Omosumo – Surfin’ Gaza (Malintenti Dischi)

Omosumo - Surfin' Gaza Ci sono dischi, come “Surfin’ Gaza”, che prima di essere ascoltati vanno capiti. Di questi tempi è diventato piuttosto difficile imbattersi in concept Album degni di tale nome, la prevedibilità ha conquistato persino il concept stesso. Ma non si tema, qui gli Omosumo vanno ben al di là dei soliti viaggi a ritroso nel tempo, o di visioni fantascientifiche adatte al pubblico di trent’anni fa. Angelo Sicurella, Roberto Cammarata ed Antonio Di Martino si lasciano ispirare dal documentario di Alexander Klein intitolato “God Went Surfing With The Devil”, incentrato su un gruppo di attivisti che si incontrano per surfare nel mare della striscia di Gaza. Nasce persino un circolo col fine di unificare israeliani e palestinesi sotto il segno del surfing. Utopia? Probabilmente si, soprattutto dopo le tragiche vicende dei mesi scorsi, ma nulla vieta di pensare che un giorno la tavola da surf possa abbattere per davvero le barriere nazionali e religiose di quei luoghi. Il disco è pervaso di atmosfere acustiche, di tanto in tanto rinforzate dalle programmazioni di batterie elettroniche e suoni artificiali: è quanto accade in “Yuk”, dove spassosi beat obliqui incorniciano la voce cristallina che alterna lingua italiana ad araba, e in “Waves”, irrigidita da evidenti contorsioni ritmiche che rendono piacevolmente imbizzarrita una sorta di botta e risposta (comune pure a “Nowhere”) tra sponde Rock e declivi elettronici. Più inclini al Rock cantautorale (un pizzico estatico e psichedelico) sono invece “Walking On Stars”, “Surfin’ Gaza” e “Dovunque Altrove”. La più ridente della playlist è “Nancy”: se chiudete gli occhi vi sembrerà per davvero di essere in riva al mare e scrutare i surf che solcano le onde in lontananza. “Ahimana”, invece, è tra le più energiche, sino a concludere su “Atlantico” con cui si torna pensierosi, riflessivi, nostalgici ed un po’ disillusi perché alla fine ci si rende conto che l’utopia di cui si parlava prima, quella coi surf a livellare il meticciato culturale, resterà tale per chissà ancora quanto tempo. [Giosuè Impellizzeri]

Giosuè Impellizzeri

Giornalista musicale, consulente per eventi, reporter per festival internazionali, produttore discografico, A&R e promoter per una label, autore della colonna sonora di un videogame, autore di un libro dedicato alla Dance anni Novanta, selezionatore e redattore di shows radiofonici, Dottore in Beni Culturali: tutto in uno. Giosuè Impellizzeri da un lato, DJ Gio MC-505 dall'altro. Le prime recensioni appaiono su una fanzine, nel 1996. Dopo quattro anni inizia il viaggio che si sviluppa su testate cartacee e sul web (TheDanceWeb, Cubase, Trend Discotec, DiscoiD, Radio Italia Network, TechnoDisco, Jay Culture, Soundz, Disc-Jockey.it, Basebog, La Nuit, Jocks Mag, AmPm Magazine). Ogni anno dà vita ad oltre seicento pubblicazioni, tra articoli, recensioni ed interviste realizzate in ogni angolo del pianeta. Tutto ciò gli vale la nomina, da parte di altri esponenti del settore, di 'techno giornalista', rientrando tra i pionieri italiani del giornalismo musicale sul web. Nel 2002 fa ingresso nel circolo dei DJs che si esibiscono in Orgasmatron, contenitore musicale di Radio Italia Network, proponendo per primo in un network italiano appartenente alla fascia del mainstream un certo tipo di Electro, imparentata con la Disco, il Synth Pop e la Techno. Nel medesimo periodo conduce, per la stessa emittente e in particolare per il programma di Tony H e Lady Helena, la rubrica TGH in veste di inviato speciale alla ricerca di novità musicali provenienti da tutto il mondo. Per quel che concerne la sfera della produzione discografica, dopo le demo tracks realizzate nella seconda metà degli anni Novanta, incide il primo EP tra 2001 e 2002, "Android's Society", che contiene "Commodore Generation", remixata dai finlandesi Ural 13 Diktators, finita nella top-ten dei più suonati sulle passerelle di moda milanesi e supportata da nomi importanti tra cui Tampopo, David Carretta, Vitalic, Capri, DJ Hell e Romina Cohn. La storia continua con altre esperienze, vissute prima tra le mura della H*Plus di Tony H ("Tameshi Wari EP" e "Superstar Heroes EP") e poi tra le fila delle tedesche Vokuhila ("Engel Und Teufel EP", con "El Diablero" remixato dagli Hong Kong Counterfeit e Maxx Klaxon), 38db Tonsportgruppe ("Borneo EP", col remix Electro Disco di Chris Kalera) e della slovena Fargo (col rombante "Technomotor EP"). Dal 2005 al 2008 affianca Francesco Passantino e Francesco Zappalà nella conduzione della Tractorecords e della Laboraudio, digital-label concepita come laboratorio di musica finalizzata alla valorizzazione di artisti appartenenti al sottobosco creativo. Poi collabora col bolognese Wawashi DJ (oggi nel chiacchierato progetto Hard Ton) per "Gary Gay", si lascia remixare dallo svedese Joel 'Jor-El' Alter ("Stroboscopic Life"), partecipa al "The Church Of Pippi Langstrumpf" su Dischi Bellini e viene invitato dall'etichetta berlinese Das Drehmoment a prendere parte al progetto "Rückwärts Im Uhrzeigersinn" insieme ad altri artisti di spessore internazionale tra cui Kalson, Replicant, Makina Girgir, Starcluster e Polygamy Boys. Nel 2010, dopo nuove esperienze discografiche ("Gaucho", su Disco Volante Recordings, coi remix di Gabe Catanzaro, Hard Ton, Valyom & Karada, Midnight Express e Bangkok Impact, e "The World In A Pocket EP", su Prodamkey/Analog Dust, avvalorato dalle versioni di -=UHU=-, Alek Stark, Downrocks, Snuff Crew, Gesloten Cirkel e Metacid), diventa free lance per DJ Mag Italia, versione italiana della celeberrima testata editoriale inglese dedicata alla musica elettronica e alla DJculture. In parallelo fonda, con l'amico Mr. Technium, la Sauroid, etichetta che si propone come punto di raccordo e diffusione di diversi stili tra cui Acid House, Italo Disco, Electro, Nu Rave e Chiptune.

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