#138 -Ritorno alle origini per Alex Gopher

Bisogna catapultarsi nel passato e raggiungere il 1985 per fare riferimento agli Orange, la pop-band formata da Alex Gopher (all’anagrafe Alexis Latrobe), Jean-Benoît Dunckel, Nicolas Godin e Xavier Jamaux. Qualche anno più tardi Nicolas e Jean-Benoît creano gli Air, Xavier forgia i progetti Bang Bang ed A Bigger Splash mentre Alex fonda la Solid assieme all’amico Etienne De Crecy. Da questo momento il francese diviene icona di un nuovo e promettente movimento che trova modo di espandersi grazie all’esplosione del cosiddetto ‘french touch’ alla fine degli anni novanta. Avventure parallele vissute in progetti come WUZ e Superdiscount fanno di lui un vero e proprio fenomeno che la Francia sfoggia con furore per anni. Il nuovo lavoro, intitolato semplicemente “Alex Gopher”, prende le distanze da “You, My Baby & I” edito nel 1999 ed abbandona il tradizionale vocoder per impugnare gli strumenti veri che però suonano ancora su beats elettronici. Un ritorno alla musica degli inizi insomma, un’ispirazione germogliata dall’ascolto di bands come Devo, Talking Heads e New Order, una rielaborazione del funk proiettato nel pop moderno in cui si registra il contributo da parte dei già citati Dunckel e Godin, della cantante Helena Noguerra (sorella di Lio) e del chitarrista Olivier Libaux ‘prelevato’ dalla formazione dei Nouvelle Vague. Presto disponibile su cd e vinile pubblicati dalla Go 4 Music, il disco porge un’interpretazione personale della musica del passato che diviene grintosa in tracce come “Out Of The Inside”, “Camilla”, “Nasty Wish” e “Brain Leech” (uscita già come singolo con l’abbinamento di alcuni remix) che pare seguire la strada degli Scissor Sisters ma meno scanzonata ed ubicata nello spirito del recente “Motorcycle”. Spazio a ballate romantiche grazie a “Boulder Colorado”, “Song For Paul” e “5000 Moons” (in cui si riscoprono affinità con gli inglesi Macondo), al rock spirituale (“The White Lane”) e ad una incredibile sintesi tra rock, funk e dance elettronica (“The Game”) che oggi pare rappresentare il futuro della musica prodotta nel Paese della Torre Eiffel.

-Mignon “Bad Evil Wicked & Mean” (Badgirl Records): ora melodico, poi distorto e pazzamente inselvaggito, lo stile di Mignon è venuto a galla attraverso importanti collaborazioni (Peaches, Mocky) e dal fortunato “Bad Girl E.p.” pubblicato qualche tempo fa dalla berlinese Pale Music. Davvero una ‘cattiva ragazza’ quella che traspare attraverso questo lp fatto da tredici tracce infiammate tra cui “Bad Girl” cantata insieme a Peaches che ripaga così le apparizioni nei suoi “The Teaches Of Peaches” e “Fatherfucker”. Più dirompente di un classico disco indie, quello di Mignon è l’album da far ascoltare sia ai patiti del punk che agli amanti della dance meno convenzionale. Il risultato è qualcosa che scuote i corpi e manda in saturazione l’apparato uditivo.

-Los Angeles T.F. “Magical Body” (Clone Classic Cuts): estratta dal glorioso catalogo de Il Discotto e potenziata da un remastering a firma Alden Tyrell, “Magical Body” è una delle gemme migliori prodotte nei primi anni ottanta dal duo formato da Franco Zasa e Tony Travagliante. A colorirla è la voce di Katherine Quaye, meglio nota come Taffy, attorcigliata all’analog-pop in cui campeggiano imperanti sequencer e tastiere. Uscite come queste attestano come la musica non sia oggetto ad invecchiamento rimanendo impavida e smagliante di fronte all’inesorabile scorrere del tempo. E’ curioso però assistere alla riscoperta dell’italo da parte di strutture estere e non da chi, qui in Italia, potrebbe ricostruire quei periodi con più facilità.

-Andrea Doria vs Jimmy Fish “Jumping Jack” (BluFin): fautore (forse inconsapevole) della corrente electro-house (la hit “Bucci Bag” del 2002 è divenuta l’icona di una certa commistione tra house ed elettronica), Andrea Doria si ripropone sulla BluFin di Colonia dopo “Freak Me” composto con Tobias Lützenkirchen. In “Jumping Jack” si fa sentire con forza l’arpeggiatore che produce armoniche alla Rondò Veneziano e, perchè no, alla “Struggle For Pleasure” di Wim Mertens. Meno commerciale la Andrea Goes In A Pocket Mix che travasa tutto in atmosfere più cupe e sognanti scandite dai classici suoni grattugiati. Il remix è di Alex D’Elia che tende irrimediabilmente a distorcere i toni e dipanare la matassa mediante un trip-lead evidenziato da bassi scuri e sporchi, vicini per evoluzione al Vitalic di “Poney E.p.” (2001).

-Arling & Cameron “Hi-Fi Underground” (Challenge): “We Are A&C”, uscito nel 2001, pareva aver messo la parola fine ad una brillante carriera iniziata quattro anni prima attraverso la Emperor Norton ma ecco che, quando anche le ultime speranze sembravano perdute, il duo olandese ritorna con un incredibile nuovo lp. Ispirato dalla musica del passato, “Hi-Fi Underground” è un mosaico di sensazioni alternate in dodici tracce da ballare e da ascoltare. Collaborazioni con Annika Line Trost, Miss Lavox, Leona Philippo, Concetta ‘Princess Superstar’ Kirschner ed Achim Treu (che qualche anno fa è entrato nella formazione dei mitici Der Plan) lo rendono il prototipo della nuova pop music assorbita in buona parte dall’elettronica e mai povera di appeal. Finalmente sono tornati.

-Dark Machines “Reload The Fire” (Elektrotribe): la giovane struttura berlinese guidata da Romain Favre accoglie i Dark Machines, reduci di un successo raccolto con l’album “Gears”. L’e.p. in questione nasce dal contest organizzato da Elektrotribe che ha scelto i remix più belli provenienti da ogni parte del mondo. “Firewater” (rimaneggiata dagli stessi Dark Machines) scava entro il breaks più veloce e rampante abbinato a liriche vocoderizzate mentre la versione del newyorkese Royal Sapien (già remixer per Funk Harmony Park) s’adagia al drum’n’bass dalle venature pop. Simile, almeno per stile, il rework del giapponese Robo Nogucci che aggiunge anche un pizzico di chilly raggiungendo risultati simili a quelli di Adam F. Il break diviene scuro grazie ai belgi Electric Soulside mentre la dance è assicurata solo dai campani Lucio & Pep che tirano fuori dal loro studio uno sformato caldo di microtechno dai grooves pastosi.

-Alex Connors “Fortune E.p.” (38db Tonsportgruppe): conosciuto attraverso il progetto Durchblick curato insieme ad Heiko Klingler e Sarah Sawinsky, Alex Connors si ripresenta con un disco dalle chiare venature electro-techno. “Fortune” è un corposo pezzo privo di inutili fronzoli che, già dal primo e veloce ascolto, tende la mano allo stile dei quasi dispersi BlackStrobe. Basslines graffianti corrono selvaggiamente sui 4/4 e ricordano la tipologia sonora che portò al successo Alter Ego e Rex The Dog. Decisamente retro è invece il contenuto di “Trust” dove un sample giocato alla Azzido Da Bass (“Doom’s Night”) s’alterna al classico basso ottavato. Più assordante il contenuto di “Elektromechanik” immersa nella concezione dark e chiaramente ispirata dal Vitalic di “Poney” (2001) e dai precedenti lavori editi sotto lo pseudonimo Dima.

-Tomboy “Seriøs” (Gomma): luccicante il primo album di Tomas Barfod, il batterista dei WhoMadeWho. Il fine del producer danese è quello di far convivere la new-wave coi suoni elettronici estrapolati dagli anni settanta, binomio che viene offerto da pezzi come “Swan”, “Murky Jerky”, ed “Hi’s And Low’s” dalle referenze munkiane. Rughe plastiche sono quelle di “Baffioso”, “1st So Hot” rivela l’amore parallelo per l’hip-hop, funk-pop è la direzione di “Synchronize”, il terzinato sporco invade “Æblegrød”, il funk radioso conquista “Something”, l’ipnotismo lancinante ostruisce le vie di “ZÃ¥miang” e l’euforia tipica della techno-house anni novanta confluisce in “1 K. Guitar” in cui bisognerebbe prestare particolare attenzione al lavoro certosino effettuato sui ride. Questa è creatività.

-Midnight Operator “Midnight Operator” (Wagon Repair): questo disco nasce dalla collaborazione tra Mathew Jonson e il fratello Nathan che abbiamo imparato a conoscere grazie ad apparizioni nella veste di Hrdvsion. “Midnight Operator” connette l’analogico al digitale, gli strumenti ‘veri’ a quelli virtuali che suonano per mezzo di laptops avveniristici sfociando in una curiosa sovrapposizione di breaks electro e suoni derivati dal grime e dal drum’n’bass. A traghettare verso i più canonici 4/4 è il remix di “Return Zombies” dalle timbriche sibilline rotte da interventi jungle e dub. Pare che i fratelli canadesi si siano abbandonati ad un concettualismo astratto, pieno zeppo di frequenze insolite ed installato su fusioni stilistiche che con la dance non hanno molto da spartire. W la difference !

-Turzi “A” (Record Makers): “A” è un punto di inizio e fine che riassume quel che avevamo potuto ascoltare nel 2005 col mini-album “Made Under Authority” ma che adesso espande i suoi confini andando a toccare lidi insperati come italo e pop. Una sorta di cerchio che si apre e chiude insomma questo album capace di abbracciare la musica vista (ed ascoltata) nella sua completezza. Scariche di batteria, indie-pop, legami electroidi e richiami cosmici, inni di cavalieri medievali, blues snaturato: questo è il sunto di “A” dal quale si erge la splendida “Amadeus” con cui pare riascoltare la vecchia hit di Mr. Flagio (“Take A Chance”, 1983) attraverso una vecchia radio a valvole termoioniche dimenticata accesa in qualche buio scantinato.

-Oforia “Cyberdog Vol. 4” (YoYo): il quarto volume della fortunata serie “Cyberdog” viene ‘assemblato’ da Ofer Dikovski aka Oforia, tra i leaders massimi del movimento psy-trance israeliano, forte per una vena produttiva al di là di ogni immaginazione (sono ben nove gli albums all’attivo). Le scelte spaziano tra materiale recente e diverse anteprime relative a tracce non ancora pubblicate ufficialmente come il remix che i Future Prophecy hanno realizzato per la sua “Return Of The Machines” firmata a quattro mai assieme all’amico Bwicked. Incisività e brio poi emergono da pezzi di Fatali, Timelock, Infected Mushroom, Basic, Astral Projection e tanti altri. Un punto di incontro tra ritmo e salsa epica che tende al ricongiungimento con la scena hard-trance europea risalente agli anni novanta oggi rimasta nella memoria dei nostalgici di un movimento che pare davvero remoto.

Electric greetz

DJ GIO MC-505

Giosuè Impellizzeri

Giornalista musicale, consulente per eventi, reporter per festival internazionali, produttore discografico, A&R e promoter per una label, autore della colonna sonora di un videogame, autore di un libro dedicato alla Dance anni Novanta, selezionatore e redattore di shows radiofonici, Dottore in Beni Culturali: tutto in uno. Giosuè Impellizzeri da un lato, DJ Gio MC-505 dall'altro. Le prime recensioni appaiono su una fanzine, nel 1996. Dopo quattro anni inizia il viaggio che si sviluppa su testate cartacee e sul web (TheDanceWeb, Cubase, Trend Discotec, DiscoiD, Radio Italia Network, TechnoDisco, Jay Culture, Soundz, Disc-Jockey.it, Basebog, La Nuit, Jocks Mag, AmPm Magazine). Ogni anno dà vita ad oltre seicento pubblicazioni, tra articoli, recensioni ed interviste realizzate in ogni angolo del pianeta. Tutto ciò gli vale la nomina, da parte di altri esponenti del settore, di 'techno giornalista', rientrando tra i pionieri italiani del giornalismo musicale sul web. Nel 2002 fa ingresso nel circolo dei DJs che si esibiscono in Orgasmatron, contenitore musicale di Radio Italia Network, proponendo per primo in un network italiano appartenente alla fascia del mainstream un certo tipo di Electro, imparentata con la Disco, il Synth Pop e la Techno. Nel medesimo periodo conduce, per la stessa emittente e in particolare per il programma di Tony H e Lady Helena, la rubrica TGH in veste di inviato speciale alla ricerca di novità musicali provenienti da tutto il mondo. Per quel che concerne la sfera della produzione discografica, dopo le demo tracks realizzate nella seconda metà degli anni Novanta, incide il primo EP tra 2001 e 2002, "Android's Society", che contiene "Commodore Generation", remixata dai finlandesi Ural 13 Diktators, finita nella top-ten dei più suonati sulle passerelle di moda milanesi e supportata da nomi importanti tra cui Tampopo, David Carretta, Vitalic, Capri, DJ Hell e Romina Cohn. La storia continua con altre esperienze, vissute prima tra le mura della H*Plus di Tony H ("Tameshi Wari EP" e "Superstar Heroes EP") e poi tra le fila delle tedesche Vokuhila ("Engel Und Teufel EP", con "El Diablero" remixato dagli Hong Kong Counterfeit e Maxx Klaxon), 38db Tonsportgruppe ("Borneo EP", col remix Electro Disco di Chris Kalera) e della slovena Fargo (col rombante "Technomotor EP"). Dal 2005 al 2008 affianca Francesco Passantino e Francesco Zappalà nella conduzione della Tractorecords e della Laboraudio, digital-label concepita come laboratorio di musica finalizzata alla valorizzazione di artisti appartenenti al sottobosco creativo. Poi collabora col bolognese Wawashi DJ (oggi nel chiacchierato progetto Hard Ton) per "Gary Gay", si lascia remixare dallo svedese Joel 'Jor-El' Alter ("Stroboscopic Life"), partecipa al "The Church Of Pippi Langstrumpf" su Dischi Bellini e viene invitato dall'etichetta berlinese Das Drehmoment a prendere parte al progetto "Rückwärts Im Uhrzeigersinn" insieme ad altri artisti di spessore internazionale tra cui Kalson, Replicant, Makina Girgir, Starcluster e Polygamy Boys. Nel 2010, dopo nuove esperienze discografiche ("Gaucho", su Disco Volante Recordings, coi remix di Gabe Catanzaro, Hard Ton, Valyom & Karada, Midnight Express e Bangkok Impact, e "The World In A Pocket EP", su Prodamkey/Analog Dust, avvalorato dalle versioni di -=UHU=-, Alek Stark, Downrocks, Snuff Crew, Gesloten Cirkel e Metacid), diventa free lance per DJ Mag Italia, versione italiana della celeberrima testata editoriale inglese dedicata alla musica elettronica e alla DJculture. In parallelo fonda, con l'amico Mr. Technium, la Sauroid, etichetta che si propone come punto di raccordo e diffusione di diversi stili tra cui Acid House, Italo Disco, Electro, Nu Rave e Chiptune.

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