Jacek Sienkiewicz – On The Road (Cocoon Recordings)

Chissà quante volte avrà sentito pronunciare in modo errato il suo cognome, pieno di consonanti dure al pari di Paul Brtschitsch: Jacek Sienkiewicz, polacco, classe ’76, è al quarto album (il terzo sulla label di Sven Väth) che incornicia egregiamente un appassionato lavoro discografico decennale. Parlando di un progetto targato Cocoon Recordings si rischia di cadere nell’ovvietà, nel affermare cose già dette o passare per chi loda musica definita dorata in virtù dell’appartenenza editoriale ad uno dei gruppi discografici più influenti del pianeta, ma l’ascolto attento dell’album di Sienkiewicz annullerà ogni timore di questo tipo. “On The Road” è prodotto con cognizione di causa e il suo autore non è tra quelli che si ritrovano a fare serate nei clubs di mezzo mondo solo perchè baciati dalla fortuna. Il Nostro è uno che la musica la elabora con capacità, senza appigliarsi alle solite loopate prive di cuore. Il suo sound attinge dalla Techno e dalla House, incrocia ritmi, suoni, effetti in un flusso dinamico (“Departure 11”), che solo in un paio di occasioni sembra sfiorare il mondo modaiolo della M_nus (“On The Road Again”), seppur aggiungendo una serie di virtuosismi e strumentazioni alquanto inusuali. C’è anche dell’ottima Deep House, rilassata e mentale in “Fear”, più cacofonica e gracchiante in “Telegram”. La House ha cambiato pelle? Certo, e “Lost And Found” ne è la prova, come attestano “Sing It”, sebbene molti riferimenti corrano al mondo di Detroit di UR e DJ Rolando, dagli archi lussuriosi che strisciano sotto le eliche degli hihats, e “Peregrinating”, che fruga nel Dark facendosi largo in un canneto di appuntiti glitches sorretti da stereofonici pads. Il finale si stringe nell’Ambient più spirituale ed impalpabile con “Arrival 12”, che spinge in direzioni talmente oniriche da materializzare scenari ibizenchi, quando i timidi raggi del sole iniziano a scaldare la terra raffreddata dalle tenebre notturne.

Giosuè Impellizzeri

Giornalista musicale, consulente per eventi, reporter per festival internazionali, produttore discografico, A&R e promoter per una label, autore della colonna sonora di un videogame, autore di un libro dedicato alla Dance anni Novanta, selezionatore e redattore di shows radiofonici, Dottore in Beni Culturali: tutto in uno. Giosuè Impellizzeri da un lato, DJ Gio MC-505 dall'altro. Le prime recensioni appaiono su una fanzine, nel 1996. Dopo quattro anni inizia il viaggio che si sviluppa su testate cartacee e sul web (TheDanceWeb, Cubase, Trend Discotec, DiscoiD, Radio Italia Network, TechnoDisco, Jay Culture, Soundz, Disc-Jockey.it, Basebog, La Nuit, Jocks Mag, AmPm Magazine). Ogni anno dà vita ad oltre seicento pubblicazioni, tra articoli, recensioni ed interviste realizzate in ogni angolo del pianeta. Tutto ciò gli vale la nomina, da parte di altri esponenti del settore, di 'techno giornalista', rientrando tra i pionieri italiani del giornalismo musicale sul web. Nel 2002 fa ingresso nel circolo dei DJs che si esibiscono in Orgasmatron, contenitore musicale di Radio Italia Network, proponendo per primo in un network italiano appartenente alla fascia del mainstream un certo tipo di Electro, imparentata con la Disco, il Synth Pop e la Techno. Nel medesimo periodo conduce, per la stessa emittente e in particolare per il programma di Tony H e Lady Helena, la rubrica TGH in veste di inviato speciale alla ricerca di novità musicali provenienti da tutto il mondo. Per quel che concerne la sfera della produzione discografica, dopo le demo tracks realizzate nella seconda metà degli anni Novanta, incide il primo EP tra 2001 e 2002, "Android's Society", che contiene "Commodore Generation", remixata dai finlandesi Ural 13 Diktators, finita nella top-ten dei più suonati sulle passerelle di moda milanesi e supportata da nomi importanti tra cui Tampopo, David Carretta, Vitalic, Capri, DJ Hell e Romina Cohn. La storia continua con altre esperienze, vissute prima tra le mura della H*Plus di Tony H ("Tameshi Wari EP" e "Superstar Heroes EP") e poi tra le fila delle tedesche Vokuhila ("Engel Und Teufel EP", con "El Diablero" remixato dagli Hong Kong Counterfeit e Maxx Klaxon), 38db Tonsportgruppe ("Borneo EP", col remix Electro Disco di Chris Kalera) e della slovena Fargo (col rombante "Technomotor EP"). Dal 2005 al 2008 affianca Francesco Passantino e Francesco Zappalà nella conduzione della Tractorecords e della Laboraudio, digital-label concepita come laboratorio di musica finalizzata alla valorizzazione di artisti appartenenti al sottobosco creativo. Poi collabora col bolognese Wawashi DJ (oggi nel chiacchierato progetto Hard Ton) per "Gary Gay", si lascia remixare dallo svedese Joel 'Jor-El' Alter ("Stroboscopic Life"), partecipa al "The Church Of Pippi Langstrumpf" su Dischi Bellini e viene invitato dall'etichetta berlinese Das Drehmoment a prendere parte al progetto "Rückwärts Im Uhrzeigersinn" insieme ad altri artisti di spessore internazionale tra cui Kalson, Replicant, Makina Girgir, Starcluster e Polygamy Boys. Nel 2010, dopo nuove esperienze discografiche ("Gaucho", su Disco Volante Recordings, coi remix di Gabe Catanzaro, Hard Ton, Valyom & Karada, Midnight Express e Bangkok Impact, e "The World In A Pocket EP", su Prodamkey/Analog Dust, avvalorato dalle versioni di -=UHU=-, Alek Stark, Downrocks, Snuff Crew, Gesloten Cirkel e Metacid), diventa free lance per DJ Mag Italia, versione italiana della celeberrima testata editoriale inglese dedicata alla musica elettronica e alla DJculture. In parallelo fonda, con l'amico Mr. Technium, la Sauroid, etichetta che si propone come punto di raccordo e diffusione di diversi stili tra cui Acid House, Italo Disco, Electro, Nu Rave e Chiptune.

Lascia un commento