INTERVISTA A GAETANO PARISIO di Giosuè Impellizzeri 25/07/2005

Inizialmente noto come Gaetek, Gaetano Parisio è uno dei dj napoletani che meglio rappresentano la techno italiana all’estero. Sostenitore della scena groovy e di una particolare alchimia nata dall’unione tra techno ed house, Parisio esordì nel 1996 attraverso la Design, la label dell’amico Marco Carola, primo segmento dal quale è poi partito un vero e proprio viaggio che ha portato il produttore partenopeo nei cataloghi di accreditate etichette come Primate e Planet Rhythm. Nel 1997 è la volta della Conform, la sua label sulla quale approdano personaggi di spicco tra cui Cisco ‘The Advent’ Ferreira, Adam Beyer e il già citato Marco Carola col quale condivide il progetto C&G South System, andato a finire su Drumcode e Tortured. Nel ’98, grazie all’apporto fondamentale della Elp Medien di Francoforte, nasce la seconda etichetta, la Art, con la quale Parisio esprime al massimo la sua vena produttiva arricchitasi ulteriormente con una terza, la Southsoul (e la ‘sorellina’ Southsoul Appendix), destinata a releases dal respiro maggiormente housy.

Ciao Gaetano !! Per iniziare facciamo un balzo indietro negli anni parlando del tuo primo approccio con la musica. Quando hai scoperto l’elettronica e, più in particolare, la techno ??
“Beh, si tratta davvero di un bel salto !! ;o) Il mio primo approccio all’elettronica è stato chiaramente negli anni ’80 che personalmente amo tantissimo per tutto ciò che hanno rappresentato e per tutti quegli ‘input’ che hanno saputo dare alla generazione successiva di artisti. Senza dubbio ero (e rimango) un grande fan dei Depeche Mode e dei New Order che sono stati i primi a sconvolgere i miei gusti musicali facendo classici su classici, sempre attualissimi, oggi come non mai. Per me la techno è nata nel ’89-’90 quando incominciavo ad andare a ballare con i miei amici (sempre gli stessi) proprio come oggi fanno milioni di ragazzi ogni weekend. All’inizio si trattava di piccole feste qui a Napoli che erano ristrette ad una cerchia di persone, quasi sempre le stesse. Molto spesso era presente qualche ospite straniero ed io ero il classico ragazzino che stava dietro la consolle affascinato da quel mondo che si stava aprendo ai miei occhi. Forse altrettanto importante è stato il viaggiare all’estero ed andare a feste che proponevano sonorità totalmente differenti: a Napoli infatti (come in tutta Italia) in quel periodo di techno ce n’era ben poca a differenza di molta house e ‘progressive’ (si chiama così in Italia vero ?? :o))”

Come definiresti il tuo attuale stile musicale ?? Personalmente lo identifico nel ‘tech-funk’ …
“E’ una domanda che mi mette sempre un pò in difficoltà perchè il mio range è un pò più vasto. Si parte da una minimale molto spesso mentale per poter finire ad una techno un pò più esasperata ma attenzione: sempre con elementi groove e giri di basso, ecco perchè la tua definizione ‘tech-funk’ ci può tranquillamente stare. Secondo me definire un genere è sempre una limitazione essendo solo un aiuto nell’orientamento di chi ascolta”

Nei primi anni di produzione discografica vestivi i panni di Gaetek: prevedi che in futuro potrai tornare ad utilizzare questo pseudonimo che corrispondeva ad un palato maggiormente technoide ??
“Ho incomiciato ad usare lo pseudonimo Gaetek quando, agli esordi, mi chiamarono a suonare in una serata qui a Napoli. Credevo che il mio nome fosse troppo lungo e fondamentalmente poco orecchiabile ma col passar del tempo ho scoperto che, specialmente all’estero, i miei dubbi erano totalmente infondati. Oggi la gente, nonostante siano passati ben 7 anni dall’ultimo disco targato Gaetek, mi continua a chiamare così ed io non ci posso proprio fare niente anzi credo che prima o poi … ;o)”

Assieme ai concittadini Carola, Vigorito, Cerrone, Squillace e Markantonio hai creato un vero e proprio filone che ormai in Europa viene definito ‘neaples techno’. Come mai il tuo stile (e quello dei tuoi colleghi) è stato recepito in modo più veloce e più completo dal pubblico estero e non da quello nostrano ??
“La risposta è purtroppo scontata. Il fenomeno Techno in Italia non è mai scoppiato del tutto come in qualsiasi Paese europeo. Noi ragazzi napoletani non siamo mai stati pubblicizzati qui in Italia e solo ora, dopo quasi dieci anni che io e Marco (Carola) siamo in giro per il mondo, si incomincia a parlare un pò di questo fenomeno. Ti assicuro che per noi sarebbe bellissimo poter rappresentare in parte il movimento italiano all’estero ma purtroppo non è così. Sfido chiunque nel potermi contraddire se dico che il genere che noi facciamo rappresenta quello che in Italia attualmente si ascolta nei clubs anche se ho notato con piacere che un minimo di interesse in più rispetto a prima c’è. Sono sempre più numerose le e-mails che ricevo da tutta italia per consigli specialmente per come farsi strada in un Paese come il nostro”

Quali sono gli impedimenti che determinano il grave stato di arretratezza musicale italiano ?? Forse radio-dj’s-labels sempre poco attente alle novità e poco disponibili nei confronti di nuovi nomi ??
“Il discorso è lungo. Il movimento della dance italiana è sempre stato sempre un pò ‘presuntuoso’. Secondo me tutto nasce dall’italodisco degli anni ’80 con la quale l’Italia la faceva da padrona in tutte le classifiche. Purtroppo da quel periodo siamo rimasti a guardare solo ciò che accadeva dentro i nostri confini senza soffermarci per un solo momento e chiederci cosa stava succedendo a Detroit o a Berlino e più in generale in tutta l’Europa. Per me, come ho già detto poco fa, è stato fondamentale viaggiare per avere nuovi input”

Ci sono artisti italiani che ammiri in particolar modo ?? Perchè ??
“Ci sono diversi artisti Italiani (escluso naturalmente i napoletani, siamo tutti amicissimi) con cui ho un buon rapporto di stima e con qualcuno anche di amicizia. Ci sono artisti (come Francesco Farfa) che si sono saputi rigenerare e non ghettizzarsi in un contesto come poteva essere quello toscano grazie al proprio talento e allo spessore umano. C’è Mauro Picotto col quale mi sono trovato in diverse parti del mondo a suonare e divertirmi. Ho conosciuto (sempre all’estero) Joy Kiticonti la cui simpatia non ha eguali, Marco Passarani che ho incontrato a Roma tramite amici in comune ma la storia, purtroppo, finisce qui”

Risale al ’98 il remix che confezionasti per “Data 2” di Racket Knight (progetto dietro il quale si celavano Cominotto e Dj Lukas): ritieni che oggi una collaborazione del genere (naturalmente al di fuori del circolo napoletano) possa ripetersi ?? Oppure non hai alcun interesse nei confronti di producers italiani ??
“Sinceramente al momento non ho alcun interesse nel cimentarmi in collaborazioni che al di là di un ritorno pubblicitario all’estero del disco (perché di quello si tratta) non offrano un’idea alle spalle o un concetto valido. Ma questo dicorso vale anche per gli artisti non italiani”

Hai fondato tre labels (Art, Conform e Southsoul) che contribuiscono nel tenere alta la bandiera della techno italiana nel mondo (nonostante molti non sappiano nemmeno che siano italiane). Cosa ti ha spinto a fondare delle piattaforme musicali ??
“Nel ’96 l’unico maniera per poter essere conosciuti all’estero e per potersi affermare in campo internazionale era il cimentarsi nel produrre musica e magari creare un etichetta cercando di trovare poi una distribuzione che puntasse su di te. Come già detto, la scena italiana è comandata da radio e pr del nord che pubblicizzano e portano avanti da sempre gli stessi artisti assicurando ascolti e stacchi di biglietti nei locali. Tutto questo si ripercuote in maniera molto negativa sull’intero sistema poichè non permette assolutamente l’emergere di nuovi talenti che poi è alla base dell’evoluzione della musica e della scena stessa. Fin quando questa mentalità non cambierà, sempre più artisti saranno costretti a crearsi una propria strada su terreni più fertili e con gente più propositiva e disposta a scommettere sull’arte e non su un sicuro business. Il mio è uno sfogo perchè (spero) che in un futuro non troppo lontano artisti italiani possano essere considerati sia in Italia che all’estero a differenza di quello che è capitato, purtroppo, a noi”

Dopo un periodo di pausa sei tornato su vinile in forma smagliante rilasciando il #009 di Southsoul, il #023 di Conform, il #013 di Art ed una sagace collaborazione con Hertz andata a finire nel catalogo dell’inglese Painkillers di Billy Nasty. Puoi anticiparci qualcosa riguardo i tuoi nuovi progetti (magari tra questi anche un nuovo album) ??
“Negli ultimi anni il numero delle mie produzioni si è abbassato per diverse circostanze ma ho sempre continuato a lavorare in studio. Pensa che oggi ho centinaia di tracce mai uscite ma già sperimentate nei clubs di tutto il mondo !! Questo mi dà un grosso vantaggio poiché posso, anche grazie ad una preziosa collaborazione dall’estero che si occupa del management delle etichette, pianificare le mie uscite in maniera più razionale senza grossi ‘buchi’ tra una e l’altra. Sicuramente ci saranno due nuovi doppi mix sia su Conform (col progetto “Profile”) che su SouthSoul, magari con un restyling della grafica e della musica. Vedremo !!”

Come giudichi l’attuale panorama europeo della musica techno ?? Quali sono le tue preferenze ??
“A mio avviso il momento non è dei più brillanti. Per quanto riguarda le feste, credo che il mercato risenta molto delle varie crisi economiche dei Paesi europei … chi più chi meno. Dal punto di vista musicale credo che la tendenza sia quella di ‘umanizzare’ un pò più la techno non rendendola così estrema come un tempo e magari, con mio piacere, ritornando a sonorità più orecchiabili. Questo avvicinerebbe in maniera meno traumatica chi non conosce ancora questo mondo musicale (tra cui molte ragazze!! ;o)”

Hai girato il mondo in lungo e in largo: dove hai trovato il pubblico più ricettivo al tuo sound ??
“Credo che i Paesi in cui mi sia divertito maggiormente siano stati quelli con una cultura latina ma anche dove si esce da anni di depressione come quelli dell’Est europeo. Lì la gente ha voglia di divertirsi e di ballare !! Un capitolo a parte spetta a Napoli dove la gente è abituata al nostro sound e, per fortuna, non si è ancora stancata”

Nei tuoi dischi più recenti ho riscontrato un’attitudine maggiore nei confronti della prima house di Chicago: credi che la tendenza di oggi sia rappresentata dalla rielaborazione di suoni appartenenti alla fine degli anni ’80-inizi ’90 ?? (in tantissimi, ad esempio, si sono cimentati in esperimenti neo-acid).
“Si, come ho detto poco fa, i tempi stanno cambiando e parallelamente anche la musica. Credo che gli artisti abbiano il compito di cercare sempre nuove strade senza però rinunciare al proprio stile: è proprio ciò che fà la differenza”

Quando sei in studio preferisci adoperare macchine hardware o software ?? Perchè ??
“Uso sia l’hardware che i software ma mentre il primo lo uso prevalentemente per avere maggiore qualità nel suono il software lo adopero per comodità poichè ci sono funzioni che oggi ti rendono la vita facile come non mai riuscendo a fare cose impensabili fino a qualche anno fa”

Siamo alla fine: lascia un messaggio agli amici italiani.
“Divertitevi sempre … ma con buona Musica !! Gaetano Parisio”

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