Falko Brocksieper – Shortcake Strategy (Treibstoff Recordings)

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Apprezzato sia come DJ-produttore che come grafico (tra i suoi lavori migliori la copertina di “Total Destruction” degli Ural 13 Diktators), Falko Brocksieper incide un nuovo album, il terzo della carriera, a quattro anni da “Heavy Day”. Il tedesco si dimostra nuovamente pronto a contaminare House e Techno ricorrendo all’utilizzo di elementi appartenenti a correnti musicali parallele, e questo lo svincola dalle rigide categorizzazioni stilistiche. “Shortcake Strategy” parla chiaro: la non totale appartenenza ad un genere prefissato rende il contenuto vivacemente variegato, per combattere la noia che sovente nasce dall’ascolto di certi album che pare siano costituiti da una sola traccia della durata di 60 minuti. Le danze si aprono con “Let’s Surface”, Tech House non pretenziosa ma utile, che sgombra presto il campo per “Avoid”, realizzata con Benjamin Fehr e in cui si riscopre l’amore per l’Electro fatta di sincopi, vocoder ed una soffusa linea melodica. Le misure breakkate però lasciano subito spazio ai marcianti 4/4 di “Outride A Crisis”, che spinge Progressive House ritmata e gonfia. In sequenza “Punta Ayampe”, tra riflessi Minimal, aperture Deep ed inclinazioni Disco (ricordate “Timecode” di Justus Köhncke?), “LMFM”, fioritura di linee sintetiche in contrasto con una voce femminile che ripete ossessivamente “loving me, follow me” (ed ecco spiegato l’acronimo del titolo) e “Pillow Biter”, Deep House/Disco un pò squadrata nel basso e nel suono portante usato a mò di riff. Con “Hoboken” e “Reverse Engineering” Brocksieper s’incattivisce impugnando loop Techno che si stringono l’uno all’altro come catene, e che lasciano immaginare un club con la smoke machine e le strobo sempre accese. “Become” (col featuring di Big Bully) fa prendere fiato, andando a fare un’altra capatina negli ambienti Electro qui addolciti da voce ed arrangiamenti non troppo robotici, ed infine “Land’s End”, House minimalista, sfuggente e tagliente come una lama. Un album eterogeneo, multisfaccettato e polistilistico, che tocca i vari mondi sonori dell’artista senza però scadere nel “fritto misto senza capo né coda”.

Giosuè Impellizzeri

Giornalista musicale, consulente per eventi, reporter per festival internazionali, produttore discografico, A&R e promoter per una label, autore della colonna sonora di un videogame, autore di un libro dedicato alla Dance anni Novanta, selezionatore e redattore di shows radiofonici, Dottore in Beni Culturali: tutto in uno. Giosuè Impellizzeri da un lato, DJ Gio MC-505 dall'altro. Le prime recensioni appaiono su una fanzine, nel 1996. Dopo quattro anni inizia il viaggio che si sviluppa su testate cartacee e sul web (TheDanceWeb, Cubase, Trend Discotec, DiscoiD, Radio Italia Network, TechnoDisco, Jay Culture, Soundz, Disc-Jockey.it, Basebog, La Nuit, Jocks Mag, AmPm Magazine). Ogni anno dà vita ad oltre seicento pubblicazioni, tra articoli, recensioni ed interviste realizzate in ogni angolo del pianeta. Tutto ciò gli vale la nomina, da parte di altri esponenti del settore, di 'techno giornalista', rientrando tra i pionieri italiani del giornalismo musicale sul web. Nel 2002 fa ingresso nel circolo dei DJs che si esibiscono in Orgasmatron, contenitore musicale di Radio Italia Network, proponendo per primo in un network italiano appartenente alla fascia del mainstream un certo tipo di Electro, imparentata con la Disco, il Synth Pop e la Techno. Nel medesimo periodo conduce, per la stessa emittente e in particolare per il programma di Tony H e Lady Helena, la rubrica TGH in veste di inviato speciale alla ricerca di novità musicali provenienti da tutto il mondo. Per quel che concerne la sfera della produzione discografica, dopo le demo tracks realizzate nella seconda metà degli anni Novanta, incide il primo EP tra 2001 e 2002, "Android's Society", che contiene "Commodore Generation", remixata dai finlandesi Ural 13 Diktators, finita nella top-ten dei più suonati sulle passerelle di moda milanesi e supportata da nomi importanti tra cui Tampopo, David Carretta, Vitalic, Capri, DJ Hell e Romina Cohn. La storia continua con altre esperienze, vissute prima tra le mura della H*Plus di Tony H ("Tameshi Wari EP" e "Superstar Heroes EP") e poi tra le fila delle tedesche Vokuhila ("Engel Und Teufel EP", con "El Diablero" remixato dagli Hong Kong Counterfeit e Maxx Klaxon), 38db Tonsportgruppe ("Borneo EP", col remix Electro Disco di Chris Kalera) e della slovena Fargo (col rombante "Technomotor EP"). Dal 2005 al 2008 affianca Francesco Passantino e Francesco Zappalà nella conduzione della Tractorecords e della Laboraudio, digital-label concepita come laboratorio di musica finalizzata alla valorizzazione di artisti appartenenti al sottobosco creativo. Poi collabora col bolognese Wawashi DJ (oggi nel chiacchierato progetto Hard Ton) per "Gary Gay", si lascia remixare dallo svedese Joel 'Jor-El' Alter ("Stroboscopic Life"), partecipa al "The Church Of Pippi Langstrumpf" su Dischi Bellini e viene invitato dall'etichetta berlinese Das Drehmoment a prendere parte al progetto "Rückwärts Im Uhrzeigersinn" insieme ad altri artisti di spessore internazionale tra cui Kalson, Replicant, Makina Girgir, Starcluster e Polygamy Boys. Nel 2010, dopo nuove esperienze discografiche ("Gaucho", su Disco Volante Recordings, coi remix di Gabe Catanzaro, Hard Ton, Valyom & Karada, Midnight Express e Bangkok Impact, e "The World In A Pocket EP", su Prodamkey/Analog Dust, avvalorato dalle versioni di -=UHU=-, Alek Stark, Downrocks, Snuff Crew, Gesloten Cirkel e Metacid), diventa free lance per DJ Mag Italia, versione italiana della celeberrima testata editoriale inglese dedicata alla musica elettronica e alla DJculture. In parallelo fonda, con l'amico Mr. Technium, la Sauroid, etichetta che si propone come punto di raccordo e diffusione di diversi stili tra cui Acid House, Italo Disco, Electro, Nu Rave e Chiptune.

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