#182 -Riprende l’epopea di Robert Owens

Solitamente ogni branca artistica ha miti e punti di riferimento. La musica elettronica trova i suoi iniziatori nei Kraftwerk, la techno in Juan Atkins come la scuola senese in Giotto, il cubismo in Picasso o l’astrattismo antinaturalistico in Kandinsky. Robert Owens suona invece come l’antesignano della house. Ben più di un classico vocalist di colore e di un autore di brani da ballare: c’è qualcuno che afferma, a ragion veduta, che la ‘vera’ house sia nata proprio con le sue “Bring Down The Walls”, “I’m Strong”, “Far Away” e “Visions”. Correva l’età aurea per la house di Chicago, per labels come Trax Records, D.J. International, Alleviated, 4th & B’way e per fortunate formazioni come Fingers Inc. in cui Owens stringeva la mano a Larry ‘Mr. Fingers’ Heard e Ron Wilson. Certo, l’avanzare degli anni non ha reso facile la stabilizzazione del successo e l’agguerrita concorrenza da parte dell’Europa (Germania in primis) ha sottratto spazio agli statunitensi e allo stesso Owens che, nei primi anni novanta, decise di tirarsi fuori dal business musicale. Nel 1996, spronato da amici come Satoshi Tomiie e Cevin Fisher, rientra a testa alta nel circolo. Ne segue una serie (che definire copiosa sarebbe riduttivo) di collaborazioni con artisti di caratura mondiale, ultima quella con gli olandesi TJ Kong & Nuno Dos Santos per “Merging” che lo traghetta sulla Compost, la stessa che si appresta a rilasciare “Night-Time Stories” con l’intento di farne la prima gemma splendente del 2008 da poco iniziato. A contraddistinguere il lavoro è l’apporto di un nutrito numero di producers dalla fama indiscussa che cingono con la propria musica l’inconfondibile timbro soul di Owens. Jimpster, Simbad, Ian Pooley, Kid Massive, Charles Webster, Atjazz, Marc Romboy, Wahoo, Kirk Degiorgio: c’è davvero l’imbarazzo della scelta. E “Night-Time Stories” si innalza quasi come un evento giacchè è il lavoro che afferra il discorso lasciato in sospeso da “Rhythms In Me” del 1990. Se dovessimo affibbiare alla house una voce senza dubbio la scelta cadrebbe su quella di Owens. Uscirà il 22 febbraio ma appartiene già, come un classico, alla storia della dance music.

-Aa.Vv. “Ekaboron E.p.” (Scandium): Ekaboron è un termine scientifico che rimanda alle teorie di Dmitri Mendeleev e che, a sua volta, lega con Scandium (lo scandio è un elemento chimico). Mettendo da parte formule e nozioni enciclopediche imbocchiamo la strada di questo nuovo progetto interamente assemblato da producers francesi che oggi tengono alto l’interesse nei confronti della label fondata nel 2000 da Paul Nazca ed André ‘Ultracolor’ Dalcan. Il giovane Maxime Dangles smuove una frenetica tech-house con “Cold Smile” dai risvolti molto tedeschi mentre Delon & Dalcan, con “Tic Tac”, seguono la scia di Schumacher ed Huntemann. Poi “I Kome” di Bastien Grine, più asciutta e seminale ed “Oldbut” di Bastard Beat, neo talento che si lega maggiormente al segmento electro-techno per cui Scandium, qualche anno fa, aveva dimostrato un grande feeling.

-Beroshima “Horizon” -the remixes- (Soma): è proprio vero che a volte i risultati migliori si raggiungono per caso. Come è accaduto ad “Horizon”, localizzata sulla b-side di “Corazon” e, dopo qualche mese, riproposta dalla Cocoon di Sven Väth mediante un remix di Pig & Dan. Ma la storia non finisce ed infatti, ad oltre un anno dalla prima pubblicazione, la scozzese Soma decide di investire ancora su un brano dallo spirito detroit e tech-house. La novità è sostanzialmente la versione di Funk D’ Void che ne sviscera l’essenza nu-trance convogliandola nei classici patterns ritmici da anni battuti dalla label di Glasgow. Bella ed intrigante anche la Deep Mix ad opera dello stesso Frank Müller che si riaggancia alle prime produzioni di metà anni novanta (“Deebeephunky” su tutte). Adesso sarebbe davvero bello se la Müller Records tornasse operativa come una volta.

-Woody “August/Booty Bar” (International Deejay Gigolo): l’Appetizer Version di “August” l’avevamo già assaporata nella recente compilation ideata da Dj Hell (il cd Ten). Era ora che uscisse anche su vinile visto che, a mio avviso, è una delle presenze più interessanti della raccolta tedesca. Naufel Ksaier è un veterano della scena e in questa doppia a-side dimostra di saper bene come fare a (s)muovere le folle. Fondatore della Fumakilla, considera il djing il suo destino più che la sua occupazione. Ed ascoltando “August” si capisce che il tedesco fa sul serio. La sua conturbante techno-house dal fascino chicago riempie di gioia gli speakers delle casse coi suoni modulati sugli schemi che tante volte si sono rincorsi nelle produzioni a stelle e strisce. “Booty Bar” suona invece come l’intersezione tra techno e funk, assecondata dal furioso gioco sul vocal-hook che richiama a gran voce le polverose produzioni di fine anni ottanta. Un disco che non batte la fiacca e che rilancia la Gigolo dopo un periodo vissuto un pò nell’ombra.

-Komarken Electronics “Komarken Electronic Research Center” (Stilleben): nell’attesa che torni anche in supporto vinilico la Stilleben di Luke Eargoggle rilascia un album in strettissima limited edition su cd (125 copie). Già dal titolo è possibile evincere quali materie siano state prese in esame dall’artista nordico: spavalda mechanical-electro estrapolata da suoni di vecchi ed impolverati strumenti poi assemblati pensando unicamente alle strategie stilistiche di James Stinson (R.I.P.) e Gerald Donald. Le nove tracce che lo compongono, una più intrigante dell’altra, corrono spedite sui binari che negli ultimi anni ben più di qualcuno ($tinkworx, Kobol Electronics, Dynamix II) ha voluto seguire, spronato dal fascino che la cosiddetta liquid electro drexciyana riesce ad esercitare nonostante sfrutti suoni e stesure non legate propriamente all’evoluzione. Se siete amanti del genere dovreste conservarlo gelosamente nella vostra collezione.

-Alexi Delano “The Path Of The Least Resistance” (Clink Music): servirebbe troppo tempo per riassumere, seppur per linee generali, la carriera del cileno trapiantato a Stoccolma prima e a New York poi. Ma forse basterebbe dire che oggi, alla già ricchissima discografia, si aggiunge un tassello dalle lampanti venature microtechno, accostabile, senza timore di sbagliare, al filone intrapreso da labels come Minus o Trapez. Qualche glitch scoppiettante in “Criminal Optimist”, una linea di duro ipnotismo in “State Of Oblivion” ed una stasi quasi subliminale in “Two Stops In Williamsburg”: queste le soprese che dovete aspettarvi dall’imminente 12″ pubblicato dalla label di Camea ed Insideout, forse un pò noioso per l’ascolto ma sfruttabile al 100% per far ballare il vostro pubblico.

-G.L.O.V.E.S. “Dead Skin” (Lektroluv): pare che la scuola ‘edbangeriana’ capeggiata da Pedro Winter sia diventata un punto di riferimento sempre più frequente. La Germania ha visto scendere in campo, già da qualche tempo, il suo alfiere numero uno, Boys Noize seguito dal temerario Shir Khan e il Belgio non sta certamente a guardare (e sentire). La Lektroluv infatti mette in circolazione in questi primi giorni di febbraio la limited-edition incisa solo da un lato da G.L.O.V.E.S., artista (pare australiano) presentato come un vero talento. A dire il vero però dalla sua “Dead Skin” si alza solo un polverone fatto di rumorosa electro-techno, ravvivata dal noize e resa incandescente unicamente dal distorsore. Certo, suona in modo graffiante e potente ma stilisticamente mi sembra concepito come la flaccida risposta a qualcosa di preesistente e già ampiamente collaudato. E pensare che una volta le one-sided erano riservate esclusivamente a quei brani che da soli valevano la spesa del disco intero. I tempi sono proprio cambiati.

-Kelpe “Ex-Aquarium” (DC Recordings): a quattro anni da “Sea Inside Body” Kel McKeown torna sulla londinese DC Recordings con un secondo album in cui ricama l’idm col dub. Poi, soprattutto nella seconda parte, è il downtempo a prendere il comando avvinghiandosi di continuo su sciabolate di suoni tipicamente elettronici. Quella di Kelpe è una singolare mescolanza di icone stilistiche disparate, tra ritmi rock rallentati ed attitudini electro. In alcuni casi sembra addirittura che l’inglese voglia fare l’occhiolino al Dopplereffekt più orchestrale (“Pinch And Flare”) e divertendosi a giocare con la voce del piccolo Sid Mahoney che a soli due anni intona “Yippee Space Ghost”. Lasciatelo suonare ancora e vi renderete conto di quanto sia incredibile la fusione tra acustica e digitale che negli ultimi anni ha preso sempre più piede nell’Europa del nord.

-Gallo “Alternative E.p.” (Ready To Rock): arriva dalla label di Andrea Doria il disco di Gallo, autore che dimostra di aver capito come inserirsi nel circuito dell’electro-house destinata alle dancefloors più frequentate. Non si può dire che i riffs di “No One” siano studiati ma si sa che oggi la semplicità premia. In “Apnea” si ritrovano elementi del noize che il citato Doria aveva utilizzato anni fa per raggiungere il successo internazionale, ora messi in parallelo a melodie appena accennate e saltellanti bassi. Troppo poppy per le mie orecchie è invece la title-track, “Alternative”, che trovo maggiormente indicata alle orecchie dei più giovani che vanno in visibilio nell’ascoltare bassi striscianti abbinati a rumorose casse in quattro.

Electric greetz

DJ GIO MC-505

Giosuè Impellizzeri

Giornalista musicale, consulente per eventi, reporter per festival internazionali, produttore discografico, A&R e promoter per una label, autore della colonna sonora di un videogame, autore di un libro dedicato alla Dance anni Novanta, selezionatore e redattore di shows radiofonici, Dottore in Beni Culturali: tutto in uno. Giosuè Impellizzeri da un lato, DJ Gio MC-505 dall'altro. Le prime recensioni appaiono su una fanzine, nel 1996. Dopo quattro anni inizia il viaggio che si sviluppa su testate cartacee e sul web (TheDanceWeb, Cubase, Trend Discotec, DiscoiD, Radio Italia Network, TechnoDisco, Jay Culture, Soundz, Disc-Jockey.it, Basebog, La Nuit, Jocks Mag, AmPm Magazine). Ogni anno dà vita ad oltre seicento pubblicazioni, tra articoli, recensioni ed interviste realizzate in ogni angolo del pianeta. Tutto ciò gli vale la nomina, da parte di altri esponenti del settore, di 'techno giornalista', rientrando tra i pionieri italiani del giornalismo musicale sul web. Nel 2002 fa ingresso nel circolo dei DJs che si esibiscono in Orgasmatron, contenitore musicale di Radio Italia Network, proponendo per primo in un network italiano appartenente alla fascia del mainstream un certo tipo di Electro, imparentata con la Disco, il Synth Pop e la Techno. Nel medesimo periodo conduce, per la stessa emittente e in particolare per il programma di Tony H e Lady Helena, la rubrica TGH in veste di inviato speciale alla ricerca di novità musicali provenienti da tutto il mondo. Per quel che concerne la sfera della produzione discografica, dopo le demo tracks realizzate nella seconda metà degli anni Novanta, incide il primo EP tra 2001 e 2002, "Android's Society", che contiene "Commodore Generation", remixata dai finlandesi Ural 13 Diktators, finita nella top-ten dei più suonati sulle passerelle di moda milanesi e supportata da nomi importanti tra cui Tampopo, David Carretta, Vitalic, Capri, DJ Hell e Romina Cohn. La storia continua con altre esperienze, vissute prima tra le mura della H*Plus di Tony H ("Tameshi Wari EP" e "Superstar Heroes EP") e poi tra le fila delle tedesche Vokuhila ("Engel Und Teufel EP", con "El Diablero" remixato dagli Hong Kong Counterfeit e Maxx Klaxon), 38db Tonsportgruppe ("Borneo EP", col remix Electro Disco di Chris Kalera) e della slovena Fargo (col rombante "Technomotor EP"). Dal 2005 al 2008 affianca Francesco Passantino e Francesco Zappalà nella conduzione della Tractorecords e della Laboraudio, digital-label concepita come laboratorio di musica finalizzata alla valorizzazione di artisti appartenenti al sottobosco creativo. Poi collabora col bolognese Wawashi DJ (oggi nel chiacchierato progetto Hard Ton) per "Gary Gay", si lascia remixare dallo svedese Joel 'Jor-El' Alter ("Stroboscopic Life"), partecipa al "The Church Of Pippi Langstrumpf" su Dischi Bellini e viene invitato dall'etichetta berlinese Das Drehmoment a prendere parte al progetto "Rückwärts Im Uhrzeigersinn" insieme ad altri artisti di spessore internazionale tra cui Kalson, Replicant, Makina Girgir, Starcluster e Polygamy Boys. Nel 2010, dopo nuove esperienze discografiche ("Gaucho", su Disco Volante Recordings, coi remix di Gabe Catanzaro, Hard Ton, Valyom & Karada, Midnight Express e Bangkok Impact, e "The World In A Pocket EP", su Prodamkey/Analog Dust, avvalorato dalle versioni di -=UHU=-, Alek Stark, Downrocks, Snuff Crew, Gesloten Cirkel e Metacid), diventa free lance per DJ Mag Italia, versione italiana della celeberrima testata editoriale inglese dedicata alla musica elettronica e alla DJculture. In parallelo fonda, con l'amico Mr. Technium, la Sauroid, etichetta che si propone come punto di raccordo e diffusione di diversi stili tra cui Acid House, Italo Disco, Electro, Nu Rave e Chiptune.

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