Intervista a Maxx Klaxon di Giosuè Impellizzeri 02/11/2005

Nasce a Miami, una città nota per crimini, lotte politiche e tanta nightlife. L’amore per la musica elettronica si delinea sin dall’età dell’infanzia quando, a soli sei anni, impugna il primo sintetizzatore per strimpellare delle note. Parliamo di Maxx Klaxon, un nome che per la scena internazionale della musica elettronica suona come il nuovo alfiere dell’electropop made in America. Maxx è spiritoso e s’improvvisa leader di un ideale movimento pro-electro chiamato Klaxon Youth che si batte contro la serialità della musica. Il suo fine ?? Liberare la massa dal Mental Distortion attraverso il suono che dal corpo deve conflire alla mente. Alcuni critici americani hanno provato a descriverlo come l’incontro tra musica e politica, tra Moroder e Marx o forse Mussolini. Ma Maxx non vuole combattere per uccidere ma solo per supportare il mondo dell’underground che, fin troppo spesso, vive nell’ombra e relegato a confini che paiono davvero lontani. La brigata dell’electro così trova un leader, aiutato dalla vocalist Zoreta che lo ha aiutato nel completare i lavori del suo disco appena uscito su Popular Front. Lo incontriamo mentre lavora, nel suo laboratorio di Brooklyn, a nuovi esperimenti che dovrebbero vedere luce tra qualche settimana.

Ciao Maxx. Il primo quesito è quasi d’obbligo: quando hai scoperto di nutrire amore per la musica elettronica ??
"Quando ero giovanissimo i miei genitori mi comprarono dei dischi di Wendy Carlos ed Isao Tomita nei quali si sentiva molto l’apporto dei sintetizzatori. Inoltre ero solito guardare in tv la serie "Doctor Who" piena di colonne sonore di matrice electro che mi diedero la spinta decisiva nell’addentrarmi in questo mondo. Da piccolo ascoltavo molto rock’n’roll miscelato ai pezzi dei Tangerine Dream e di Vangelis. In quegli anni inoltre il mitico "Planet Rock" di Afrika Bambaataa mi introduceva, come per magia, al mondo dello skating e della breakdance, fenomeni che a Miami trovarono presto terreno fertile. Un altra parte del mio background affonda le radici nella new-wave e nel synthpop di bands come Alphaville, Depeche Mode, Yaz, Pet Shop Boys, The Human League ed altri gruppi di successo come Art Of Noise e Laurie Anderson. Poi non posso dimenticare A-Ha, Wham!, Madonna, Tears For Fears, Mr. Mister … e tutto quello che in quegli anni impazzava sulle frequenze radiofoniche. Più tardi scoprii la techno, l’industrial, l’house, l’idm e il drum’n’bass: ormai la mia mente era pronta per accogliere qualsiasi tipo di influenza elettronica"

Quando hai deciso di vestire i panni di Maxx Klaxon ??
"Durante l’adolescenza c’erano molte ‘sottoculture’ che si stavano sviluppando e, visto che non volli essere un punk, un metalhead e tantomeno un surfer, decisi di entrare in un movimento ispirato dal potere dell’elettronica. Iniziai sperimentando con una semplice piastra di registrazione, una tastiera, un campionatore ed un sequencer. In breve raggiunsi il mio sound e la mia identità che, ipoteticamente, avrebbe dovuto liberare il mondo dalle imperfezioni mentali e musicali usando la musica. La battaglia la combatto ancora oggi attraverso quella che definisco l”electro revolution’. Un giorno, spero vicino, la vittoria arriverà e la massa marcerà a tempo di musica elettronica ;o)"

La tua musica quindi è puramente electro ??
"Mi piace definirla electropop. Spesso è un misto che combina l’energia e i suoni dell’electro e della techno con le strutture e i contenuti del pop. Ad arricchirla ci sono liriche vocali con le quali voglio personalizzarla il più possibile"

La tua prima apparizione discografica risale al 2004, anno in cui "Die With Your Boots On" finì in "Powerslave -An Elektro Tribute To Iron Maiden" su Angelmaker. Come nacque il contatto con la label dell’olandese Ra-X ??
"La mia musica è rimasta nell’ombra per parecchio tempo perchè i nemici dell”electro revolution’ hanno cercato sempre di sopprimermi … avrei dovuto contattare prima la resistenza per lasciarmi aiutare nel diffondere i messaggi di liberazione sonica !! Scherzi a parte, diedi uno dei miei cd’s ad alcuni dj’s inglesi che erano in visita a New York. Grazie a loro i miei demo iniziarono a girare su alcune scrivanie europee tra qui quella di Ra-X che mi contattò chiedendomi se ero interessato a collaborare al progetto "Powerslaves" (si trattava di un album che raccoglieva le cover, in chiave electro, dei più noti pezzi della band metal Iron Maiden ndr). Tutto questo accadeva intorno ai primi mesi del 2003, periodo in cui capii che qualcosa iniziava a muoversi. Preparai "Die With Your Boots On" che sembrò perfetta in quel periodo visto che commentava la guerra"

Da qualche mese invece è disponibile il tuo primo e.p. chiamato "Paranoid Style": parlacene.
"Paura e terrore sono abbastanza attuali in questi tempi grazie a personaggi come Bush, Blair e Berlusconi. Questo e.p. contiene una sorta di collection di tracce che per certi versi calcano la mano sul dark pur mantenenendo una vena umoristica. Beats decisi (tratti quasi interamente dalla Tr-808) si mischiano a synths analogici e a forti melodie. A coadiuvare il tutto rumori e voci maschili e femminili. Naturalmente c’è spazio anche per messaggi subliminali encodati assieme alla musica ma non vi preoccupate: non potrete ascoltarli ;o)"

"Paranoid Style" è stato il progetto che ha aperto il catalogo della tua etichetta, la Popular Front. Come mai hai deciso di fondare una personale label ??
"Attualmente la scena americana non aiuta a promuovere la musica elettronica e, in questa maniera, sempre più persone si allontanano dal fenomeno pensando che sia qualcosa relegato solo ed esclusivamente ai clubs. La via migliore per affrontare la situazione mi è sembrata quella di stampare il disco autonomamente anche per accertarmi che andasse a finire nelle giuste direzioni. E poi non avevo ancora trovato una label in grado di soddisfare pienamente le mie richieste come avere una limousine, un team di bodyguards ed uno studio di registrazione iper-tecnologico ;o) Popular Front nasce dall’idea di rappresentare ed unificare le forze del mondo per raggiungere lo stesso ideale. Il fine è diffondere buona musica elettronica aggangiandosi al pop, al rock, all’electronica più intimista e collegare underground e mainstream, clubs e radio, America ed Europa. Popular Front è ancora molto piccola e al momento lavoro anche con un’altra label, la Kinetik Media di Miami che in futuro pubblicherà i miei pezzi su vinile anche se il mio scopo rimane quello di far crescere la Popular Front sia coi miei brani che con quelli di altri artisti"

Poco fa hai accennato ad alcune nuove uscite viniliche …
"Dopo la pubblicazione (solo su cd) di "Paranoid Style" su Popular Front sarà la volta della versione vinilica su Kinetik Media che conterrà le stesse tracce. A seguire arriverà un altro 12" che focalizzerà l’attenzione sul pezzo "Italian Ice" attraverso remixes realizzati da altri producers e materiale inedito. Per molto tempo il mio unico pezzo disponibile su vinile è stato "Die With Your Boots On" stampato dalla Star Whores di Alek Stark nel various artists e.p. "666 vs 808" che traeva i contenuti da "Powerslaves" di cui abbiamo già parlato"

Il pezzo "Italian Ice" viene dalla tua conoscenza della cultura italiana ??
"No, non so bene cosa stia accadendo nella scena italiana degli ultimi anni ma mi reputo un gran fan di Dj Gio MC-505 !! Non dimentico i grandi pionieri della musica elettronica italiana come Giorgio Moroder ed Alexander Robotnick. Inoltre mi divertiva molto l’italo-disco degli anni ’80, uno stile vintage che viene proposto molto in questi ultimi tempi in alcuni clubs di New York. Gli italiani sono molto ben conosciuti nel mondo per la loro musica sin da tempi remoti. In "Italian Ice" ad esempio ho voluto inserire un breve sample estrapolato da un’opera di Vivaldi, uno dei compositori di musica classica che preferisco"

In Europa invece chi sono gli autori che ti hanno conquistato ??
"Senza ombra di dubbio la Germania è il posto nel quale nascono e prendono forma le nuove tendenze musicali. Tra le mie labels preferite c’è la Gigolo diretta da Dj Hell, uno che a mio avviso ha veramente capito qual’è il vero underground-electronic-pop. Ottima musica è anche quella di Ellen Allien, a volte meno dance e più riflessiva, ma non per questo di minor importanza. Poi ci sono anche alcune cose della Kompakt e della Beautycase che hanno trovato spazio nel mio flight-case. Reputo molto interessante anche la scena olandese, finlandese ed inglese. Spero di poter realizzare un tour in questi Paesi per poter conoscere tutti i membri europei del Klaxon Youth !!"

Attualmente abiti a New York, un’immensa metropoli che offre panorami molteplici sul mondo della musica.
"Si è vero ma negli ultimi anni l’attenzione si è diretta soprattutto verso il rock, il punk e il garage. C’è ancora qualcuno che parla di electroclash ma sono davvero in pochi perchè in America sussistono molti pregiudizi verso coloro che ascoltano musica elettronica. Spesso si afferma che la musica prodotta col computer non è ‘autentica’ paragonandola al rock che invece viene suonato da bands in carne ed ossa. Credo che tutto ciò dipenda da idee fin troppo conservative. Comunque, come accennavo poco fa, ci sono anche grandiose bands che sostengono con tutte le forze la musica elettronica oltre a quelli che, per necessità, tendono a mischiare un pò i due mondi cercando di imitare gruppi come The White Stripes e The Strokes. Come puoi ben immaginare la scena newyorkese non è per nulla unificata ma molto frammentata. Fortunatamente c’è una bella fascia di persone che, comprando gli albums dei Fischerspooner, Mount Sims, Ladytron e Juan Maclean, si accorge di avere a che fare con uno stile originale e degno di essere preso di considerazione"

In Europa, al momento, l’electronic-dance è influenzata da un netto ritorno dell’acid e della chicago-house. Credi che saranno questi i due filoni ad essere sfruttati nei prossimi mesi ??
"Generalmente non faccio distinzioni ed ammiro chi cerca di portare nuovi imput positivi alla musica. Al momento la mia attenzione è particolarmente rivolta all’electro-pop anche se non disdegno le tracce che mirano al dancefloor. Credo che la formula migliore sia quella che riesce a contagiare sia mente che corpo"

L’America è stato il Paese dove è nato il grande panorama house con nomi celebri come David Morales, Frankie Knuckles, Gonzales & Vega … Credi che la classic-house possa continuare a vivere inalterata nel futuro o forse l’elettronica prenderà il sopravvento ??
"Negli ultimi due anni abbiamo assistito ad una fusione tra house ed electro che sta segnando una forte evoluzione nel mondo legato alla classic-house. Sto aspettando con ansia il nuovo album di Tiga che, secondo me, renderà bene l’idea di questa unione. Sicuramente la classic-house proseguirà il suo cammino perchè è ben radicata ma parallelamente continueranno i forti influssi elettronici. Guarda altri stili che, assieme a componenti elettronici, hanno dato vita a nuovi generi come il miami-bass, il baile-funk, il grime … "

Tanti quelli che parlano della morte del vinile. Non a caso il tuo "Paranoid Style" è inizialmente uscito solo su cd …
"Credo che il vinile abbia le carte in regola per continuare a vivere senza problemi e personalmente spero di poter far uscire molta della mia musica su vinile. Per molti dj’s il cd risulta più pratico e meno ingombrante ma sono altrettanti quelli che si sono lasciati contagiare dal laptop per mixare direttamente coi files mp3 …"

Preferisci il vinile o il cd ??
"Posseggo una piccola collezione di vinili ma nel contempo apprezzo i cd’s che hanno facilitato il trasporto di tanta musica. Spesso mi piace registrare i miei sets su supporto digitale ma credo che vinili, cd’s ed mp3 siano destinati ad un declino. La nuova generazione ascolterà la musica via satellite"

Parliamo ancora di preferenze: in studio preferisci adoperare la tecnologia hardware o software ??
"Amo combinarli. La mia tastiera principale è la Yamaha AN1X che abbino ad altre macchine un pò più vecchiotte dalle quali escono ancora ottimi suoni. Poi faccio confluire il tutto in un piccolo mixer e poi nel computer. Ho registrato e mixato molte delle tracce di "Paranoid Style" in programmi software come Acid e Sound Forge. Al momento sto usando molto Tracktion, un programma molto potente ed intuitivo paragonabile al Cubase. Realizzo manualmente tutti gli elementi della batteria, i filtri, l’equalizzazione e poi passo la voce nel vocoder. Il mio scopo è utilizzare i suoni come se fossero dei veri e propri strumenti"

La nostra chiacchierata sta per concludersi: rimane giusto il tempo per i saluti.
"Grazie mille Giosuè per avermi intervistato attraverso domande intelligenti che mi hanno aiutato molto nell’espormi (per la prima volta) all’Italia. Vi lascio con questi pensieri sui quali, credo, si dovrebbe riflettere: ‘la varietà dei rumori è infinita. Se un giorno avremo a disposizione mille macchine differenti potremmo distinguerne altrettanti e un domani, con nuove macchine, ne potremmo conoscere altri dieci, venti o trentamila. Poi dobbiamo provare a combinarli secondo la nostra immaginazione’, Luigi Russolo; ‘il nostro obiettivo consiste nel costruire una canzone perfetta per il mondo intero’, Ralf Hütter from Kraftwerk; ‘l’ambizione è un sogno mosso da un motore V8’, Elvis Presley. Un saluto a tutti gli italiani. Maxx Klaxon"

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