#239 -La techno da assalto di Planetary Assault Systems

Era ora che Luke Slater decidesse di rivitalizzare lo storico progetto Planetary Assault Systems nato nel 1993. Intensamente fuso nella Techno con la T maiuscola, “Temporary Suspension” pulsa frenetico in ritmi eccentrici e suoni mistici. L’arte di saper far girare con maestria i loops e riuscire a far suonare bene quattro suoni messi in croce non è cosa facile, soprattutto oggi quando molti producers si sentono quasi costretti nel voler minimalizzare strutture e stesure rasentando la banalità e la pochezza creativa. Non è certamente il caso del popolare dj-producer inglese che dimostra ampiamente di saper erigere un album dall’anima techno, dall’inizio alla fine, senza indugi o ripensamenti. “Temporary Suspension” tratta di sola techno, narrando la sua storia attraverso suoni e gorghi spaziali, di tanto in tanto sbilanciati verso scenari più electroidi (“Om The Def”, “Attack Of The Mutant Camels”). Per il resto il disco, edito dalla tedesca Ostgut Ton, trasuda palesemente un sound di techno bellica, da assalto, capace di ricreare gli stessi ideali che la stessa techno aveva nel momento della sua nascita, ossia un ventennio fa: ribellarsi agli stereotipi facendo leva sulla tec(h)nologia. Transitando sulle punte acide di “Hold It”, si raggiungono mine dichiaratamente pensate per far esplodere il dancefloor: da “Open Up” a “Whoodoo”, da “Enter Action” a “X Speaks To X”, da “Gateway To Minia” a “Sticker Men”, per cui nessun patito della techno avrebbe a che ridire. Minimal-techno? Basta nomenclature che servono solo a riempire la bocca dei giovanissimi, convinti di sostenere un genere di cui però ne ignorano la genesi. Luke Slater mette le cose in chiaro fornendo qualche certezza in più a chi, come me, iniziava a pensare per davvero che la techno si fosse dispersa nei meandri di ignobili definizioni commerciali. Sebbene siamo ancora a giugno, credo fermamente che la Ostgut Ton abbia avuto la fortuna di pubblicare uno degli album più strepitosi di questo 2009.

-Trentemøller “Harbour Boat Trips 01: Copenhagen” (HFN Music): designato, insieme ai WhoMadeWho, come la rivelazione danese più eclatante nel mondo della musica elettronica, Anders Trentemøller rivela sempre più apertamente la sua propensione per la musica da ascolto fatta di pop celestiale ed ambient emozionale. La prima release su HFN è per l’appunto una raccolta da lui selezionata che mira al segmento dell’acustic-folk, del rock, del post-punk e del trip-hop: da Grouper all’ex Gus Gus Emiliana Torrini, da I Got You On Tape a Beach House passando per rarità del passato come “Back To The Burner” di The Hypothetical Prophets (Proroky) e “Cheree” dei Suicide ed esperimenti contemporanei di David Garcet, Rennie Foster, Khan e Two Lone Swordsmen. Ad impreziosire il tutto gli edits che lo stesso Trentemøller realizza per la sua “Vamp”, “She’s Lost Control” di The Raveonettes e per “Copenhagen” dei Copenhagen Collective, intersecandola a mò di bootleg al più grande successo dei Soft Cell, “Tainted Love”.

-hannulelauri “Glittering Night” (Flexx): è la belga Flexx, label affiliata ad un noto negozio di musica venduta in rete, a segnare il debutto per gli hannulelauri. Il duo finnico composto da Hannu Nieminen aka Dj Ender e Lauri Soini convoglia l’esperienza pluriennale (Nieminen è uno degli artefici dei Nuspirit Helsinki nonchè autore di progetti minori come Math Union, Mure, Nimetön e Poleeni) in un sound nato sullo scambio tra anni ottanta (ovvie le referenze italodisco) e l’electro del duemila. “Glittering Night” gira su un riff che ricorda tanto da vicino “No Disco” dei Depeche Mode, sebbene modulato su synth lines tipiche dei vecchi videogames arcade. Addolcita dal glockenspiel e da melodie ludiche è “Sally 2000”, ancor più proiettata nel mondo a pixel dilatati di Commodore 64 e Vic 20. Più consona all’uso sul dancefloor la versione di Jori Hulkkonen, una leggenda nei territori glaciali del Nord (ma non solo, visto che fu lui artefice, insieme a Tiga, di “Sunglasses At Night”), che ne preserva l’attitudine retro pur convogliando il tutto su beats tipicamente house. 400 le copie pronte per essere distribuite.

-Tommy Four Seven “Surma” (Electric Deluxe): nuovo arrivato nella scuderia Electric Deluxe, Tommy Four Seven è l’autore di “Surma”, brano dalle chiare referenze techno-dark. Ipnotismo netto ed amore per il movimento circolare del loop caratterizzano la traccia, letteralmente consumata negli ultimi cinque mesi da Chris Liebing e Speedy J: è per tale motivo che ognuno di loro decide di realizzarne un remix. Il primo fa capo ad una piuttosto classica minimal-techno dal flusso ripetitivo, il secondo, invece, rincorre effetti più lancinanti ed allucinogeni.

-Kris Menace “Idiosyncrasies” (Compuphonic): quello di Kris Menace (all’anagrafe Christophe Hoeffel) è uno stile che riesce a coniugare vecchio e nuovo affascinando, pertanto, sia i giovanissimi che gli over 30. Il suo primo album, edito da Compuphonic sotto la licenza di Newstate Music, si snoda in tre cd’s che divertono senza riserve. Il primo è quello che raccoglie i suoi più grandi successi, spesso nati in collaborazione con altri artisti come Lifelike, con cui firma la hit del 2005 “Discopolis” attualizzando il memorabile riff di “Another Life” dei Kano, come Fred Falke per “Fairlight”, dove esprime al massimo il gusto moroderiano per la spacedisco, come Alan Braxe per “Lumberjack” su cui spruzza una dose di rock, come Hexstatic per “Invaders”, da cui emerge il taglia e cuci in stile francese, e come Felix Da Housecat per “Artificial”, electro-house dal respiro mainstream. A ciò si sommano altri brani che ripescano a piene mani dal creativo decennio degli anni ottanta (“Voyage”, “Metropolis”) e dalla techno dei rave anni novanta (“Snapshot”). Il cd 2 prosegue praticamente sugli stessi binari anticipando alcune possibili hits future (“Sensuality”, “Poesie”, “Midnight”, “Micropacer”). Il viaggio si conclude sul terzo disco, in cui trovano alloggio i remix che Menace ha realizzato per star internazionali della musica: da LCD Soundsystem a Tracey Thorn, da Roisin Murphy a Robbie Williams, dagli AIR ai The Presets, da Felix Da Housecat a Moby e ed Underworld. “Idiosyncrasies” è pervaso per intero dai suoni e dalle stesure tipiche degli anni ottanta, accostabili per tematiche alla miriade di prodotti in stile retro che vengono pubblicati da labels underground (Crème Organization, Radius, Clone) ma rilette in chiave più commerciale. Che sia lui il diretto antagonista di Calvin Harris?

-Various “Tech My House 3” (Elektrotribe): è dal giugno del 2007 che “Tech My House” rappresenta il momento in cui Elektrotribe raccoglie materiale inedito dei suoi artisti più rappresentativi, alternandolo alle novità dei cosiddetti newcomers selezionati in mezzo a centinaia di demos pervenuti da ogni angolo del mondo. Fondamentalmente la label franco-tedesca si occupa di techno, declinandola nelle sue varianti (deep, minimal, electro) e in questo terzo atto di “Tech My House” si marcia sui ritmi di Steve Lorenz, Digital Filth, Breger, Animaltek, Datensi, Pete Nouveau, Tiari, Alex Tomb ed altri ancora. Trendy, ma non troppo.

-Duijn & Douglas “Cat Concrete” (Nowar): è l’esordio per il duo olandese formato da Esther Duijn e Steady Douglas, desideroso di dare manforte al movimento della neo deep-house che, pian piano, sta riconquistando terreno rispetto all’ormai inflazionata minimal-techno. “Cat Concrete” presenta una buona evoluzione ritmica in crescendo, con una stesura che offre sempre nuovi stimoli differenziando il tutto dal mare dei banali tools. Il remix di Baaz invece ha il tocco preponderante della house old-school americana (MAW, Todd Terry, Cajmere) che tornerà utilissima ai nostalgici dei bei tempi che furono.

-Various “The Definitive Japanese Scene Vol. 1” (Mule Musiq): Mule Musiq è tra le realtà nipponiche più note in Europa: segno che i giapponesi hanno capito come oltrepassare i confini patri, non solo grazie alle mille diavolerie elettroniche esportate nell’ultimo quarantennio. Per l’occasione ciò avviene mischiando l’ambient e il jazz contemporaneo alla cosmic-funk-disco-house. Se Righteous ed Olive Oil fanno dimenticare le noie e lo stress quotidiano, KZA, Kaoru Inoue, Galarude, Dedication ed altri astri della scena orientale sapranno stimolare al meglio e nel giusto modo i muscoli per muoversi al ritmo più legato alla dance.

Electric greetz

DJ GIO MC-505

Giosuè Impellizzeri

Giornalista musicale, consulente per eventi, reporter per festival internazionali, produttore discografico, A&R e promoter per una label, autore della colonna sonora di un videogame, autore di un libro dedicato alla Dance anni Novanta, selezionatore e redattore di shows radiofonici, Dottore in Beni Culturali: tutto in uno. Giosuè Impellizzeri da un lato, DJ Gio MC-505 dall'altro. Le prime recensioni appaiono su una fanzine, nel 1996. Dopo quattro anni inizia il viaggio che si sviluppa su testate cartacee e sul web (TheDanceWeb, Cubase, Trend Discotec, DiscoiD, Radio Italia Network, TechnoDisco, Jay Culture, Soundz, Disc-Jockey.it, Basebog, La Nuit, Jocks Mag, AmPm Magazine). Ogni anno dà vita ad oltre seicento pubblicazioni, tra articoli, recensioni ed interviste realizzate in ogni angolo del pianeta. Tutto ciò gli vale la nomina, da parte di altri esponenti del settore, di 'techno giornalista', rientrando tra i pionieri italiani del giornalismo musicale sul web. Nel 2002 fa ingresso nel circolo dei DJs che si esibiscono in Orgasmatron, contenitore musicale di Radio Italia Network, proponendo per primo in un network italiano appartenente alla fascia del mainstream un certo tipo di Electro, imparentata con la Disco, il Synth Pop e la Techno. Nel medesimo periodo conduce, per la stessa emittente e in particolare per il programma di Tony H e Lady Helena, la rubrica TGH in veste di inviato speciale alla ricerca di novità musicali provenienti da tutto il mondo. Per quel che concerne la sfera della produzione discografica, dopo le demo tracks realizzate nella seconda metà degli anni Novanta, incide il primo EP tra 2001 e 2002, "Android's Society", che contiene "Commodore Generation", remixata dai finlandesi Ural 13 Diktators, finita nella top-ten dei più suonati sulle passerelle di moda milanesi e supportata da nomi importanti tra cui Tampopo, David Carretta, Vitalic, Capri, DJ Hell e Romina Cohn. La storia continua con altre esperienze, vissute prima tra le mura della H*Plus di Tony H ("Tameshi Wari EP" e "Superstar Heroes EP") e poi tra le fila delle tedesche Vokuhila ("Engel Und Teufel EP", con "El Diablero" remixato dagli Hong Kong Counterfeit e Maxx Klaxon), 38db Tonsportgruppe ("Borneo EP", col remix Electro Disco di Chris Kalera) e della slovena Fargo (col rombante "Technomotor EP"). Dal 2005 al 2008 affianca Francesco Passantino e Francesco Zappalà nella conduzione della Tractorecords e della Laboraudio, digital-label concepita come laboratorio di musica finalizzata alla valorizzazione di artisti appartenenti al sottobosco creativo. Poi collabora col bolognese Wawashi DJ (oggi nel chiacchierato progetto Hard Ton) per "Gary Gay", si lascia remixare dallo svedese Joel 'Jor-El' Alter ("Stroboscopic Life"), partecipa al "The Church Of Pippi Langstrumpf" su Dischi Bellini e viene invitato dall'etichetta berlinese Das Drehmoment a prendere parte al progetto "Rückwärts Im Uhrzeigersinn" insieme ad altri artisti di spessore internazionale tra cui Kalson, Replicant, Makina Girgir, Starcluster e Polygamy Boys. Nel 2010, dopo nuove esperienze discografiche ("Gaucho", su Disco Volante Recordings, coi remix di Gabe Catanzaro, Hard Ton, Valyom & Karada, Midnight Express e Bangkok Impact, e "The World In A Pocket EP", su Prodamkey/Analog Dust, avvalorato dalle versioni di -=UHU=-, Alek Stark, Downrocks, Snuff Crew, Gesloten Cirkel e Metacid), diventa free lance per DJ Mag Italia, versione italiana della celeberrima testata editoriale inglese dedicata alla musica elettronica e alla DJculture. In parallelo fonda, con l'amico Mr. Technium, la Sauroid, etichetta che si propone come punto di raccordo e diffusione di diversi stili tra cui Acid House, Italo Disco, Electro, Nu Rave e Chiptune.

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