INTERVISTA A DONATO DOZZY di Giosuè Impellizzeri 02/08/2005

Resident del noto club capitolino Brancaleone, Donato Dozzy è uno dei dj’s che al momento rappresentano meglio la scena italiana all’estero. Produttore discografico dal 2000 (anno in cui esordì con "Harmonize" di Kitchentools) Dozzy è oggi impegnato nel tener vivo l’interesse nei confronti della microhouse, genere musicale che sino a pochi anni fa sembrava soltanto un’utopia nella mente di pochi producers tedeschi (in primis Steve Bug).Svariati e.p.’s come "Minded", "Metal Slave" (firmato assieme a Brando Lupi), "Chiki Disco" (prodotto con Giorgio Gigli) e "Destination:Eskimo" gli forniscono i giusti imput per varcare le Alpi e per farsi notare da personaggi del calibro di Miss Kittin, Mathew Johnson e Laurent Garnier. Donato Dozzy è con noi su Technodisco.

Ciao Donato !! Partiamo in modo classico parlando del tuo approccio alla musica elettronica. Quando e con quali autori avvenne il primo contatto ??
"Ciao a te Giosuè. L’approccio è avvenuto sul finire degli anni ’70 ed è stato inconsapevole: adoravo alcune sonorità ma non avevo la preparazione per catalogarle come elettroniche. L’ho fatto dopo quando ho messo un pò d’ordine tra i miei ricordi. Amavo Giorgio Moroder, i bolognesi Gaznevada, gli immortali Kraftwerk, The Residents, Paul Hardcastle, i Freur e tanti altri. Tutti questi nomi hanno a che fare con ciò che ora porto con me"

Come definiresti (sebbene le classificazioni molto spesso rappresentino delle limitazioni) il sound che proponi oggi durante le tue serate e attraverso le tue produzioni discografiche ??
"Potrei definirlo con la seguente dizione: ‘ipnotico viaggio musicale dal mutevole contorno circolare’. La battuta per minuto dipende solo dal contesto"

Da anni sei resident del noto club romano Brancaleone: che aria si respira durante le serate Microhouse ?? Il pubblico ti permette di sperimentare cose nuove stando dietro la consolle ??
"Non sempre. "Microhouse" a volte fa delle proposte molto lontane dalla microhouse in circolazione. In queste situazioni non mi è possibile esprimere alcunchè ma in altre …"

Durante gli anni ’90 Roma era la capitale dei rave. Cosa è cambiato da quel periodo ??
"Sicuramente la cultura. Mi piacerebbe vedere Paolo ‘Zerla’ Zerletti che manda tutti in delirio al Sonne Monde Stern Festival"

Ormai oggi la musica elettronica abbraccia tantissime sfumature. Come credi che si evolverà il sound nei prossimi mesi ?? La direzione sarà ancora quella del minimalismo ??
"Non saprei. Mi piacerebbe che si tornasse al downtempo … magari con una sorta di future trip-hop. Tu che ne dici ??"

La tua attività da producer iniziò nel 2000 con l’album "Harmonize": può considerarsi acqua passata o prevedi di poter tornare a vestire i panni di Kitchentools ??
"I Kitchentools sono composti da me, Jacopo Carreras e Michele Braga. Io e Jacopo siamo in ottima sintonia musicale e tuttora lavoriamo insieme. Michele invece, novello sposo, è ipegnato nella band di Piero Pelù ed un pò ci manca ma l’ideuzza di ricominciare ad alimentare il progetto, comunque, non mi dispiacerebbe affatto"

Dopo una sosta di circa tre anni sei tornato nel campo della produzione grazie ad una serie di e.p.’s editi da labels come Orangegroove ed Elettronica Romana. Come mai hai preferito spostarti verso orizzonti esteri ?? Forse per la completa assenza in Italia di piattaforme musicali all’altezza di quelle d’oltralpe ??
"Hai centrato perfettamente il bersaglio. E’ proprio questa la motivazione che mi ha portato a cercare all’estero quello che in Italia non esiste ancora"

L’Italia è un Paese che assimila le novità musicali con molta diffidenza: secondo te a cosa si deve tutto ciò ??
"Sicuramente al profondo e diffuso provincialismo nostrano. E’ spiacevole ma ci tocca saperlo"

C’è qualche produttore-dj italiano che stimi particolarmente ??
"Claudio Fabrianesi e la sua Citymorb con la quale sta facendo un ottimo lavoro. Poi l’Antisystem di Lory D. e i ragazzi di Explosiva (Torino)"

Riguardo il panorama estero invece, chi ti senti di elogiare in modo significativo ??
"Ultimamente sono colpito da Jay Haze. Adoro i Pan Sonic, il newyorkese Mike Parker e quasi ogni disco di Mathew Jonhson che suscita in me emozioni"

In autunno sbarcherai sulla svizzera Mental Groove: come è nato il contatto con la popolare label di Ginevra ??
"Mi scrissero subito dopo l’uscita di "Chiki Disco" (intorno allo scorso aprile ndr). Sono stati da subito sensibili verso i miei dischi e io sono stato ancor più contento in quanto adoro molte delle loro produzioni"

Parlaci dei tuoi nuovi progetti. So che in cantiere c’è anche un remix per Ellen Allien …
"Esatto, il brano s’intitola "Come". In coppia con l’amico Brando Lupi ne ho fatto una versione molto ipnotica e davvero alternativa all’originale. Poi ho realizzato un remix per "Life Is Wonders" di Chaton and Hopen che sarà pubblicato a settembre dalla Plak Records di Ginevra"

Qual’è il consiglio che daresti ad un dj-producer italiano che vorrebbe fare strada nel mondo dell’underground ?? Quali sono i passi da compiere in un Paese ‘difficile’ come l’Italia ??
"Semplicemente di seguire il proprio gusto, di guardare verso il mondo e non solo l’Italia"

Spesso sei in Germania per lavoro: qual’è la sostanziale differenza che corre tra la nostra nazione e quella dei Kraftwerk ??
"E’ molto importante distinguere l’Italia dalla Germania e, conseguentemente, è altrettanto importante distinguere fra Germania e Berlino. La capitale tedesca rappresenta l’attuale epicentro del cosmopolitismo ed è emozionante vedere l’interscambio di tutti con tutti. C’è molta competizione ma tendente al positivo. Questa è la differenza sostanziale dall’Italia"

Il tempo a nostra disposizione è terminato: lascia un messaggio agli amici di Technodisco.
"Sarò banale ma inviterei i più a guardarsi intorno, leggere, informarsi e non pensare solo alle stupidaggini quotidiane. Il nostro sistema si sta spaccando in due e Berlusconi continua a dire che è tutto ok … ‘Il bene trionferà sul male’… ma per cortesia !! Donato Dozzy"

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