Intervista a Johannes Heil di Giosuè Impellizzeri 04/11/2005

Infaticabile plasmatore di una techno che spesso si lascia influenzare dal minimal, dal deep e dal gothic, il tedesco Johannes Heil rappresenta una precisa scuola di pensiero che vede nella musica una delle massime forme d’espressione non imputabili a fattori esageratamente legati e connessi al mondo del business. Decine le uscite discografiche alle spalle su acclamate labels come i220, Fieber, Spiel-Zeug Schallplatten, Kurbel, Weave, Kobayashi e Kanzleramt attraverso le quali, nel corso dell’ultimo decennio, sono venute fuori molte gemme che oggi rappresentano in pieno i canoni del sound teutonico, da sempre alla ricerca di novità . Johannes è uno a cui piacciono molto le collaborazioni: da quella con Simon Wotton col quale ha fondato il progetto State Of Chaos a quella con Marco Hessler esternata attraverso C.R.S. per finire a Project 69 (in coppia con Frank Lorber), Authority (col cantante Marcellus Nealy) ed Item One con l’amico Heiko Laux. Da non dimenticare nemmeno la fortunata accoppiata con Dj Hell col quale, nel 2004, realizzò “P.D.D.” (sulla sua JH Records) particolare anche per il formato picture-disc dalla tiratura limitata a 1000 copie. Atteso, per i primi mesi del 2006, il suo nuovo album, il settimo, che a quanto pare sarà pieno zeppo di sorprese.

Ciao Johannes. Finalmente anche tu nel mio ‘salotto virtuale’. Partiamo parlando un pò del tuo passato e del tuo primo avvicinamento alla musica realizzata con le macchine.
“Ciao Giosuè. Tutto iniziò circa 15 anni fa quando andai ad un techno party insieme ad alcuni amici. Ci divertimmo molto e da quel momento decidemmo di frequentare in modo più assiduo i clubs che proponevano un’atmosfera spaziale che, unita alla techno, trascinava verso un altro pianeta. Il giorno dopo avevo ancora in mente quella musica e così decisi di cercare qualcosa attraverso la radio dove ascoltai un set di Sven Väth. Di lì a poco iniziai a comprare i primi dischi. Dopo circa un anno mi trovai in un piccolo pub, il Kanzleramt, dove ho incontrato per la prima volta Heiko Laux. Divenimmo buoni amici e fu in quel periodo che decisi di diventare un dj. Ma questo ruolo mi stava un pò stretto perchè desideravo produrre personalmente la musica che poi avrei proposto nei sets. Un grosso aiuto in questo campo me lo diede Anthony Rother che mi ha indicato, grazie ai suoi preziosissimi consigli, il sound che stavo cercando. Coi primi soldi guadagnati attraverso le serate ho comprato un pò di strumenti per creare un piccolo studio casalingo … il resto lo conosci”

Chi erano gli artisti che ascoltavi maggiormente quando eri un ragazzino ??
“I miei gusti variavano con molta facilità : da Bob Marley ai Metallica, dai Public Enemy a Jimi Hendrix sino ai Cypress Hill. Ancora oggi mi capita di sentire i loro pezzi e posso dire che mi piacciono ancora”

Come definiresti la tua musica ?? Personalmente la colloco in un misto tra electro e techno attorcigliata ad ambientazioni deep e dark …
“Mi reputo un grande nemico di ogni tipo di definizione: credo che definire una qualsiasi forma d’arte con un nome equivale a chiuderla in una gabbia e renderla asettica. La mia musica è completamente libera e sganciata da tendenze e modi di pensare e questo riflette anche la mia personalità . Credo che la musica rappresenti la via per poter esporre ciò che si ha dentro trasformando le idee in suoni … una cosa che poi risulta essere piuttosto complicata da definire in una sola parola. Sicuramente, come giustamente dici tu, ci sono delle fonti d’ispirazione nel mio sound come il mondo del dark (il dolore e l’odio) e quello più luminoso (il piacere e l’amore)”

Collabori da anni con moltissime labels ma nonostante ciò hai deciso di fondare la tua personale etichetta, la JH. Come mai ??
“Ho fondato JH Records perchè volevo avere a disposizione una piattaforma con la quale il mio ego doveva sentirsi libero al 100%. Con una label personale puoi fare quello che vuoi senza doverti sentire obbligato a seguire una direzione specifica e soprattutto senza chiedere a nessuno a quali risultati deve andare incontro il tuo sound. Spiritualmente JH Records è il tempio dove realizzo tutto quello che proviene direttamente dal mio inconscio. Il motto è ‘nosce te ipsum’, ovvero ‘riconosci te stesso’. Dopo due nuove releases JH si prenderà una pausa per poi puntare a nuovi obiettivi da raggiungere”

Attualmente stai lavorando al tuo album, il settimo della serie. Ci saranno grosse differenze rispetto all’ultimo “The World” edito nel 2004 su Datapunk ??
“Si, in effetti questo settimo album rappresenterà qualcosa di veramente diverso da tutto quello che ho realizzato sinora e mostrerà un sound a largo spettro. Lavoro a questo progetto da sette mesi e credo di aver quasi ultimato il tutto … lo reputo l’album migliore che abbia mai fatto. Le tracce contenute saranno molto vicine alla mia vita personale ed una in particolare ruoterà su una preghiera che ho scritto ed intitolato “Resque Me”. Spero che possa uscire per marzo del 2006 su Klang Elektronik, una delle mie labels tedesche preferite. E’ previsto anche un nuovo tour ed infatti il mio booking sta lavorando molto in questi giorni per chiudere le ultime date”

Hai parlato di un sound a largo spettro: quali credi che siano le nuove influenze che caratterizzeranno nel prossimo futuro la dance elettronica ??
“Tutto dipende sempre da quello che ti detta il cuore in quel momento: la puoi chiamare electro, techno, house, acid, freakfunk, chicago … ma la sostanza non cambia. Spero vivamente che la mentalità del pubblico possa sempre crescere sganciandosi da inutili barriere; le monoculture sono noiose e non portano a nulla. Quello di cui noi necessitiamo sono proprio i cambiamenti che sono essenziali nella musica. Il contrasto è la chiave di ogni bella immagine !! Bisognerebbe cercare di smettere di ricercare a tutti i costi il trend ma lasciare scorrere i suoni come l’acqua. Ricordate che correre dietro le tendenze equivale a lasciarsi derubare della propria libertà e nient’altro”

Conosci la scena musicale italiana ??
“Sfortunatamente non ho mai suonato in Italia ma spero che possa accadere presto, magari in occasione del mio prossimo album-tour. Amo l’Italia, la vostra mentalità , il modo di vivere e sicuramente anche il cibo ;o) C’è anche un producer italiano che mi piace molto e col quale vorrei collaborare in futuro … si chiama Tita Bogatto”

Ampliando lo sguardo all’Europa chi ti viene in mente per primo ??
“Mi piacciono molto i sets di Dj Hell e Sven Väth, capaci di selezionare sempre i dischi giusti per far divertire la gente. Attualmente ci sono molti producers che compongono buona musica: tra questi Anthony Rother, Alter Ego e Richard Bartz. Tra le labels invece, le mie preferite del momento sono Klang Elektronik, Ongaku e Playhouse”

Proprio con Dj Hell, nel 2004, hai realizzato “P.D.D.” andato a finire nel catalogo JH. Come è nato il contatto col popolare dj di Monaco ??
“Mio fratello maggiore conosceva Hell già da molto tempo e quando vidi che in una sua chart c’era la mia “Feiern” (il Kanzleramt #015 uscito nel 1996 ndr) gli chiesi di portargli i miei saluti e i ringraziamenti. Inizialmente Hell non mi considerò affatto ma dopo avemmo modo di incontrarci e di scambiare due chiacchiere. Abbiamo suonato insieme in occasione di alcuni party (come la Kurbel Night a Monaco) e di lì nacque un contatto più importante che prese vita attraverso il mio e.p. uscito su Gigolo sotto lo pseudonimo The Trinity (trattasi del #047 ndr). Quando la Kanzleramt decise di far uscire nuove versioni della mia “Paranoid Dancer” eravamo in cerca di un remixer e pensai a lui. Accettò subito e la sua versione fu indimenticabile. Ormai l’amicizia si era rafforzata ed Helmut mi chiamò per produrre il remix di “Let’s Get Ill” di P. Diddy feat. Kelis. Da lì nacque “P.D.D.” che abbiamo realizzato a quattro mani”

Corre voce che sia tu a nasconderti dietro il progetto Think Tank.
“No, non è affatto un mio progetto”

Com’è l’attuale scena in Germania ?? Purtroppo la Love Parade ha fatto sparire le sue tracce già da due anni …
“Si ma la scena è comunque ottima. Da quando il sound hard (come quello di Dj Rush e Chris Liebing) ha lasciato spazio ad altre fenomenologie musicali, la scena è tornata ad altissimi livelli. Sia la musica che il pubblico sono quelli giusti e credo che sia proprio questo binomio a rendere la scena tedesca inimitabile. La Love Parade è sparita ma c’è qualcuno a cui manca veramente ?? Dico questo dopo aver partecipato alle ultime due edizioni che, a mio avviso, sono da dimenticare. Lo spirito dell’evento era già perso e si stava assistendo ad una sorta di carnevale abbastanza stupido e a volte anche ridicolo. Credo che non la rimpiangeremo affatto”

Spesso dalla Germania ti sposti in altri Paesi per suonare: dove hai trovato la situazione più appagante ??
“Con questa domanda mi metti davvero in difficoltà !! ;o) Ho suonato in tantissimi clubs di differenti Paesi e mi sono sempre trovato benissimo visto che la reazione del pubblico è stata ottima ed esaltante. Sicuramente i miei clubs preferiti si trovano in Europa come il Fuse di Bruxelles che, ogni volta, si rivela qualcosa di sorprendente”

Sono sempre di più quelli che parlano della morte del vinile. Cosa pensi in merito a ciò ??
“Sicuramente il vinile vivrà molto più tempo di quello che molti pensano. Certo, non possiamo più dire che il supporto vinilico è quello principale (il cd ha preso il suo posto già da qualche anno) ma indubbiamente continuerà a ricoprire un posto di primaria importanza per tutti i music-lovers (quelli veri) e naturalmente per i dj’s”

Nell’ultimo periodo il mercato discografico non vive un buon momento. Forse il tutto è causato dai cosiddetti ‘downloads pirata’ ??
“In generale i files mp3 rappresentano il più pesante pugno in faccia sferrato all’industria musicale. La gente dovrebbe riflettere di più e pensare che scaricare musica da internet sia qualcosa di completamente illegale. Se si ‘preleva’ gratuitamente musica di un artista indipendente ci si può ritenere colpevoli del decadimento della scena underground. Scaricare musica da charts sicuramente non manderà sul lastrico personaggi come Britney Spears, Robbie Williams o Madonna: il problema riguarda la comunità più sotterranea che invece vive di e.p. pubblicati su piccole labels e di album che vendono non più di duemila copie”

Fai il dj e il producer da tanti anni: quali sono le sostanziali differenze che oggi ci distanziano dal decennio scorso ??
“Oggi, a differenza di dieci anni fa, ci sono molti più dj’s, producers e dischi. Forse è proprio la produzione discografica che è cresciuta in modo spropositato rispetto agli anni ’90. Nel decennio scorso un pezzo poteva durare anche 15 minuti … oggi la gente si addormenterebbe sul dancefloor”

In studio usi maggiormente i moderni software o i più ‘anziani’ hardware ??
“Cerco di prelevare il meglio di entrambi. L’hardware lo prediligo per i suoni dei synths e della batteria, i software invece per effettistica e per assemblare il tutto. Comunque il contatto tattile con gli strumenti hardware non è assolutamente paragonabile a quello dei software ed inoltre, il suono di un qualsiasi sintetizzatore analogico (come quello del Roland SH 101) non sarà mai riproducibile in modo perfetto da nessun software. Le macchine hardware possiedono un carattere ed una timbrica inimitabile oltre a portare sulle spalle una storia ed una vita. Il software in confronto è un cadavere !! Per quanto riguarda il mixaggio, la registrazione e l’effettistica, i software sono gli ideali e soprattutto più economici”

Abbiamo finito Johannes: grazie per il tuo tempo.
“Seguite sempre la voce della vostra anima, credete in voi stessi, nei vostri sogni e nelle vostre ambizioni e cercate di fare sempre ciò che amate di più. Spero di potervi incontrare presto per un party in Italia. Love and light … yours Johannes Heil”

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