Mi sono innamorato della musica di Ilya Santana nel 2004, quando Daniel Wang pubblica, sulla sua Balihu Records, “Walking On A Crystal Sea”, un disco che rappresenta in un sol colpo tutto il cosmo musicale dell’artista. In questi anni il suo nome ha acquisito molto rispetto, grazie all’accesa creatività inscritta in ambito Nu Disco ma ricca di molteplici influenze, a testimoniare una vena ispirativa reale e non fittizia, generata dalla semplice voglia di “stare sul mercato”. “A Western Tale” condensa ciò che Santana ha fatto in questo arco di tempo, e fa dello spagnolo un artista completo e non relegato al solo frangente del dancefloor. I dodici brani qui racchiusi infatti si spingono ben oltre il martellio dei 4/4, rimandando al Downbeat ibizenco e alle caratteristiche eteree di Alan Parsons, Jean-Michel Jarre o Vangelis. La peculiarità risiede nel saper forgiare un soave combo di melodie e ritmo, ravvivato continuamente da arpeggi celestiali decisamente cosmici (ed ecco “Cosmic Solstice”, “Your Lights & My Shadows”, “Forget Me Not”, “Travel Rock”, “A Love Scene” e “Slave Dancer”, dove si riscontra pure un’impronta Krautrock). La battuta rallentata è l’altro comune denominatore dell’album, e brani come “Outland Boogie”, “Infinite Consciousness”, “Soul Rising” e “Feed Me Of Your Love” lo confermano, snocciolando attitudini quasi Synth Disco (la vivacità degli assoli richiama a gran voce certi virtuosismi di Patrick Cowley). “Running To Your Love” è tra le più incisive, forse anche per via dell’inserto vocale che l’ha già trasformata in un singolo uscito durante la scorsa estate. Un elaborato in cui la melodia recita un ruolo importante, da solista direi, dimostrando il profilo musicale di questo artista, oggi messo sotto contratto dalla londinese Nang Records ma attivo anche in versione “indie”, mediante la propria Santa Esperanza Records fondata nel 2011.