#233 -Il ritorno della Bunker

Alla Bunker Records, nata nell’ormai lontano 1992 da un’idea di Guy Tavares, ai tempi militante nella formazione degli Unit Moebius (la risposta olandese al movimento americano di Underground Resistance), spetta il merito di aver contribuito attivamente allo sviluppo della musica elettronica in direzioni plurime. Industrial, acid, techno, electro, dark-ambient sono solo alcune delle tante sfaccettature che la piccola struttura di Den Haag ha esplorato in diciassette anni di onorata carriera. Scuderia di nomi che nell’underground risplendono di luce intensa come Rude 66, Ra-X, Legowelt, Orgue Electronique e Luke Eargoggle, Bunker impone il suo stile con mezzi non propriamente adeguati (releases dalle tirature iper-limitate, completa assenza di marketing, distribuzione non capillare) ad un pubblico fatto di amatori in perenne ricerca di prodotti destinati a diventare dei cult e, talvolta, veri cimeli da collezione capaci di raggiungere, in poco tempo, quotazioni considerevoli. La crisi del mercato del vinile impone però a Bunker una battuta d’arresto che si prolunga per tutto il 2008: c’è qualcuno che azzarda anche l’ipotesi della chiusura definitiva. Il 2009 però dimostra l’esatto contrario giacchè Tavares fa uscire, in contemporanea, ben sei nuovi mix 12″ colorati dalla tiratura di 100 copie ognuno. “Shibari” di Manasyt vs. Beta Evers, “Untitled” di Duracel vs. Schmerzlabor, “Healthy Disease” del romano Composite Profuse, l'”Artists Anonymous #4″ (una mini-parata con Erikoismies, Star Kid, Interfunk ed altri) ed infine “Nothing Is Real” e “Fuckin’ Face” di Elec Pt.1. A giocare a svantaggio, però, è il costo, piuttosto proibitivo, di ogni release: tale scelta non sposa dunque il primo fine di Bunker, ossia quello di tenere vivo agevolmente l’amore nei confronti di un certo tipo di musica che, purtroppo, va via via ritagliandosi spazi sempre più esigui.

-=UHU= “Ultra Sound Melodies” (Transient Force): nonostante siano già passati sette anni da quando il mondo della musica ha perso per sempre James Stinson, è come se i Drexciya fossero ancora qui con noi. Ciò lo si deve ad una folta schiera di producers, sparsi per il globo, che hanno fatto dell’alchimia electro-techno un vero e proprio filone, recentemente ribattezzato ‘drexciyan electro’. Tra questi il russo Gatis Pastars, scoperto nel 2005 da Dj Hell che lo volle sulla sua International Deejay Gigolo, ed oggi piacevolmente ritrovato sulla Transient Force di Arnold Steiner. Iniziando sull’intro “Space Kid Song”, l’escursione iperspaziale prende vita con “Sound Synthesis”, electro stellare da space-opera che evoca immagini da sogno e da avventura, seguita da “NGC 001”, scia drexciyana snodata sul classico meccanicismo ritmico e celestialità melodica, “Skaitlojamas Mashinas Muzika” che consuma gli stessi elementi con l’aggiunta di vocoder e basslines ancora più accartocciati, ed “Elektronik Ist Fantastik” che accenna l’electro arpeggiata col bassline che sembra cantare. Pastars appare particolarmente ispirato in “Behind The Moon” che tanto ricorda il Carretta di “Le Catalogue Electronique” e i Kitbuilders di “Slyder EP”, e in “Diploment Multiplication” tangente lo stile Japanese Telecom. Poi, con “Mission” e “Breaking New Spaces”, sul tracciato appare una pallida techno marciante sui 4/4, sequenzata su mini-riffs che mormorano melodie oniriche. Con “Magic Computer” ed “=UHU= From Galaxy” si ritorna alla basic-electro tipica della Gigolo e del Legowelt dei primissimi tempi (1998-2000). Referenze di Cybotron si rintracciano in “Ringed Planet”, comunanze alle turbolenze spaziali di Arpanet si levano da “Contact Binary Aureole” e “This Is Revolution” e, infine, “Higher Levels”, da cui si vede il crepuscolo rossastro che segnerebbe, secondo alcune letture di science-fiction, il confine del dominio degli esseri viventi. Nel suo complesso “Ultra Sound Melodies” sembra proprio la proiezione olografica di un’electro che fornisce il giusto continuum alla missione che i Drexciya non hanno più potuto portare avanti.

-Jason Fine “Puttin’ It Out/Human Need” -Remixes- (Kontra-Musik Records): è già un pò di tempo che questa interessante label di Malmö (Svezia) tiene banco con le sue escursioni sempre localizzate al confine tra techno e deep. Con la serie in formato 10″ (a cui oggi si aggiunge il vinile in questione) offre reinterpretazioni di valore e classe, come le due nuove versioni realizzate per i brani di Jason Fine, presenti nelle rispettive Original Mix nel recente album “Our Music Is A Secret Order” pubblicato lo scorso autunno. Per “Puttin’ It Out” viene interpellato Dave Huismans alias A Made Up Sound che ne ricava un esempio di techno soul jazz, molto deep e gelida nella sua struttura melodica, così come lo sono gran parte delle produzioni dei Paesi scandinavi (a testimonianza che i musicisti sono influenzati in modo non marginale dall’ambiente in cui vivono). Sicuramente non solare, ma più marcato nei ritmi e nei suoni il Celestial Sphere Mix di “Human Need” realizzato da Gerald Donald (questa volta camuffato da Heinrich Mueller): come al solito l’ex Drexciya riesce lì dove altri fallirebbero, ossia raggiungere la perfezione con pochissimi suoni sincronizzati sempre al posto e al momento giusto.

-Clap Rules “Old Sequencer” (Tiny Sticks): l’etichetta londinese fondata nel 2005 da Mock & Toof confida nel sound, tutto italiano, dei neonati Clap Rules, dietro cui armeggiano Andrea Gabriele, Fabrizio Mammarella e Massimiliano Leggieri. La traccia che dà il titolo al 12″, “Old Sequencer”, mischia il suono electro-funky-house, ormai distintivo per Tiny Sticks, a svirgolate rock e inflessioni di sid distorto, accennando al meraviglioso mondo ad 8 bit dei videogames arcade. In “Braxx” electro, funky ed house vengono sviscerate nella loro essenza: da ognuna di esse gli autori tirano fuori elementi che, saldati tra loro, suonano come una sorta di onda sinusoidale raccolta tra moderno ed antico. Chiude “Never Half Step”, che più di tutte si avvicina al mondo disco-funky (in stile Bear Funk, Rollerboys, D.C. Recordings), ambiente in cui Fabrizio Mammarella ha trovato la sua identità più ispirata già da un pò di anni a questa parte.

-Konrad Black “Watergate 3” (Watergate): il club che si affaccia sulle rive della Sprea è diventato, insieme al Berghain/Panorama Bar, uno dei punti di maggior richiamo delle notti berlinesi. Da un pò di tempo a questa parte Watergate ha iniziato un progetto di mix-cd con cui dà la possibilità anche a chi è lontano dalla capitale tedesca di poter assaporare le sue atmosfere. Il prescelto, dopo Onur Özer e Sascha Funke, è Todd Shillington alias Konrad Black, uno dei fondatori dell’ormai popolare Wagon Repair. E’ lui a musicare il viaggio con i contributi di Alex Cortex, Raudive, Loco Dice, Matthew Dear & Seth Troxler, Louderbach, Ben Klock, Paul Ritch, Mathew Jonson e i Discogs (ossia gli svizzeri Crowdpleaser ed Oliver Mental Groove e gli italiani Donato Dozzy e Giorgio Gigli). Il tutto all’insegna delle evoluzioni ritmiche vissute nella penombra notturna rotta, solo a volte, dalle luci intermittenti delle strobo.

-The Juan MacLean “The Future Will Come” (DFA): l’ex membro dei Six Finger Satellite, band che ha segnato l’evoluzione del rock in direzioni sperimentaliste nei primi anni novanta, ritorna col nuovo album che continua il discorso lasciato in sospeso nel 2006 da “Less Than Human”. “The Future Will Come” è uno spasso: dentro si trova un pò di tutto, dall’electro al pop, dal rock all’indie, dall’house al soul sino alla disco, ma mai in modo confusionario. Ogni elemento trova infatti localizzazione in modo ordinato e pensato. Ascoltando “The Simple Life” e “The Station” ci si immerge nell’electro-disco che etichette come Clone o Aube ci hanno abituato a masticare con fermezza, “One Day” (estratto come singolo e disponibile nei remix di Marc Romboy, The Emperor Machine e Surkin) è una festa di suoni orchestrati dalla cassa in 4/4 e dall’interscambio tra voce maschile e femminile, “A New Bot” è indie-rock, rivista quasi in chiave electroclash (vedi e senti Hong Kong Counterfeit), “Tonight” culla disco e soul, “No Time” lascia passare un prepotente giro acido di una (probabile) 303, “Accusations” ed “Happy House” riagganciano la house primordiale dei primissimi anni novanta ed infine “Human Disaster” cala il sipario in chiave acustica. A garantire, oltre all’autore, è il marchio DFA.

-DMX Krew “Bongard Problems” (Breakin’ Records): DMX Krew rappresenta uno dei punti di riferimento più saldi dell’electro-culture europea. Precursore dell’electro-disco imparentata con la new-wave degli anni ottanta, l’inglese è indubbiamente tra i producers che meritano più rispetto nell’ambiente discografico, sia per ciò che ha fatto in passato (in primis su Rephlex), sia per quel che continua a fare oggi. Appena edito sulla sua Breakin’ è il ‘cinque tracce’ in questione, aperto da “Bongard Problems”, palesemente influenzata dal breakbeat ed astratta nella sua conformazione melodica. In “Motion Studies” rallentano le pulsazioni ritmiche snocciolando una più slappata electro-funk, “Pixel Wrap” mostra le ispirazioni più vicine alla scuola dei Drexciya, fatte filtrare attraverso rimembranze anni novanta, “Excalibur” è sferzante synth-electro suonata su tasti bianchi e neri di polverosi Roland analogici e, in chiusura, “Blank Expanse”, dai rintocchi medievali e gotici. Non serve aggiungere altro.

-Abe Duque “Tonight Is Your Answer” (Process Recordings): l’ecuadoriano più noto nel mondo della dj culture si appresta a rilasciare il nuovo lp (“Don’t Be So Mean”, il terzo edito col suo nome anagrafico) che vorrà e potrà tracciare nuove linee guida per la techno di domani. Primo estratto è questo “Tonight Is Your Answer”, colorito dalla voce di Barack Obama: si tratta essenzialmente di techno modulata tra suono deep e progressive. Tendente alla scuola minimalista è “Life Is So Good To Me”, immerso in atmosfere più nere e caratterizzato da un crescendo inarrestabile.

Electric greetz

DJ GIO MC-505

Giosuè Impellizzeri

Giornalista musicale, consulente per eventi, reporter per festival internazionali, produttore discografico, A&R e promoter per una label, autore della colonna sonora di un videogame, autore di un libro dedicato alla Dance anni Novanta, selezionatore e redattore di shows radiofonici, Dottore in Beni Culturali: tutto in uno. Giosuè Impellizzeri da un lato, DJ Gio MC-505 dall'altro. Le prime recensioni appaiono su una fanzine, nel 1996. Dopo quattro anni inizia il viaggio che si sviluppa su testate cartacee e sul web (TheDanceWeb, Cubase, Trend Discotec, DiscoiD, Radio Italia Network, TechnoDisco, Jay Culture, Soundz, Disc-Jockey.it, Basebog, La Nuit, Jocks Mag, AmPm Magazine). Ogni anno dà vita ad oltre seicento pubblicazioni, tra articoli, recensioni ed interviste realizzate in ogni angolo del pianeta. Tutto ciò gli vale la nomina, da parte di altri esponenti del settore, di 'techno giornalista', rientrando tra i pionieri italiani del giornalismo musicale sul web. Nel 2002 fa ingresso nel circolo dei DJs che si esibiscono in Orgasmatron, contenitore musicale di Radio Italia Network, proponendo per primo in un network italiano appartenente alla fascia del mainstream un certo tipo di Electro, imparentata con la Disco, il Synth Pop e la Techno. Nel medesimo periodo conduce, per la stessa emittente e in particolare per il programma di Tony H e Lady Helena, la rubrica TGH in veste di inviato speciale alla ricerca di novità musicali provenienti da tutto il mondo. Per quel che concerne la sfera della produzione discografica, dopo le demo tracks realizzate nella seconda metà degli anni Novanta, incide il primo EP tra 2001 e 2002, "Android's Society", che contiene "Commodore Generation", remixata dai finlandesi Ural 13 Diktators, finita nella top-ten dei più suonati sulle passerelle di moda milanesi e supportata da nomi importanti tra cui Tampopo, David Carretta, Vitalic, Capri, DJ Hell e Romina Cohn. La storia continua con altre esperienze, vissute prima tra le mura della H*Plus di Tony H ("Tameshi Wari EP" e "Superstar Heroes EP") e poi tra le fila delle tedesche Vokuhila ("Engel Und Teufel EP", con "El Diablero" remixato dagli Hong Kong Counterfeit e Maxx Klaxon), 38db Tonsportgruppe ("Borneo EP", col remix Electro Disco di Chris Kalera) e della slovena Fargo (col rombante "Technomotor EP"). Dal 2005 al 2008 affianca Francesco Passantino e Francesco Zappalà nella conduzione della Tractorecords e della Laboraudio, digital-label concepita come laboratorio di musica finalizzata alla valorizzazione di artisti appartenenti al sottobosco creativo. Poi collabora col bolognese Wawashi DJ (oggi nel chiacchierato progetto Hard Ton) per "Gary Gay", si lascia remixare dallo svedese Joel 'Jor-El' Alter ("Stroboscopic Life"), partecipa al "The Church Of Pippi Langstrumpf" su Dischi Bellini e viene invitato dall'etichetta berlinese Das Drehmoment a prendere parte al progetto "Rückwärts Im Uhrzeigersinn" insieme ad altri artisti di spessore internazionale tra cui Kalson, Replicant, Makina Girgir, Starcluster e Polygamy Boys. Nel 2010, dopo nuove esperienze discografiche ("Gaucho", su Disco Volante Recordings, coi remix di Gabe Catanzaro, Hard Ton, Valyom & Karada, Midnight Express e Bangkok Impact, e "The World In A Pocket EP", su Prodamkey/Analog Dust, avvalorato dalle versioni di -=UHU=-, Alek Stark, Downrocks, Snuff Crew, Gesloten Cirkel e Metacid), diventa free lance per DJ Mag Italia, versione italiana della celeberrima testata editoriale inglese dedicata alla musica elettronica e alla DJculture. In parallelo fonda, con l'amico Mr. Technium, la Sauroid, etichetta che si propone come punto di raccordo e diffusione di diversi stili tra cui Acid House, Italo Disco, Electro, Nu Rave e Chiptune.

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