Maximilian Skiba – One To Pray To (Under The Shade)

Sono ormai un pò di anni che Skiba è diventato uno dei miei eroi: il giovane artista polacco, scoperto e lanciato dalla Boxer Recordings nel 2005, è cresciuto attraverso mirabolanti apparizioni su Skylax, Gomma (incarnando la metà del progetto The KDMS con Kathy Diamond) e Moustache Records (ma dove appare come Lucy Montenegro). Amante degli anni Ottanta e di tutto il bagaglio sonico che quel decennio amato/odiato ci ha lasciato in eredità, Skiba è un virtuoso di strumenti d’annata (in primis il Clavinet, particolarmente usato in brani Funk e Disco) che adopera con maestria e voglia di sorprendere. La sua Nu Disco è piena di accorgimenti tecnici che non passano inosservati all’orecchio di un ascoltatore attento, e trasmette prima di tutto emozioni. “One To Pray To”, impreziosita dalla parte vocale di Snax, sembra essere fuoriuscita da una vecchia cantina, da una discografia collocata cronologicamente tra 1983 e 1986, dai ricordi di ormai sbiadite cartoline di vacanze estive riposte in polverose credenze stipate nei solai. Ritmicamente più incisivo il remix confezionato dai Beg To Differ (Nick Chacona e Roy Dank), non molto dissimile dalla versione originale a mio modo di vedere già perfetta e quindi con margini di miglioramento pari allo zero. Avanti poi con “Fire Dance”, in cui il talentuoso artista miscela i suoi classici elementi ma ricorrendo ad una soluzione più mirata al discorso clubby e quindi privata di ogni riferimento vocale. Scorcio Funk al centro, con un break sognante che sembra prelevato da un vecchio Salsoul, poi increspato da un ottimo lavoro eseguito al bassline. Accattivante anche il remix di Ray Mang, che sintetizza in poco meno di otto minuti le sue esperienze su Eskimo, DFA e Mangled mediante un corposo brano Disco House rinvigorito da un’ottima sezione percussiva e calde tastiere.

Giosuè Impellizzeri

Giornalista musicale, consulente per eventi, reporter per festival internazionali, produttore discografico, A&R e promoter per una label, autore della colonna sonora di un videogame, autore di un libro dedicato alla Dance anni Novanta, selezionatore e redattore di shows radiofonici, Dottore in Beni Culturali: tutto in uno. Giosuè Impellizzeri da un lato, DJ Gio MC-505 dall'altro. Le prime recensioni appaiono su una fanzine, nel 1996. Dopo quattro anni inizia il viaggio che si sviluppa su testate cartacee e sul web (TheDanceWeb, Cubase, Trend Discotec, DiscoiD, Radio Italia Network, TechnoDisco, Jay Culture, Soundz, Disc-Jockey.it, Basebog, La Nuit, Jocks Mag, AmPm Magazine). Ogni anno dà vita ad oltre seicento pubblicazioni, tra articoli, recensioni ed interviste realizzate in ogni angolo del pianeta. Tutto ciò gli vale la nomina, da parte di altri esponenti del settore, di 'techno giornalista', rientrando tra i pionieri italiani del giornalismo musicale sul web. Nel 2002 fa ingresso nel circolo dei DJs che si esibiscono in Orgasmatron, contenitore musicale di Radio Italia Network, proponendo per primo in un network italiano appartenente alla fascia del mainstream un certo tipo di Electro, imparentata con la Disco, il Synth Pop e la Techno. Nel medesimo periodo conduce, per la stessa emittente e in particolare per il programma di Tony H e Lady Helena, la rubrica TGH in veste di inviato speciale alla ricerca di novità musicali provenienti da tutto il mondo. Per quel che concerne la sfera della produzione discografica, dopo le demo tracks realizzate nella seconda metà degli anni Novanta, incide il primo EP tra 2001 e 2002, "Android's Society", che contiene "Commodore Generation", remixata dai finlandesi Ural 13 Diktators, finita nella top-ten dei più suonati sulle passerelle di moda milanesi e supportata da nomi importanti tra cui Tampopo, David Carretta, Vitalic, Capri, DJ Hell e Romina Cohn. La storia continua con altre esperienze, vissute prima tra le mura della H*Plus di Tony H ("Tameshi Wari EP" e "Superstar Heroes EP") e poi tra le fila delle tedesche Vokuhila ("Engel Und Teufel EP", con "El Diablero" remixato dagli Hong Kong Counterfeit e Maxx Klaxon), 38db Tonsportgruppe ("Borneo EP", col remix Electro Disco di Chris Kalera) e della slovena Fargo (col rombante "Technomotor EP"). Dal 2005 al 2008 affianca Francesco Passantino e Francesco Zappalà nella conduzione della Tractorecords e della Laboraudio, digital-label concepita come laboratorio di musica finalizzata alla valorizzazione di artisti appartenenti al sottobosco creativo. Poi collabora col bolognese Wawashi DJ (oggi nel chiacchierato progetto Hard Ton) per "Gary Gay", si lascia remixare dallo svedese Joel 'Jor-El' Alter ("Stroboscopic Life"), partecipa al "The Church Of Pippi Langstrumpf" su Dischi Bellini e viene invitato dall'etichetta berlinese Das Drehmoment a prendere parte al progetto "Rückwärts Im Uhrzeigersinn" insieme ad altri artisti di spessore internazionale tra cui Kalson, Replicant, Makina Girgir, Starcluster e Polygamy Boys. Nel 2010, dopo nuove esperienze discografiche ("Gaucho", su Disco Volante Recordings, coi remix di Gabe Catanzaro, Hard Ton, Valyom & Karada, Midnight Express e Bangkok Impact, e "The World In A Pocket EP", su Prodamkey/Analog Dust, avvalorato dalle versioni di -=UHU=-, Alek Stark, Downrocks, Snuff Crew, Gesloten Cirkel e Metacid), diventa free lance per DJ Mag Italia, versione italiana della celeberrima testata editoriale inglese dedicata alla musica elettronica e alla DJculture. In parallelo fonda, con l'amico Mr. Technium, la Sauroid, etichetta che si propone come punto di raccordo e diffusione di diversi stili tra cui Acid House, Italo Disco, Electro, Nu Rave e Chiptune.

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