Emmanuel Top – Addiction/Revival (Planete Rouge Records)

La fama leggendaria la deve a brani storici, editi dalla sua Attack Records tra 1993 e 1996, che fecero il giro d’Europa grazie all’ipnotismo e all’essenzialità usati quando la club music era ancora ricca di orpelli. “Turkich Bazar”, “Stress”, “Acid Phase”, “Spherique” sono solo alcuni di quelli che i DJs almeno trentenni ricordano con più piacere. L’album “Asteroid”, edito nel 1996 nientemeno che dalla NovaMute, poi lo designò come il maestro del minimalismo francese, dedito sempre all’underground ad eccezione della parentesi B.B.E. (con Bruno Quartier e Bruno Sanchioni) con cui provò le vertigini delle alte posizioni nelle classifiche di vendita. Quando, nel 2003, arrivò “Mars” su Tracid Traxxx, sembrò di avere a che fare con un artista del tutto diverso. Quella divagazione così lontana dai mondi sonici precedenti, probabilmente, servì solo a perdere l’orientamento in un mercato discografico che stava apprestandosi a cambiare irremovibilmente i suoi punti chiave. Il francese, forse, non ritrovava più la sua essenza, e quindi optò per il ritiro. Il 2011 ce lo riporta nelle orecchie, grazie al supporto di un amico di vecchia data, Terence Fixmer, che lo vuole su Planete Rouge. Qui però non c’è un nuovo “Acid Phase”, ma neanche un “So Cold” o un “Turkich Bazar”: di intatto è rimasto il minimalismo ma nulla di più. “Addiction” è un loop ben congegnato, ma al limite della sopportazione per quanto ciclicizzato. Completamente priva di pause o breaks di qualsiasi tipo, la stesura pecca di una noia mortale e qualche intervento creativo sarebbe stato dunque più che indispensabile. “Revival” è meno gotico e più dilatato verso la nuova Tech House berlinese, ma anche in questo caso il tutto viene ricondotto ad un cerchio che inizia esattamente lì dove era finito. Poco il brio, inesistente il pathos. Solo l’ipnotismo qui viene servito a badilate, ma ci si chiede se ce ne fosse mai stato bisogno. Non era più semplice racchiudere queste due “idee” embrionali in quelli che, qualche anno fa, venivano detti locked grooves? Dopo l’album di Bobby O, è il disco di Emmanuel Top che per me rappresenta la delusione che annulla l’emozione.

Giosuè Impellizzeri

Giornalista musicale, consulente per eventi, reporter per festival internazionali, produttore discografico, A&R e promoter per una label, autore della colonna sonora di un videogame, autore di un libro dedicato alla Dance anni Novanta, selezionatore e redattore di shows radiofonici, Dottore in Beni Culturali: tutto in uno. Giosuè Impellizzeri da un lato, DJ Gio MC-505 dall'altro. Le prime recensioni appaiono su una fanzine, nel 1996. Dopo quattro anni inizia il viaggio che si sviluppa su testate cartacee e sul web (TheDanceWeb, Cubase, Trend Discotec, DiscoiD, Radio Italia Network, TechnoDisco, Jay Culture, Soundz, Disc-Jockey.it, Basebog, La Nuit, Jocks Mag, AmPm Magazine). Ogni anno dà vita ad oltre seicento pubblicazioni, tra articoli, recensioni ed interviste realizzate in ogni angolo del pianeta. Tutto ciò gli vale la nomina, da parte di altri esponenti del settore, di 'techno giornalista', rientrando tra i pionieri italiani del giornalismo musicale sul web. Nel 2002 fa ingresso nel circolo dei DJs che si esibiscono in Orgasmatron, contenitore musicale di Radio Italia Network, proponendo per primo in un network italiano appartenente alla fascia del mainstream un certo tipo di Electro, imparentata con la Disco, il Synth Pop e la Techno. Nel medesimo periodo conduce, per la stessa emittente e in particolare per il programma di Tony H e Lady Helena, la rubrica TGH in veste di inviato speciale alla ricerca di novità musicali provenienti da tutto il mondo. Per quel che concerne la sfera della produzione discografica, dopo le demo tracks realizzate nella seconda metà degli anni Novanta, incide il primo EP tra 2001 e 2002, "Android's Society", che contiene "Commodore Generation", remixata dai finlandesi Ural 13 Diktators, finita nella top-ten dei più suonati sulle passerelle di moda milanesi e supportata da nomi importanti tra cui Tampopo, David Carretta, Vitalic, Capri, DJ Hell e Romina Cohn. La storia continua con altre esperienze, vissute prima tra le mura della H*Plus di Tony H ("Tameshi Wari EP" e "Superstar Heroes EP") e poi tra le fila delle tedesche Vokuhila ("Engel Und Teufel EP", con "El Diablero" remixato dagli Hong Kong Counterfeit e Maxx Klaxon), 38db Tonsportgruppe ("Borneo EP", col remix Electro Disco di Chris Kalera) e della slovena Fargo (col rombante "Technomotor EP"). Dal 2005 al 2008 affianca Francesco Passantino e Francesco Zappalà nella conduzione della Tractorecords e della Laboraudio, digital-label concepita come laboratorio di musica finalizzata alla valorizzazione di artisti appartenenti al sottobosco creativo. Poi collabora col bolognese Wawashi DJ (oggi nel chiacchierato progetto Hard Ton) per "Gary Gay", si lascia remixare dallo svedese Joel 'Jor-El' Alter ("Stroboscopic Life"), partecipa al "The Church Of Pippi Langstrumpf" su Dischi Bellini e viene invitato dall'etichetta berlinese Das Drehmoment a prendere parte al progetto "Rückwärts Im Uhrzeigersinn" insieme ad altri artisti di spessore internazionale tra cui Kalson, Replicant, Makina Girgir, Starcluster e Polygamy Boys. Nel 2010, dopo nuove esperienze discografiche ("Gaucho", su Disco Volante Recordings, coi remix di Gabe Catanzaro, Hard Ton, Valyom & Karada, Midnight Express e Bangkok Impact, e "The World In A Pocket EP", su Prodamkey/Analog Dust, avvalorato dalle versioni di -=UHU=-, Alek Stark, Downrocks, Snuff Crew, Gesloten Cirkel e Metacid), diventa free lance per DJ Mag Italia, versione italiana della celeberrima testata editoriale inglese dedicata alla musica elettronica e alla DJculture. In parallelo fonda, con l'amico Mr. Technium, la Sauroid, etichetta che si propone come punto di raccordo e diffusione di diversi stili tra cui Acid House, Italo Disco, Electro, Nu Rave e Chiptune.

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