#116 -Wire 06: dopo il party arriva il cd [17-09-2006]

Evento nato nel 1999 da un’idea di Takkyu Ishino (tra i leader della scena dance nipponica), il Wire arriva alla sua ottava edizione che, contrariamente alle più recenti svolte sempre sotto il cocente sole estivo, è stata posticipata a settembre probabilmente per non ‘incrociare’ la rinata Love Parade. Il Wire infatti è stato sempre descritto come la naturale risposta del Giappone all’osannato evento nato nei primi anni novanta nella capitale tedesca. A differenziarli è sicuramente la location (in Giappone si balla nella Yokohama Arena alle porte di Tokyo, in Germania si preferisce riempire le strade principali di Berlino) ma non l’amore per la musica elettronica intesa nella sua più vasta concezione. Wire 06 infatti, consumato lo scorso 2 settembre, ha proposto la musica che i giovani di oggi ballano con maggior piacere. Ad esibirsi nella main-floor sono stati Jeff Mills, Ken Ishi, Disco Twins (ovvero Dj Tasaka & Kagami), Richie Hawtin, Westbam e il ‘padron di casa’ Takkyu Ishino. Tra le file dei live acts invece gli Alter Ego, Hardfloor, Ryukyudisko e Tok Tok. Special guest i Nitzer Ebb raggiunti dalle dance performances di Meisai e dalle proiezioni video di Devicegirls. La second floor non abbassa la temperatura grazie alla consolle contesa da Felix Kröcher, Fumiya Tanaka, Michael Mayer e Toby ai quali si sono aggiunti i live di Afra & Incredible Beatbox Band, Alexander Kowalski, Beroshima, Joris Voorn e Secret Cinema. Il tutto allietato dal lj Ukawa Naokiro. Come si consueto il sound del Wire si ripresenta anche nella doppia compilation edita dalla Loopa e Ki/Oon, quest’anno impreziosita da tracce come “Mpx 309” di Joris Voorn, “Pattern Drill” dei Toktok, “Tugger” degli Hardfloor, “Bamboocha” di Felix Kröcher, “Transparenza” di Michael Mayer & Reinhard Voigt, “Plonker” di Plastikman, “Corazon” di Beroshima, “Life Timed Device” di Jeff Mills, “Starty Chasing” di Alexander Kowalski e la storica “Let Your Body Learn” dei leggendari Nitzer Ebb. In evidenza, tra le file nipponiche che quindi giocano in casa, “Wire Matsuri 06” dei gemelli Ryukyudisko, “Magnesium 402mg” di Ken Ishii, l’impronunciabile “AbuchiMortorHeadPhoneCableGuy(J20)” di Takkyu Ishino, “Mouth Music” (il remix è del bravo Maurice Fulton) di Afra & Incredible Beatbox Band e, per concludere in bellezza, “Adabana” dei Disco Twins arricchita dal featuring della gi� apprezzata Kaori. Wire 06: l’emblema della club-culture nipponica.

-Matteo Spedicati “Weekend At Pisano’s/Mostrami Il Dragone” (Gumption Recordings): dopo aver lanciato Renato Figoli la Gumption di Darmstadt si accaparra i pezzi di un altro sardo come Matteo Spedicati. La lingua è quella della minimal-glitch-techno scricchiolante e completamente asettica che sino a pochi anni fa non avrebbe smosso la curiosit� nemmeno del più anticonformista dei dj’s. Costruzioni intricate, suoni liquidi, bleeps e glitches a volont� caratterizzano i pezzi del cagliaritano che va ad infoltire le file della label del cagnolino. E nel frattempo l’amico Figoli vola a Francoforte per il nuovo Green & Blue in compagnia di Mathew Jonson, Dominik Eulberg, Chris Tietjen, Ricardo Villalobos, Pier Bucci, Âme, Wighnomy Brothers e, naturalmente, Sven Väth.

-Prudo “Ancora No” (Dirt Crew Recordings): momento propizio per il pisano Marzio Aricò, spesso in coppia con l’amico Eclat, che approda alla giovane ma gi� ben agguerrita label dei Dirt Crew. Lo sbarco sull’etichetta tedesca è offerto da un pezzo che al suo interno trascina arrangiamenti schizofrenici sovrapposti a ritmi vibranti e labirintici. La Dub tiene sotto tono i suoni per sfociare in soluzioni groove-minimal mentre il remix realizzato in Belgio da Jean ‘Spirit Catcher’ Vanesse regala un tocco acidulo racchiuso in membrane funk sorrette da una patina techno.

-Mathew Jonson “Automatic” (Wagon Repair): il WR #016 immortala la nuova direzione dell’astro nascente di Vancouver che cerca di stupire nuovamente ma non ripetendo meccanicamente le operazioni eseguite nei suoi più recenti elaborati ma sfidando le leggi del mercato e cercare contenuti più briosi. E’ proprio il caso di “Automatic” che miscela al suo interno l’electro, il funk e il 2 step mantenendo comunque un occhio vigile sulla pista. Frequenti attinenze al mondo Klakson (e quindi connesse a Dexter) si fanno avanti senza timore in una traccia ricca di preziosismi ritmici e melodici sebbene sempre assemblati in modo assai schematico tenendo a bada la vecchia techno detroitiana. Un piatto dai sapori forti che indica più che bene la nuova strada battuta da Mathew Jonson che si rigenera dopo la forte ondata minimal dell’ultimo anno.

-Silicone Soul “Save Our Souls” (Soma): terzo album dopo “… A Soul Thing” del 2001 e “Staring Into Space” del 2005 per il duo di Glasgow formato da Craig Morrison e Graeme Reedie. Si lasciano da parte i suoni pop-house ed electro-pop per incoraggiare una sorta di viaggio emotivo intervallato da respiri orchestrali. Così gli strumenti veri (chitarre, tastiere, flauti) vengono accostati con dovizia ad un repertorio di progressive e deep house incline a soluzioni intrumental. Deep-funk arricchito da venature ambient: questa la nuova linea direttiva seguita dai due inglesi balzati sotto gli occhi di tutti con “Right On!”.

-Brixton “Wir Lieben Techno” (Holzplatten): è Norbert Wieschollek aka Brixton a firmare il #083 della sua Holzplatten, nata nel 1994 col preciso intento di introdursi e rimanere saldata al panorama techno. L’operazione può ritenersi riuscita soprattutto se si pensa a quanti artisti abbiano spiccato il volo proprio dopo essere passati dalle sue grinfie. Adesso è tempo di un tool che corre e corrode ritmi sporchi (tipici del pianeta Holzplatten), zanzarismi e ride incendiari incontrando sul suo tragitto anche i classici suoni vintage estrapolati da macchine come Tr-909 e Tr-808. Un ottimo pezzo techno quindi che non scimmiotta affatto il trend del mercato per assicurarsi un numero maggiore di vendite. Peccato per quel vocal pseudo hardcore quasi da stadio che proprio non mi piace … ma per il resto non c’è nulla da eccepire.

-Paul Kalkbrenner “ReWorks” (BPitch Control): ideale punto di unione tra musica da ascoltare e ballare sotto le accecanti luci stroboscopiche, Paul Kalkbrenner è cresciuto tra le mura della label di Ellen Allien che ha creduto sempre nel suo sound ‘cinematico’ sgorgato in modo rigoglioso e frenetico da releases come “Kollektiv”, “Zeit”, “Press On” e il più recente “Tatü-Tata”. Adesso è tempo di un album che fa leva su riedizioni di pezzi tratti dal repertorio firmate da artisti fortemente eclettici come Wighnomy Brothers, Sascha Funke, Agoria, Ellen Allien & Apparat, Joris Voorn, Alexander Kowalski, Modeselektor e Michael Mayer. Per “ReWorks” sono state spese molte energie che sicuramente non lasceranno delusi i fans del produttore berlinese.

-SebastiAn “Ross Ross Ross” (Ed Banger): avvistato sulla label francese di Pedro Winter gi� nel 2005 (con “H.A.L./Time.Period” e “Smoking Kills”), l’estroso SebastiAn si fa risentire con una massiccia produzione gi� adorata da Dave Clarke. In “Walkman” prende il sopravvento la mistura electro-rock-funk sulla scia di Justice mentre “Ross Ross Ross” tende a rammentare i primi Daft Punk (“Musique”) attraverso un dirty-funk malato e perverso. A completare è “Head/Off” edificata su loops impazziti assemblati ancora secondo l’ottica daftpunkiana (o daftpunkesca ?). Un incredibile mosaico sonoro è inciso sul #011 della sempre più pregevole Ed Banger.

-Console “Mono” (Disko B): il sestetto (in cui figurano nomi eminenti come quello di Acid Pauli, Hometrainer e Rumpeln) si fa risentire con un album fatto di pure materie oniriche gentili e delicate, scelte anche da Jörg Adolph per la sua recente pellicola “Howelandt”. Musica per film quindi trainata dalle cover di “By This River” di Brian Eno e “Starpower” di Sonic Youth che prendono distanza da lavori passati (in primis “14 Zero Zero”) slegandosi dall’universo dei dj’s e della night-culture. Esempi come “City Of Dog”, “Foster Kane”, “Formicula”, “Magnolia”, “Man With A Web Camera” ed “Hibernating” puntano il dito sul lato romantico della musica creata con le macchine, su un’amorosa e dolce soundtrack da ascoltare in camera da letto dove “Mono” diviene un soffice cuscino su cui poggiare la testa prima di addormentarsi.

-Sasse feat. Malte “Up To You” (Moodmusic): dopo aver coinvolto Kiki per il fortunato “Loosing Touch” il finnico Sasse chiede la voce a Malte Schlorf, gi� featuring per Losoul su Playhouse. Il risultato si esterna in un formidabile pezzo (estratto dall’altrettanto prezioso album “Made Within The Upper Stairs Of Heaven”) che tende una linea immaginaria tra il funk, l’house e la balearic. Oltre alla vivace Original potrete trovare il remix ombroso di Anja Schneider, quello deep-house dei Cult45 e il frizzante rework di Filippo ‘Naughty’ Moscatello che riporta in auge suoni della new-beat belga abbinati sapientemente a scariche dark-acide piacevolmente roteate su misure electro retro e ben ravvivate da fx scagliati in efficaci panning.

-Dapayk Solo “Impulsion Parasite” (Mo’s Ferry Prod.): sempre nascosto dietro un volto fumettato in bianco e nero, Dapayk continua a profetizzare il cosiddetto ‘frickelsound’ nato dai rumorismi tipici dell’experimental americana e sfociato nelle misure quaternarie della dance. In questo album (il primo da solista ma il secondo tenendo conto di quello prodotto con la modella Eva Padberg) s’alternano vivacemente i ritmi primitivi della minimal techno ai suoni industrial e i doom tipici della jungle, vecchio amore del dj-producer berlinese. I riflessi della nuova techno vengono captati da Dapayk, tra i pochi producers tedeschi che al momento si stanno sforzando di dare un senso alla propria produzione senza dover poggiare i piedi su inutili, pedestri e poco eccitanti ‘copia ed incolla’.

-Solo Andata “Fyrs Swan” (Hefty): a dispetto del nome tipicamente italiano, Solo Andata cela due producers esteri, Paul Fiocco e Kane Ikin. Particolarit� essenziale è che il primo vive a Stoccolma (Svezia) e il secondo a Perth (Australia): nonostante l’abissale distanza i due sono riusciti a confezionare un ottimo disco di jazz d’avanguardia intriso dell’electronica tipicamente adoperata per le soundtracks dei film. Così strumenti classici trovano il modo di duettare con atmosfere eteree creando il flusso tipico del pastoral pop, lo stile che venne fuori in modo esplicito nel 2003 con gli inglesi Psychonauts entrati a far parte dell’International Deejay Gigolo di Hell.

Electric greetz

DJ GIO MC-505

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