Intervista a Dagobert e Kalson

Il Mini-Album “Astronauten”, pubblicato pochi mesi addietro su Dominance Electricity, è fuor di dubbio una delle pubblicazioni Electro più meritevoli del 2011. Ragione valida quindi per intervistare gli autori, i musicisti spaziali Dagobert Howe (vecchia conoscenza per Dominance Electricity) e Vladan Cvetkovic aka Kalson.

“Astronauten” ha raccolto molti feedback positivi, e in Argentina un fan sfegatato si è persino fatto tatuare l’artwork sul braccio.
Dagobert: Sono davvero contento del successo raccolto. L’idea del tatuaggio però era mia! 🙂
Kalson: Onorato di aver preso parte a questa pubblicazione. Tutto è stato curato nei minimi dettagli, l’artwork dello spagnolo Juan Giménez, i vinili colorati, il poster annesso … cosa desiderare di più?

Come è nata la collaborazione?
Dagobert: Tutto è iniziato quando feci ascoltare a Kalson la mia “Astronauten Weltenraum”. Rimase talmente colpito da chiedermi i sample per approntarne un remix. Il contrasto creato dalle cascate di suoni dell’ARP coi ritmi delle classiche Roland TR-606 e TR-808 è eccellente.
Kalson: Sono un fan di vecchia data sia di Dominance Electricity, sia di Dagobert. Nel 2009 invitammo (io e l’amico Direct Control) Dagobert all’Exit Festival, in Serbia. Siamo rimasti in contatto e la collaborazione può essere considerata il frutto di scambi di suoni ed idee.

Parlateci del vostro background musicale e delle influenze più rilevanti.
Dagobert: Ascolto generi di musica differenti ogni giorno, dalla classica a quella dei film, sino all’Experimental e all’Ambient. Nei club mi piace suonare Electro House, Italo Disco e talvolta Dubstep.Ovviamente l’Electro Funk rappresenta la mia maggiore ispirazione.
Kalson: Sono affascinato dalle atmosfere tenebrose ed avvolgenti, dai bassi di estrazione Funk e da sezioni ritmiche ben congegnate. Ho iniziato con la musica di Pink Floyd, Jean-Michel Jarre, Kraftwerk e Vangelis, poi ho ascoltato molta Experimental, musica per il danceflooor, ed ovviamente tanta Electro in differenti forme.

Quando e con quali strumenti hai iniziato a comporre musica?
Dagobert: Iniziai circa vent’anni fa, con una tastiera decisamente economica. Nei primi anni Novanta incontrai i Prime Dominance che avevano un campionatore Akai MPC-60: fu con quello che creai le mie prime tracce. Ricordo ancora quando Rascal esclamò “hey, questo suona davvero come Hashim!”, artista che sino a quel momento mi era completamente sconosciuto. Appresi molto anche frequentando i Benkenstein, che possedevano moltissimi strumenti. Poi un giorno acquistai l’Akai MPC-3000, che uso tuttora, e in seguito vari sintetizzatori della Roland ed un buon computer dotato di VST per il mastering.
Kalson: Ho iniziato a produrre nel 2005, ricercando sintetizzatori e drum machine vintage. Successivamente sono passato al digitale, che a mio avviso offre un range di possibilità più ampio. Se hai le idee chiare su quello che vuoi fare, il risultato non risente affatto della scelta analogico-digitale. Ormai la qualità degli emulatori è altissima. Altra ragione per cui preferisco il digitale? Non c’è caos nel cablaggio dei cavi.

Come descriveresti il tuo stile?
Dagobert: Fondamentalmente si tratta di Electro, dal taglio Breaks, Breakbeat, Electro Funk, a volte IDM. Ma non mi piace categorizzare quel che faccio, spesso è il risultato di un mix di idee e molteplici influenze difficili da raggruppare in un solo termine. La chiamo Electro, e basta.
Kalson: Anch’io faccio fatica a dare un nome alla musica che produco. Si tratta sicuramente di Electro, ma spesso ai confini con altri generi musicali, non necessariamente di stampo elettronico.

Il brano “The Question (S.E.T.I.)” è un inno per il S.E.T.I. (Search for Extraterrestrial Intelligence). Credi in E.T.?
Dagobert: Ho composto la traccia pensando a quelle persone che dedicano l’intera esistenza alla ricerca di risposte. S.E.T.I. è un progetto in cui gli scienziati prestano attenzione anche ai suoni provenienti dallo spazio. La mia vita è strettamente legata al suono, trovo affascinante decriptare l’ipotetico messaggio proveniente da civiltà lontanissime. Ritengo sia improbabile che l’unica forma di vita nell’universo sia solo quella terrestre.

“Colosseum In Tokyo”, invece, include liriche in lingua giapponese. Come mai?
Kalson: Si tratta di un brano composto nel 2004 dall’italiano DJ Gio MC-505 e dal giapponese Dr. Shingo, pubblicato nel 2011 su Disco Volante Recordings insieme a molti remix. Per la mia versione ho ricreato i vocals editandoli col vocoder, e il risultato è stato praticamente un brano nuovo di zecca che di comune accordo con gli autori ho racchiuso in “Astronauten”.

Come siete arrivati alla Dominance Electricity?
Dagobert: Le cose alla Harzfein, su cui pubblicai i primi brani, non andavano bene. Conoscevo già la crew della Dominance Electricity, e mi fu data la chance di pubblicare le mie tracce. Ricordo che dopo “Global Surveyor 1” e “Sure Shock” (tra 1998 e 1999), ero nel vecchio appartamento di un amico, dove il riscaldamento era rotto. Lavoravo all’intro di “Ready To Rock” coi guanti, visto che c’erano – 10 gradi. Quell’intro mi fece capire che dovevo proseguire.
Kalson: Intorno al 2008 seppi che Matthias Weise cercava musica per il terzo volume di “Global Surveyor”, così iniziai a lavorare su alcuni nuovi brani. Ero contentissimo quando decise di racchiudere nell’album la mia “Waiting In The Valley”.

Descriveteci la scena Electro dei vostri rispettivi Paesi.
Dagobert: Le etichette Electro in Germania sono ormai pochissime, quindi dedico a loro un applauso per la coerenza e la tenacia con cui portano avanti la missione. A Berlino ci sono indubbiamente i club più belli d’Europa, frequentati da gente con mentalità aperta, pronta a perdere litri di sudore sotto le strobo. Ad essere onesto però non seguo molto il mercato discografico, non saprei descrivere la scena in modo più accurato.
Kalson: La scena elettronica serba gravita intorno alle tre maggiori città, Novi Sad, Belgrado e Nissa, dove è possibile ascoltare davvero ogni genere musicale, dal Drum n Bass alla Minimal Techno, dalla House all’EBM. Non c’è molta gente devota all’Electro, ma cerchiamo di fare del nostro meglio per mantenere viva la passione per tale genere. Insieme agli amici del BAUK, collettivo che si propone di diffondere arte e cultura alternative, organizzo un evento estivo chiamato Bekstvo U Prirodu che raccoglie circa 5000 persone. Durante l’inverno ci focalizziamo su party in piccoli club sparsi per il Paese, spesso collaborando con gli amici della E75 Records.

Ve la sentite di stilare la vostra Top Ten?
Dagobert: Ci provo!
Aural Float “New Frontiers”
Brothomstates “Adozenaday”
I-f “Space Invaders Are Smoking Grass”
Sem “Phox”
Section 60 “Keep It Up”
Full Moon Fashions “Always Feed The Fish!”
Mantronix “Needle To The Groove”
The Prodigy “Smack My Bitch Up”
Jon Hopkins “Cold Out There”
French Stereo “Cosmonaut” (Hyboid Remix)
Kalson: I brani da citare sarebbero più di dieci, ma tento ugualmente, senza seguire un particolare ordine.
Dynamik Bass System “Arabian Dreams”
Mandroid “Jupitor”
Dagobert “Bass-Invasion”
Sem “Phox”
Faceless Mind “Drakskeppet”
Sbassship “Four Dimensional Existence”
Blastromen “Escaping Don’t Compute”
Legowelt “Get In”
Anthony Rother “Destroy Him My Robots”
David Michael Cross “Future Man”

Quali invece i brani delle vostre discografie che reputate migliori?
Dagobert: Tutto di “Astronauten”, poi “The Dark Power”, “Inharmonic Whispers” ed “Activity”.
Kalson: “Digital Baroque” e “Colosseum In Tokyo” da “Astronauten”, poi “East Universe” e il mio remix di “Masina Za Ples” di Tellefunk.

Recentemente il primo album di Dagobert, intitolato “Dagobert”, è stato ripubblicato a distanza di quattordici anni su Dominance Electricity. Cosa è cambiato in questo arco di tempo?
Dagobert: L’uscita di questo album rappresentò moltissimo per me. Il video di “Inharmonic Whispers” passava ogni sera in TV, nel programma Space Night, ero fiero di quel che avevo fatto. Penso che nel tempo la mia musica sia diventata più ballabile, e non più sovraccarica di troppe idee. Ispirazione importante proviene anche dalla fantascienza, con cui ho farcito i miei lavori. Parlare di robot e macchine è straordinario, ancor più eccitante se si pensa ad un futuro cibernetico. Spero di poter conquistare sempre nuovi fan.

Vi spaventa la fine del mondo ipotizzata per il 21 Dicembre 2012?
Dagobert: Questa stupida teoria non ha senso, ed inizia a darmi ai nervi. Comunque sia, sono al lavoro su un nuovo album che graviterà intorno a suoni Experimental ed Ambient. Nel contempo sto preparando alcuni remix. A quanto so, la prossima uscita su Dominance Electricity sarà una nuova compilation, “Electrofunk Resistance”: tenete le orecchie aperte!
Kalson: Mah, non ho mai dato peso alla cosa. Spero piuttosto di continuare ad organizzare party e produrre buona musica. Sto elaborando il mio primo album.

Giosuè Impellizzeri

Giornalista musicale, consulente per eventi, reporter per festival internazionali, produttore discografico, A&R e promoter per una label, autore della colonna sonora di un videogame, autore di un libro dedicato alla Dance anni Novanta, selezionatore e redattore di shows radiofonici, Dottore in Beni Culturali: tutto in uno. Giosuè Impellizzeri da un lato, DJ Gio MC-505 dall'altro. Le prime recensioni appaiono su una fanzine, nel 1996. Dopo quattro anni inizia il viaggio che si sviluppa su testate cartacee e sul web (TheDanceWeb, Cubase, Trend Discotec, DiscoiD, Radio Italia Network, TechnoDisco, Jay Culture, Soundz, Disc-Jockey.it, Basebog, La Nuit, Jocks Mag, AmPm Magazine). Ogni anno dà vita ad oltre seicento pubblicazioni, tra articoli, recensioni ed interviste realizzate in ogni angolo del pianeta. Tutto ciò gli vale la nomina, da parte di altri esponenti del settore, di 'techno giornalista', rientrando tra i pionieri italiani del giornalismo musicale sul web. Nel 2002 fa ingresso nel circolo dei DJs che si esibiscono in Orgasmatron, contenitore musicale di Radio Italia Network, proponendo per primo in un network italiano appartenente alla fascia del mainstream un certo tipo di Electro, imparentata con la Disco, il Synth Pop e la Techno. Nel medesimo periodo conduce, per la stessa emittente e in particolare per il programma di Tony H e Lady Helena, la rubrica TGH in veste di inviato speciale alla ricerca di novità musicali provenienti da tutto il mondo. Per quel che concerne la sfera della produzione discografica, dopo le demo tracks realizzate nella seconda metà degli anni Novanta, incide il primo EP tra 2001 e 2002, "Android's Society", che contiene "Commodore Generation", remixata dai finlandesi Ural 13 Diktators, finita nella top-ten dei più suonati sulle passerelle di moda milanesi e supportata da nomi importanti tra cui Tampopo, David Carretta, Vitalic, Capri, DJ Hell e Romina Cohn. La storia continua con altre esperienze, vissute prima tra le mura della H*Plus di Tony H ("Tameshi Wari EP" e "Superstar Heroes EP") e poi tra le fila delle tedesche Vokuhila ("Engel Und Teufel EP", con "El Diablero" remixato dagli Hong Kong Counterfeit e Maxx Klaxon), 38db Tonsportgruppe ("Borneo EP", col remix Electro Disco di Chris Kalera) e della slovena Fargo (col rombante "Technomotor EP"). Dal 2005 al 2008 affianca Francesco Passantino e Francesco Zappalà nella conduzione della Tractorecords e della Laboraudio, digital-label concepita come laboratorio di musica finalizzata alla valorizzazione di artisti appartenenti al sottobosco creativo. Poi collabora col bolognese Wawashi DJ (oggi nel chiacchierato progetto Hard Ton) per "Gary Gay", si lascia remixare dallo svedese Joel 'Jor-El' Alter ("Stroboscopic Life"), partecipa al "The Church Of Pippi Langstrumpf" su Dischi Bellini e viene invitato dall'etichetta berlinese Das Drehmoment a prendere parte al progetto "Rückwärts Im Uhrzeigersinn" insieme ad altri artisti di spessore internazionale tra cui Kalson, Replicant, Makina Girgir, Starcluster e Polygamy Boys. Nel 2010, dopo nuove esperienze discografiche ("Gaucho", su Disco Volante Recordings, coi remix di Gabe Catanzaro, Hard Ton, Valyom & Karada, Midnight Express e Bangkok Impact, e "The World In A Pocket EP", su Prodamkey/Analog Dust, avvalorato dalle versioni di -=UHU=-, Alek Stark, Downrocks, Snuff Crew, Gesloten Cirkel e Metacid), diventa free lance per DJ Mag Italia, versione italiana della celeberrima testata editoriale inglese dedicata alla musica elettronica e alla DJculture. In parallelo fonda, con l'amico Mr. Technium, la Sauroid, etichetta che si propone come punto di raccordo e diffusione di diversi stili tra cui Acid House, Italo Disco, Electro, Nu Rave e Chiptune.

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