#191 -Album polistilistico per Jay Haze

Sarebbe decisamente riduttivo definire Jay Haze solo un producer minimal. Certo, il pubblico più vasto lo ha conosciuto con brani su Contexterrior, Textone e Musik Krause, etichette che col suddetto minimal vanno a nozze, ma a giudicare dal nuovo album Justin McNulty ha qualcosa in più da dire oltre ai tipici loops intrecciati a micro percussioni digitali. “Love & Beyond” è un disco polistilistico, multifacciale, diverso dal classico contenitore delle hits. E’ il ritratto di Jay Haze, uno a cui piace la musica nel suo ‘essere’ più generale, slegato completamente da ogni contesto e da ogni costrizione dettata dalla settorialità della dance. Infatti, sull’ideale passerella, sfila il suadente futuristic-pop contagiato dal jazz di pezzi come “So Far Away”, “Don’t Tease Me” e “Prince Of Spades”. Poi, scalando e scaldando le tonalità di pianoforti, chitarre ed altri strumenti veri, ecco “Reunion”, “Frozen” e “Your Girl Is Mine”. Ma attenzione: Haze non si è dimenticato dei dj’s. Per gli amici del vinile infatti è disponibile una seconda versione (un 2×12″) di “Love & Beyond”, completamente differente da quella in doppio cd, che contiene brani in linea con l’Haze che siamo abituati ad ascoltare negli ultimi anni. Tra le più intriganti segnalo “Lost In Deep Space”, “Vaporize” e “Return”. Il tutto, naturalmente, sulla sua Tuning Spork.

-Alessandro Tognetti “Ten Years After” (Model): colonna granitica del movimento progressive sviluppatosi in Italia nei primi anni novanta, Alessandro Tognetti ritorna, come recita il titolo del nuovo lavoro, a dieci anni (e qualche mese) dall’ultima apparizione discografica. Pur rinnovato nell’intelaiatura generale, lo stile del dj mantiene inalterata quella sottile vena ipno-melodica che contraddistinse brani come “Naked” ed “Omanipatmeum”. Il remix, che suona più ‘groovoso’, è di Davide Calì (con cui, peraltro, Tognetti divise le avventure Trilogy e D.A.F.), pronto ad accelerare coi suoi ritmi, graffiati da percussioni ascendenti, l’ascesa di Model, neonata etichetta già disponibile sulle web-pages di Beatport.

-Savas Pascalidis “Deep Red E.p.” (Lasergun): noto per il suo ‘funk stellare’ con cui iniziò su Loriz Sounds, 909 Pervertions e Kurbel e con cui, poi, attirò l’International Deejay Gigolo, quello di Pascalidis è uno dei nomi che si leggono con più piacere nel marasma discografico degli ultimi anni. Come tutti anche il tedesco (di origini greche) ha modificato il suo stile ma rimanere al passo coi tempi non significa sempre svendersi alle tendenze del momento. Plasmando una sorta di mix tra l’istinto di ieri (pieno di riferimenti alla musica disco e funky) e quello attuale (più minimalizzato), tira fuori un pezzo grintoso come “Deep Red”, già conosciuto attraverso una compilation digitale e costruito su un corposo groove ed un riff modulato sull’effetto phaser. Il remix, di Marcin Czubala, invece pare smunto e di minor effetto ed efficacia, soprattutto se il vostro obiettivo è l’energia. Prove entrambe convincenti quelle del lato b: “Digital Desire”, che riprende la tavolozza sonora del periodo fortunato di “Galactic Gigolo” con rim-shots abbinati a bassi scuri, e “Vco Slave”, ubicato tra casse in delay ed un intreccio di suoni su tonalità oscillanti. Un Pascalidis in forma smagliante che rilancia la Lasergun dopo un pò di uscite ‘incolori’.

-Der Zyklus “Cherenkov Radiation” (Frustrated Funk): tra gli innumerevoli volti di Gerald Donald, Der Zyklus è quello che insieme ad Arpanet più si presta ad un discorso affine alla sperimentazione dell’electro sintetica in campi paralleli. Non che Dopplereffekt o Japanese Telecom non siano stati sufficientemente sperimentali, anzi, ma reputo Der Zyklus la più palese interfaccia tra le due essenze della scuola Dataphysix, una più rivolta al dancefloor, un’altra a mappe concettuali. Traendo ispirazione dal fenomeno della radiazione Cherenkov (emessa quando una particella attraversa un materiale trasparente ad una velocità maggiore della velocità della luce) Donald affida all’olandese Frustrated Funk quattro tracce dominate da onde elettromagnetiche e da tipiche attitudini della musica scientifica. E’ proprio questo l’universo di Der Zyklus, fatto da musica e scienza.

-Soul Designer “Evolutionism” (Third Ear): il progetto di Fabrice Lig, nato tra le mura della F Communications sette anni fa, ritorna dopo un lungo periodo di pausa. Ad essere fotografata, in dodici tracce, è l’evoluzione della ‘sua’ techno, da sempre incrocio di tendenze e culture differenti. Dall’intro orchestrale, in cui campeggia la calda voce di HKB:Finn, alla house composta di “Ecosystem” per sfociare nei gorghi di energia di “Rockit” (cover del classico di Herbie Hancock) ed “Australow-P-Tek Funk” (realizzata con Ken Ishii). Le componenti essenziali di “Evolutionism” sono la techno e il funk, miscelati abilmente anche in altre positive presenze come “Children Of The Galapagos”, “DDNA”, “The Power Of A City”, “Molecular Song” e “Rice From A Young Ghost”. Maggiormente ammanettate a contesti deep sono invece la title-track, “Evolutionism”, e la fantasiosa “The Soul Is Back” pronte a rammentare quel che accadeva nei primi dischi di Beroshima, Sono Tab e Dave (oggi Dave DK).

-The Free Electric Band “Cowpuncher” (Elektrotribe): “Cowpuncher” è l’album di debutto di un trio che ‘cucina’, per la propria musica, un gran numero di influenze stilistiche. Non solo loops modaioli quindi (“Audioman”, “No Time To Sleep”, “Coco Rasp” e “Bogey”) ma anche ricordi acid (“Housefuckrondezvouz”, “Nails”), un pò di distorsioni rock (“Get The Clerk”), un sottile fascino new-wave compresso nella new-techno (“Cowpuncher”, “Science”) ed uno schietto ipnotismo alla Adriano Canzian (“Soup”). Tra le mie preferite “Ride My Horse” e “Bonus”, conturbanti rivisitazioni di moderno funk elettronico. Una delle releases qualitativamente più elevate della Elektrotribe.

-Superpitcher vs The Congosound “Say I’m Your Number One” (Kompakt Pop): era davvero molto tempo che non mi soffermavo su un disco targato Kompakt: questa collaborazione tra lo spagnolo The Congosound e il tedesco Superpitcher mi porta a rivalutare il colosso di Colonia guidato da Wolfgang Voigt, Michael Mayer e Jürgen Paape. La versione del madrileno è una deliziosa gemma electro-pop, leggera nei suoi snodi ritmici, con qualche attinenza a Klein & MBO nel giro di basso, con un vocoder mai invasivo e di conseguenza non interamente immerso in un contesto robotico. Il remix di Aksel Schaufler, invece, batte con più energia mediante un involucro di grooves alla Metro Area ed un ruvido giro di bassline. La melodia balearica poi mi ricorda l’ultimo Phonique su Dessous.

-Danilo Vigorito & Rino Cerrone “Aurum E.p.” (Alchemy): l’accoppiata partenopea, per anni simbolo di un certo modo di fondere house e techno scrollandosi di dosso ogni peso dell’etichettatura stilistica, approda sulla label fondata da Mauro Picotto. Sia “Aurum” che “Panacea” rincorrono strutture ritmiche di matrice tech-house: il loop viene eroso dall’effettistica, oggi divenuta peculiarità essenziale della dance music per i clubs del nuovo millennio. Pur non essendo molto diverso dalla miriade di dischi in circolazione, è un extended play che gira bene e che promette discreti risultati già a pochi giorni dalla sua pubblicazione.

-Samos “Alpha Storm” (Theomatic): la label di San Pietroburgo, seguita da Andrei Zakharov, introduce un nuovo nome pronto ad invadere con la sua musica il settore della nu-disco: Maxim Samos. L’Original Mix di “Alpha Storm” non è propriamente un brano dance ma una sorta d’intersezione tra downtempo e cosmic sound che, nella parte centrale, sfocia addirittura nel lounge. A mettere i 4/4 sotto i suoni space-rock è AN-2 (ossia il citato Zakharov), che si lascia guidare da un incredibile bassline ed una corposa evoluzione melodica rastremata verso l’alto. L’effetto che ne viene fuori ricorda i vari Putsch ’79, Maximilian Skiba, Hans-Peter Lindstrøm, SkatebÃ¥rd e gli altri che si propongono di rivisitare in chiave moderna la disco di quasi trent’anni fa.

-Johnwaynes feat. Hubert Tubbs “Muzzle” (Compost Black Label): arriva dal Portogallo il duo dei Johnwaynes (Jepe e Mr. Beat), attivo da un triennio, con alle spalle una vasta cultura di musica jazz, rock, soul, funky, celtic. Ed house ovviamente. Il debutto discografico sulla Bloop, nello specifico col brano “Violeta”, conquista vari dj’s europei. Ora è “Muzzle” ad attirare Michael Reinboth grazie ad un sagace accostamento tra house, soulful e progressive, la scia musicale che pare contraddistinguere il nuovo percorso della Compost Black Label, negli ultimi tempi piuttosto distante dai contenuti cosmici dei primi numeri di catalogo. Derivata dallo stesso impasto è la Glown In The Dark Mix, aperta alle celestialità delle strings. La voce di Hubert Tubbs, storico componente dei Tower Of Power, poi rende il brano una possibile hit estiva. Che le novità stiano per arrivare dalla penisola iberica?

-Sonartek “American Bar E.p.” (Two Faces): per la sua settima uscita, la Two Faces diretta da Lars Sommerfeld è lieta di presentare il nuovo lavoro di Sonartek, progetto tutto italiano dietro cui armeggiano Niki B & Christian E.F.F.E. e già apparso su Renaissance, Kismet ed Audio Theraphy. Ad accomunare le tre tracce dell’e.p. è il gusto per i ritmi tech-house e per il loop che tanto fa il vezzo alla vecchia techno di Detroit. “Sunflower” è esattamente nata dalla fusione tra techno ed house, due generi ormai paralleli e che si compensano a vicenda. Il remix di Kerosene non altera in modo vistoso quello detto sinora mentre è in “Zipier” che accade qualcosa di diverso grazie ad uno sviluppo verticale delle percussioni che richiamano, seppur in modo velato, il tribal-tech in voga tra la fine dei novanta e i primi del duemila. Sulla falsariga si muovono le materie ritmiche di “Barique V2”, un buon tool da giocare coi sistemi moderni che la tecnologia mette a disposizione dei dj’s (Ableton in primis).

Electric greetz

DJ GIO MC-505

Giosuè Impellizzeri

Giornalista musicale, consulente per eventi, reporter per festival internazionali, produttore discografico, A&R e promoter per una label, autore della colonna sonora di un videogame, autore di un libro dedicato alla Dance anni Novanta, selezionatore e redattore di shows radiofonici, Dottore in Beni Culturali: tutto in uno. Giosuè Impellizzeri da un lato, DJ Gio MC-505 dall'altro. Le prime recensioni appaiono su una fanzine, nel 1996. Dopo quattro anni inizia il viaggio che si sviluppa su testate cartacee e sul web (TheDanceWeb, Cubase, Trend Discotec, DiscoiD, Radio Italia Network, TechnoDisco, Jay Culture, Soundz, Disc-Jockey.it, Basebog, La Nuit, Jocks Mag, AmPm Magazine). Ogni anno dà vita ad oltre seicento pubblicazioni, tra articoli, recensioni ed interviste realizzate in ogni angolo del pianeta. Tutto ciò gli vale la nomina, da parte di altri esponenti del settore, di 'techno giornalista', rientrando tra i pionieri italiani del giornalismo musicale sul web. Nel 2002 fa ingresso nel circolo dei DJs che si esibiscono in Orgasmatron, contenitore musicale di Radio Italia Network, proponendo per primo in un network italiano appartenente alla fascia del mainstream un certo tipo di Electro, imparentata con la Disco, il Synth Pop e la Techno. Nel medesimo periodo conduce, per la stessa emittente e in particolare per il programma di Tony H e Lady Helena, la rubrica TGH in veste di inviato speciale alla ricerca di novità musicali provenienti da tutto il mondo. Per quel che concerne la sfera della produzione discografica, dopo le demo tracks realizzate nella seconda metà degli anni Novanta, incide il primo EP tra 2001 e 2002, "Android's Society", che contiene "Commodore Generation", remixata dai finlandesi Ural 13 Diktators, finita nella top-ten dei più suonati sulle passerelle di moda milanesi e supportata da nomi importanti tra cui Tampopo, David Carretta, Vitalic, Capri, DJ Hell e Romina Cohn. La storia continua con altre esperienze, vissute prima tra le mura della H*Plus di Tony H ("Tameshi Wari EP" e "Superstar Heroes EP") e poi tra le fila delle tedesche Vokuhila ("Engel Und Teufel EP", con "El Diablero" remixato dagli Hong Kong Counterfeit e Maxx Klaxon), 38db Tonsportgruppe ("Borneo EP", col remix Electro Disco di Chris Kalera) e della slovena Fargo (col rombante "Technomotor EP"). Dal 2005 al 2008 affianca Francesco Passantino e Francesco Zappalà nella conduzione della Tractorecords e della Laboraudio, digital-label concepita come laboratorio di musica finalizzata alla valorizzazione di artisti appartenenti al sottobosco creativo. Poi collabora col bolognese Wawashi DJ (oggi nel chiacchierato progetto Hard Ton) per "Gary Gay", si lascia remixare dallo svedese Joel 'Jor-El' Alter ("Stroboscopic Life"), partecipa al "The Church Of Pippi Langstrumpf" su Dischi Bellini e viene invitato dall'etichetta berlinese Das Drehmoment a prendere parte al progetto "Rückwärts Im Uhrzeigersinn" insieme ad altri artisti di spessore internazionale tra cui Kalson, Replicant, Makina Girgir, Starcluster e Polygamy Boys. Nel 2010, dopo nuove esperienze discografiche ("Gaucho", su Disco Volante Recordings, coi remix di Gabe Catanzaro, Hard Ton, Valyom & Karada, Midnight Express e Bangkok Impact, e "The World In A Pocket EP", su Prodamkey/Analog Dust, avvalorato dalle versioni di -=UHU=-, Alek Stark, Downrocks, Snuff Crew, Gesloten Cirkel e Metacid), diventa free lance per DJ Mag Italia, versione italiana della celeberrima testata editoriale inglese dedicata alla musica elettronica e alla DJculture. In parallelo fonda, con l'amico Mr. Technium, la Sauroid, etichetta che si propone come punto di raccordo e diffusione di diversi stili tra cui Acid House, Italo Disco, Electro, Nu Rave e Chiptune.

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