#096 -Tante news per la Citizen di Vitalic [09-04-2006]

Citizen Records, la label fondata nel 2002 da Pascal Arbez alias Vitalic, lavora ormai a pieno regime dopo un inizio piuttosto incerto. Ultimi ad essere pubblicati sono stati i dischi di Holeg Spies, Shockers e JohnLordFonda che hanno raccolto ottimi consensi dalla critica internazionale. Ora è tempo di una lunga ed interessante lista di novità che vedranno luce nei mesi a seguire. Attesissimo è il “Bells E.p.” di Vitalic featuring Linda Lamb che uscirà su Pias. La pubblicazione ufficiale sarà anticipata da una strettissima limited-edition da collezione acquistabile dal 1 aprile attraverso il webstore della Citizen. Per il vero follow-up di “All You Can Eat” (da poco ristampato e rimasterizzato), edito sotto il nome di The Silures nell’autunno del 2003, invece bisognerà pazientare sino alla prossima estate. Il #010 di Citizen è occupato da “Lick My Beat E.p.” di Jun-X, artista già conosciuto attraverso varie produzioni su Brique Rouge e A-Traction. A seguire c’è il primo album dei tHe pEneLOpe[s] anticipato da un e.p. realizzato in coppia con Morpheus, leader della band belga electro-ebm Minimal Compact. Ad aprile uscirà anche “Cocked Locked E.p.” dei Monosurround, il duo lanciato qualche anno addietro dalla 1St Decade dei Northern Lite. Per quanto concerne progetti a lungo termine si parla di un’apparizione di Michel ‘The Hacker’ Amato con la collection “Rewind” che riporterà in auge alcuni classici dell’electropunk (il primo e.p. riguarderà da vicino la cover dei Kas Product). “Filth’n’Dirt” è invece il disco di Detroit Grand Pubahs & Dave The Hustler, probabilmente pronto all’uscita per giugno mese per cui s’attende anche l’album di Juan Trip. Work in progress anche per i dischi di Covox (un giovane producer svedese), Solead (duo francese specializzato in electro-pop) e Onurb che torna su Citizen, dopo 4 anni d’assenza, con un e.p. in chiaro chicago style.

-Steve Bug “Bugnology 2” (Pokerflat Recordings): ricreando la magia del precedente uscito durante l’autunno del 2004, Stefan Brügesch alias Steve Bug realizza il seguito facendo leva su manipolazioni audio, editing e ricostruzioni digitali. Il dj-producer tedesco ci conduce per mano in un avventuroso viaggio tra techno ed house modernista di nuova concezione che sfoggia una sequela di stili e sonorità che si denotano tra i pezzi di Jeff Milligan, Frank Martiniq, Matthias Tanzmann, Peace Division, John Tejada, Gui Boratto, Jamie Jones e molti altri. Come accaduto per il volume precedente, anche “Bugnology 2” viene racchiuso in una cover-art realizzata da Olaf Hänsel che ricrea un ideale mondo fatto di fumetti.

-Aa.Vv. “Renaissance 7” (Renaissance): a selezionare e mixare il settimo volume dell’acclamata serie è Dave Seaman, il popolare dj che nell’ormai lontano 1991 mise le mani su “Ride Like The Wind” degli East Side Beat, la band nella quale figurava un allora emergente Carl Fanini. Attraverso due cd’s il britannico raccoglie un mix tra electro-house (anche piuttosto facilotta) e progressive incastrata in rintocchi afro, fugaci apparizioni latin e presenze funk. Tra i tanti Charlie May, Oliver Moldan, Slacker, Matthew Dekay & Roob V, Chab, Thievery Corporation feat. David Byrne, Guy Gerber e Phonique feat. Erland Øye con la splendida “For The Time Being”. Un impasto dal sapore moderno che non faticherà certamente ad imporsi sul mercato internazionale della musica.

-Alden Tyrell “Times Like These (1999-2006)” (Clone): finalmente esce il primo full-lenght di Martin Hoogendijk alias Alden Tyrell che poi tanto full non è visto che si tratta di una selection delle tracce migliori uscite dal 1999 (su Clone e Viewlexx) raggiunte solo da qualche unreleased. Il producer barbuto e dai dreadlocks che si mischiano coi cavi delle sue macchine sceglie l’oscuro “Disco Lunar Module”, il solare “Hills Of Honolulu”, il felice “Knockers” e la spensierata “Rendez Vous At Rimini” che butta sotto la puntina il sound delle estati italiane dei primi anni ’80. Di straordinaria bellezza l’inedito “La Voix”, interpretato da Nancy Fortune (già featuring per I-F) che pare una giovane Shirley Bassey e la riedizione della storica “Love Explosion” incoraggiata dalla potente voce di Fred Ventura. E’ questa la nu-school dell’electro, scuola di pensiero che lega una generazione ancora intrufolata nei cavi di vecchi synths, drum-machines e sgangherati Atari. Proprio le stesse passioni di Alden Tyrell, alfiere dell’holland-disco dalle potenzialità espressive che bruciano intense in circuiti valvolari.

-David Carretta “Kill Your Radio” -remixes Part 1- (Space Factory): il francese (dalle indubbie origini italiane) riporta sotto i riflettori alcune tracce che figuravano nel suo secondo album edito nel 2004. “Kill Your Radio” viene riletta dai Mix Machine (ovvero Kiko & Gino’s) in una versione a metà strada tra la jackin’house e l’electro-techno mentre la romantica “Te Quiero Mi Amor” viene affidata a Michel ‘The Hacker’ Amato che l’indirizza verso un combo tra new-wave ed ebm. Maggiormente accesa è l’interpretazione di “Lovely Toy” ad opera di Electrosexual che preferisce tornare indietro nel tempo per recuperare sciabolate bleepy e non scombussolare in modo troppo evidente la costruzione dell’original. A completare è la copertina che immortala quel look che lega il simpatico (e per nulla accecato dal successo) Carretta ad un mix tra John Holmes e Patrick Cowley.

-Davide Squillace & Cisco Ferreira “Bike On Rocks/Changing Guards” (Kombination Research): wow ! E’ un piacere ritrovare due miti della techno come Squillace e Ferreira su un vinile che lascia piacevoli ricordi già dopo il primo ascolto. Da un lato il portoghese, anima del progetto The Advent, con una traccia che macina grooves e basslines fermati soltanto da furbi controtempi, dall’altro l’italiano che propone un tool techno-funk dalla velocità non esagerata che si rifà al ‘naples-style’ di qualche tempo fa, un pò disperso a favore di un filone più modaiolo.

-John Hegre & Maja Ratkje “Ballads” (Dekorder): è questo il primo album nato dalla sinergia di due figure chiave del panorama noize norvegese. In “Ballads” fanno capolino rumori sparsi, atmosfere da science-fiction ed un alto numero di minuscoli dettagli al margine della cacofonia. Le otto tracce, tutte composte nella fredda Oslo tra il 2004 e il 2005, sono rivolte ad una stretta fascia di eletti che amano lasciarsi cullare dalla sperimentazione più viva e dal sogno in cui l’abstract riesce a trovarsi sempre a proprio agio. Il tutto è completato da un package cartonato che riprende la via dell’essenzialismo concettuale sul quale Hegre e Ratkje hanno fatto leva. In Italia è un’esclusiva di Risonanza Magnetica.

-Johannes Heil “Freaks R Us” (Klang Elektronik): dell’indimenticabile “Reality To Midi” (quello dal quale venne fuori la hit “Paranoid Dancer”) rimane ben poco come del resto la vena mistica di “The World”, la rumorosa electro-techno di “Heilstyle” e la vena deep di “20.000 Leagues Under The Skin”. Johannes, per il suo sesto lp, si dedica ad un sound più ‘minimal’, quello sequenziale che rispecchia l’essenzialità di Detroit e il loop di Chicago. Echi alla Green Velvet s’odono in “Warrior Of Light” ed “All For One” fatti da frammenti di melodie e basslines segmentati; con “The Magician” si riacquista il vigore di un tempo e s’instaurano punti di contatto con Anthony Rother e con “The Fool” la materia sonora s’irrigidisce e sfodera la passione per la techno degli anni ’90. Heil continua a scrivere la storia della techno made in Germany.

-Aa.Vv. “PT-Connection” (Black Pitch Music): torna con molto vigore la BPM nata tra le mura della Solid di Paal (Belgio). Protagonisti sono quattro artisti che vengono dalla penisola iberica (tra Spagna e Portogallo) portando con sè un carico di groovy-funky-techno. APaul, Dj Zè Mig L, Dj Chich e Vic Miranda, tutti accomunati dalla passione per il loop secco e ciclico nel quale, con un pò di sana inventiva, è possibile inserire anche sprazzi di deep-house. Pure underground iberican sound.

-Alex Dolby “Instrumental Pleasure E.p.” (Mantra Vibes): di strada ne ha fatta questo bravo (e prolifico) autore entrato nelle grazie di Pete Tong. “Smokin Mountain” parte dall’acid e sfocia nella deep-techno d’ispirazione anglosassone con un incedere fumoso e progressivo mentre “Acid Store” racchiude nelle sue partiture le reminiscenze della techno-house anni ’90 avvolte da candide atmosfere trance. La commistione tra questi filoni viene supportata in modo egregio da una stesura che non lascia spazio ad inadeguatezze e perdite di stile.

-Ben Klock “Big Time” (BPitch Control): dopo due releases sulla sublabel Memo Ben Klock ritorna su BPitch Control con un sound ridotto all’essenziale. Eliminando ogni tipo di orpello, il producer rimaneggia il vecchio filone di Detroit combinandolo col deep e il creepy e ciò lo si denota in “Big Time” ove un mini refrein viene sovrapposto a grooves rumorosi (o rumoristi ?) perfetti per le dancefloors di oggi. Interessante anche “Point-Black” in cui il rumorismo rimane intatto sull’ingegnoso ondeggiare tra techno e house scheletrica fatta da toni poco accesi ed uno spiccato gusto per il loop che si ripete a svantaggio di una cassa quasi inesistente.

-Anderson Noise “I Can Do It” (Noise Music): undicesima apparizione per la brasiliana Noise Music (distribuita dalla Elp Medien di Francoforte) che ritorna sul mercato con due tracce percussive e che fanno riassaporare il gusto della techno di qualche anno addietro. La title-track si rifà all’afro e al tribal rammentando lo stile dello svedese Adam Beyer mentre “Crazy Future” lascia fuoriuscire beats pressanti, suoni industrial ed un bassline che cresce bene scalando le ritmiche verso l’alto ed aprendosi progressivamente. Vispo questo dj brasiliano.

-Aa.Vv. “Idol Tryouts 2” (Ghostly): questa collection edita su cd si presenta come documento capace di attestare l’evoluzione della scena americana in costante crescita sebbene i maggiori trends arrivino quasi sempre dal continente europeo. Il cd 1, Avant Pop, muove verso il pop avanguardista costruito attorno a stili del passato dai quali si estrapola il meglio per poi tradurlo in lingue moderne (i pezzi sono di Matthew Dear, Outputmessage, Kill Memory Crash, Daniel Wang, Charles Manier, Solvent e Dabrye) mentre nel 2 è la vena sperimentale che si fa sentire in modo più acuto. Puntando il dito verso la SSM (misterioso acronimo che cela la Sensual Machine Music e la Stately Modern Melodies) si raggiungono le atmosfere dell’ambient, del downbeat più leggiadro, del lounge, del chilly e della musica comunemente definita da relax.

-Ronnie Sundin “The Amateur Hermetic” (Komplott): lo svedese di Malmö affronta il tema dell’occulto che negli ultimi giorni si fa sentire con sconcertanti storie di cronaca. La composizione, di oltre 41 minuti, sottolinea l’esoterismo attraverso un’atmosfera spettrale, oscura, tetra, tenebrosa, pronta quasi ad intimorire l’ascoltatore spronandolo a pigiare il tasto stop del lettore cd. Un mondo misterioso quello immortalato da Sundin con una soundtrack che chiude le finestre delle case, spranga le porte, appanna gli occhi, rabbuia il cielo, spegne il sole e si getta in un abisso di nero, il colore che, forse, contraddistingue la vita ultraterrena.

Electric greetz

DJ GIO MC-505

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