#181 -Album romantico per Sébastian Tellier

Prodotto in coppia con Guy-Manuel De Homem Christo, che prima di essere il fratello maggiore di Play Paul è la metà dei Daft Punk, “Sexuality” è il nuovo album di Sébastian Tellier, il terzo pubblicato dalla Record Makers degli Air. Il lavoro ha il gusto del pop contaminato dall’elettronica più fine, delicata, preziosa, garbata: è come se i brani, poggiati uno sull’altro, chiedessero permesso agli speakers prima di farli vibrare. Ma da uno come Tellier, che con la musica da camera è sempre andato a braccetto, non ci si poteva aspettare altrimenti. “Sexuality” è un ideale quadro che ritrae una gita consumata durante una domenica di sole invernale, una di quelle giornate che potrebbero essere facilmente confuse con le primaverili dalle temperature più miti. E le undici tracce che lo compongono rappresentano i colori vivi, caldi, luminosi, lasciati scorrere sulla tela in modo mai forzato. Alla fine l’effetto che ne viene fuori è una sagace combinazione tra acustica e musica prodotta con strumenti dai mille pulsanti colorati a luci intermittenti. “Roche”, “Kilometer”, “Look”, “Pomme”, “Una Heure”, “Elle” sono alcuni degli esempi che meglio si adattano al discorso sinora enunciato. Poi, più indicate ai nostalgici degli anni ottanta, “Divine” e “Fingers Of Steel”, pronte a tratteggiare lo stile Human League e Duran Duran ma vissuto con animo più pacato e, soprattutto, meno commerciale. Già conosciuta, poichè pubblicata negli scorsi mesi come singolo traino, “Sexual Sportswear” che pare rincorrere la storica “Barber’s Adagio For Strings” di William Orbit e “Manty” che ne riprende le linee direttive mediante armonie tristi ed epiche. Un romantico poi (ri)troverebbe la sua indole in “L’Amour Et La Violence”, brano in cui Tellier snocciola tutto il suo background da musicista classico proiettato nei suoni del 2000, da sempre sostenuti con fierezza da Record Makers. Romeo, un album come questo, lo dedicherebbe alla sua Giulietta, lasciandolo suonare in un cd-player nascosto sul mitico balconcino. Tra l’altro andiamo verso San Valentino.

-Aa.Vv. “Family Tree” (Perspectiv Records): dopo una lunga gestazione Ripperton e Sam K sono lieti di annunciare l’uscita della prima compilation di Perspectiv fatta da undici tracce inedite provenienti da Losanna, Ginevra, Amsterdam ed Amburgo e legate da matrici techno-house, ormai comuni ad un buon 80% della produzione europea attuale. Di tanto in tanto qualche scia deep ed abstract s’infrange sulle materie sassose di Minz, Daria, Mark August, Agnes e Laurine Frost. Poi c’è Quenum coi suoi ritmi intagliati nella plastica, Masaya con una visione di musica quasi esoterica, Quarion con gli occhi sulla deep-house anni novanta e Vanhai, il più romantico tra tutti. Suona anche alla grande: complice il master di Rob Acid.

-$jammie The Money/Genjini “Split No. 1” (Basserk): l’etichetta di Amsterdam, che solo di tanto in tanto irrompe con furore nel mercato musicale europeo, vara la Split Serie, linea che si propone di affiancare artisti estrosi provenienti da ogni parte del mondo. Dal lato olandese viene fuori il suono di $jammie The Money, prima con “Getting Warm” con frustate di synth alla Alter Ego vecchia maniera e poi con la magnifica “Dollar$”, psycho-funk calibrata su moduli alla Dexter e Comtron e ravvivata da un tocco break. A battere il tricolore francese invece sono i Genjini, team che si fa largo con uno stile energico, un pò punk, un pò industrial ed un pò noize condensato sulla schizofrenica “Sarazvati Genjini Bootleg”, sulla ‘edbangeriana’ “Tar Digit” ricca di spunti hip-hop e sulla melodica, seppur con rumori lampeggianti, “Mama House”. W la creatività. W Basserk.

-Starcluster “E.p.” (Aube): Aube, neolabel tedesca che si è riuscita ad intrufolare nel circolo ristretto della produzione electro-disco-retro, rilascia il primo disco degli Starcluster (Kaï Lüdeling aka Keen K/Divider e Roland Faber aka Kinky Roland/Replicant), conosciuti con questo nome giusto un anno fa attraverso il remix di “We Like Moroder” degli Jupiter Black. “Dachluke” è un armonioso trip nella musica synth-pop dalle venature 80s, con tanto di sviluppi afro-disco atti a dimostrare un certo legame col cosmic sound di provenienza italiana. Il brano che valorizza sostanzialmente l’e.p. però è sul lato b, quel “Smoke & Mirrors” cantato da Marc Almond (ricordate i Soft Cell vero?) che riesce a riportare ai tempi della prima Beautycase (2003-2004). Qui la mano di Keen K si sente indiscutibilmente nitida mediante i corposi bassi ottavati, i vocoder futuristici e le strings tanto romantiche da essere paragonate ai vecchi Alphaville. Poi rimane solo da ascoltare “Winter Of Ice” in cui calano i bpm e dove tutto è contestualizzato intorno alla musica electro-pop di venticinque anni fa, un genere che continua a vivere essenzialmente grazie ad un limitato numero di labels dislocate tra Germania ed Olanda. Ps: presto arriveranno i remixes.

-Fischerspooner “The Best Revenge” (Kitsuné): avevano iniziato dalla Serotonin (“Emerge” fu scoperta da John Selway!) e dopo sono passati dall’International Deejay Gigolo di Dj Hell a cui spetta il merito di averli lanciati a livello mondiale. Poi Warren Fischer e Casey Spooner si sono ritrovati, quasi per magia, sulla blasonata Ministry Of Sound ed addirittura sulla Capitol Records di Johnny Mercer. L’album “#1” ormai è storia. Ma la magia inizia a sfatarsi già nel 2005 col follow-up “Odyssey” che, sinceramente, puzzava di troppo business. Oggi il duo newyorkese approda sulla francese Kitsuné con un singolo che, pare, possa anticipare l’uscita del terzo lp. E il titolo lascia pensare: a quale rivincita fanno riferimento? Se fosse uscito nel 2002 il pezzo sarebbe stato etichettato come electroclash, definizione oggi mandata in soffitta. Ma lo stile, nomenclatura o non, rimane quello. Gli autoKratz (nuovi alfieri della label parigina) ne potenziano l’impatto mentre il sempre più poliedrico Alex Gopher si sofferma sull’analisi di una singolare indie-funk scandita da suoni distorti che tanto ammiccano l’occhio all’ondata di new-techno francese issata da Justice & Co.

-Flemming Dalum “Italo Edits Vol. 1/2” (Moustache): Flemming Dalum è quello che si può definire senza problemi un vero patito dell’italo-disco. Chiamato amichevolmente ‘King Of The Cut’ per la maestria con cui realizza i suoi mixati (cercateli mediante la Panama Racing) il danese si presta all’operazione sorretta dalla Moustache che riporta alla luce vecchi (e dimenticati) brani del passato, per l’appunto rieditati. Nel Vol. 1 si viaggia sui potenti basslines di “My Machine” di Paul Ray (Paolo Favati) che, ai più attenti, non suoneranno nuovi giacchè già nel 2000 gli Ural 13 Diktators ne avevano fatto uso per la loro “Total Destruction”. Nel Vol. 2 si lascia spazio a vere rarità come “Beautiful Life” di Alex Valentini, “Computer World” dei Transport e la simpatica “Pertini Dance” di S.C.O.R.T.A., tutti usciti tra 1984 e 1985 e probabilmente dimenticati dagli stessi autori. Una doppietta quella della Moustache che farà felici gli amanti del suono retro e che farà tornare alla memoria l’italo-disco, dimenticata in primis proprio dagli italiani impegnati, ormai da anni, a scimmiottare il suono tedesco.

-Presslaboys “Runners Monkey” (Yellow Tail): una bella carriera quella degli italiani Presslaboys (Luigi Gori ed Omar Neri), maturata negli anni attraverso Saw, Crosstown Rebels, Stella, Baroque, Plastic Fantastic e Polar Noise all’insegna della tech-house e della sua progressiva evoluzione sorretta ampiamente anche dalla propria Presslab. Nel loro debutto sulla Yellow Tail di Colonia lavorano il groove come un fabbro fa col ferro o un falegname col legno. Lo intagliano, lo fondono in più parti, lo smussano, lo affilano e, alla fine, gli danno la forma desiderata. A testimonianza che la musica, se si vuole, è materia duttile. Melodie stroboscopiche sono quelle di “Runners Monkey” che corre su un tiro pazzesco alternandosi ai rollin di “Snobshit” in cui si concentra la sovrapposizione di percussioni e melodie appena accennate. Spero che gli altri non la prendano a male ma credo sinceramente che questo sia il miglior Yellow Tail stampato sinora.

-Léonard De Léonard “The Screaming Dance E.p.” (Ekler’o’shocK): attivo da tempo nella scena francese (vanta anche due lp, “Leonizer Fever” e “2”) il talentuoso artista ci regala un disco intriso di energia e fatto di una dance urlata, proprio come recita il titolo, in cui si sente l’influsso dell’hip-hop, del rock e della musica cinematica. La missione di De Léonard sembra infatti quella di coniugare più stili e metterli tutti sotto lo stesso tetto, ma mai forzatamente. Le connessioni suonano fluide e limpide, senza ostruzioni di sorta. “Screaming Dance” urla che è un piacere e non può non rammentare la gloriosa electro-techno per cui la Francia è andata sempre pazza. Più acida ma martellante come i vecchi Plus 8 è invece “Elephantizer” seguita da “AC/DD” ove influenze svedesi si sommano al tiro tipico dei Justice fatto da un impazzito cut & copy. Il lato b è quello dei remix per “Screaming Dance”: un gusto break e ghetto-tech proviene dalla versione di Chris De Luca (ex Funkstörung) e Phon.O, ammucchiata su graffiate acide mentre rave-techno quello del parigino Donovan che, a mio avviso, replica un pò troppo spudoratamente lo stile di Vitalic. Un disco che comunque serve a gridare e pogare sotto le strobo. Una vera sferzata di energia, necessaria in un periodo come questo cupo e fin troppo minimale.

-The Emperor Machine “Slap On/Gang Bang” (DC Recordings): come annunciato un paio di settimane fa proprio su queste pagine le novità di The Emperor Machine non sono esaurite. Con questa doppia a-side il produttore inglese s’impegna sensibilmente a ricercare frequenti punti di contatto con la funk-disco attraverso un circolo elettrico di filtri analogici, oscillatori continuamente scombinati ed un pulsante crescendo (“Slap On”). Non molto differente il contesto in cui trova locazione “Gang Bang”, immerso tra picked-bass che spadroneggiano come sabbia nel deserto. L’effetto che ne deriva ricorda molto da vicino il filone intrapreso da labels come Full Pupp e Bear Funk ed autori della caratura di Lindstrøm, Tomboy, Prins Thomas, Freeform Five e Michoacan. Nu-disco? Oh yeah!

-Dancepig “Beneath Me E.p.” (Space Factory): ridimensionate in modo eclatante rispetto ai primi tempi (2003-2004) le uscite di Space Factory riprendono col #014 firmato dal francese (e non poteva essere altrimenti!) Dancepig. “Beneath Me” si colloca lì dove il team della Things To Come (The Horrorist, Acrosome, Satronica) più volte ha agito in passato ossia in bilico tra gothic-electro ed echi ebm con un cantato in primo piano sincronizzato su metriche terzinate. Ci pensa il bravo Plastique De Rêve a sminuzzare i suoni sintetici infilandoci anche qualche percussione afro. Il ‘padron di casa’ David Carretta invece ritorna a calcare le scene ombreggiate dell’Original amplificandone un lato che si riaggancia alla vecchia rave-techno dei primi anni novanta.

-Faceless Mind “Faceless” (Crème Eclipse): se vi era piaciuto “Data Cat” pubblicato un anno fa dalla Strange Life di Legowelt non potrete fare a meno che prendere in considerazione l’eventualità di fare vostro anche “Faceless” di cui già parlammo (leggi Electronic Diary #140). Indirizzato su Crème Eclipse il progetto svedese di Luke Eargoggle e Johan Inkinen (Kust Musik) continua a seguire la sua parabola all’interno dell’electro meccanica ispirata, più che chiaramente, dal filone di Drexciya. E’ come se “Ocean Movers” fosse stata realizzata mediante la sovrapposizione e la saldatura a caldo di blocchi di plastica e gomma, fusi in più parti da pistole laser. Il remix del pezzo è del finnico VCS2600 che infonde un senso più tetro e cinematico, simile all’ultimo Mandroid incontrato su Dominance Electricity. In bilico tra Drexciya e il più classico Eargoggle è invece “Lighthouse Light” e, degno di nota, anche “Wreck Of A Voyage”, l’ipotetico inno della nuova generazione di androidi plasmato attraverso la combinazione di vocoder, bassline e taglienti ritmiche curvate sotto la spinta delle sincopi.

-Cascella “40 Years Of Fashion Dreams” (Elettronica Romana): vero punto di riferimento nel campo della moda (organizza colonne sonore per griffe di tutto rispetto) Maurizio Cascella desidera racchiudere in un doppio cd l’amore per il rare grooves e il funk spingendosi sino alle moderne visioni della nuova elettronica da ballare (ed ascoltare). E’ questo l’approccio da utilizzare per accostarsi al suo ambizioso progetto che lega, quasi per magia, Cymande e Boozoo Bajou a Joakim, Antonelli, Ambivalent, Marc Antona, Marc Ashken e i richiestissimi Guy Gerber & Shlomi Aber, alfieri di uno stile che racchiude trance, progressive ed house. Quando la classe non è acqua.

Electric greetz

DJ GIO MC-505

Giosuè Impellizzeri

Giornalista musicale, consulente per eventi, reporter per festival internazionali, produttore discografico, A&R e promoter per una label, autore della colonna sonora di un videogame, autore di un libro dedicato alla Dance anni Novanta, selezionatore e redattore di shows radiofonici, Dottore in Beni Culturali: tutto in uno. Giosuè Impellizzeri da un lato, DJ Gio MC-505 dall'altro. Le prime recensioni appaiono su una fanzine, nel 1996. Dopo quattro anni inizia il viaggio che si sviluppa su testate cartacee e sul web (TheDanceWeb, Cubase, Trend Discotec, DiscoiD, Radio Italia Network, TechnoDisco, Jay Culture, Soundz, Disc-Jockey.it, Basebog, La Nuit, Jocks Mag, AmPm Magazine). Ogni anno dà vita ad oltre seicento pubblicazioni, tra articoli, recensioni ed interviste realizzate in ogni angolo del pianeta. Tutto ciò gli vale la nomina, da parte di altri esponenti del settore, di 'techno giornalista', rientrando tra i pionieri italiani del giornalismo musicale sul web. Nel 2002 fa ingresso nel circolo dei DJs che si esibiscono in Orgasmatron, contenitore musicale di Radio Italia Network, proponendo per primo in un network italiano appartenente alla fascia del mainstream un certo tipo di Electro, imparentata con la Disco, il Synth Pop e la Techno. Nel medesimo periodo conduce, per la stessa emittente e in particolare per il programma di Tony H e Lady Helena, la rubrica TGH in veste di inviato speciale alla ricerca di novità musicali provenienti da tutto il mondo. Per quel che concerne la sfera della produzione discografica, dopo le demo tracks realizzate nella seconda metà degli anni Novanta, incide il primo EP tra 2001 e 2002, "Android's Society", che contiene "Commodore Generation", remixata dai finlandesi Ural 13 Diktators, finita nella top-ten dei più suonati sulle passerelle di moda milanesi e supportata da nomi importanti tra cui Tampopo, David Carretta, Vitalic, Capri, DJ Hell e Romina Cohn. La storia continua con altre esperienze, vissute prima tra le mura della H*Plus di Tony H ("Tameshi Wari EP" e "Superstar Heroes EP") e poi tra le fila delle tedesche Vokuhila ("Engel Und Teufel EP", con "El Diablero" remixato dagli Hong Kong Counterfeit e Maxx Klaxon), 38db Tonsportgruppe ("Borneo EP", col remix Electro Disco di Chris Kalera) e della slovena Fargo (col rombante "Technomotor EP"). Dal 2005 al 2008 affianca Francesco Passantino e Francesco Zappalà nella conduzione della Tractorecords e della Laboraudio, digital-label concepita come laboratorio di musica finalizzata alla valorizzazione di artisti appartenenti al sottobosco creativo. Poi collabora col bolognese Wawashi DJ (oggi nel chiacchierato progetto Hard Ton) per "Gary Gay", si lascia remixare dallo svedese Joel 'Jor-El' Alter ("Stroboscopic Life"), partecipa al "The Church Of Pippi Langstrumpf" su Dischi Bellini e viene invitato dall'etichetta berlinese Das Drehmoment a prendere parte al progetto "Rückwärts Im Uhrzeigersinn" insieme ad altri artisti di spessore internazionale tra cui Kalson, Replicant, Makina Girgir, Starcluster e Polygamy Boys. Nel 2010, dopo nuove esperienze discografiche ("Gaucho", su Disco Volante Recordings, coi remix di Gabe Catanzaro, Hard Ton, Valyom & Karada, Midnight Express e Bangkok Impact, e "The World In A Pocket EP", su Prodamkey/Analog Dust, avvalorato dalle versioni di -=UHU=-, Alek Stark, Downrocks, Snuff Crew, Gesloten Cirkel e Metacid), diventa free lance per DJ Mag Italia, versione italiana della celeberrima testata editoriale inglese dedicata alla musica elettronica e alla DJculture. In parallelo fonda, con l'amico Mr. Technium, la Sauroid, etichetta che si propone come punto di raccordo e diffusione di diversi stili tra cui Acid House, Italo Disco, Electro, Nu Rave e Chiptune.

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