelo vostro se non figura ancora nella vostra collezione.

-Viermalair And Oliver Ton “Hole In My Head” (Styledriver): a pochissime settimane da “007” riecco la Styledriver con un nuovo 12″ bianco latte. Immancabili i Viermalair, affiancati per l’occasione da Oliver Ton, con la loro tech-house berlinese graffiata da suoni gotici (“There Is”). Ad accomunare le tre tracce di “Hole In My Head” sono i samples vocali, spezzettati e mescolati nelle ritmiche come se fossero spezie culinarie. La stesura rimane piuttosto minimale, anche in “Whole Girls”, dove però il movimento del basso offre lo spunto per un flusso più organico. Classici virtuosismi applicati al groove si ritrovano infine in “Veganaa”, un tool che personalmente mi riporta a quello che faceva Emmanuel Top già alla metà del decennio scorso.

-Torro Remote “RSN08” (Elektrotribe): arriva dalla piovosa Inghilterra la musica di Torro Remote: il follow up di “Aux” gode già del supporto di personaggi di spicco come Hernán Cattáneo, Xpansul, Armin Van Buuren e James Zabiela che ha scelto la main track del progetto in questione per la sua ultima compilation su Renaissance. “RSN08” ruota in un groove che rimbalza per tutta la stesura, tra techno ed industrial accennata dai classici suoni metallici. Il remix di Digital Filth percorre più apertamente la strada techno-minimale, con voci spezzettate a mò di puzzle. “HZRD” (forse acronimo di Hazzard), spintona infine i suoni passati nel low-fi, che hanno recentemente trovato spazio anche nella musica di estrazione più easy.

Electric greetz

DJ GIO MC-505

Giosuè Impellizzeri

Giornalista musicale, consulente per eventi, reporter per festival internazionali, produttore discografico, A&R e promoter per una label, autore della colonna sonora di un videogame, autore di un libro dedicato alla Dance anni Novanta, selezionatore e redattore di shows radiofonici, Dottore in Beni Culturali: tutto in uno. Giosuè Impellizzeri da un lato, DJ Gio MC-505 dall'altro. Le prime recensioni appaiono su una fanzine, nel 1996. Dopo quattro anni inizia il viaggio che si sviluppa su testate cartacee e sul web (TheDanceWeb, Cubase, Trend Discotec, DiscoiD, Radio Italia Network, TechnoDisco, Jay Culture, Soundz, Disc-Jockey.it, Basebog, La Nuit, Jocks Mag, AmPm Magazine). Ogni anno dà vita ad oltre seicento pubblicazioni, tra articoli, recensioni ed interviste realizzate in ogni angolo del pianeta. Tutto ciò gli vale la nomina, da parte di altri esponenti del settore, di 'techno giornalista', rientrando tra i pionieri italiani del giornalismo musicale sul web. Nel 2002 fa ingresso nel circolo dei DJs che si esibiscono in Orgasmatron, contenitore musicale di Radio Italia Network, proponendo per primo in un network italiano appartenente alla fascia del mainstream un certo tipo di Electro, imparentata con la Disco, il Synth Pop e la Techno. Nel medesimo periodo conduce, per la stessa emittente e in particolare per il programma di Tony H e Lady Helena, la rubrica TGH in veste di inviato speciale alla ricerca di novità musicali provenienti da tutto il mondo. Per quel che concerne la sfera della produzione discografica, dopo le demo tracks realizzate nella seconda metà degli anni Novanta, incide il primo EP tra 2001 e 2002, "Android's Society", che contiene "Commodore Generation", remixata dai finlandesi Ural 13 Diktators, finita nella top-ten dei più suonati sulle passerelle di moda milanesi e supportata da nomi importanti tra cui Tampopo, David Carretta, Vitalic, Capri, DJ Hell e Romina Cohn. La storia continua con altre esperienze, vissute prima tra le mura della H*Plus di Tony H ("Tameshi Wari EP" e "Superstar Heroes EP") e poi tra le fila delle tedesche Vokuhila ("Engel Und Teufel EP", con "El Diablero" remixato dagli Hong Kong Counterfeit e Maxx Klaxon), 38db Tonsportgruppe ("Borneo EP", col remix Electro Disco di Chris Kalera) e della slovena Fargo (col rombante "Technomotor EP"). Dal 2005 al 2008 affianca Francesco Passantino e Francesco Zappalà nella conduzione della Tractorecords e della Laboraudio, digital-label concepita come laboratorio di musica finalizzata alla valorizzazione di artisti appartenenti al sottobosco creativo. Poi collabora col bolognese Wawashi DJ (oggi nel chiacchierato progetto Hard Ton) per "Gary Gay", si lascia remixare dallo svedese Joel 'Jor-El' Alter ("Stroboscopic Life"), partecipa al "The Church Of Pippi Langstrumpf" su Dischi Bellini e viene invitato dall'etichetta berlinese Das Drehmoment a prendere parte al progetto "Rückwärts Im Uhrzeigersinn" insieme ad altri artisti di spessore internazionale tra cui Kalson, Replicant, Makina Girgir, Starcluster e Polygamy Boys. Nel 2010, dopo nuove esperienze discografiche ("Gaucho", su Disco Volante Recordings, coi remix di Gabe Catanzaro, Hard Ton, Valyom & Karada, Midnight Express e Bangkok Impact, e "The World In A Pocket EP", su Prodamkey/Analog Dust, avvalorato dalle versioni di -=UHU=-, Alek Stark, Downrocks, Snuff Crew, Gesloten Cirkel e Metacid), diventa free lance per DJ Mag Italia, versione italiana della celeberrima testata editoriale inglese dedicata alla musica elettronica e alla DJculture. In parallelo fonda, con l'amico Mr. Technium, la Sauroid, etichetta che si propone come punto di raccordo e diffusione di diversi stili tra cui Acid House, Italo Disco, Electro, Nu Rave e Chiptune.

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