Intervista a DYNAMIK BASS SYSTEM di Giosuè Impellizzeri & The Beyonder

Se l’electro potesse avere un nome e cognome, senza problemi potrebbe essere quello di Thomas Werner. Capace di combinare l’old-school con la new-school, il producer tedesco fa registrare l’esordio, nel 1998, sull’International Deejay Gigolo di Dj Hell, con lo stupefacente “Arabian Dreams” che sconvolge gli interessati al suono electro funk degli anni ottanta mettendo subito in chiaro quale sarebbe stata la sua electro. Lasciandosi affiancare da Serkan Gezgin che si occupa di scrivere ed interpretare i testi dei suoi brani, Werner contribuisce nello scrivere una pagina importante di quel suono tanto meccanico quanto fascinoso che oggi trova modo di vivere solo nel sottobosco produttivo internazionale. Passando per altre esperienze discografiche su etichette appartenenti alla nicchia come Lone, Monotone, Dadeabass Recordings e Back II Boom, arriva sulla Dominance Electricity, tra i nomi leader del panorama tedesco dell’electro funk, con un album mozzafiato. “The Mighty Machine” è il punto in cui convergono le esperienze sulle macchine analogiche, la scatola dei cavi, vocoder e valvole, il punto di incontro e scambio tra electro ed hip-hop. E’ proprio lui a descrivercelo.

Parlaci di te, del tuo background electro e della tua passione per i sintetizzatori analogici.
“Sono nato in Bavaria, nella Germania meridionale, dove vivo tuttora. Il mio primo contatto con la musica electro risale al 1980 quando mio fratello maggiore portò a casa la registrazione, su cassetta, di un suo amico dj. Era un mix di stili e tra questi c’era sia electro che funk. Rimasi a dir poco folgorato dalle voci create col computer e da quei synth tanto spaziali. Pur non sapendo nemmeno da dove iniziare, il mio più grande desiderio iniziò ad essere quello di produrre quella musica. Un anno dopo conobbi TecRoc (della Kommando 6) che abitava nei pressi della mia città. Aveva già una certa dimestichezza con gli strumenti dei tempi e fu lui ad iniziarmi alla produzione. Mi spiegava come manipolare i suoni, come adoperare le macchine come la Tr-808 e, vista la mia grande voglia di apprendere, fu tutto molto veloce ed immediato. I primi soldi guadagnati erano spesi, naturalmente, in strumenti. In quel periodo non c’era ancora il computer per comporre musica e l’unica via era quella dell’hardware. Oggi invece basta avere un pc, qualche software appropriato abbinato a plug-ins e il gioco è fatto. Ma sono del parere che lavorare in questo modo non offra lo stesso feeling che invece solo le macchine ‘vere’ possono darti”

Da qualche mese è uscito su Dominance Electricity “The Mighty Machine”, il tuo primo album: parlacene.
“Innanzitutto vorrei ringraziare tutti gli interessati per la loro pazienza. Ho avuto bisogno di molto tempo per terminare questo album e mi ha reso felice sapere che c’è stata molta gente in fremente attesa per l’uscita. Adesso aspetto i feedbacks dei miei fans. Sono passati già dieci anni dalla prima apparizione discografica di Dynamik Bass System e il mercato discografico è cambiato in modo radicale”

Quali sono le intenzioni musicali che si celano nelle partiture del lavoro?
“L’album è una chiara retrospettiva sull’oldschool, in onore a ciò che accadeva in passato. So che c’è ancora tanta gente a cui piace questo stile e il disco è dedicato proprio a loro. A differenza degli artisti che pubblicano l’album nel momento in cui hanno accumulato un sufficiente numero di tracce, ho preferito attendere il momento opportuno per marchiare a fuoco il feeling oldschool nella globalità. Ecco perchè “Robotmachine” è stata scartata dalla tracklist”

Avremmo dovuto godere del suono di “The Mighty Machine” già nel 2007 e qualcuno ha pensato che avessi deciso di rilasciare l’lp autonomamente, magari creando una label personale come oggi fanno un pò tutti. Quali sono state le cause del ritardo?
“L’idea iniziale era pubblicare l’album su International Deejay Gigolo vari anni fa. C’era già un contratto, successivamente cancellato. Ma i motivi che hanno portato alla posticipazione della pubblicazione sono molteplici. Fondamentalmente, per la buona riuscita di una qualsiasi release, è importante trovare un’etichetta che creda a pieno nella musica che pubblicherà. Nel mio caso ho trovato in Dominance Electricity la perfetta piattaforma per fare ciò. C’è stato un momento in cui ho pensato di pubblicarlo autonomamente ma la poca esperienza come discografico e i limitati contatti mi hanno fatto cambiare idea. Partire da zero, in questo periodo, è davvero dura”

Come strutturi la tua operatività? Parti da una precisa idea o semplicemente testando i suoni delle tue macchine?
“Quando conosci bene gli strumenti di cui disponi e di quello che riescono a fare, è facile convertire un’idea in qualcosa di più definito. A volte però mi capita di partire con un’idea e terminare in un punto completamente differente. Probabilmente alcuni colleghi potranno confermare ciò che sto dicendo”

Come è organizzato il tuo studio al momento? E cosa pensi dei soft-synths che ormai stanno progressivamente spodestando gli equipments di un tempo?
“Attualmente tutte le mie produzioni sono frutto di elaborazioni digitali (Mac abbinato al Logic 8 ) ma continuo ad adoperare gli hardware attraverso l’interfaccia. Mi piace ancora creare la musica con le mani, toccare i pulsanti, girare le manopole e sentire i suoni mutare grazie a quella manualità che il pc non possiede. Naturalmente per le esibizioni live uso computer e software, soprattutto perchè sono più maneggevoli durante i viaggi”

A quali artisti ti senti, stilisticamente, più vicino?
“Le mie influenze musicali sono svariate. Mi piace attraversare stili diversi, dalla west coast alla miami bass, dalla detroit techno bass al freestyle. Certo, le mie origini nascono dall’electro della west coast, e ciò è innegabile. L’electro alla The Wreckin’ Crew ed Egyptian Lover e il funk alla Midnight Star e The Deele è la combinazione che mi rispecchia di più, anche se oggi è piuttosto rara da trovare nelle produzioni attuali”

Da dove trai le ispirazioni per i tuoi brani? I testi attingono, come avviene spesso in questa musica, dai testi di fantascienza?
“Credo che in linea di massima ogni amante dell’electro sia parallelamente anche un estimatore della fantascienza. Le ispirazioni possono venire dai film o, per quel che mi riguarda, dall’ascolto di altri brani. Al momento la collaborazione con altri artisti mi offre stimoli nuovi: è fonte d’ispirazione scambiarsi idee con altre persone che condividono la stessa passione. Tecnicamente, registro in un primo momento le voci in modo basico, per dare struttura e forma al brano. Una volta completato l’arrangiamento passo alla registrazione finale aggiungendo ogni dettaglio e miglioria. A dir il vero, non sono molto bravo a scrivere i testi e quindi preferisco farmi affiancare da colleghi, come Serkan Gezgin o il californiano Juniorrock”

Hai avuto la possibilità di lavorare al fianco di molti produttori della scena new-school come Exzakt, Bass Junkie e Imatran Voima e, come loro, condividi un chiaro stile retro. Come gestisci l’aspetto vintage?
“Ogni produttore dovrebbe avere sempre una sorta di marchio stilistico individuale, capace di differenziarlo dagli altri. Si può operare nello stesso frangente, come quello retro, ma modularlo in modo differente”

Come dicevamo prima, sono passati dieci anni dal tuo primo ep sulla label di Dj Hell: come si è evoluta la tua carriera?
“Sono fiero di essere riuscito ad esordire su una label del calibro di International Deejay Gigolo. Hell ascoltò la mia musica grazie ad un amico che suonò un acetato, lì dove c’era l’ufficio di Dj Upstart della Disko B che, ai tempi, gestiva parte della Gigolo. Fu un’esperienza formidabile anche se il sound promosso dall’etichetta di Hell è stato quasi sempre differente dal mio. Non ho mai voluto forzare le cose: la musica electro è il mio hobby e produrla mi rende felice. Per questo motivo non sono molto prolifico e preferisco elaborare ogni cosa al meglio”

Cosa pensi sull’attuale scena electro? Esiste anche nella tua città?
“Dipende da quel che si intende per ‘scena’. I musicisti, clubbers o semplici ascoltatori? A Monaco non esiste una scena electro, intesa nel senso stretto del termine. Oggi tanti parlano di ‘electro’ ma facendo riferimento a qualcosa di diametralmente opposto a ciò che intendo io. I fans della ‘nostra’ electro sono sparsi in tutto il mondo ma nella mia città non sono abbastanza per creare una vera scena locale. Per fortuna a dare manforte ci sono le community sul web, come electroempire.com, electroalliance.net o the newcrackkills.de, pronte a connettere i fans e i produttori di tutto il mondo, creando una scena ‘globale’e dando vita a collaborazioni tra artisti che vivono a migliaia di chilometri l’uno dall’altro”

Hai nuovi progetti in cantiere? O magari un tour per promozionare a dovere “The Mighty Machine”?
“Spero di poter fare un tour: la cosa sarà fattibile solo se le richieste saranno sufficienti a giustificarlo. Ho in programma nuove releases e diverse collaborazioni. Tenete d’occhio il mio sito per essere aggiornati su tutto”

Grazie per il tuo tempo.
“Grazie a voi! E’ stato un piacere”

Giosuè Impellizzeri

Giornalista musicale, consulente per eventi, reporter per festival internazionali, produttore discografico, A&R e promoter per una label, autore della colonna sonora di un videogame, autore di un libro dedicato alla Dance anni Novanta, selezionatore e redattore di shows radiofonici, Dottore in Beni Culturali: tutto in uno. Giosuè Impellizzeri da un lato, DJ Gio MC-505 dall'altro. Le prime recensioni appaiono su una fanzine, nel 1996. Dopo quattro anni inizia il viaggio che si sviluppa su testate cartacee e sul web (TheDanceWeb, Cubase, Trend Discotec, DiscoiD, Radio Italia Network, TechnoDisco, Jay Culture, Soundz, Disc-Jockey.it, Basebog, La Nuit, Jocks Mag, AmPm Magazine). Ogni anno dà vita ad oltre seicento pubblicazioni, tra articoli, recensioni ed interviste realizzate in ogni angolo del pianeta. Tutto ciò gli vale la nomina, da parte di altri esponenti del settore, di 'techno giornalista', rientrando tra i pionieri italiani del giornalismo musicale sul web. Nel 2002 fa ingresso nel circolo dei DJs che si esibiscono in Orgasmatron, contenitore musicale di Radio Italia Network, proponendo per primo in un network italiano appartenente alla fascia del mainstream un certo tipo di Electro, imparentata con la Disco, il Synth Pop e la Techno. Nel medesimo periodo conduce, per la stessa emittente e in particolare per il programma di Tony H e Lady Helena, la rubrica TGH in veste di inviato speciale alla ricerca di novità musicali provenienti da tutto il mondo. Per quel che concerne la sfera della produzione discografica, dopo le demo tracks realizzate nella seconda metà degli anni Novanta, incide il primo EP tra 2001 e 2002, "Android's Society", che contiene "Commodore Generation", remixata dai finlandesi Ural 13 Diktators, finita nella top-ten dei più suonati sulle passerelle di moda milanesi e supportata da nomi importanti tra cui Tampopo, David Carretta, Vitalic, Capri, DJ Hell e Romina Cohn. La storia continua con altre esperienze, vissute prima tra le mura della H*Plus di Tony H ("Tameshi Wari EP" e "Superstar Heroes EP") e poi tra le fila delle tedesche Vokuhila ("Engel Und Teufel EP", con "El Diablero" remixato dagli Hong Kong Counterfeit e Maxx Klaxon), 38db Tonsportgruppe ("Borneo EP", col remix Electro Disco di Chris Kalera) e della slovena Fargo (col rombante "Technomotor EP"). Dal 2005 al 2008 affianca Francesco Passantino e Francesco Zappalà nella conduzione della Tractorecords e della Laboraudio, digital-label concepita come laboratorio di musica finalizzata alla valorizzazione di artisti appartenenti al sottobosco creativo. Poi collabora col bolognese Wawashi DJ (oggi nel chiacchierato progetto Hard Ton) per "Gary Gay", si lascia remixare dallo svedese Joel 'Jor-El' Alter ("Stroboscopic Life"), partecipa al "The Church Of Pippi Langstrumpf" su Dischi Bellini e viene invitato dall'etichetta berlinese Das Drehmoment a prendere parte al progetto "Rückwärts Im Uhrzeigersinn" insieme ad altri artisti di spessore internazionale tra cui Kalson, Replicant, Makina Girgir, Starcluster e Polygamy Boys. Nel 2010, dopo nuove esperienze discografiche ("Gaucho", su Disco Volante Recordings, coi remix di Gabe Catanzaro, Hard Ton, Valyom & Karada, Midnight Express e Bangkok Impact, e "The World In A Pocket EP", su Prodamkey/Analog Dust, avvalorato dalle versioni di -=UHU=-, Alek Stark, Downrocks, Snuff Crew, Gesloten Cirkel e Metacid), diventa free lance per DJ Mag Italia, versione italiana della celeberrima testata editoriale inglese dedicata alla musica elettronica e alla DJculture. In parallelo fonda, con l'amico Mr. Technium, la Sauroid, etichetta che si propone come punto di raccordo e diffusione di diversi stili tra cui Acid House, Italo Disco, Electro, Nu Rave e Chiptune.

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