Intervista a MinimalRome di Giosuè Impellizzeri

MinimalRome è l’etichetta fondata nel 2003 da Composite Profuse (a volte nelle vesti di Heinrich Dressel e V-MR) e Feedback col preciso intento di dar manforte alla scena electro italiana. Origini che affondano le radici nella vecchia techno d’oltreoceano e nell’acid olandese sono poi altri tasselli fondamentali che bisogna accostare per ricostruire la storia di questa emozionante label che il pubblico estero (in particolar modo quello nordeuropeo) dimostra di prediligere in modo determinante. A testimonianza di ciò sono le apparizioni di Composite Profuse sulla Bunker di Guy Tavares e sulla Crème Organization di TLR, due colonne granitiche della scena underground dei Paesi Bassi. Poi sono le conturbanti uscite raccolte intorno al marchio MinimalRome che fanno di questa piccola realtà qualcosa da non sottovalutare e prendere sotto gamba, soprattutto per gli amanti del caldo suono vintage, un pò polveroso ma intriso di cultura e voglia di rimanere stabile nel tempo. Inequivocabili riferimenti alla scuola anfibia dei Drexciya fanno dell’uscita di Kobol Electronics un 12″ avvincente e dalla qualità sopraffina, come del resto le avventure disco dei C-34 o le spigolature seminali del citato Composite Profuse. Un mondo a sè stante insomma quello di MinimalRome che ci apprestiamo ad esplorare con questa intervista.

Ciao ragazzi, sono lieto di ospitarvi sulle pagine di Technodisco. Iniziamo col parlare dei vostri esordi e del primo avvicinamento alla musica elettronica. Quali sono stati gli artisti che vi hanno inconsapevolmente spinti nel mondo delle sette note ?
“E’ difficile rispondere a questa domanda in modo unitario visto che dietro MinimalRome ci sono diversi artisti come Composite Profuse, Feedback, C-34 e Kobol Electronics. Sicuramente ad incuriosirci è la scena romana dei primissimi anni novanta, l’electro degli anni ottanta di Miami, Los Angeles e New York, l’industrial primordiale, la tape-scene inglese, l’italo-euro disco oltre ovviamente alle scene di Detroit e Den Haag”

Avete fondato, nel 2003, l’etichetta MinimalRome. Qual’è l’idea di fondo della vostra iniziativa ?
“MinimalRome nasce con l’intento di dar voce ad una nuova scena elettronica romana dopo i fasti degli anni novanta. Incitare a produrre artisti romani che meritano il loro spazio è sicuramente uno dei fini principali dell’etichetta, oltre al cercare di portare avanti un discorso prettamente non commerciale e lontano anni luce dalle produzioni techno o tech-house europee. Per tale motivo reggiamo un discorso legato molto alle radici underground della scena romana anni novanta dalla quale proviene parte nel nostro staff. Minimal sta dunque per essenzialità, una sostanziale ‘dichiarazione di fedeltà‘ alle nostre radici underground”

Volendo inquadrare in uno stile ben definito la vostra produzione discografica, vi affidereste unicamente al termine ‘electro’ sebbene al momento sia fin troppo inflazionato e scambiato erroneamente per tutt’altro ?
“Electro per noi vuol dire molto ma oggi, come dici giustamente tu, il termine è spesso abusato e confuso. Sicuramente, come già detto prima, ognuno di noi ha un’influenza diversa e quindi, a seconda delle produzioni, le sonorità si possono avvicinare o allontanare sensibilmente dall’electro in senso stretto”

Nel 2006 “FM2” di Composite Profuse è andata a finire nell’e.p. “Artists Anonymous” edito dalla Bunker di Den Haag, la stessa che poche settimane fa ha pubblicato “Roma Aeterna”. Com’è nato il contatto con la celebre label olandese diretta da Guy Tavares ?
“Spedendo promo e ricevendo subito diversi complimenti. Il rapporto con Tavares è più che altro epistolare ma la stima nei confronti della sua Bunker è assoluta e in questo senso l’uscita di un singolo per Composite Profuse è sicuramente una grandissima soddisfazione soprattutto per una sorta di linea che ci lega anche concettualmente”

Risale sempre al 2006 la pubblicazione, questa volta su MinimalRome, di “Urbi Et Orbi”, che al suo interno celava due ospitate d’onore ovvero quelle dell’olandese Ra-X e dello svedese Luke Eargoggle. Perchè avete voluto coinvolgere queste due emblematiche presenze della scena electro nordica ? Prevedete nuove collaborazioni di questa caratura ?
“Urbi Et Orbi” è molto importante per MinimalRome e la scelta degli artisti internazionali da coinvolgere non è stata frutto del caso. Per Ra-X vale il discorso appena fatto per la Bunker (è stato uno dei primi ad incidere, più di un decennio fa, sulla label di Tavares) e rappresenta quindi la storia dell’electro olandese dark ed underground. Per quanto concerne Eargoggle, è uno degli artisti in ambito electro a cui siamo più legati. Tra l’altro è nata una buona amicizia che lo porterà sicuramente ad essere ospite in una delle nostre serate mensili a Roma”

L’Italia è un terreno decisamente poco fertile per uno stile sofisticato come quello proposto dalla vostra coraggiosa etichetta: quali sono le soddisfazioni maggiori che avete raccolto in questi anni ?
“Le soddisfazioni sono rappresentate dai molti attestati di stima che riceviamo soprattutto dal nord Europa e, nel corso dell’ultima uscita, “Computer Pervaded Society” di Kobol Electronics, anche da Mad Mike, il fondatore della mitica Underground Resistance. Ovviamente ciò non equivale ad una forte vendita dei dischi visto che il mercato discografico è quello che è anche se la nostra scelta di puntare su produzioni non commerciali, di qualità e limited-edition (massimo 500 copie) ci sta ripagando alla grande. Ulteriore testimonianza sono le date internazionali che stiamo facendo (Rotterdam, Utrecht, Glasgow, Madrid, Lille) oltre alla presenza di Composite Profuse sulla Crème Organization di TLR (nel various artists intitolato “Nagasaki Nightriders”)”

Parliamo ancora di Italia: ci sono labels, dj’s e produttori che stimate e coi quali condividereste una produzione ?
“Sicuramente Andrea Benedetti che ha preso parte alla presentazione del disco di Kobol Electronics oltre ai fratelli di Ostia della Truckstop75th, poi Leo Anibaldi e Lory D. All’esterno di Roma Alexander Robotnick, Central Unit, Fred Ventura ed altri ancora”

Perchè l’Italia mostra ancora tante lacune (che a volte paiono davvero incolmabili) nei confronti del mondo della musica ? Quali sono i principali impedimenti che la tengono sempre lontana dall’apertura mentale tipica di Paesi come Germania, Olanda ed Inghilterra ?
“L’assoluta mancanza di cultura elettronica prima di tutto ma anche l’assenza di coraggio da parte di promoter ed organizzatori che preferiscono puntare sul nome ‘sicuro’ piuttosto che sperimentare e rischiare”

Chi sono i vostri punti di riferimento europei ? Perchè ?
“Mah, un pò i nomi che abbiamo fatto all’inizio oltre al francese The Hacker che pare gradire molto le nostre produzioni inserendole nelle sue playlists”

Quali sono i progetti che si concretizzeranno a breve sulla vostra label ?
“Dopo Kobol Electronics toccherà ai singoli di Composite Profuse, Feedback e C-34 (anche se non abbiamo ancora deciso in quale ordine). In cantiere c’è anche il secondo volume di “Urbi Et Orbi” (quindi collaborazioni internazionali) e il quarto di “Broken Pots Hill” tutto made in Rome”

Viviamo il periodo della ‘rivoluzione digitale’ in cui sono i files mp3 a svolgere ruolo di protagonisti. Credete che questo tipo di business possa soppiantare del tutto il formato fisico (vinile-cd) ?
“Gli mp3 si stanno diffondendo anche tra gli addetti ai lavori e dj’s visto che ormai molti usano questo tipo di supporto per i propri sets. Non siamo contrari ma lanciamo lo slogan ‘save the vinyl’ con tutta la forza possibile. Il vinile non morirà mai”

Altra grande dicotomia sbocciata da qualche anno è quella che vede l’alternanza tra analogico e digitale. I vostri dischi sono frutto di manipolazioni manuali oppure di clic effettuati per mezzo del mouse ?
“Per quanto riguarda la produzione musicale tutti i membri di MinimalRome, ma anche chi collabora con l’etichetta in compilation e quant’altro, ha un approccio molto vintage. Ciò equivale a batterie elettroniche, synth anni ottanta e rack pieni di processori ed outboard. Non usiamo synths virtuali ed è una scelta dispendiosa ma che ripaga noi stessi e soprattutto l’ascoltatore. E’ il caso di dire che la differenza c’è e si sente”

Il tempo a nostra disposizione è terminato.
“Un saluto a tutti i lettori di Technodisco, un abbraccio ai pirati e a chi ci sostiene nelle nostre scelte impopolari ma coerenti. MinimalRome”

Giosuè Impellizzeri

Giornalista musicale, consulente per eventi, reporter per festival internazionali, produttore discografico, A&R e promoter per una label, autore della colonna sonora di un videogame, autore di un libro dedicato alla Dance anni Novanta, selezionatore e redattore di shows radiofonici, Dottore in Beni Culturali: tutto in uno. Giosuè Impellizzeri da un lato, DJ Gio MC-505 dall'altro. Le prime recensioni appaiono su una fanzine, nel 1996. Dopo quattro anni inizia il viaggio che si sviluppa su testate cartacee e sul web (TheDanceWeb, Cubase, Trend Discotec, DiscoiD, Radio Italia Network, TechnoDisco, Jay Culture, Soundz, Disc-Jockey.it, Basebog, La Nuit, Jocks Mag, AmPm Magazine). Ogni anno dà vita ad oltre seicento pubblicazioni, tra articoli, recensioni ed interviste realizzate in ogni angolo del pianeta. Tutto ciò gli vale la nomina, da parte di altri esponenti del settore, di 'techno giornalista', rientrando tra i pionieri italiani del giornalismo musicale sul web. Nel 2002 fa ingresso nel circolo dei DJs che si esibiscono in Orgasmatron, contenitore musicale di Radio Italia Network, proponendo per primo in un network italiano appartenente alla fascia del mainstream un certo tipo di Electro, imparentata con la Disco, il Synth Pop e la Techno. Nel medesimo periodo conduce, per la stessa emittente e in particolare per il programma di Tony H e Lady Helena, la rubrica TGH in veste di inviato speciale alla ricerca di novità musicali provenienti da tutto il mondo. Per quel che concerne la sfera della produzione discografica, dopo le demo tracks realizzate nella seconda metà degli anni Novanta, incide il primo EP tra 2001 e 2002, "Android's Society", che contiene "Commodore Generation", remixata dai finlandesi Ural 13 Diktators, finita nella top-ten dei più suonati sulle passerelle di moda milanesi e supportata da nomi importanti tra cui Tampopo, David Carretta, Vitalic, Capri, DJ Hell e Romina Cohn. La storia continua con altre esperienze, vissute prima tra le mura della H*Plus di Tony H ("Tameshi Wari EP" e "Superstar Heroes EP") e poi tra le fila delle tedesche Vokuhila ("Engel Und Teufel EP", con "El Diablero" remixato dagli Hong Kong Counterfeit e Maxx Klaxon), 38db Tonsportgruppe ("Borneo EP", col remix Electro Disco di Chris Kalera) e della slovena Fargo (col rombante "Technomotor EP"). Dal 2005 al 2008 affianca Francesco Passantino e Francesco Zappalà nella conduzione della Tractorecords e della Laboraudio, digital-label concepita come laboratorio di musica finalizzata alla valorizzazione di artisti appartenenti al sottobosco creativo. Poi collabora col bolognese Wawashi DJ (oggi nel chiacchierato progetto Hard Ton) per "Gary Gay", si lascia remixare dallo svedese Joel 'Jor-El' Alter ("Stroboscopic Life"), partecipa al "The Church Of Pippi Langstrumpf" su Dischi Bellini e viene invitato dall'etichetta berlinese Das Drehmoment a prendere parte al progetto "Rückwärts Im Uhrzeigersinn" insieme ad altri artisti di spessore internazionale tra cui Kalson, Replicant, Makina Girgir, Starcluster e Polygamy Boys. Nel 2010, dopo nuove esperienze discografiche ("Gaucho", su Disco Volante Recordings, coi remix di Gabe Catanzaro, Hard Ton, Valyom & Karada, Midnight Express e Bangkok Impact, e "The World In A Pocket EP", su Prodamkey/Analog Dust, avvalorato dalle versioni di -=UHU=-, Alek Stark, Downrocks, Snuff Crew, Gesloten Cirkel e Metacid), diventa free lance per DJ Mag Italia, versione italiana della celeberrima testata editoriale inglese dedicata alla musica elettronica e alla DJculture. In parallelo fonda, con l'amico Mr. Technium, la Sauroid, etichetta che si propone come punto di raccordo e diffusione di diversi stili tra cui Acid House, Italo Disco, Electro, Nu Rave e Chiptune.

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