#241 -La techno spettrale dei Voodeux

Tutto inizia due anni fa, sulla East Coast americana, quando due loschi figuri (Tanner Ross e James Watts) s’inventano una nuova impersonificazione della techno proponendola mediante lo pseudonimo Voodeux, descritto dalla stampa come ‘Halloween on wax’. Voodeux tende a manifestare un sound spugnoso e spettrale, che riesce a fare velocemente il giro del pianeta grazie alla hit “The Curse” con cui i due diventano alfieri della Mothership di Claude VonStroke, insieme ad Italoboyz e Catz N’ Dogz. Adesso è tempo del loro primo album, “The Paranormal”, un concentrato di visioni e miti arcani, di beats derivati dall’amore per il mistero e per l’inspiegabile. Dieci le tracce con cui gli americani esplorano mondi popolati da fantasmi e mostri di ogni genere iniziando in modo del tutto inusuale, con “The End”, che a rigor di logica avrebbe dovuto invece chiudere il tutto. Techno spiritata insomma per il duo che in “The Paranormal” convoglia alcune delle tracce edite in passato (“Bones”, “Skeleton Key”, “Just A Spoonful”, “Deadend Motel”) alternandole ad altri esperimenti su cui aleggiano presenze spettrali, come “Enter The Voo” (che voglia indicare il rito d’iniziazione della pratica voodoo?), “Heebie Jeebies”, “Frank The Janitor” e “3rd Floor”, electro-downtempo alla Goblin. “The Paranormal” è disponibile da pochi giorni sia su cd che in triplo vinile: la copertina ricorda la trama di una recente pellicola horror diretta da Rob Schmidt, ossia “Wrong Turn”, in cui la storia scontatissima viene controbilanciata da atmosfere e suspense da urlo. Proprio come accade nella musica dei Voodeux, in cui la techno ripetitiva che per molti potrebbe sembrare irritante quanto noiosa, acquista un valore aggiunto fornito dall’incalzare delle ambientazioni piuttosto atipiche per questo genere.

-DMX Krew “Permanent Vacation Ever Green #1” (Permanent Vacation): al fine di dare più longevità possibile a brani più o meno contemporanei ritenuti dei ‘sempreverdi’, la tedesca Permanent Vacation crea appositamente la branca Ever Green riproponendo, per l’occasione, un classico di Edward Upton. Prelevato da “Nu Romantix”, l’emblematico album edito dalla Rephlex nel 1998, “Come To Me” torna dopo undici anni a far pulsare i suoi beats e i suoi synths electro-pop-disco. Melodicamente perfetto, il brano, rimasterizzato ed interpretato dalla stessa voce di altre gemme senza tempo del musicista inglese (“Soul Miner”, “Seedy Films”, “17 Ways To Break My Heart”), si presenta anche in un’inedita Instrumental.

-Lory D “Plissken” (Subdance Records): Lory D, uno dei re della Roma dei raves anni novanta, conferma la solida reputazione all’interno della scena underground internazionale. Precursore italiano dell’acid e della techno, il dj-producer plasma “Disso Bass” interfacciando techno ed electro e facendo esplodere melodie sbozzate che si rinfrangono come onde sulle paratie ritmiche. La chicca del 12″ però è sul lato opposto: “The Bank Robbery”, la reinterpretazione dell’omonimo brano composto da John Carpenter ed Alan Howarth per la colonna sonora di Escape From New York. La Subdance fa sapere che si tratta di un remix ufficiale al 100% visto il benestare per l’utilizzo dei samples originali. Sobrio, cinematico ed enigmatico, il pezzo conserva le atmosfere tenebrose-spettrali che siamo soliti ascoltare nelle numerose produzioni di Danny Wolfers. Il mastering, ineccepibile, invece è di Redshape.

-Tyrell Corporation “Together Alone” (Clone West Coast Series): ad inaugurare la West Coast Series di Clone è Martijn Hoogendijk che, per l’occasione, dà avvio al suo ennesimo alias. La propensione del producer per la musica suonata da strumenti veri (chitarre elettriche in primis) si era già fatta sentire negli ultimi tempi (nel remix realizzato per “Le Crunch” di Mr. Pauli), ma adesso il tutto acquista contorni più delineati. Qui, oltre all’electro, all’italodisco e alla new-wave, c’è tanto odore di rock. “Alone Together” e “The Hunt For Gollem” sono euforiche e spiazzanti come certe cose uscite di frequente dai confini alpini (Kitsuné) che non dispiacerebbero affatto a chi è solito ascoltare indie o a chi vuole ricordare Joy Division e New Order. Il picco si raggiunge quando suonano le chitarre e la batteria (vere!) di “Loose The Hero Get Back To The Zero” interpretata dall’inconfondibile voce di Nicola Kuperus degli ADULT. Un disco che che porta su vinile il nuovo stile che sta contraddistinguendo i live-acts dell’estroso musicista cresciuto tra Den Haag e Rotterdam.

-Microthol “Binary Systems” (Trust): a due anni dalla loro ultima apparizione, i Microthol (Philipp Haffner e Constantin Zeileissen) tornano sulla label di Dj Glow con un disco che batte bandiera chiaramente electro. Cinque tracce pensate ed ordinate in una sorta di mini-album forniscono il giusto apporto alla loro musica realizzata sempre con vecchie macchine, divenute veri e propri feticci per chi desidera ricreare un certo tipo d’atmosfera. “Binary Systems” ed “Optical Refraction” ben si riagganciano all’onda sonora di artisti come Faceless Mind, Dynarec o Gosub, attraverso voci robotiche e bassi analogici urlanti derivati dall’amore smodato per la musica dei Drexciya e per tutto quel che rientra nel post-Stinson (Arpanet, Japanese Telecom, Der Zyklus, Dopplereffekt). Incavata nei meandri del meccanicismo futurista tinto di nero è anche “Deceptive Behaviour”. A smorzare l’onda sincopata sono “Schwarzschild Effect” e “Fragile”, che veleggiano sull’ambient e sul suono etereo ed onirico tipico della Sähkö. Insieme a Clatterbox, Epy, Urban Tribe e Biepang, i Microthol infoltiscono positivamente la schiera artistica della Trust che si conferma tra le più rispettabili realtà electro operative in quel di Vienna.

-Like A Tim “Troost” (Like): seppur rallentato rispetto ai ritmi d’uscita delle precedenti annate, Timothy van Leijden aka Like A Tim prosegue imperterrito il discorso tutto improntato sulla musica acid. Nel nuovo Like l’olandese ondeggia su due tools che richiamano i grooves sporchi di Mike Dearborn, Steve Poindexter ed Armando. Ovvia la presenza, su entrambi, dell’immortale bassline 303, punto fermo della discografia del producer-grafico, iniziata quasi venti anni fa attraverso la See Saw e la mitica Djax-Up-Beats. 300 le copie stampate su vinile monofacciata di colore verde menta.

-autoKratz “Always More” (Kitsuné Music): apparsi per la prima volta nel 2007, gli autoKratz (David Cox e Russell Crank) dimostrano di avere un buon feeling con la nuova electroclash che la parigina Kitsuné non ha mai smesso di pubblicare. “Always More”, estratto dall’album di prossima pubblicazione che dovrebbe intitolarsi “Animal”, ricorda i tempi più fortunati dell’International Deejay Gigolo, ammiccando allo stile di Tiga mediante ritmi electro-house scanditi da un cantato pop. Due i remix: quello di Yuksek che si rifà al movimento francese che segue Ed Banger & Co., e quello di Goshi Goshi, alfiere dell’inglese MofoHifi ed artefice di una rilettura nu-rave che più si adatta alla playlists radiofoniche. Sul 12″ trova spazio anche “Swastika Eyes”, irrequieta electro-punk del nuovo millennio.

-The Units “High Pressure Days” (Relish Records): a riportare la Relish di Robi ‘Headman’ Insinna nei negozi di dischi è la ristampa di un classico del punk elettronico risalente all’ormai lontano 1979. Il brano dei The Units, che ai tempi segnarono l’evoluzione di un certo suono d’avanguardia, ribattezzato dalla critica come ‘synth-punk’, insieme a Pink Section e Tuxedomoon, rivede luce nell’intramontabile versione originale, piuttosto rara da reperire, e in due remix che tentano, piacevolmente, di attualizzarla. Il mio preferito è proprio quello di Headman, che coniuga sapientemente ritmi moderni alle atmosfere rock di trent’anni fa, ma anche il lavoro di Rory Phillips merita ben più di un frettoloso ascolto.

-Otto Von Schirach “Bass Low/Bass Galactica 8” (Basshead): celebre esponente dell’idm surrealista contemporaneo promosso su etichette del calibro di Schematic, Touchin’ Bass e Cock Rock Disco, Otto Von Schirach sbarca su Basshead con due tracce che già godono del supporto di Skream, Laurent Garnier e Si Begg. In questa occasione però la sua breakcore sparisce sotto la spinta di una più canonica electro beat venata di spavalda old-school (“Bass Low”), seppur colorita da un’effettistica che buca bassi e ritmi. L’animo electro viene preservato anche sulla b-side dove “Bass Galactica 8” strizza l’occhio all’electro funk di Afrika Bambaataa disciolta nell’idm meno caotico poichè sequenzato sulle misure ordinate tipiche del miami-bass. Che sia questa la nuova via da seguire per l’artista tedesco-cubano?

-Animaltek “Aspiree” (Elektrotribe): uniti dal 2007 nel progetto Animaltek, Oleg Slepak e Shay Raban continuano a navigare tra i grooves tipici della post techno-house. Da New York ci mandano tre tracce che ben si accordano con lo stile europeo del momento (alcune delle loro precedenti releases sono apparse su Treibstoff, Wir e Resopal Schallware): “Bessame” tira con un buon passo tech-house minimalista, colorito da un basso rotondo che cinge in un fraterno abbraccio il ritmo, “Gheto Twist” cavalca suoni più ombrosi, legati in una stesura molto clubby. La title track, “Aspiree”, invece è la più classicheggiante della triade, coi loops moderni(sti) infatuati da filtri e da suoni importati dal glitch.

Electric greetz

DJ GIO MC-505

Giosuè Impellizzeri

Giornalista musicale, consulente per eventi, reporter per festival internazionali, produttore discografico, A&R e promoter per una label, autore della colonna sonora di un videogame, autore di un libro dedicato alla Dance anni Novanta, selezionatore e redattore di shows radiofonici, Dottore in Beni Culturali: tutto in uno. Giosuè Impellizzeri da un lato, DJ Gio MC-505 dall'altro. Le prime recensioni appaiono su una fanzine, nel 1996. Dopo quattro anni inizia il viaggio che si sviluppa su testate cartacee e sul web (TheDanceWeb, Cubase, Trend Discotec, DiscoiD, Radio Italia Network, TechnoDisco, Jay Culture, Soundz, Disc-Jockey.it, Basebog, La Nuit, Jocks Mag, AmPm Magazine). Ogni anno dà vita ad oltre seicento pubblicazioni, tra articoli, recensioni ed interviste realizzate in ogni angolo del pianeta. Tutto ciò gli vale la nomina, da parte di altri esponenti del settore, di 'techno giornalista', rientrando tra i pionieri italiani del giornalismo musicale sul web. Nel 2002 fa ingresso nel circolo dei DJs che si esibiscono in Orgasmatron, contenitore musicale di Radio Italia Network, proponendo per primo in un network italiano appartenente alla fascia del mainstream un certo tipo di Electro, imparentata con la Disco, il Synth Pop e la Techno. Nel medesimo periodo conduce, per la stessa emittente e in particolare per il programma di Tony H e Lady Helena, la rubrica TGH in veste di inviato speciale alla ricerca di novità musicali provenienti da tutto il mondo. Per quel che concerne la sfera della produzione discografica, dopo le demo tracks realizzate nella seconda metà degli anni Novanta, incide il primo EP tra 2001 e 2002, "Android's Society", che contiene "Commodore Generation", remixata dai finlandesi Ural 13 Diktators, finita nella top-ten dei più suonati sulle passerelle di moda milanesi e supportata da nomi importanti tra cui Tampopo, David Carretta, Vitalic, Capri, DJ Hell e Romina Cohn. La storia continua con altre esperienze, vissute prima tra le mura della H*Plus di Tony H ("Tameshi Wari EP" e "Superstar Heroes EP") e poi tra le fila delle tedesche Vokuhila ("Engel Und Teufel EP", con "El Diablero" remixato dagli Hong Kong Counterfeit e Maxx Klaxon), 38db Tonsportgruppe ("Borneo EP", col remix Electro Disco di Chris Kalera) e della slovena Fargo (col rombante "Technomotor EP"). Dal 2005 al 2008 affianca Francesco Passantino e Francesco Zappalà nella conduzione della Tractorecords e della Laboraudio, digital-label concepita come laboratorio di musica finalizzata alla valorizzazione di artisti appartenenti al sottobosco creativo. Poi collabora col bolognese Wawashi DJ (oggi nel chiacchierato progetto Hard Ton) per "Gary Gay", si lascia remixare dallo svedese Joel 'Jor-El' Alter ("Stroboscopic Life"), partecipa al "The Church Of Pippi Langstrumpf" su Dischi Bellini e viene invitato dall'etichetta berlinese Das Drehmoment a prendere parte al progetto "Rückwärts Im Uhrzeigersinn" insieme ad altri artisti di spessore internazionale tra cui Kalson, Replicant, Makina Girgir, Starcluster e Polygamy Boys. Nel 2010, dopo nuove esperienze discografiche ("Gaucho", su Disco Volante Recordings, coi remix di Gabe Catanzaro, Hard Ton, Valyom & Karada, Midnight Express e Bangkok Impact, e "The World In A Pocket EP", su Prodamkey/Analog Dust, avvalorato dalle versioni di -=UHU=-, Alek Stark, Downrocks, Snuff Crew, Gesloten Cirkel e Metacid), diventa free lance per DJ Mag Italia, versione italiana della celeberrima testata editoriale inglese dedicata alla musica elettronica e alla DJculture. In parallelo fonda, con l'amico Mr. Technium, la Sauroid, etichetta che si propone come punto di raccordo e diffusione di diversi stili tra cui Acid House, Italo Disco, Electro, Nu Rave e Chiptune.

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