#206 -Damian Lazarus mixa Sci-Fi-Lo-Fi 2

Quando ho scartato il pacchetto non ho potuto che esclamare a gran voce: WOW! Che grafica. Sembra proprio di sfogliare quei polverosi fumetti americani di fantascienza nati negli anni cinquanta (come Weird Science), con storie ispirate dai racconti di Julius Verne ed Orson Welles ed illustrate da celebri disegnatori rimasti nella storia come Wallace Wood, Sid Check, l’italiano Joe Orlando e Jack Kamen. La risposta alla saga più danzereccia “Sci.Fi.Hi.Fi.” è “Sci-Fi-Lo-Fi”, (parliamo del secondo volume, dopo quello curato da Andrew Weatherall) che indaga a fondo nei punti oscuri della scena musicale internazionale più sofisticata, spostandosi dal dub-step all’ambient, dalle psichedelie al post-punk, dall’electronica al garage rock passando per idm ed electro revival. Il tutto filtra dalla selezione di Damian Lazarus che, questa volta, mi stupisce per davvero. Qui non c’è spazio per le solite ‘grigliate di loop’ che caratterizzano la sua Crosstown Rebels: “Sci-Fi-Lo-Fi” è un viaggio graduale che parte dalle astrattezze degli Innersphere e Burial per passare sulla funk-disco dei Q e sui battiti minimali di Jus Ed, Solomun & Stimming, Portable, Kassem Mosse, Pulp e Seth Troxler. Ci sono anche gli Hercules & Love Affair (che considero gli eredi di Divine) con una Club Mix della loro “Blind”, ed addirittura The S.O.S. Band con l’Instrumental della storica “Just The Way You Like It” edita nel 1984. Che altro dire su questa raccolta marchiata Soma? Ingegnosa e piena di stile, con tutte le carte in regola per distinguersi dal piattume attualmente in circolazione.

-Francesco Zappalà “Fasmide” (Tractorecords): dopo un lungo periodo di gestazione è finalmente pronto il nuovo progetto discografico di Zappalà, un’icona della scena musicale italiana. Traendo ispirazione dagli insetti dalla forma allungata, il ‘dj-rastaman’ ne ricrea il loro svolazzare sulle piante e il loro classico mimetismo attraverso suoni roteanti e finemente sminuzzati sulle ottave. L’effetto della title-track, “Fasmide” per l’appunto, porta a pensare allo John Starlight del 2002, coi suoi nervosi e scalcianti incastri tra ritmi e bassi claustrofobici. In “Sinner Loop” invece risveglia l’attenzione per una techno corposa e stagliata su melodie pizzicate ed arrampicate come trapezisti su tonalità sempre differenti. Il break, dopo il quarto minuto, vede l’innalzamento di una barriera più acida. Al Cocoricò, dove il Zappa nazionale è resident da qualche mese, sono già due hits.

-David Carretta “Dance Machine/Disco Dance” (Space Factory): in mezzo a tanta musica che ormai sembra realizzata più con presse industriali che con l’estro creativo, riusciamo (per fortuna) a trovare qualcosa che si allontani intenzionalmente dalla globalizzazione stilistica. David Carretta è descritto da sempre come uno dei più accesi sostenitori di una electro-techno che a volte si intreccia all’ebm di Nitzer Ebb e Front 242 ed altre alla new-wave di Depeche Mode e New Order. In questo caso per “Dance Machine” ricrea la magia di “Inside Out” (Hot Banana, 2004), un pò disco e un pò italo col vocoder in bella mostra. “Disco Dance” spinge sui beats compressi e su una scia cinematica che più di qualcuno potrebbe paragonare a John Carpenter o ai Goblin di Claudio Simonetti. Un più che gradito ritorno quindi quello del dj-producer francese, assente dalle scene da oltre due anni forse a causa di un cambiamento di sonorità e stile in cui, probabilmente, non si ritrova a suo agio.

-T.Raumschmiere “I Tank U” (Shitkatapult): con la sua solita destrezza e spavalderia, Marco Haas batte (ancora) la strada anticonformista del metal d’avanguardia. Sicuramente più d’accordo con la chitarra elettrica che con la Tr-909, il tedesco incide un nuovo album che regge bene il confronto coi suoi predecessori (“Blitzkrieg Pop” del 2005, “Radio Blackout” del 2003, “Anti” del 2002 e “Stromschleifen” del 2000). In “I Tank U”, goliardico gioco fonetico legato alla frase I Thank You, il producer mette mano al rock, al dub, al metal, all’hardbeat e al ragga: “The Front Row Is Not For The Fragile!!”, “Animal Territory” e “111 Kg DNA” rendono subito l’idea anche a chi, sbadatamente, non si accorse di lui nel 2003 quando svettò ovunque con “The Game Is Not Over” con la voce di Miss Kittin. Provate ad immaginare le più oltraggiose Chicks On Speed abbinate alle distorsioni di Electronicat per comprendere il territorio musicale battuto da T.Raumschmiere, che comunque non dimentica la dance (prendete “E”, già estratto come singolo a giugno, in cui la cassa torna a battere i 4/4). Tra altre collaborazioni con Gene Serene, Warren Suicide, Lilian Hak e Tim Vanhamel, Haas si rivela perfettamente coerente con la sua filosofia, evitando di bruciare il proprio stile per ottenere un posto di maggiore visibilità. Il tutto, ovviamente, vede luce sulla sua Shitkatapult, fondata con Sascha Ring alias Apparat.

-John Starlight “Road Rage” (Cocoon Recordings): che Sven Väth nutra un’ammirazione per Florian Senfter (John Starlight, Zombie Nation) non è certamente una novità. Nel 2002 elesse “Blood Angels” come traccia dell’anno e negli anni, nonostante i cambi stilistici a cui la musica dance è andata incontro, è comunque restato un suo fedele sostenitore. Così, dopo “Paeng Paeng” del 2005, la Cocoon rimette le mani nell’esile catalogo UKW prelevando “Road Rage” di cui parlammo già qualche mese fa (leggi Electronic Diary #190). A colorire questa re-release è il remix del prolifico Alexandre Paounov alias Popof, attivo da oltre dieci anni ma solo di recente scoperto dal grande pubblico. La sua versione pialla i ritmi rendendo più lineare la tavolozza sonora, pur non disperdendo ai quattro venti la tipica energia creativa di Senfter lievitata sul tocco manuale dei suoni analogici.

-Kleep “Formula One/Muppet Ride” (Klang Elektronik): è la label di Francoforte sul Meno, tra le realtà più longeve della scena tedesca, a pubblicare il secondo disco di Kleep, dopo “Don’t Push Me/Zoo” di agosto. Autore è il finnico Sami Liuski che i patiti di una certa electro-retro ricorderanno per aver dato vita ad una sostanziosa carrellata di produzioni di classe (8Bit Rockers, Bangkok Impact, Keyo Laboratories, Lolita Sträp, The Omni Incentive, Red Loafen, Putsch ’79) ma che oggi sembra rapito dal classico condensato tedesco di minimal-techno. Da uno come lui, che per anni ha contribuito nel tenere alto il livello qualitativo di labels come Bunker e Crème Organization, non mi sarei aspettato un’inversione di tendenza talmente stridente con le sue origini. Poco coraggio o semplice voglia di entrare in un contesto che al momento risulta più appetibile? Sarà il tempo a farcelo capire. Mi spiace ma questa volta il pollice è rivolto verso il basso.

-Mike Shannon “Memory Tree” (Plus 8): il terzo album del creatore della Cynosure (dopo “Slight Of Hand” del 2002 e “Possible Conclusions To Stories That Never End” del 2006) esce su Plus 8, la storica label canadese nata quasi venti anni fa da un’idea di Richie Hawtin e John Acquaviva. La musica di Shannon ha i tratti somatici dell’idm, con quei passaggi liquidi, con quelle metriche sdrucciole, con quei suoni oliosi, quasi scivolosi, ordinati nei 4/4 in qualche occasione (“Enero”, “Wolf Module” insieme a Mathew Jonson, “The Love Fry”, “Uno Para El Sol” col contributo di Vincenzo). Per il resto è materia quasi impalpabile, frutto della manipolazione onirica.

-Sepalot “Go Get It” -remixes- (Compost): dopo aver imperversato per tutta l’estate col suo hip-hop raccolto in “Red Handed”, Sebastian Weiss alias Sepalot si appresta ad invadere il mondo dei clubs. Ovviamente avvalendosi di una serie di remix. Su tutti quello di Christian Prommer, col ritmo della house, la melodia balearica e i suoni dela post-techno. Non male quello di Zed Bias ma ho l’impressione che sia stato realizzato pensando espressamente alle charts e al mainstream. Ottima la versione dello stesso Weiss, che rimarca soluzioni electro-funk, ancora più stilose della già intrigante Original. In digitale troverete ulteriori rivisitazioni.

-Mr. Pauli “Jap Fab” (Clone): la Clone di Serge Verschuur non si lascia affatto sopraffare dalle mode del momento. Lì, al 60 della Mauritsweg a Rotterdam, non c’è tempo e voglia di buttarsi a capofitto nel post-minimal berlinese. Per fortuna. Ed ecco servito sul piatto (un Technics, naturalmente) il nuovo disco di Ingmar Pauli, tra le colonne più solide del movimento elettronico olandese (lo stesso che opera in progetti come Novamen e Bumper). La title-track, “Jap Fab”, lascia filtrare un combo disco-rock, molto simile a ciò che gli Elitechnique hanno rilasciato sulla medesima label in tempi recenti. Attitudini più pop in “Questions”, scandita elegantemente dalle voci di Nancy Fortune e Fred Ventura. Girate il vinile adesso, suonate “Pick Up The Phone” (ancora con la potente voce di Ventura) ed “Eva W”, e ritornerete all’italo-disco de Il Discotto, intrisa di sognanti melodie new-wave senza tempo. Un altro perfetto ‘electro-disco-retro’ made in Clone.

-Style Of Eye “Duck Cover And Hold” (Pickadoll): pare che la prolifica label di John Dahlbäck non risenta affatto della crisi del mercato discografico, forse perchè riesce sempre e comunque a cavalcare le mode ed orientare il sound delle proprie releases nelle giuste direzioni. L’altrettanto prolifico Linus Eklöw, in arte Style Of Eye, è uno degli artisti che più riesce a stare dietro al gusto (mutevole) delle grandi masse europee. Il suo primo album è farcito di suoni pizzicati, ai confini tra techno ed house, assai condizionati dal loop, da quel movimento ciclico che dalla fine degli anni ottanta rappresenta il punto d’inizio della musica dance. Ritmi marcati e melodie neo-trance (ma a volte un pò troppo da luna park) sono i principali ingredienti di un disco che vuole semplicemente far ballare. Tra le (tante) tracce disponibili segnalo “Amelie”, “Clown”, “Horse” e “The Last Song”.

Electric greetz

DJ GIO MC-505

Giosuè Impellizzeri

Giornalista musicale, consulente per eventi, reporter per festival internazionali, produttore discografico, A&R e promoter per una label, autore della colonna sonora di un videogame, autore di un libro dedicato alla Dance anni Novanta, selezionatore e redattore di shows radiofonici, Dottore in Beni Culturali: tutto in uno. Giosuè Impellizzeri da un lato, DJ Gio MC-505 dall'altro. Le prime recensioni appaiono su una fanzine, nel 1996. Dopo quattro anni inizia il viaggio che si sviluppa su testate cartacee e sul web (TheDanceWeb, Cubase, Trend Discotec, DiscoiD, Radio Italia Network, TechnoDisco, Jay Culture, Soundz, Disc-Jockey.it, Basebog, La Nuit, Jocks Mag, AmPm Magazine). Ogni anno dà vita ad oltre seicento pubblicazioni, tra articoli, recensioni ed interviste realizzate in ogni angolo del pianeta. Tutto ciò gli vale la nomina, da parte di altri esponenti del settore, di 'techno giornalista', rientrando tra i pionieri italiani del giornalismo musicale sul web. Nel 2002 fa ingresso nel circolo dei DJs che si esibiscono in Orgasmatron, contenitore musicale di Radio Italia Network, proponendo per primo in un network italiano appartenente alla fascia del mainstream un certo tipo di Electro, imparentata con la Disco, il Synth Pop e la Techno. Nel medesimo periodo conduce, per la stessa emittente e in particolare per il programma di Tony H e Lady Helena, la rubrica TGH in veste di inviato speciale alla ricerca di novità musicali provenienti da tutto il mondo. Per quel che concerne la sfera della produzione discografica, dopo le demo tracks realizzate nella seconda metà degli anni Novanta, incide il primo EP tra 2001 e 2002, "Android's Society", che contiene "Commodore Generation", remixata dai finlandesi Ural 13 Diktators, finita nella top-ten dei più suonati sulle passerelle di moda milanesi e supportata da nomi importanti tra cui Tampopo, David Carretta, Vitalic, Capri, DJ Hell e Romina Cohn. La storia continua con altre esperienze, vissute prima tra le mura della H*Plus di Tony H ("Tameshi Wari EP" e "Superstar Heroes EP") e poi tra le fila delle tedesche Vokuhila ("Engel Und Teufel EP", con "El Diablero" remixato dagli Hong Kong Counterfeit e Maxx Klaxon), 38db Tonsportgruppe ("Borneo EP", col remix Electro Disco di Chris Kalera) e della slovena Fargo (col rombante "Technomotor EP"). Dal 2005 al 2008 affianca Francesco Passantino e Francesco Zappalà nella conduzione della Tractorecords e della Laboraudio, digital-label concepita come laboratorio di musica finalizzata alla valorizzazione di artisti appartenenti al sottobosco creativo. Poi collabora col bolognese Wawashi DJ (oggi nel chiacchierato progetto Hard Ton) per "Gary Gay", si lascia remixare dallo svedese Joel 'Jor-El' Alter ("Stroboscopic Life"), partecipa al "The Church Of Pippi Langstrumpf" su Dischi Bellini e viene invitato dall'etichetta berlinese Das Drehmoment a prendere parte al progetto "Rückwärts Im Uhrzeigersinn" insieme ad altri artisti di spessore internazionale tra cui Kalson, Replicant, Makina Girgir, Starcluster e Polygamy Boys. Nel 2010, dopo nuove esperienze discografiche ("Gaucho", su Disco Volante Recordings, coi remix di Gabe Catanzaro, Hard Ton, Valyom & Karada, Midnight Express e Bangkok Impact, e "The World In A Pocket EP", su Prodamkey/Analog Dust, avvalorato dalle versioni di -=UHU=-, Alek Stark, Downrocks, Snuff Crew, Gesloten Cirkel e Metacid), diventa free lance per DJ Mag Italia, versione italiana della celeberrima testata editoriale inglese dedicata alla musica elettronica e alla DJculture. In parallelo fonda, con l'amico Mr. Technium, la Sauroid, etichetta che si propone come punto di raccordo e diffusione di diversi stili tra cui Acid House, Italo Disco, Electro, Nu Rave e Chiptune.

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