Monoloc – Drift (CLR)

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Quello di Sascha Borchardt alias Monoloc è un nome che non circola con particolare insistenza. Le poche pubblicazioni, registrate dal 2008, però chiariscono ottimamente il suo intento: quello di rimodellare la Techno, ampliandone gli sbocchi verso generi paralleli e non, arricchendola di nuove suggestioni, diramazioni, concatenazioni. Il suo studio, a Francoforte sul Meno, è l’alveo da cui fuoriescono brani che non temono affatto di sconfinare in circuiti popolari, proprio come i nove scelti da Chris Liebing per costituire l’album di debutto. “Drift”, anticipato da “First Drift” che però, contrariamente a quanto avviene di solito, contiene due brani non presenti nell’LP, è un elaborato roccioso, madido di sudore, spiazzante. I segmenti che lo compongono rivelano intuizioni che ben oltrepassano i classici stereotipi della Techno, e l’ascolto di “Mind” e “Try”, lo chiarisce. Trattasi infatti di Techno frammista ad Ambient, tetro e plumbeo, con cassa scomposta che detta il ritmo in un brulicare di lame metalliche e voci trafitte da sibili infernali. La collaborazione con Daniel Wilde, concretizzata in “It’s Mine”, “When I Get Older” ed “It’s A Shame”, concede tregua: la voce contribuisce all’umanizzazione di un minimalismo ancora lancinante, sospeso nei pad ed appeso ad un filo invisibile che non ci fa mai toccare il suolo. Con “Things” riprende corpo la Techno astrattista del tedesco, bucata da potenti rintocchi industriali e che macina ferraglia. Attraversando la meno studiata “PBLC”, dal ritmo più standardizzato, si raggiunge “About”, dove i pugni sferrati da un pugile incontrano un muro di granito. Chiude “No Outro” che, a dispetto del titolo, è proprio un outro, demoniaco. Se impazzite per artisti come Phase, Inigo Kennedy, Xhin ed Ugandan Methods, è proprio il disco per voi.

Giosuè Impellizzeri

Giornalista musicale, consulente per eventi, reporter per festival internazionali, produttore discografico, A&R e promoter per una label, autore della colonna sonora di un videogame, autore di un libro dedicato alla Dance anni Novanta, selezionatore e redattore di shows radiofonici, Dottore in Beni Culturali: tutto in uno. Giosuè Impellizzeri da un lato, DJ Gio MC-505 dall'altro. Le prime recensioni appaiono su una fanzine, nel 1996. Dopo quattro anni inizia il viaggio che si sviluppa su testate cartacee e sul web (TheDanceWeb, Cubase, Trend Discotec, DiscoiD, Radio Italia Network, TechnoDisco, Jay Culture, Soundz, Disc-Jockey.it, Basebog, La Nuit, Jocks Mag, AmPm Magazine). Ogni anno dà vita ad oltre seicento pubblicazioni, tra articoli, recensioni ed interviste realizzate in ogni angolo del pianeta. Tutto ciò gli vale la nomina, da parte di altri esponenti del settore, di 'techno giornalista', rientrando tra i pionieri italiani del giornalismo musicale sul web. Nel 2002 fa ingresso nel circolo dei DJs che si esibiscono in Orgasmatron, contenitore musicale di Radio Italia Network, proponendo per primo in un network italiano appartenente alla fascia del mainstream un certo tipo di Electro, imparentata con la Disco, il Synth Pop e la Techno. Nel medesimo periodo conduce, per la stessa emittente e in particolare per il programma di Tony H e Lady Helena, la rubrica TGH in veste di inviato speciale alla ricerca di novità musicali provenienti da tutto il mondo. Per quel che concerne la sfera della produzione discografica, dopo le demo tracks realizzate nella seconda metà degli anni Novanta, incide il primo EP tra 2001 e 2002, "Android's Society", che contiene "Commodore Generation", remixata dai finlandesi Ural 13 Diktators, finita nella top-ten dei più suonati sulle passerelle di moda milanesi e supportata da nomi importanti tra cui Tampopo, David Carretta, Vitalic, Capri, DJ Hell e Romina Cohn. La storia continua con altre esperienze, vissute prima tra le mura della H*Plus di Tony H ("Tameshi Wari EP" e "Superstar Heroes EP") e poi tra le fila delle tedesche Vokuhila ("Engel Und Teufel EP", con "El Diablero" remixato dagli Hong Kong Counterfeit e Maxx Klaxon), 38db Tonsportgruppe ("Borneo EP", col remix Electro Disco di Chris Kalera) e della slovena Fargo (col rombante "Technomotor EP"). Dal 2005 al 2008 affianca Francesco Passantino e Francesco Zappalà nella conduzione della Tractorecords e della Laboraudio, digital-label concepita come laboratorio di musica finalizzata alla valorizzazione di artisti appartenenti al sottobosco creativo. Poi collabora col bolognese Wawashi DJ (oggi nel chiacchierato progetto Hard Ton) per "Gary Gay", si lascia remixare dallo svedese Joel 'Jor-El' Alter ("Stroboscopic Life"), partecipa al "The Church Of Pippi Langstrumpf" su Dischi Bellini e viene invitato dall'etichetta berlinese Das Drehmoment a prendere parte al progetto "Rückwärts Im Uhrzeigersinn" insieme ad altri artisti di spessore internazionale tra cui Kalson, Replicant, Makina Girgir, Starcluster e Polygamy Boys. Nel 2010, dopo nuove esperienze discografiche ("Gaucho", su Disco Volante Recordings, coi remix di Gabe Catanzaro, Hard Ton, Valyom & Karada, Midnight Express e Bangkok Impact, e "The World In A Pocket EP", su Prodamkey/Analog Dust, avvalorato dalle versioni di -=UHU=-, Alek Stark, Downrocks, Snuff Crew, Gesloten Cirkel e Metacid), diventa free lance per DJ Mag Italia, versione italiana della celeberrima testata editoriale inglese dedicata alla musica elettronica e alla DJculture. In parallelo fonda, con l'amico Mr. Technium, la Sauroid, etichetta che si propone come punto di raccordo e diffusione di diversi stili tra cui Acid House, Italo Disco, Electro, Nu Rave e Chiptune.

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