Alex Niggemann – Paranoid Funk (Poker Flat Recordings)

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Un titolo che attira subito l’attenzione quello del primo album del DJ tedesco: di solito ogni rispettabile componente Funk non risulta mai essere paranoica. L’elaborato ben sposa la filosofia della label che lo accoglie, che continua a persistere sulla strada della House riletta e declinata in forme moderne, seppur in molti casi (come questo) sfrutti l’occasione per riecheggiare elementi retrò. Niggemann è cresciuto con la House e la Techno del nuovo millennio, ma a giudicare dal suo lavoro sembra che gli ascolti su tutto quello che è avvenuto prima, archiviato già come “storia”, non siano affatto mancati. Dentro “Paranoid Funk”, infatti, c’è un ampio repertorio che guarda in molteplici direzioni, dagli spunti New Wave di “Don’t Wait” alle retrospettive Chicago di “The Sweetest Thing” (in coppia con Daniel Solar), dalle spirali technoidi ascensionali di “Curious” ed “I Don’t Care” alle nebbie di “Easy Love”, alzate insieme a Florian Schirmacher (quello dei Glowing Glisses). C’è pure spazio per la morbidezza della Progressive House, passata in rassegna da “That Is….!?” (con un sample vocale giocato in modo old school, quasi come il memorabile jack affetto da balbuzie), “Parentless Child” (sulla falsariga degli Slam) e “Back 2 Basics”. Non sono da meno “Come Into My World”, in cui tutto è incastrato in una batteria Disco e striature funky, e “Lovers”, che chiude il sipario in chiave Deep House, con tanto di ricami classicisti eseguiti al pianoforte. L’intraprendente Niggemann ha solo 27 anni, ma mostra già un maturo bilanciamento tra passato e presente, quello stesso bilanciamento che probabilmente lo aiuterà a farsi largo in una pletora di DJ e produttori spesso mossi da intenti non esattamente nobili.

Giosuè Impellizzeri

Giornalista musicale, consulente per eventi, reporter per festival internazionali, produttore discografico, A&R e promoter per una label, autore della colonna sonora di un videogame, autore di un libro dedicato alla Dance anni Novanta, selezionatore e redattore di shows radiofonici, Dottore in Beni Culturali: tutto in uno. Giosuè Impellizzeri da un lato, DJ Gio MC-505 dall'altro. Le prime recensioni appaiono su una fanzine, nel 1996. Dopo quattro anni inizia il viaggio che si sviluppa su testate cartacee e sul web (TheDanceWeb, Cubase, Trend Discotec, DiscoiD, Radio Italia Network, TechnoDisco, Jay Culture, Soundz, Disc-Jockey.it, Basebog, La Nuit, Jocks Mag, AmPm Magazine). Ogni anno dà vita ad oltre seicento pubblicazioni, tra articoli, recensioni ed interviste realizzate in ogni angolo del pianeta. Tutto ciò gli vale la nomina, da parte di altri esponenti del settore, di 'techno giornalista', rientrando tra i pionieri italiani del giornalismo musicale sul web. Nel 2002 fa ingresso nel circolo dei DJs che si esibiscono in Orgasmatron, contenitore musicale di Radio Italia Network, proponendo per primo in un network italiano appartenente alla fascia del mainstream un certo tipo di Electro, imparentata con la Disco, il Synth Pop e la Techno. Nel medesimo periodo conduce, per la stessa emittente e in particolare per il programma di Tony H e Lady Helena, la rubrica TGH in veste di inviato speciale alla ricerca di novità musicali provenienti da tutto il mondo. Per quel che concerne la sfera della produzione discografica, dopo le demo tracks realizzate nella seconda metà degli anni Novanta, incide il primo EP tra 2001 e 2002, "Android's Society", che contiene "Commodore Generation", remixata dai finlandesi Ural 13 Diktators, finita nella top-ten dei più suonati sulle passerelle di moda milanesi e supportata da nomi importanti tra cui Tampopo, David Carretta, Vitalic, Capri, DJ Hell e Romina Cohn. La storia continua con altre esperienze, vissute prima tra le mura della H*Plus di Tony H ("Tameshi Wari EP" e "Superstar Heroes EP") e poi tra le fila delle tedesche Vokuhila ("Engel Und Teufel EP", con "El Diablero" remixato dagli Hong Kong Counterfeit e Maxx Klaxon), 38db Tonsportgruppe ("Borneo EP", col remix Electro Disco di Chris Kalera) e della slovena Fargo (col rombante "Technomotor EP"). Dal 2005 al 2008 affianca Francesco Passantino e Francesco Zappalà nella conduzione della Tractorecords e della Laboraudio, digital-label concepita come laboratorio di musica finalizzata alla valorizzazione di artisti appartenenti al sottobosco creativo. Poi collabora col bolognese Wawashi DJ (oggi nel chiacchierato progetto Hard Ton) per "Gary Gay", si lascia remixare dallo svedese Joel 'Jor-El' Alter ("Stroboscopic Life"), partecipa al "The Church Of Pippi Langstrumpf" su Dischi Bellini e viene invitato dall'etichetta berlinese Das Drehmoment a prendere parte al progetto "Rückwärts Im Uhrzeigersinn" insieme ad altri artisti di spessore internazionale tra cui Kalson, Replicant, Makina Girgir, Starcluster e Polygamy Boys. Nel 2010, dopo nuove esperienze discografiche ("Gaucho", su Disco Volante Recordings, coi remix di Gabe Catanzaro, Hard Ton, Valyom & Karada, Midnight Express e Bangkok Impact, e "The World In A Pocket EP", su Prodamkey/Analog Dust, avvalorato dalle versioni di -=UHU=-, Alek Stark, Downrocks, Snuff Crew, Gesloten Cirkel e Metacid), diventa free lance per DJ Mag Italia, versione italiana della celeberrima testata editoriale inglese dedicata alla musica elettronica e alla DJculture. In parallelo fonda, con l'amico Mr. Technium, la Sauroid, etichetta che si propone come punto di raccordo e diffusione di diversi stili tra cui Acid House, Italo Disco, Electro, Nu Rave e Chiptune.

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