Intervista a 16Bit Suicide di Giosuè Impellizzeri 29/05/2006

Centro focale di cretività musicale, Napoli è stata per anni il punto d’irradiazione della techno forgiata sul loop dei vari Marco Carola, Gaetano Parisio, Danilo Vigorito e Rino Cerrone. Ora, col deciso mutamento di gusto che tende a bypassare la ciclicità dei grooves osannati nelle annate passate, pare aver trovato un altro artista pronto a far parlare di sè l’Europa. Si tratta di Luca Affatato alias 16Bit Suicide, un progetto che lascia trasparire una fortissima passione per il suono analogico e i synths in voga sul calare degli anni settanta. Coadiuvato dalla bella voce di Noemi Tavassi e dai virtuosi assoli di chitarra di Duccio D’Alò, Luca incide "Vertigo E.p.", un disco fatto di suoni retro, gli stessi che fanno dell’emergente label Registrazioni Italiane una delle realtà più interessanti del nostro Paese. A cavallo tra pop da camera ed electro da ballare, l’ e.p. è arricchito da un suadente remix di Ada (fondatrice della Areal Records) che fornisce lo spunto necessario per rendere il disco ancor più internazionale.

Ciao Luca e benvenuto a bordo di Technodisco. Parlaci del tuo primo approccio alla musica elettronica e degli artisti che ti hanno maggiormente coinvolto in questo settore.
"Salute a voi. Credo che tutto sia cominciato con un 45 giri anni e anni fa: "Wild Boys" dei Duran Duran. Era circa il 198X e rimasi shockato soprattutto dal video troppo avanti per quel periodo con immagini che mi hanno accompagnato per anni. Ho cominciato suonando dischi drum’n’bass nei primi anni ’90 in vari locali della mia città (Napoli) e in un paio di posti in Italia. Caratterialmente cerco sempre di andare al substrato delle cose e così pensavo che suonare dischi fosse davvero divertente … ma farli è SUPER ! Così comprai il primo campionatore abbinato ad un computer. La musica elettronica ha sempre rappresentato circa il 40% dei miei ascolti. In età adolescenziale seguivo e ‘studiavo’ la cultura e la scena musicale a cavallo tra la fine degli anni settanta e l’inizio degli anni ottanta, anni di vero delirio e sperimentazione. I miei gruppi guida sono stati senza ombra di dubbio Thobbing Gristle (e i vari progetti futuri di Genesis P-Orridge), Cabaret Voltaire, Richard Kirk, The Orb, la scena industrial e l’ambient dei primi ’90, il kraut-rock, Lee Perry e King Tubby, Battiato (un pioniere di sicuro) l’elettronica tedesca d’avanguardia, qualche compositore italiano (vedi Berio/Nono) e la scena italica new-wave e post-punk rigorosamente underground"

Personalmente odio le classificazioni stilistiche (che spesso contribuiscono a fare soltanto confusione) ma se dovessi descrivere il sound di 16Bit Suicide a quali termini ricorreresti ?
"Le classificazioni servono, almeno nel negozio di dischi, visto che ti aiutano quando non sai bene cosa vuoi comprare rimanendo impalato cercando l’ennesimo disco della tua vita aggrappandoti a nomi fantasiosi … Scherzi a parte, sono d’accordo con te riguardo la questione ‘classificazione stilistica’. Le sonorità riscoperte da 16Bit Suicide sono molto familiari sin dal primo ascolto: attitudine pop, melanconia della new-wave, elettricità e un pò di disagio provocato dalle pungenti distorsioni delle chitarre. A legare il tutto è la sottile ma penetrante voce di Noemi"

Da poche settimane è uscito il "Vertigo E.p." ricco di spunti interessanti ‘prelevati’ dall’immenso campionario degli anni ottanta. Parlacene nel dettaglio.
"Mah, "Vertigo" è una canzone di amori e forti stati d’animo. Lo spunto principale è stato quella specie di mal di stomaco che tutti avvertiamo quando siamo innamorati o quando soffriamo di vertigini. Era divertente accomunare questa forte sensazione fisica, il mal di stomaco appunto, a due forti sensazioni molto distanti tra di loro ma allo stesso tempo una la causa dell’altra. Probabilmente gli anni ottanta sono stati solo un pretesto per veicolare tali sensazioni. Amo le melodie di quel periodo: alcune sono geniali ed ancora oggi facciamo fatica a dimenticarle"

"Vertigo E.p." è stato pubblicato da Registrazioni Italiane, la label che, assieme a Modern Activism, fa capo all’Associazione Italiana Cultura Elettronica (www.culturaelettronica.it). Di cosa si tratta ? Avete già altri progetti pronti per il lancio ?
"Intorno alla metà di giugno è in uscita il secondo e.p. per Registrazioni Italiane, "Razionalismo In Vinile Vol.1" che porterà la firma Phutura (il mio naturale alter-ego). Oggetto di studio di tale e.p. non è più l’uomo e le sue emozioni ma il contesto in cui opera. Da qui nasce la voglia di creare un concept unico che alla base comprende musica ed architettura. Analizzata nel particolare è l’Architettura Razionalista con l’introduzione degli ‘studi dinamici su melodia analogica’ dove si concentrano i dualismi funzionali che entrambe le arti posseggono"

A differenza di altri Paesi europei come Germania ed Inghilterra l’Italia non può vantare una scena musicale ricca ed estrosa a causa, forse, di una mancanza culturale che continua insistentemente a farsi sentire. Non a caso per il vostro disco avete optato per la distribuzione austriaca Soul Seduction e per la remixer tedesca Ada. A cosa si deve questa situazione ? Quali sono le possibili strade da seguire per un miglioramento ?
"Secondo me il discorso italiano è un pò perverso. Abbiamo fatto sempre le cose ‘meglio degli altri’ (leggi ‘italians do it better’) ma sempre dopo quindi siamo degli ottimi copisti ? Assolutamente no, siamo geniali, ma non abbiamo molto coraggio. O forse per il fatto di essere un Paese di tradizionalisti ci manca quella voglia (magari tipica di americani o inglesi) di osare qualcosa in più, proprio quel qualcosa che rappresenta la chiave della musica. Osare, sperimentare e non aver paura di condividere"

Quali sono i produttori, le labels e i dj’s che ‘salveresti’ dal marasma musicale italico ?
"Di sicuro la scuola napoletana, più per rispetto che per gusto visto che non mi sono mai sentito legato a loro nè artisticamente nè musicalmente. Tra le nuove leve cito Davide Squillace e Carola Pisaturo. Primi fra tutti Eclat & Prudo / Alfa Romero (i migliori dancefloor killers al momento), Elettronica Romana con Giorgio Gigli e Donato Dozzy e tutta la scena capitolina nel suo insieme (big respect for old-school invaderz!) come Pigna People e Marco Passarani"

All’estero invece chi sono i nomi che si stanno facendo notare meglio nell’ultimo periodo ?
"Border Community rules ! Nathan Fake e James Holden, il perfetto mix tra raffinato pop da camera e il dancefloor d’avanguardia"

Al momento il genere ‘minimal’ pare prevalere su tutto sebbene sia uno stile che fece apparizione nei primi anni novanta. Credi che sia l’ennesimo trend effimero o qualcosa di più duraturo e consolidato ?
"I trends sono belli perchè effimeri come la moda e come tali bisogna considerarli. La ricerca musicale va oltre, c’è lo studio, la reinterpretazione del classico. La techno è stata sempre un pò considerata come il punk moderno ricalcando la filosofia del ‘do it yourself’ attraverso una miriade di software musicali gratuiti per permettere a chiunque di produrre note in armonia tra di loro. Così oggi ci troviamo di fronte a schiere di ragazzi che propongono la loro musica, esplicano finalmente e senza troppe masturbazioni i loro stati d’animo. Chiunque può accendere il proprio pc (meglio se un Mac!) e tra una mail e l’altra comporre una canzone; ovviamente in tal modo si riduce il già sottile limite tra la serialità da grande magazzino e un buon prodotto artigianale. Inutile dire, la parola ‘minimal’ fa molto cool !"

Quali potrebbero essere le nuove strade da seguire nel campo dell’electronic-dance ? Forse qualcosa che faccia il vezzo ai più creativi anni ottanta ?
"Gli anni ottanta sono stata una felicissima parentesi ma sono stati sfruttati all’inverosimile ed anche nel peggiore dei modi come una specie di grossa carnevalata (non nel senso brutto del termine) durata all’incirca tre anni. Personalmente credo molto nella parola ‘educazione’, un termine semplicissimo che siamo abituati ad ascoltare sin da piccolissimi. Educato come non invadente. Lo studio di melodie, rumori che appena accennano ad uno stimolo per il cervello, molta interazione tra chi fa musica e chi la fruisce. Educazione quindi nelle frequenze come nelle melodie, come nella tessitura di intricati tappeti ritmici"

Parlaci dei prossimi progetti di 16Bit Suicide.
"Beh, nella veste di 16Bit Suicide sto ultimando "After the Ring" e spero possa uscire per la fine dell’anno"

Ritieni che il file mp3 stia prendendo il posto del vinile ? O l’utenza di questi due supporti è indipendente l’una dall’altra ?
"L’mp3 è veloce e facile da trovare ma alla fine non hai niente di fisico e non sempre si sente bene. Il vinile costa un pò di più ed è più complesso da reperire ma ritengo che il suo fascino sia ineguagliabile. A casa l’mp3, nei clubs coi vinili: per forza !"

In consolle preferisci i moderni cdj o i più emozionali turntables ?
"Sono un tipo vintage quindi … ;o)"

In studio invece ? Sono a conoscenza della tua forte passione per l’hardware …
"Fino a poco tempo fa lavoravo esclusivamente in midi, con tastiere, batterie elettroniche ed efx ‘tutti veri’. Amo la manualità delle cose pur non essendo un programmatore (lo sono diventato per forza). Mi piace suonare e poi il suono delle macchine vecchie è ineguagliabile ! Continuo ad avere un forte set-up hardware ma sono stato ipnotizzato dai moderni software di programmazione musicale. La sintesi: l’utilizzo estremo di tecnologie vecchie e nuove, lo scontro tra il digitale più sofisticato e l’analogico più grasso e sporco"

Siamo al termine: ringraziandoti per il tempo concessomi ti lascio lo spazio per i saluti.
"Grazie soprattutto a te per lo spazio concesso alle mie idee ! Un saluto a tutte le mie amiche. 16Bit Suicide"

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