#235 -La rinascita di Clone

La notizia giunta lo scorso 21 gennaio aveva lasciato nello sconforto i più tenaci sostenitori dell’underground: Clone chiude i battenti. La label nasce nel 1992, a Rotterdam, da un’idea di Serge Verschuur, sull’onda della prima house e techno variata in acid, abstract e minimal. Negli anni a seguire l’attenzione si sposta verso l’electro di Detroit, la moderna electronica e la post-disco, generi in cui Clone crede ciecamente promuovendo e lanciando nomi come Elitechnique, Alden Tyrell, Legowelt, Orgue Electronique, Dexter, Duplex, Bangkok Impact e il ‘nostro’ Fred Ventura, star dell’italo-disco degli anni ottanta. I riscontri che Clone raccoglie gli permettono di diventare uno dei perni fondamentali dell’electro del 2000, nonchè status-symbol del movimento underground internazionale. Tutto ciò avviene in modo del tutto naturale, senza mai adoperare strategie di marketing che potessero, in un certo qual modo, raccogliere un bacino d’utenza maggiore rispetto a quello tipico della musica amatoriale. Alla luce della mp3-revolution però, Clone, che nel frattempo diviene anche distributore per un nugolo di etichette medio-piccole che condividono la sua stessa etica filosofica, non resta insensibile. Il crollo verticale delle vendite in vinile, supporto a cui il 90% della sua produzione è legato, vanifica parte degli sforzi della struttura olandese che lo scorso inverno, come già detto, annuncia la sua chiusura. A rimanere in vita sarebbe rimasta solo Classic Cuts, division nata nel 2006 col fine di rendere fruibili alcune delle gemme migliori della storia di house e techno del passato rimaste nei cassetti della memoria di pochi eletti. A quattro mesi di distanza però qualcosa cambia in modo radicale: Clone infatti riparte attraverso un reticolo di nuove sublabels, ognuna delle quali perseguirà un preciso obiettivo. Loft Supreme Series rilascerà house e disco (sono già pronti “Chicago Pimp” di Reggie Dokes e “Munich Emotions/Double Destiny” degli Elitechnique), Basement Series sarà la piattaforma per house e techno (ad inaugurarla Mike Dehnert e A Made Up Sound), Aqualung Series per l’abstract-electro (in arrivo i primi due EP di Zerkalo, inedito progetto creato da Heinrich Mueller e Victoria Lukas), West Coast Series, che assomiglia maggiormente alla Clone del passato, è in bilico tra disco ed electro (attesi “935 Lies” di Mr. Pauli e “Together Alone” di Tyrell Corporation, nuovo pseudonimo che ci permetterà di conoscere un Alden Tyrell più rock-oriented, per l’occasione affiancato da Nicola Kuperus degli ADULT.), Jack For Daze Series che, come preannuncia il nome, sarà legata al movimento della jackin’ house e dell’acid (i primi testimoni sono Neville Watson e Steve Summers) ed infine Club Series, indirizzata al sound che dovrebbe avere libero accesso ai clubs di tutto il pianeta (la prima release è “Pray” di Mina Jackson & The Children, remixata dal grande Mike Dunn, il che lascia presagire la presenza di una possibile hit estiva). Resta invariato il processo produttivo di Clone Classic Cuts che riappare con tre tracce di house primitiva dei Da Posse, team creato alla fine degli anni ottanta da Maurice Joshua e dai futuri The Outhere Brothers. Un ritorno davvero ricco di novità per Clone, che apre così la sua versione 2.0.

-Faze Action “Stratus Energy” (Faze Action): si era capito sin da quando, a metà degli anni novanta, irruppero nella scena musicale: i fratelli Lee desideravano cambiare le ‘regole’ stravolgendole quando i bpm della dance erano piuttosto alti e la cultura era ancora quasi del tutto imperniata sui raves e sull’estremismo. La disco, nel 1995, era un fenomeno del tutto demodè e ritenuto persino antico, ma la loro missione è rimasta quella di esplorare ogni via possibile del sound anni settanta-ottanta, cadenzando il tutto con riferimenti afro, balearic e cosmic. “Stratus Energy” è la prova tangibile degli intenti di Robin e Simon: un album intriso di riferimenti alla musica di almeno trent’anni fa, ora funky, ora house, ora disco, costellato di vibrazioni positive e solari, che ben poco dividono con le freddezze digitali della Berlino post-duemila. “Good Lovin”, “Starship”, “Danae’s Journey”, “Hypnotic, “I Wanna Dancer”, “Disco Warrior” sono solo alcune delle gemme che fanno di “Stratus Energy” un gioiello di inestimabile valore e bellezza, fatto di venature che riportano ai tempi storici di Telex, Patrick Cowley e Giorgio Moroder. Quel passato che non sembra mai passato insomma.

-Federico Leocata “Archivia” (Pinkpube): affascinato dall’arte contemporanea e dalla musica visionaria di Gerald Donald (ma anche dai brucianti beats di Adriano Canzian), Federico Leocata ci offre il suo primo elaborato sonoro mediante la net-label maltese Pinkpube. “Archivia” è un mondo che pullula di creature fiabesche, di maghi, di streghe e fattucchiere in preda agli effetti allucinogeni di pozioni malefiche ingurgitate per errore. Il siculo viaggia tra l’abstract e il dark-ambient di “Chemical Life”, in cui di tanto in tanto zampillano le bolle di acido lisergico fatto riscaldare nel pentolone dei sortilegi. Altrettanto funereo il contenuto di “Le Spleen” che ammicca ad un mondo gotico in cui la musica sembra solo un corollario. Rincuorate da elementi ritmici più canonici sono “Black Tragic Night” e la sperimentalista “Paranoia” mentre in “Now It’s Dark” tornano a rincorrersi le tetre atmosfere iniziali. Sul podio metto “La Double Vie De V” in cui l’emergente artista avvicina il più possibile il suo ego creativo agli insegnamenti del sommo Donald, stuzzicando rimembranze ancestrali alla Arpanet e Der Zyklus.

-Massimiliano Pagliara “Toxic Love EP” (Live At Robert Johnson): ha preferito alla sua Tricase (Lecce) la più grigia Berlino ma ciò non ha influito sulla solarità musicale insita nelle proprie creazioni. L’infanzia la trascorre ascoltando rap, reggae, dub, rock’n’roll, nel 2001 consegue il diploma alla Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano ma è la scoperta della scena alternativa con Aphex Twin, Boards Of Canada ed Autechre a proiettarlo, progressivamente, in un nuovo mondo che acquista forma e dimensione proprio nella capitale della musica, Berlino. La metropoli divisa per decenni dalla cortina di ferro ha, in un certo modo, ispirato il suo stile, un eclettico intreccio tra house, electro e disco, in cui, idealmente, i producers di ieri (Patrick Cowley, Gino Soccio, Giorgio Moroder) incontrano quelli attuali (Bangkok Impact, Daniel Wang, Elitechnique). “I Love You And That‘s Me” è il risultato della coesione tra italodisco e cosmic disco, due scuole parallele (nate entrambe in Italia quasi trent’anni fa) che non sentono affatto il peso del tempo sulle proprie note. La voce è di Molly Nilsson, la stessa a riecheggiare nella più melanconica “Sometimes At Night”, romantic-disco rallentata e sapientemente modulata nelle evoluzioni melodiche alla Jean Michel Jarre. Semi vocoderizzato invece è l’intervento vocale di Jules Etienne dei Gui.tar presente in “Continental East Funk”, dal costrutto decisamente pfunk immerso in un turbinio di beats old-school e basslines in abbondanza. “Ophelie” è il capitolo conclusivo dell’avventura, ritratto di una synth-disco sminuzzata: il contenuto numero di bpm non rende agevole l’utilizzo sul dancefloor ma a Pagliara interessa più far muovere le ali della fantasia che le gambe.

-Operator “How To Make Bombs And Influence People” (Mighty Robot Recordings): a Glasgow si danno molto da fare negli ultimi tempi visto che alla storica Soma si sono aggiunte altre importanti realtà, come Dissident e Mighty Robot, portatrici di tanti fermenti positivi nella scena elettronica. A questo giro abbiamo a che fare con lo scandinavo Operator, attivo anche come Crocodile Dunblane e Locum, autore di un 12″ dal titolo piuttosto impegnativo. A dire il vero, anche il contenuto non è dei più semplici da descrivere ed analizzare visto che “How To Make Bombs And Influence People” è il punto di raccordo tra culture musicali disparate. “Luke; As An Adjective” è broken-beat rigato col vocoder, “Seven Years Over A Mirror” è techno cristallina alla Marco Bernardi (che, non a caso, è proprio di Glasgow), “Peglegged Vampire Armies Of The North” è acid spezzettata in labirintici percorsi dub-techno, “Ceiling” è new-wave electro, “My 909” è l’outro psychedelic rock (scritto da Rude 66). Un disco dai contenuti singolari e sperimentalisti, che conferma (ancora) il coraggio e l’audacia di Mighty Robot.

-Lindstrøm & Prins Thomas “II” (Eskimo Recordings): a tre anni dall’album di debutto, i paladini della ‘viking-disko’ tornano sulla belga Eskimo per dare un degno continuum ad un lp esaltato in tutto il globo per una straordinaria vena creativa. In “II” si evidenzia, prima di tutto, la capacità di oltrepassare abbondantemente il confine della dance più classica andando ad assestarsi sul krautrock: ciò avviene fondamentalmente grazie all’apporto di Lindstrøm che, prima di essere un dj, è un polistrumentista. In brani come “For Ett Slikk Og Ingenting”, “Gudene Vet + Snutt”, “Note I Love You + 100” e “Flue PÃ¥ Veggen” ad ergersi è infatti la scia del rock psichedelico e di ambientazioni alla Leftfield, lontane dalle hits da club e dai chili di remix che i due hanno fornito di continuo nelle ultime annate. “Cisco” lascia riscoprire l’amore per l’afro, “Rothaus” è disco in slow-motion con accenni trance ed accenti rock, ed infine “Rett PÃ¥” e “Skal Vi Prøve NÃ¥?” a rappresentare la post-disco. Che siano loro le nuove star del pop norvegese dopo gli a-ha?

-Faceless Mind “Glasriket EP” (Lunar Disko): l’electro dei Drexciya ha trovato un appoggio più che fondamentale nel suono svedese dei Faceless Mind, da sempre inclini nell’assemblare ritmi robotici a suoni futuristici. Il loro nuovo EP pubblicato dalla giovane Lunar Disko non sposta l’attenzione dai precedenti lavori: ogni traccia bilancia in modo perfetto melodie ancestrali, basslines meccanici e grooves cadenzati da sincopi o da battute quaternarie intagliate nella classica 808. “My Machine” e “Glasriket”, in particolare, sembrano ammiccare in modo più diretto all’onda cyberspaziale di Dopplereffekt, altro artista a cui il duo formato da Luke Eargoggle e Johan Inkinen sembra ispirarsi con più convinzione.

-Holger Zilske “Holz” (Playhouse): la label di Francoforte sul Meno, ritenuta a ragion veduta la capostipite europea del genere minimal, immette sul mercato l’album di Holger Zilske, artista che ha visto crescere vertiginosamente le proprie quotazioni grazie all’attività come Smash TV. Adesso, proponendosi col suo nome anagrafico, assembla un lp popolato da suoni sottratti ad universi musicali paralleli alla dance più classica (abstract, glitch, experimental). 10 le tracce (tra esse anche collaborazioni con Dj Mini ed August Landelius) fatte di stesure destrutturalizzate, un marasma di percussioni digitali e piuttosto inconsuete e melodie che disorientano l’ascoltatore trasportandolo in posizioni intermedie tra i loops della musica da ballo e le sensazioni più sperimentaliste dell’electronica più concettuale. Tra le più gradevoli segnalo “Roter Rausch”, “Work”, “Metrodancer”, “Olho Gordo” e “Golden” che riporta ai (bei) tempi dell’ormai inattiva Laboratory Instinct.

Electric greetz

DJ GIO MC-505

Giosuè Impellizzeri

Giornalista musicale, consulente per eventi, reporter per festival internazionali, produttore discografico, A&R e promoter per una label, autore della colonna sonora di un videogame, autore di un libro dedicato alla Dance anni Novanta, selezionatore e redattore di shows radiofonici, Dottore in Beni Culturali: tutto in uno. Giosuè Impellizzeri da un lato, DJ Gio MC-505 dall'altro. Le prime recensioni appaiono su una fanzine, nel 1996. Dopo quattro anni inizia il viaggio che si sviluppa su testate cartacee e sul web (TheDanceWeb, Cubase, Trend Discotec, DiscoiD, Radio Italia Network, TechnoDisco, Jay Culture, Soundz, Disc-Jockey.it, Basebog, La Nuit, Jocks Mag, AmPm Magazine). Ogni anno dà vita ad oltre seicento pubblicazioni, tra articoli, recensioni ed interviste realizzate in ogni angolo del pianeta. Tutto ciò gli vale la nomina, da parte di altri esponenti del settore, di 'techno giornalista', rientrando tra i pionieri italiani del giornalismo musicale sul web. Nel 2002 fa ingresso nel circolo dei DJs che si esibiscono in Orgasmatron, contenitore musicale di Radio Italia Network, proponendo per primo in un network italiano appartenente alla fascia del mainstream un certo tipo di Electro, imparentata con la Disco, il Synth Pop e la Techno. Nel medesimo periodo conduce, per la stessa emittente e in particolare per il programma di Tony H e Lady Helena, la rubrica TGH in veste di inviato speciale alla ricerca di novità musicali provenienti da tutto il mondo. Per quel che concerne la sfera della produzione discografica, dopo le demo tracks realizzate nella seconda metà degli anni Novanta, incide il primo EP tra 2001 e 2002, "Android's Society", che contiene "Commodore Generation", remixata dai finlandesi Ural 13 Diktators, finita nella top-ten dei più suonati sulle passerelle di moda milanesi e supportata da nomi importanti tra cui Tampopo, David Carretta, Vitalic, Capri, DJ Hell e Romina Cohn. La storia continua con altre esperienze, vissute prima tra le mura della H*Plus di Tony H ("Tameshi Wari EP" e "Superstar Heroes EP") e poi tra le fila delle tedesche Vokuhila ("Engel Und Teufel EP", con "El Diablero" remixato dagli Hong Kong Counterfeit e Maxx Klaxon), 38db Tonsportgruppe ("Borneo EP", col remix Electro Disco di Chris Kalera) e della slovena Fargo (col rombante "Technomotor EP"). Dal 2005 al 2008 affianca Francesco Passantino e Francesco Zappalà nella conduzione della Tractorecords e della Laboraudio, digital-label concepita come laboratorio di musica finalizzata alla valorizzazione di artisti appartenenti al sottobosco creativo. Poi collabora col bolognese Wawashi DJ (oggi nel chiacchierato progetto Hard Ton) per "Gary Gay", si lascia remixare dallo svedese Joel 'Jor-El' Alter ("Stroboscopic Life"), partecipa al "The Church Of Pippi Langstrumpf" su Dischi Bellini e viene invitato dall'etichetta berlinese Das Drehmoment a prendere parte al progetto "Rückwärts Im Uhrzeigersinn" insieme ad altri artisti di spessore internazionale tra cui Kalson, Replicant, Makina Girgir, Starcluster e Polygamy Boys. Nel 2010, dopo nuove esperienze discografiche ("Gaucho", su Disco Volante Recordings, coi remix di Gabe Catanzaro, Hard Ton, Valyom & Karada, Midnight Express e Bangkok Impact, e "The World In A Pocket EP", su Prodamkey/Analog Dust, avvalorato dalle versioni di -=UHU=-, Alek Stark, Downrocks, Snuff Crew, Gesloten Cirkel e Metacid), diventa free lance per DJ Mag Italia, versione italiana della celeberrima testata editoriale inglese dedicata alla musica elettronica e alla DJculture. In parallelo fonda, con l'amico Mr. Technium, la Sauroid, etichetta che si propone come punto di raccordo e diffusione di diversi stili tra cui Acid House, Italo Disco, Electro, Nu Rave e Chiptune.

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