Elitechnique – Intrusion (Clone Loft Supreme Series)

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E’ fuor di dubbio: la vocazione nutrita dagli olandesi per la Disco elettronica è fortissima. Sono oltre dieci anni che produttori e musicisti dei Paesi Bassi imperlano il mercato fonografico con rivisitazioni, più o meno riuscite, di uno dei momenti più importanti per la musica dell’ultimo trentennio, perchè punto di unione e scambio tra suono eseguito manualmente e suono riprodotto elettronicamente. Il duo di Rotterdam, formato da Florentijn Boddendijk e Remco De Jong, è ormai da tempo sotto il radar degli appassionati del genere, complici le ripetute apparizioni su Clone. Riassumendo quanto prodotto dal 2006 ad oggi, incidono il primo album attingendo dal campionario delle soundtrack degli anni Settanta, ma mai mettendo in disparte l’elaborazione analogica del segnale. Clone, nel suo comunicato, adduce anche ad un parallelismo con le pellicole sexy di quegli anni: come non poter concordare? “Intrusion” lascia vibrare atmosfere, intensità e tensione in una dimensione quasi tutta da dancefloor. A partire da “Grand Entrance”, dove il Funk più orchestrale è frammisto al suono del Moog e dove l’evoluzione melodica riporta al “Das Boot” di Klaus Doldinger, l’itinerario battuto dagli Elitechnique si arricchisce, pezzo dopo pezzo, di elementi estetici. L’Electro Funk è portata ai massimi livelli da “Intruder”, non sporca come Macho Cat Garage o Catnip ma non distante dalle prodezze di qualche tempo fa di Lindstrøm & Prins Thomas (ricordate “Tirsdagsjam”?), poi “Rooftop”, in cui l’House va a braccetto col virtuosismo funky e con percussioni afro, e “Night Porter”, che chiude il primo lato in modalità beatless. Il piede torna a battere il ritmo con “Hotel Cosmos”, che strizza l’occhio alla Disco francese di Nicolas Courtin o Kavinsky. “Private Beach” ne riprende il discorso, ma facendo a meno del beat, e “Girls Girls Girls” si tuffa nel boogie amplificando poderosamente la componente Funk, sinora già egregiamente trattata. Il sipario è tirato da “Nettoyage”, in cui un temporale ed un pianoforte si insinuano in una bolla di tenebrosi accordi. Disponibile in 500 copie numerate, “Intrusion” è il frutto di oltre un anno di lavoro. Chi vuole ottenere tutto e subito dovrebbe meditare.

Giosuè Impellizzeri

Giornalista musicale, consulente per eventi, reporter per festival internazionali, produttore discografico, A&R e promoter per una label, autore della colonna sonora di un videogame, autore di un libro dedicato alla Dance anni Novanta, selezionatore e redattore di shows radiofonici, Dottore in Beni Culturali: tutto in uno. Giosuè Impellizzeri da un lato, DJ Gio MC-505 dall'altro. Le prime recensioni appaiono su una fanzine, nel 1996. Dopo quattro anni inizia il viaggio che si sviluppa su testate cartacee e sul web (TheDanceWeb, Cubase, Trend Discotec, DiscoiD, Radio Italia Network, TechnoDisco, Jay Culture, Soundz, Disc-Jockey.it, Basebog, La Nuit, Jocks Mag, AmPm Magazine). Ogni anno dà vita ad oltre seicento pubblicazioni, tra articoli, recensioni ed interviste realizzate in ogni angolo del pianeta. Tutto ciò gli vale la nomina, da parte di altri esponenti del settore, di 'techno giornalista', rientrando tra i pionieri italiani del giornalismo musicale sul web. Nel 2002 fa ingresso nel circolo dei DJs che si esibiscono in Orgasmatron, contenitore musicale di Radio Italia Network, proponendo per primo in un network italiano appartenente alla fascia del mainstream un certo tipo di Electro, imparentata con la Disco, il Synth Pop e la Techno. Nel medesimo periodo conduce, per la stessa emittente e in particolare per il programma di Tony H e Lady Helena, la rubrica TGH in veste di inviato speciale alla ricerca di novità musicali provenienti da tutto il mondo. Per quel che concerne la sfera della produzione discografica, dopo le demo tracks realizzate nella seconda metà degli anni Novanta, incide il primo EP tra 2001 e 2002, "Android's Society", che contiene "Commodore Generation", remixata dai finlandesi Ural 13 Diktators, finita nella top-ten dei più suonati sulle passerelle di moda milanesi e supportata da nomi importanti tra cui Tampopo, David Carretta, Vitalic, Capri, DJ Hell e Romina Cohn. La storia continua con altre esperienze, vissute prima tra le mura della H*Plus di Tony H ("Tameshi Wari EP" e "Superstar Heroes EP") e poi tra le fila delle tedesche Vokuhila ("Engel Und Teufel EP", con "El Diablero" remixato dagli Hong Kong Counterfeit e Maxx Klaxon), 38db Tonsportgruppe ("Borneo EP", col remix Electro Disco di Chris Kalera) e della slovena Fargo (col rombante "Technomotor EP"). Dal 2005 al 2008 affianca Francesco Passantino e Francesco Zappalà nella conduzione della Tractorecords e della Laboraudio, digital-label concepita come laboratorio di musica finalizzata alla valorizzazione di artisti appartenenti al sottobosco creativo. Poi collabora col bolognese Wawashi DJ (oggi nel chiacchierato progetto Hard Ton) per "Gary Gay", si lascia remixare dallo svedese Joel 'Jor-El' Alter ("Stroboscopic Life"), partecipa al "The Church Of Pippi Langstrumpf" su Dischi Bellini e viene invitato dall'etichetta berlinese Das Drehmoment a prendere parte al progetto "Rückwärts Im Uhrzeigersinn" insieme ad altri artisti di spessore internazionale tra cui Kalson, Replicant, Makina Girgir, Starcluster e Polygamy Boys. Nel 2010, dopo nuove esperienze discografiche ("Gaucho", su Disco Volante Recordings, coi remix di Gabe Catanzaro, Hard Ton, Valyom & Karada, Midnight Express e Bangkok Impact, e "The World In A Pocket EP", su Prodamkey/Analog Dust, avvalorato dalle versioni di -=UHU=-, Alek Stark, Downrocks, Snuff Crew, Gesloten Cirkel e Metacid), diventa free lance per DJ Mag Italia, versione italiana della celeberrima testata editoriale inglese dedicata alla musica elettronica e alla DJculture. In parallelo fonda, con l'amico Mr. Technium, la Sauroid, etichetta che si propone come punto di raccordo e diffusione di diversi stili tra cui Acid House, Italo Disco, Electro, Nu Rave e Chiptune.

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