#236 -Il ritorno di fiamma dei Fischerspooner

Scoperti da John Selway (“Emerge” uscì nella primavera del 2000 su Serotonin) e lanciati su scala mondiale l’anno dopo da Dj Hell e la sua International Deejay Gigolo, i Fischerspooner rientrano tra i nomi più accreditati della scena electro-pop contemporanea. Ispirati palesemente dalla new-wave, dal synth-pop e dal rock partorito negli anni ottanta, Warren Fischer e Casey Spooner hanno, inconsciamente, dato il la al movimento poi definito electroclash. Unendo suoni tipicamente analogici a testi pop-indie-rock, hanno preso d’assalto le charts internazionali con “#1” che, oltre alla citata “Emerge”, conteneva altre gemme rivelatesi senza tempo come “Natural Disaster”, “Turn On”, “Invisible” e “The 15th” (cover dell’omonimo dei Wire). Poi, con “Odyssey”, del 2005, saltano lo steccato dell’underground conquistando la Capitol Records intenta a lanciarli definitivamente nel pop. Brani come “Just Let Go”, “We Need A War”, “A Kick In The Teeth” e “Never Win” però aiutano solo in parte ad affrontare l’ardua salita verso le vette delle classifiche mondiali: ai Fischerspooner manca essenzialmente un’altra hit del calibro di “Emerge”. Il loro universo sonoro, un distillato tra punk e pop, tra electro anni ottanta e techno del duemila, riassume sostanzialmente quel che è accaduto alla musica nell’ultimo ventennio (toccando Kraftwerk, Depeche Mode e Gary Numan) ma risulta troppo elaborato per essere definito volgarmente pop (olare). I due si rilanciano nel 2008 mediante la francese Kitsuné Music, icona dell’electro-indie-disco, rilasciando una manciata di singoli (“Danse En France” e l’esplicito “The Best Revenge”), che oggi ritroviamo nel terzo full, “Entertainment”, edito dall’inglese Lo Recordings. Registrato nell’arco di due anni con Jeff Saltzman (già all’opera con The Killers e con altri astri della scena indie-rock più sotterranea), “Entertainment” è lo specchio del pop elettronico del duo di New York in cui coabitano, ancora, le movenze del suono danzereccio e la psichedelia del rock. “We Are Electric”, “Money Can’t Dance”, “In A Modern World”, “Supply & Demand” e “To The Moon” rappresentano gli esempi più lampanti e chiari. Più rock-oriented (quasi alla Muse) sono “Amuse Bouche” e “Door Train Home” mentre “Infidels Of The World Unite” potrebbe ricordare a più di qualcuno i ‘nostri’ Planet Funk. “Entertainment” è un lavoro gradevole, non eccessivamente sperimentalista ma avanguardista quel che basta per non essere annoverato nel pop, settore divenuto per molti il bacino di raccolta della musica ‘usa e getta’.

-Various “You Can Trust A Man With A Moustache Vol.1/2” (Moustache): nata negli anni ottanta come risposta alla disco music americana e alla rivoluzione new wave in atto nel Nord Europa, l’italodisco ha fatto parlare il mondo intero. Uniformando al suo interno la disco, il punk e la new-wave, italodisco corrisponde ad un particolare filone che in tanti si sono cimentati a riproporre nel corso del tempo ma gli olandesi detengono, probabilmente, il primato di maggiore prolificità. La Moustache di David Vunk, non a caso, è di Rotterdam ed è nata proprio col fine di fornire una continuità allo stile nato per mano degli italiani circa trent’anni fa. Il doppio vinile (uno bianco, uno rosa) che esce in questi giorni raduna otto brani di gran valore che faranno felici gli irriducibili dei suoni 80s. Electrick Dragon, prima con “Breakaway” e poi con “Davorite”, irrora la sua italo con melodie celestiali mutuate dalla trance mentre Lucy Montenegro, sia con “Lucy Loves Hairy Boys” che con “Lucy In The Sky”, si adagia sull’italodisco più classica rielaborata con cura e devozione e decorata da melodie che scorrono perfette nell’assetto funk spaziale. Rilevante la presenza di Alden Tyrell, tra gli artefici della italo new-school: la sua “What Your Eyes Can Do” è emozionalmente pregna e richiama a gran voce lo stile della bolognese Italian Records (Stupid Set, Gaznevada, N.O.I.A., Confusional Quartet) con grooves marcati e basslines evidenti che fanno da cornice a melodie romantiche. Altrettanto favolosa l’espressione psycho-funk degli Elitechnique con “Minirimini”, la scia spacedisco moroderiana di Mark Du Mosch con “Vexilloid” e l’electro glaciale giocata sulle ottave del finnico Mauno Kalevi con “Supercry”. Se bazzicate l’ambiente di Clone & Co. probabilmente avrete entrambi i 12″ già nel vostro flight-case.

-Exercise One “In Cars We Rust” (Mobilee): tra i più accreditati esponenti della scuderia di Anja Schneider e Ralf Kollman, gli Exercise One (ossia Marco Freivogel ed Ingo Gansera) rilasciano il loro primo album. La metodologia di lavoro dietro “In Cars We Rust” è imperniata essenzialmente sul ‘real time’, ovvero il comunicare all’ascoltatore attraverso la gestualità e la manualità applicate agli sviluppi del suono e dell’effettistica. Lo stile del duo berlinese ondeggia tra musica dance e da ascolto: da “Circeo”, un mix tra electronica, dub e glitch alla Apparat, si passa alla cassa che segna il tempo di “1994” e all’impronta rock di “It Is Happening Again” (il basso è suonato da Jacopo Carreras). C’è anche la hypno-minimal-techno di “Trapdoor”, l’electro nebulizzata di “The Drunken Tinman”, l’ambient etereo di “Good Kid”, la techno old-school con la 909 in evidenza di “What You Say”, la microtechno di “Don’t Slip” e “Just Not!” e la deep-house melanconica di “No News Today” e “Sleeper”, entrambe col featuring di Argenis Brito. Come è facile immaginare, si tratta di un lavoro che attinge da più generi facendoli propri personalizzandoli il più possibile al fine di evitare di omologarsi con la massa.

-Broombeck “Mono Turn Revisited” (Big City Beats Tec): inciso nel “Revelations Vol. 1” dell’estate del 2008, “Mono Turn” ha riscosso tanti feedbacks positivi da convincere la label a commissionarne nuove versioni col fine di fornire nuova linfa vitale ed eventuale longevità. Dall’Italia arriva la techno danzante di Alex D’Elia e Nihil Young (i due di Frequenza Records), fluida nella successione dei suoni e tanto dinamica nel groove, mentre dalla Germania giunge la tech-house nebbiosa costruita da Solomun, rischiarata solo da una sottile patina tribale. La mia preferenza cade sulla terza rivisitazione ad opera di Franky B aka Cryptic Monkey: techno a metà strada tra old-school e deep, che tornerà utilissima durante le caldi nottate estive.

-Dirt Crew “Blow” (Moodmusic): emersi nel 2004 grazie alla My Best Friend di Colonia, ma soprattutto per la hit “808 Lazerbeam” che fece parlare di ghetto-house, i Dirt Crew hanno continuato imperterriti la propria carriera lasciandosi influenzare parzialmente dalla tendenza minimalista ma senza perdere del tutto la passione per il suono primitivo di Chicago e New York dei primi anni novanta. Nei brani di “Blow”, terzo lp dopo “The First Chapter” del 2006 e “Raw” del 2007, ritroviamo scorci di storia come “Deep Cover”, “Clap”, “Parade” e “The Real Shit”, in cui si odono distintive le pulsazioni della house prima maniera. Per il resto ci si trova a fronteggiare con tracce efficaci ma non particolarmente ispirate dal punto di vista creativo (“Rough Roads”, “Redux”, “Slope”, “Scenario”), seppur in linea con l’evoluzione della house music.

-Parallels “Ultralight” (Thisisnotanexit): dopo una serie di uscite non ufficiali ed EP digitali, i canadesi Parallels incidono, per la prima volta, su vinile. A credere nel loro suono, radioso mix tra l’electro-disco più appetibile per le dancefloors e la new-wave anni ottanta, è l’inglese Thisisnotanexit. La struttura vocale dei loro brani ricorda il pop più classico (la voce di Holly Dodson sembra ammiccare alla Madonna di “Like A Virgin” o ai più recenti di Kylie Minogue) mentre l’energia dei ritmi programmati da Cameron Findlay rammenta l’italodisco tanto cara a chi segue questo tipo di musica. I synths suonati da Joey Kehoe, infine, donano al tutto quell’estetica che riporta allo stile moroderiano. Questo è il sunto di “Ultralight”, sulla quale insiste costante il battito quaternario della cassa. Approccio più rock con la batteria suonata a mano invece per “Midnight Voices” (un brano che, in tutta franchezza, avrebbe potuto far parte di “Confessions On A Dance Floor” della già citata Madonna, non sfigurando affatto se paragonato alla produzione di Stuart Price). Per ultimo arriva “Dry Blood”, scandito da reminiscenze alla Goblin, tinteggiate (ancora) da pennellate new-wave e dalla presenza vocale passata nel vocoder. E’ questa l’electro-pop del post millennio.

-Siriusmo “The Uninvited Guest” (Monkeytown Records): Moritz Friedrich è il prescelto per aprire il catalogo ancora vergine della Monkeytown, neo etichetta fondata dai Modeselektor. Il tedesco, che opera nello stesso solco di Housemeister, Shir Khan e Boys Noize, si reputa un fan sfegatato di vecchi synths analogici, strumenti da cui estrapola le giuste idee per dare corpo al suo fantasioso stile, una personale rielaborazione del suono distorto tipico dell’electro-noize alla Justice: l’effetto che ne deriva ha un approccio quasi ludico, giocoso, ricco di sfumature nu-rave e pfunk incrociate. “The Uninvited Guest” è un maxi EP contenente 6 brani psicotici, in costante bilico tra il consueto e l’imprevedibile. “High Together”, ad esempio, collassa nell’assurdo sfoderando un hip-hop distorto, raggrinzito da bassi urlanti e melodie altalenanti. Siriusmo è uno che si burla degli stili pre-programmati, preferendo il coraggioso inverosimile al meno audace fritto misto tech-house.

-Diskokaine feat. Dj Funk “Bikinini” (Gomma Dance Tracks): la nuova sublabel di Gomma promuove la musica del viennese Wolfram Eckert, noto nell’ambiente per aver scoperto e prodotto per primo Sally Shapiro. Nell’attesa che esca il suo primo full, previsto per l’autunno, esce “Bikinini” (il prosieguo al forte “Riminini” edito solo in digitale nel 2008), un brano che al suo interno frulla con vigore reminiscenze della piano-house e della rave-techno dei primi anni novanta. I remix di Dj Funk e Christopher Just, velocizzati nei bpm, sembrano addirittura ripescare nel mondo della happycore di personaggi come Paul Elstak, Scooter e The Ultimate Seduction. Più pacata invece l’andatura della versione di Telonius. Un disco che fa tornare il sorriso anche sul volto del più imbronciato.

-Minus 8 “Slow Motion” (Compost): arriva dal Paese della cioccolata, degli orologi e delle banche il nuovo album di Robert Jan Meyer alias Minus 8. Il suo è uno stile fatto di musica lounge, nujazz e balearic: il tutto sotto la luce del sole (o delle stelle). Tra le più emozionali trovo “Everybody’s Gotta Learn Sometime” (cover del classico dei The Korgis, ripreso più volte nel campo della dance), “Last Nite”, “Enigma Of A Summer Afternoon”, “Hustler” e “Make Your Day” che lasciano riscoprire le piacevolezze della garage quasi del tutto sepolta dalle tendenze electroidi, e “Juy”, col featuring di Rachel Montana, r’n’b dal potenziale risvolto pop.

Electric greetz

DJ GIO MC-505

Giosuè Impellizzeri

Giornalista musicale, consulente per eventi, reporter per festival internazionali, produttore discografico, A&R e promoter per una label, autore della colonna sonora di un videogame, autore di un libro dedicato alla Dance anni Novanta, selezionatore e redattore di shows radiofonici, Dottore in Beni Culturali: tutto in uno. Giosuè Impellizzeri da un lato, DJ Gio MC-505 dall'altro. Le prime recensioni appaiono su una fanzine, nel 1996. Dopo quattro anni inizia il viaggio che si sviluppa su testate cartacee e sul web (TheDanceWeb, Cubase, Trend Discotec, DiscoiD, Radio Italia Network, TechnoDisco, Jay Culture, Soundz, Disc-Jockey.it, Basebog, La Nuit, Jocks Mag, AmPm Magazine). Ogni anno dà vita ad oltre seicento pubblicazioni, tra articoli, recensioni ed interviste realizzate in ogni angolo del pianeta. Tutto ciò gli vale la nomina, da parte di altri esponenti del settore, di 'techno giornalista', rientrando tra i pionieri italiani del giornalismo musicale sul web. Nel 2002 fa ingresso nel circolo dei DJs che si esibiscono in Orgasmatron, contenitore musicale di Radio Italia Network, proponendo per primo in un network italiano appartenente alla fascia del mainstream un certo tipo di Electro, imparentata con la Disco, il Synth Pop e la Techno. Nel medesimo periodo conduce, per la stessa emittente e in particolare per il programma di Tony H e Lady Helena, la rubrica TGH in veste di inviato speciale alla ricerca di novità musicali provenienti da tutto il mondo. Per quel che concerne la sfera della produzione discografica, dopo le demo tracks realizzate nella seconda metà degli anni Novanta, incide il primo EP tra 2001 e 2002, "Android's Society", che contiene "Commodore Generation", remixata dai finlandesi Ural 13 Diktators, finita nella top-ten dei più suonati sulle passerelle di moda milanesi e supportata da nomi importanti tra cui Tampopo, David Carretta, Vitalic, Capri, DJ Hell e Romina Cohn. La storia continua con altre esperienze, vissute prima tra le mura della H*Plus di Tony H ("Tameshi Wari EP" e "Superstar Heroes EP") e poi tra le fila delle tedesche Vokuhila ("Engel Und Teufel EP", con "El Diablero" remixato dagli Hong Kong Counterfeit e Maxx Klaxon), 38db Tonsportgruppe ("Borneo EP", col remix Electro Disco di Chris Kalera) e della slovena Fargo (col rombante "Technomotor EP"). Dal 2005 al 2008 affianca Francesco Passantino e Francesco Zappalà nella conduzione della Tractorecords e della Laboraudio, digital-label concepita come laboratorio di musica finalizzata alla valorizzazione di artisti appartenenti al sottobosco creativo. Poi collabora col bolognese Wawashi DJ (oggi nel chiacchierato progetto Hard Ton) per "Gary Gay", si lascia remixare dallo svedese Joel 'Jor-El' Alter ("Stroboscopic Life"), partecipa al "The Church Of Pippi Langstrumpf" su Dischi Bellini e viene invitato dall'etichetta berlinese Das Drehmoment a prendere parte al progetto "Rückwärts Im Uhrzeigersinn" insieme ad altri artisti di spessore internazionale tra cui Kalson, Replicant, Makina Girgir, Starcluster e Polygamy Boys. Nel 2010, dopo nuove esperienze discografiche ("Gaucho", su Disco Volante Recordings, coi remix di Gabe Catanzaro, Hard Ton, Valyom & Karada, Midnight Express e Bangkok Impact, e "The World In A Pocket EP", su Prodamkey/Analog Dust, avvalorato dalle versioni di -=UHU=-, Alek Stark, Downrocks, Snuff Crew, Gesloten Cirkel e Metacid), diventa free lance per DJ Mag Italia, versione italiana della celeberrima testata editoriale inglese dedicata alla musica elettronica e alla DJculture. In parallelo fonda, con l'amico Mr. Technium, la Sauroid, etichetta che si propone come punto di raccordo e diffusione di diversi stili tra cui Acid House, Italo Disco, Electro, Nu Rave e Chiptune.

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