Intervista a Mandroid di Weise & Impellizzeri 04/10/2006

Dietro l’oscura ed enigmatica figura di Mandroid si cela il musicista Adrian D. Rataj, appassionato dell’electro old-school e spesso designato dalla critica come il pricipe del vocoder. Nativo di Barnsley, nel sud Yorkshire (Inghilterra), si fa scudo alla fine degli anni novanta con una serie di apparizioni sulla dispersa Breakin’ Records di DMX Krew, emblematica piattaforma del Regno Britannico che negli scorsi anni si è battuta valorosamente per tenere alto il vessillo della musica electro intesa nella sua maniera più puritana. La ricca sequenza, iniziata nel 1997 col fortunato "Retrospect", abbraccia perle come "Future Teknology", "Jimmy’s Lazer Beat", "Silicon Chipped", gli albums "Electro Freaks Rehab Clinic" e "B-Boy No Comply" e "Robots Of Funk" edito nel 2004, ultimo anno di attività per la label attualmente in fase di stand-by.Recentemente la musica di Mandroid finisce nei cataloghi di altre accreditate etichette del panorama internazionale come l’americana FBI Records (Fundamental Bass Intelligence) e la tedesca Dominance Electricity che proprio in questi primi giorni d’autunno s’appresta ad immettere sul mercato europeo il nuovissimo "Future Funk E.p.". Da sempre schivo e poco incline alle apparizioni in pubblico, Mandroid fa uno strappo alla regola e si lascia intervistare per la prima volta.

Ciao Adrian e benvenuto su Technodisco. Descrivici la maniera con la quale sei entrato nel mondo della musica elettronica.
"Tutto ebbe inizio nel 1981 quando ho iniziato ad ascoltare musica di ogni genere. Proprio in quegli anni (tra la fine dei settanta e i primi ottanta) scoprii pezzi immortali come "The Model" dei Kraftwerk ed "Einstein A Go-Go" dei Landscape che mi impressionarono notevolmente. Nel 1983 ormai ero diventato un electro-lover, ricercatore accanito di vinili ed assiduo frequentatore dei clubs underground. Fu allora che conobbi un ragazzo che lavorava in un negozio di computer (Lez, che stai facendo adesso ?) che mi introdusse al mondo della breakdance. Per esercitarmi a casa mi feci prestare delle musicassette che contenevano l’electro di quegli anni (mischiata all’hip-hop) firmata da autori come Egyptian Lover e Pretty Tony. Di lì a poco acquistai la mia prima drum-machine, la Tr-606 ed una sgangherata coppia di Technics 1210. Era il 1989, anno in cui decisi di iniziare la collezione di sintetizzatori analogici e vecchi equipments in voga negli anni settanta ed ottanta. Per quanto concerne gli artisti che maggiormente mi hanno influenzato, sicuramente i già citati Egyptian Lover e Pretty Tony (rispettivamente con "Dance" e "Get Some") seguiti da Jonzun Crew con "Pac Jam", Harold Faltermeyer con "Axel F" e "Shootout" e per finire Paul Hardcastle e la splendida "Nineteen""

Così eri anche un breakdancer … cosa ricordi con maggior piacere di quel periodo ?
"Prima arrivò l’amore per l’electro music e poi, come un progresso naturale, giunsi alla breakdance. Mi piacevano un sacco i movimenti robotici tanto in voga in quegli anni. Riuscivo benissimo nell’electric-boogie ! Facevo parte di una crew di dancers, la Defcon 5: ci esibivamo spesso all’Università di Leeds presso un club che si chiamava The Faversham"

Il tuo primo passo nella discografia si registra grazie alla Breakin’ Records: come nacque il contatto con Ed DMX ?
"Gli mandai semplicemente un demo dopo aver acquistato, nel 1997, la prima release su Breakin’ (trattasi di "DMX Bass/Rock Your Body"). Dopo poco tempo mi chiamò e mi disse che la mia musica gli era piaciuta ma che non era ancora pronta per essere pubblicata. Allora mi impegnai con tutte le forze e, un anno dopo, venne fuori il primo 12" di Mandroid intitolato "Retrospect" potenziato dal remix di "Jammin’ On My Old Piano" proprio ad opera di DMX Krew. Fu quello il disco che venne eletto ‘record of the month’ al Virgin Megastore di Londra. Grazie ancora Ed !"

Come descriveresti, in poche parole, il sound che produci oggi ?
"Mmm, opterei per la formula ‘future-retro-electro-funk’. Oggi sotto la voce ‘new-school electro’ si celano molti sottogeneri: il mio è uno di questi, che trae ispirazione dal sound di ieri"

Nel tuo primo album "Electro Freaks Rehab Clinic" figurava una traccia intitolata "Analogue Addict" nella quale hai mostrato un campionario incredibile di suoni analogici. Quali sono gli strumenti vintage che adoperi nel tuo studio ? Cosa pensi dei moderni software VST che ne tentano di emularne i risultati e la qualità ?
"Al momento i sintetizzatori che prediligo in forma maggiore sono senza ombra di dubbio il Prophet VS, lo Studio Electronics SE1-X, OSCar, Pro One e il mitico Juno 106. Continuo a preferire il suono analogico a quello generato dai synths software poichè amo l’interattività tra uomo e macchina. Ho naturalmente un computer che utilizzo per sequenzare il tutto, un Apple Mac. Forse in futuro passerò interamente agli strumenti software tutti racchiusi in un piccolo laptop ma per il momento continuo ad essere felice circondandomi di cavi e di mille tasti e manopole che caratterizzano l’hardware"

"Driving In My Turbo Mini" è una delle tue tracce più memorabili: da dove hai tratto ispirazione ? Forse dalla celebre automobile tornata prepotentemente di moda negli ultimi anni ?
"Amo profondamente la vecchia Mini, un’auto dalle ottime prestazioni, veloce, maneggevole … e mi diverto moltissimo quando lascio ‘assaggiare’ i gas di scarico a quelli che al semaforo mi guardano come un alieno !"

Molti dei temi affrontati nei tuoi brani riguardano la fantascienza: quali sono i films di questo genere che prediligi in assoluto ?
"Sicuramente Star Wars (la trilogia originale), Blakes 7, Doctor Who (all’epoca di Tom Baker), Killer Klowns From Outer Space, Bladerunner, Terminator, Aliens, Logan’s Run, Silent Running, Mad Max 2 ed altri ancora nati durante gli anni settanta ed ottanta"

Sulla tua release più recente, il "Future Funk E.p." atteso sulla tedesca Dominance Electricity, apparirà una traccia intitolata "Population Overdrive" che, per il suo testo (solo i più forti sopravviveranno) ricorda molto il classico degli anni settanta Soylent Green. Credi che sia questa la filosofia valida tra cento anni per il nostro mondo ?
"Se aggiungeremo altri problemi a quelli che già abbiamo (basti pensare a quelli religiosi ancora irrisolti), il nostro mondo assomiglierà sempre di più a quello ritratto nelle scene di Mad Max 2, dopo l’apocalisse nucleare. In alternativa, se la temperatura della Terra continuerà ad aumentare la popolazione dovrà trovare riparo nelle zone più vivibili abbandonandone molte altre che di conseguenza diventeranno inospitali. Ci sarà meno spazio ma con più gente pronta ad occuparlo. I governi forse limiteranno le famiglie ad avere massimo due figli e gli alimenti potrebbero essere razionati a causa di un’agricoltura incapace di soddisfare i fabbisogni di una sovrappopolazione"

Cosa intravedi nel tuo futuro musicale ?
"La nuova collaborazione con la FBI Records (dopo "Duality" firmato in coppia con Morphogenetic) per un e.p. che conterrà i remixes di Sbassship e Sbles3plex. Non nego che potrei anche cambiare stile dopo questo e.p. per esplorare maggiormente le melodie alla Jean-Michel Jarre, Tangerine Dream, Kraftwerk ed altri esempi del synth-pop"

La curiosità inizia già a farsi sentire. Per ora abbiamo terminato. Vuoi salutare qualcuno in particolare ?
"Ringraziamenti speciali sono rivolti ad Ed DMX (Breakin’ Records), Santino & Stjarna (Fundamental Bass Intelligence), Matthias Weise (Dominance Electricity) ed Exzact e Mossadon per aver creato The Electro Alliance, la comunità ideale per gli amanti dell’electro come me. Ringrazio anche l’amico giornalista Giosuè Impellizzeri che si è occupato di rendere fruibile questa intervista nel territorio italiano. Mandroid"

www.dominance-electricity.de

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